NoTriv, un «popolo resistente» per difendere l’Adriatico

Abruzzo. In 50mila da tutta Italia a Lanciano contro le trivellazioni. L’«Ombrina Mare», impianto petrolifero della Rockhopper, è previsto a ridosso della costa. «Il popolo è sovrano, il governo Renzi ci ascolti»

Qua­ranta o cin­quan­ta­mila, secondo i dati della poli­zia, ma poco importa. Importa che un fiume di gente, lungo 4 chi­lo­me­tri e mezzo e oltre, ieri ha invaso le strade di Lan­ciano, per dire no alle tri­velle in Adria­tico e in par­ti­co­lare alla piat­ta­forma «Ombrina Mare», della Roc­khop­per, società delle Fal­kland: impianto pre­vi­sto a sei chi­lo­me­tri dalle spiagge della splen­dida Costa dei Tra­boc­chi. «Pane e olio senza petro­lio»; «Sì a fave, birra e peco­rino»; “Mare e costa, è tutta roba nostra»: un’infinità di stri­scioni, di colori, di slo­gan. «Assas­sini, lascia­teci il bikini», recita un car­tello rosa di un gruppo di signore. «Regione verde o distretto mine­ra­rio?»: per tutti, qui, la rispo­sta è una sol­tanto. «Un fatto di grande emo­zione mai acca­duto — afferma Ales­san­dro Lanci, orga­niz­za­tore del cor­teo col suo movi­mento, Nuovo Senso Civico, insieme al cen­tro sociale Zona 22 e ad altri gruppi -. Una massa impo­nente per una città di 36 mila abi­tanti e que­sto dimo­stra l’attenzione della popo­la­zione per l’ambiente e soprat­tutto con­ferma che i cit­ta­dini vogliono essere i pro­ta­go­ni­sti delle deci­sioni sul pro­prio ter­ri­to­rio. Non ci pos­sono essere impo­si­zioni calate dall’alto».

Arri­vati da tutta Ita­lia: orga­niz­za­zioni, asso­cia­zioni, cen­tri sociali ed enti. Dai NoTriv della Basi­li­cata, ai comi­tati con­tro lo stoc­cag­gio del gas della Lom­bar­dia a quelli dell’Aquila del ter­re­moto. Eliana Fanelli, di San Mar­zano di San Giu­seppe, in pro­vin­cia di Taranto, e Cosimo Qua­ranta, di Mesa­gne, spie­gano che «sono saliti per dare man­forte. Per­ché nelle bat­ta­glie biso­gna essere uniti. Anche noi, nel Salento, nella nostra Puglia, stiamo facendo guerra a gasdotti impat­tanti, meta­no­dotti, disca­ri­che. Siamo impe­gnati poi ad evi­tare l’eradicazione degli ulivi cen­te­nari, nostro patri­mo­nio, malati. Per la xilella? Sem­bra, ma non ci sono dati scien­ti­fici che lo pro­vino. E tagliando le piante nes­suno può assi­cu­rare che il pro­blema si risolva».

Un calei­do­sco­pio di ban­diere e riven­di­ca­zioni. «La Regione Abruzzo è in prima linea e ci mette la fac­cia – afferma l’assessore all’Ambiente Mario Maz­zocca – e in que­sta lotta, dura, duris­sima, è evi­dente che non siamo soli». A met­terci la fac­cia anche decine di Comuni: sin­daci con gon­fa­loni e fasce tri­co­lori. Dalla Cam­pa­nia ecco don Mau­ri­zio Patri­ciello, prete anti-camorra della Terra dei Fuo­chi. «L’Abruzzo non ha biso­gno di que­ste bri­ciole di petro­lio che arric­chi­scono solo poche tasche. Governo e Regione devono fer­marsi un attimo a riflet­tere. Chi ammi­ni­stra deve ricor­darsi che sono stati messi a diri­gere dal popolo che è il vero sovrano. Biso­gna con­ti­nuare — aggiunge — nella lotta. Sono venuto a por­tare la mia soli­da­rietà a un popolo anti­chis­simo e nobile che ha il diritto di vivere con le sue risorse non cal­pe­stato da nessuno».

La Chiesa, da que­ste parti, si è schie­rata aper­ta­mente con­tro i signori del greggio.

Ci sono i sin­da­cati: dalla Fiom Cgil di Lan­dini ai Cobas, agguer­ri­tis­simi, e guai a non notarli, con i loro «No Elsa2, No Ombrina, No Rospo Mare (sono tutti nomi di pozzi e piat­ta­forme esi­stenti o auto­riz­zati, ndr). No Tav, no Ttip, no Tap…». «È una par­te­ci­pa­zione festosa per un secco rifiuto dell’insediamento “Ombrina” che non è con­trat­ta­bile – dichiara Mario Pupillo, sin­daco di Lan­ciano e pre­si­dente della Pro­vin­cia di Chieti -. Que­sta terra ha lot­tato con­tro il nazi­fa­sci­smo, si è ribel­lata ai tede­schi, ha dato vita all’epopea dei par­ti­giani della Bri­gata Maiella: il governo deve capire che non accet­te­remo la tra­sfor­ma­zione in distretto mine­ra­rio. Per noi è una nuova Resistenza».

Ci sono stu­denti e lavo­ra­tori che hanno scelto, per l’occasione, di rien­trare dall’estero: dalla Sviz­zera, dalla Spa­gna, dall’Argentina. La ricer­ca­trice Maria Rita D’Orsogna, dell’Università di Los Ange­les, è tor­nata dagli Stati Uniti. «Per l’ennesima volta – dice – l’Abruzzo scende in piazza deciso e nume­roso per riba­dire la pro­pria con­tra­rietà all’invasione delle tri­velle. Abbiamo già avuto sod­di­sfa­zioni bloc­cando il cen­tro oli di Ortona e il pro­getto For­rest Oil a Bomba. Ora è la volta di Ombrina Mare. La poli­tica fac­cia sen­tire la sua voce non pro­cra­sti­na­bile e più forte. Il gover­na­tore Luciano D’Alfonso ha grandi respon­sa­bi­lità. Non si può non rispon­dere a que­sto impo­nente movi­mento popo­lare per richia­mare con forza l’attenzione del governo nazio­nale. La palla è nelle sue mani». Non man­cano Legam­biente, Verdi, Wwf, Sini­stra Eco­lo­gia e Libertà, i 5 Stelle che pole­miz­zano con gli espo­nenti Pd «fau­tori dello Sblocca Ita­lia che ha messo il Paese nei guai».

Marica Di Pierri, pre­si­dente dell’Associazione “A Sud”: «Que­sta enorme mani­fe­sta­zione rimetta al cen­tro la comu­nità. Biso­gna asse­con­dare le voca­zioni del ter­ri­to­rio che in Abruzzo è turi­stico e rurale». C’è un trat­tore con sopra una barca, gli agrumi, le reti. «Tutto quello che biso­gna sal­vare», spiega Rinaldo Verì. Tirano fuori una gigan­to­gra­fia con il pre­mier Mat­teo Renzi sor­ri­dente e col pol­lice in alto che pro­mette «Più tri­velle per tutti»: sono quelli di Green­peace. Il mega stri­scione pro­se­gue con la scritta «Stop Fos­sili Go Renewa­ble»: viene sro­to­lato in piazza Ple­bi­scito dalla torre civica due­cen­te­sca, sim­bolo di Lan­ciano, e scop­pia un fra­go­roso applauso.

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