Bologna, marzo 1977 © Foto Tano D'Amico

Memoria. Incontri, video e testi sul marzo 1977 bolognese
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Le officine multimediali del Settantasette

Bologna, marzo 1977 © Foto Tano D’Amico

Memoria. Incontri, video e testi sul marzo 1977 bolognese

Bologna, marzo 1977 © Foto Tano D’Amico

Memoria. Incontri, video e testi sul marzo 1977 bolognese

L’esercizio della memo­ria, afferma lo sto­rico Enzo Tra­verso nel libro Che fine hanno fatto gli intel­let­tuali?, è ambi­va­lente. Da una parte, non avendo nes­suna pre­te­sta di scien­ti­fi­cità, invita a riflet­tere all’uso pub­blico della sto­ria nel con­flitto poli­tico. Dall’altra è la presa di parola dei «vinti». Appli­cando all’Italia la rifles­sione di Tra­verso, l’esercizio della memo­ria, in que­sto ini­zio di mil­len­nio, è la via mae­stra di chi vuole con­tra­stare l’egemonia cul­tu­rale neo­li­be­ri­sta nella rico­stru­zione delle vicende che hanno con­trad­di­stinto la seconda metà del Novecento.

In Ita­lia, gli anni Set­tanta sono il periodo attorno al quale esi­ste una ricca pro­du­zione di memo­ria­li­stica. Ne è testi­mo­nianza la mole di libri scritti da pro­ta­go­ni­sti o ano­nimi par­te­ci­panti ai movi­menti di que­gli anni. Mate­riali spesso di qua­lità, che non hanno mai la pre­tesa di fare la sto­ria di que­gli anni, ma di offrire punti di vista par­ziali e par­ti­giani, cioè di parte sugli avve­ni­menti che hanno visto par­te­cipe chi ne scrive. Emerge il fatto che la memo­ria non può mai essere con­di­visa. È sem­pre par­ziale e spesso si carat­te­rizza come cri­tica mili­tante a quanto postula la sto­ria dei vin­ci­tori. Così par­lare degli anni che vanno dal 76 al 79 a Bolo­gna vuol dire par­lare del movi­mento del Set­tan­tan­ta­sette e del con­flitto di quel movi­mento con il Pci. Ma anche di riflet­tere su per­corsi di poli­ti­ciz­za­zione e del fio­rire di stru­menti comu­ni­ca­tivi alter­na­tivi a quelli domi­nanti (le radio libere: per Bolo­gna, radio alice). Nel caso dei due lavori messi in campo da Offi­cina mul­ti­me­diale ci tro­viamo di fronte a un terzo inco­modo. A rac­con­tare que­gli anni non sono le parole scritte, ma le imma­gini, le foto di que­gli anni. Si tratta di due video dedi­cati alla morte di Fran­ce­sco Lorusso e agli “auto­nomi” bolognesi.

Lorusso fu ucciso da un colpo di arma da fuoco spa­rato dai cara­bi­nieri men­tre stava con­te­stando un con­ve­gno di Comu­nione e Libe­ra­zione nel marzo del 1977. Gli «auto­nomi» di allora erano gli «unto­relli», i «dician­no­vi­sti» che secondo il Pci vole­vano distrug­gere il sistema demo­cra­tico. Il più forte, allora, par­tito comu­ni­sta dell’Europa occi­den­tale si sca­gliò con­tro quel movi­mento con ogni mezzo neces­sa­rio. Alcuni, tanti dei mili­tanti del Set­tan­ta­sette conob­bero le patrie galere, il Pci si con­se­gnò alla scon­fitta poli­tica e al suo lento, ma inar­re­sta­bile declino. Del Pci ormai girano leg­gende metro­po­li­tane sulle sue capa­cità di com­pren­dere la società di allora, al punto che un recente film di Wal­ter Vel­troni su Enrico Ber­lin­guer rimuove la ferita del Set­tan­ta­sette, pri­vi­le­giando le Bri­gate Rosse come inter­lo­cu­tore per rico­struire la figura del lea­der comu­ni­sta. Molti mili­tanti auto­nomi di allora pro­vano invece a sbro­gliare il ban­dolo di una matassa che ha rischiato di ridurli al silen­zio. Due video che fanno certo appello alla memo­ria, ma che pro­vano tut­ta­via a cer­care gli ele­menti di attua­lità di un per­corso poli­tico certo scon­fitto, ma che ha cose da dire sul presente.

Un’immersione nel pas­sato, quindi, ma che cerca tut­ta­via di par­lare del presente.

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