Questa notte, notte fonda, se n’è andato Zap, Paolo Zapelloni

Mili­tante di Potere Ope­raio sin dagli inizi, Zap viene arre­stato la prima volta nel mag­gio del ’71 nel corso della lotta per il rin­novo del con­tratto Fiat

Zap (per noi era Zap più che Paolo) s’era sen­tito molto male un mese fa a Vene­zia dove, acciac­cato e in con­di­zioni più che cri­ti­che, era andato per tim­brare per l’ennesima volta il suo “per­so­na­lis­simo car­tel­lino” alla mostra del cinema. Il rico­vero in ospe­dale e il suc­ces­sivo tra­sfe­ri­mento al Sant’Eugenio di Roma erano solo ser­viti a dare la misura della gra­vità della situa­zione e l’inevitabilità d’un esito ormai segnato.

Quello del rap­porto tra Paolo e il cinema era «amore tos­sico» dei più tenaci e fonte di rac­conti e bat­tute tra amici. Potevi incon­tralo per strada o seduto al Pic­colo da Gian­carlo con un bic­chiere in mano e di sicuro t’avrebbe aggior­nato sull’ultimo film visto appena un’ora prima e su quello che, giu­sto il tempo d’una pausa, stava per andare a vedere nella sala più vicina.

Per un periodo aveva tro­vato in Mario Schi­fano un com­plice di cinema e andava in giro a tro­vare pel­li­cole che poi pro­iet­tava a casa del suo amico artista.

Ma Zap, è stato anche un pio­niere della Tv libera; nella prima metà degli anni ’70 mise in piedi, insieme a Pasquale Pru­nas, un’emittente pri­vata che pro­gram­mava soprat­tutto film. Allora non esi­ste­vano email e quindi c’era un con­ti­nuo scam­bio di cas­sette fra emit­tenti libere di tutta Ita­lia. E Paolo c’era dentro.

Mili­tante di Potere Ope­raio sin dagli inizi, viene arre­stato la prima volta nel mag­gio del ’71 nel corso della lotta per il rin­novo del con­tratto Fiat. Un pic­chetto alla suc­cur­sale di Viale Man­zoni a Roma viene cari­cato dalla poli­zia e lui, assieme a Lucio, a Jaro e Umber­tino, fini­sce a Regina Coeli.

Nell’83 la trama che lo porta a Rebib­bia è un pes­simo cano­vac­cio tipico degli anni dell’emergenza. Il giu­dice Impo­si­mato lo vede come capo dei Cocori e di sva­riate bande armate, ispi­ra­tore del Pro­getto Metro­poli, coper­tura e rac­cordo tra le sigle più diverse — tra di loro pure incom­pa­ti­bili — della lotta armata. Pas­serà un anno e mezzo fra car­cere e arre­sti domi­ci­liari e chi ce l’ha avuto in cella ricorda ancora quel suo con­ti­nuo sma­net­ta­mento con i fili della cor­rente della lam­pa­dina sopra lo spion­cino, per tenere accesa la tv tutta la notte e poter così seguire pro­gram­ma­zioni di pel­li­cole tra le più improponibili.

La rivi­sta Metro­poli comun­que era stata una delle sue imprese vere. Come scrive Ales­san­dra Vanzi?, quella rivi­sta, che avrebbe dovuto rac­cor­dare i com­bat­tenti «dall’Alpi a le Pira­midi», era in realtà «redatta da sole due per­sone Gior­gio Acca­scina e Paolo Zapel­loni che si riu­ni­vano sotto il per­go­lato del baretto di Porta S. Pan­cra­zio die­tro al Gia­ni­colo a Roma per timore di essere arre­stati o costretti alla latitanza».

Se c’è un rap­porto di mas­simo pro­fitto sov­ver­sivo, tra ener­gie impie­gate da una parte e timore rea­zio­na­rio indotto nell’avversario, quello sca­te­nato da Zap assieme a Gior­gio è da Guin­ness dei primati.

Via tutti gli altri, erano in due a cuci­nare numeri riven­di­cando il diritto di «sor­pren­dersi delle cose pic­cole e meschine per non dare mai scon­tate quelle grandi e feroci». Pic­cola e meschina era infatti la mon­ta­tura dei giu­dici e diver­tenti, a rileg­gerle oggi, quelle righe che, come un comu­ni­cato bef­fardo, annun­cia­vano ogni volta l’uscita della rivi­sta «con metà della reda­zione in galera e l’altra metà con la vali­gia in mano o con la revoca della libertà prov­vi­so­ria già firmata».

Dalle accuse, loro due, saranno poi assolti. Delle mon­ta­ture, e degli anni di galera dati gra­tis e senza rav­ve­di­mento alcuno, gli scrit­tori di teo­remi non saranno mai impu­tati gua­da­gnan­done anzi encomi, rico­no­sci­menti e posti in par­la­mento. E ancora non gli basta.

I fune­rali di Zap si ter­ranno il 16 otto­bre, alle 11 e 30, per desi­de­rio della fami­glia alla Chiesa Stella Maris, Viale dei Pro­mon­tori, di Ostia.

Men­tre sabato 17 otto­bre alle 11 alla Casa del Cinema, all’interno di Villa Bor­ghese, a pochi metri da via Veneto, in Largo Mar­cello Mastro­ianni 1, i suoi amici del cinema e della mili­tanza poli­tica si ritro­ve­ranno per un ricordo di Zap.

Gior­gio Acca­scina, Gio­vanna Amato, Marina Canale, Mario Canale, Mas­simo Casa, Andrea Colombo, Clau­dio D’Aguanno, Mario Dal­ma­viva, Gian­carlo Davoli, Enzo Fic­ca­denti, Marianna Fic­ca­denti, Chicco Funaro, Mau­ri­zio Giber­tini, Roberto Giu­liani, Paolo Lap­poni, Andrea Leoni, Anna­rosa Morri, Angelo Pasquini, Ste­fa­nia Ros­sini, Adolfo Sac­chetta, Gianni Sbro­giò, Ales­san­dra Vanzi, Pasquale Vilardo, Paolo Virno

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