L’Expo? Una sciagura. A Milano la manifestazione degli attivisti per dire no

Antifascisti, comitati, attivisti. Riuniti per quattro giorni al parco di Trenno per dire no al business e alle multinazionali

“Beh, dai, di cosa hanno paura? In fondo sono più gli indagati e gli inquisiti tra gli organizzatori di Expo che tra i No Expo”. Comincia con una battuta, che poi battuta non è, la chiacchierata con Abo, attivista e scrittore, da anni tra gli animatori dell’opposizione a Expo 2015 e ora pronto ‘inaugurare’, a suo modo, insieme a tutti quelli che in questi anni hanno cercato di fermare l’Esposizione Universale, l’Expo di Milano.

Un programma, quello dei No Expo, che comincia il 30 aprile e continua fino al 3 maggio, incrociando il giorno del via a Expo 2015.

“Le ‘Cinque Giornate’ – spiega – si aprono il 29 con una mobilitazione antifascista che chiede e si aspetta, che, almeno quest’anno, venga negata, a quattro giorni dai settant’anni della Liberazione, la parata neofascista in programma in memoria di Sergio Ramelli. Poi, dal 30, inizia il nostro programma vero: si parte con una manifestazione studentesca, che arriverà fino al Parco di Trenno, dove si inaugurerà il campeggio internazionale No Expo, che durerà tre giorni e che sarà da base per tutto quello che succederà dopo”.

La scelta del parco di Trenno non è casuale, sia perché è un’area verde vicina alla sede Expo e da cui, volendo, si può dare fastidio all’Esposizione, sia perché lì, i No Canal, insieme ai No Expo e altri gruppi, tra cui Italia Nostra, hanno avuto la loro più importante vittoria contro il progetto del 2008, fermando le Vie D’Acqua: enormi fossati che, in teoria, avrebbero dovuto sventrare l’area verde a ovest di Milano per collegarla al centro della città.

Del progetto, un po’ per le proteste, un po’ perché costava un’enormità (il primo stanziamento era di 331 milioni, poi ridimensionato) non si è fatto nulla e ora, tutto intero, l’enorme Parco di Trenno può ospitare i No Expo.

“Dopo la manifestazione studentesca del 30 e dopo l’avvio del campeggio – continua -, ci sarà la No Expo Mayday Parade, declinazione in chiave No Expo del corteo del Primo Maggio milanese. Ancora non sappiamo di preciso che percorso faremo, anche se di certo andremo in centro, come ogni anno. Poi, il due maggio ci saranno le ‘mobilitazioni diffuse’ e di queste qualcuna si sa, qualcuna no- sorride di nuovo Abo lasciando intendere di saperne, forse, di più di quanto più dice – : del resto il movimento è grande”.

L’idea però, almeno in parte, sembra sia quella di raggiungere i cancelli del sito Expo, con un corteo tanto pacifico quanto rumoroso, sulla falsa riga di quelli fatti in Argentina e in Val di Susa con pentole e coperchi. “L’unico modo che hanno per non farci avvicinare ai cancelli di Expo è militarizzare l’area, creando una ‘zona rossa’, cosa che non credo abbiano intenzione di fare. E poi- continua- Expo è un sito enorme, e chiuderlo tutto è un po’ complicato”.

Il 3 maggio, poi, ci sarà l’assemblea di lancio della mobilitazione per i sei mesi di Expo. E qui comincia tutt’un’altra storia, quella che Abo chiama, il ‘punto vero’.

“Expo- spiega- non è il G8: non è un evento ristretto, che dure tre giorni, con otto leader chiusi dentro e tutto il mondo fuori. Expo è un’altra cosa, che dura sei mesi e che avrà un impatto, o meglio, un non impatto, enorme sulla città. E su quello ci concentreremo. Su quello, sul dire e ripetere cosa c’è che non va in questo enorme carrozzone sgangherato e sopratutto su quello che arriverà dopo, che sarà, un po’ come è successo a Torino nel dopo Olimpiadi, un’eredità vuota fatta di cemento e soldi buttati e che nulla lascerà al lavoro, alla formazione, alla volontà, anche minima, di risolvere non dico i problemi del cibo, ma anche solo di Milano, che dal primo novembre si ritroverà a essere la stessa di prima, solo, magari un po’ peggio”.

Dunque sei mesi di Expo, equivarranno, forse, a sei mesi di azioni, manifestazioni e di ‘azioni diffuse’, ancora tutte da programmare: “L’idea è quella di far uscire la protesta dalla nicchia della protesta ‘centrosocialara’, anche perché davvero si tratta di un’altra cosa: ci sono e ci sono state inchieste della magistratura, ci sono ritardi enormi, c’è l’assurdità degli autocollaudi, ci sono metropolitane, come quella da e per Linate, che ci dovevano essere e non ci sono, c’è ancora il grande punto interrogativo di quello che succederà dopo l’esposizione, sui terreni di cui ancora si sa poco o nulla e c’è, sopratutto, un progetto tutto sbagliato, che nessuno è riuscito a fermare, e finito il quale, a Milano, rimarranno solo macerie”.

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