“Cosa Nostra braccio armato di altri poteri”

Grasso: il delitto Mattarella fu politico-mafioso. E sull’Addaura: uomini dello Stato depistarono  

Grasso: il delitto Mattarella fu politico-mafioso. E sull’Addaura: uomini dello Stato depistarono   PALERMO – La mafia braccio armato di altri poteri, uomini dello Stato che frenarono la ricerca della verità sulle stragi di Stato, processi inutili, azioni di depistaggio ad altissimo livello. Nel giorno del 31esimo anniversario dell´omicidio di Piersanti Mattarella, il procuratore nazionale antimafia aggiunge un elemento in più al puzzle sull´intreccio di rapporti tra mafia, poteri forti e apparati deviati dello Stato che le più recenti indagini stanno faticosamente portando alla luce. In via Libertà, davanti alla lapide su quel marciapiede in cui 31 anni fa, da giovane sostituto procuratore di turno fu il primo ad accorrere trovandosi di fronte l´auto con il corpo del presidente della Regione siciliana crivellato di colpi, Pietro Grasso dice: «Io ebbi subito l´intuizione, che però non si è mai potuta dimostrare, che quello di cui è stato vittima Mattarella è stato un delitto politico-mafioso, non solo mafioso e non solo politico. E questo l´abbiamo sempre detto, le indagini lo hanno fatto intuire. Ma nemmeno all´interno di Cosa nostra si riescono ad avere notizie su questi fatti eccezionali per un´organizzazione criminale che spesso è stato braccio armato di altri poteri. È questo il contesto in cui va indagato questo omicidio che ha fermato un cambiamento e uno sviluppo».
Nessuna notizia certa e convergente tra i tanti pentiti di Cosa nostra sulla vera matrice dell´omicidio Mattarella come di altri gravissimi fatti, a cominciare dal fallito attentato dell´Addaura alla villa di Giovanni Falcone. Nessuna notizia certa ma tante sapienti azioni di depistaggio, come quella messa in atto da Vito Ciancimino che – ha ricordato Grasso – «allora era il collante tra politica e mafia, e attribuì alle Brigate rosse l´omicidio, cercando di portare totalmente da un´altra parte i vertici investigativi di quel momento». Ma depistaggi messi in atto da uomini dello Stato – ha sottolineato il procuratore nazionale antimafia – portarono ad esempio ad istruire a Caltanissetta processi «ad artificieri ed altre persone che certamente non hanno contribuito all´accertamento della verità». Il riferimento è al maresciallo Francesco Tumino, che fece brillare il congegno ritrovato all´Addaura, poi condannato ad un anno e mezzo per calunnia per aver falsamente attestato la presenza del funzionario di polizia Ignazio D´Antone sul luogo dell´attentato. «Mi assumo il merito di avere iniziato uno stravolgimento della ricostruzione della dinamica iniziale attraverso il collaboratore Fontana. Da quel momento è iniziata una ricostruzione diversa, individuando elementi che non hanno favorito uno sviluppo normale delle indagini», ha detto Grasso.

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