I rom cattivi per forza e la paura che ci ossessiona

(la Repubblica, MERCOLEDÌ, 07 MARZO 2007, Pagina I – Milano)

La paura è la tonalità emotiva che, in misura sempre più crescente, fa da sottofondo alla vita nelle città. Una paura di cui si fa fatica a rintracciare le origini, che non si sa dunque elaborare o almeno rendere relativa. Man mano si ingigantisce, arrivando così al suo vero scopo: nascondere il vuoto di significati e di relazioni vere, occultare la perdita di sicurezze sociali e di fiducia nel futuro.

I sociologi e gli economisti ci spiegano che per la prima volta le nuove generazioni sono destinate a stare sensibilmente peggio delle precedenti, che i figli saranno molto più poveri dei genitori. Così la paura si impadronisce dei nostri pensieri, sino a ossessionarli, e determina gli stili di vita. Soprattutto, cerca di dare un volto e un nome alle ansie. Allora, costruisce un nemico. I rom sono il nemico perfetto. I rom sono solo cattivi. Sono tutti ladri. Sono persone con cui è arduo stringere patti, impossibile costringerli a regole. E chi ci prova, come don Colmegna, va comunque guardato con sospetto: simpatizza con il nemico. La borghesia milanese si interroga. Ma per afferrare qualche risposta bisogna arrivare alla radice, laddove non basta tollerare l´altro ma riuscire per davvero ad accettarlo. Per come è, non per come vorremmo farlo diventare, più simile a noi. Rajnko Djuric, scrittore e poeta, due volte candidato al Nobel per la letteratura, siede nel parlamento serbo in rappresentanza di un partito rom. Guardando all´Italia, ha citato Roland Barthes: «Il paternalismo è l´altra faccia del razzismo». Una piccola e scomoda verità che, dopo Opera, non è diventata meno vera. Tacerla o tralasciarla può essere necessario, ma è un triste segno dei tempi.

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