Rolling Stones, sbarca a Cuba la Storia del rock

Rolling Stones

Accese le luci del megapalco che per giorni è stato meta della curiosità di centinaia di Habaneros nella Ciudad deportiva. Sotto assiepata la folla di fan aspetta le pietre rotolanti

L’AVANA Accese le luci del megapalco che per giorni è stato meta della curiosità di centinaia di habaneros nella Ciudad deportiva, una folla straripante che applaudiva entusiasta, ieri sera, piena notte in Italia, è iniziato il «mitico» concerto dei Rolling stones. «Hello Cuba». Mick Jagger, una specie di folletto satanico sul palco, ha ripetuto il saluto che assieme Keith Richards, Ronnie Wood e Charlie Watts aveva gridato venerdì sbarcando nell’isola. Dove era stato ricevuto dal presidente dell’Istituto cubano della musica, organismo che per anni era stato accusato di aver emarginato il rock.

«È un momento storico, dovevo stare qui», ha affermato la star del rock. Infatti, i tempi cambiano a Cuba, e in questa occasione le autorità governative hanno riservato ai Rolling Stones un’accoglienza e soprattutto una pubblicità in precedenza concesse solo agli artisti considerati «amici» di Cuba, come la portoriquegna Olga Tañón.

Joventud rebelde, il quotidiano dei giovani comunisti, ha dedicato vari articoli e soprattutto le indicazioni su come arrivare e come defluire dal concerto, visto che si prevedeva la partecipazione di alcune centinaia di migliaia di persone (alcuni si erano spinti fino al mezzo milione), provenienti da tutta l’isola, ma anche dall’estero e che un intero quartiere dell’Avana è stato praticamente bloccato per permettere l’evento.

Lo stesso Jagger aveva promesso un «concerto molto speciale», come fuori dell’ordinario sono i tempi che sta vivendo l’isola, meta di somme autorità religiose, di potenti capi di stato, di imprenditori e , appunto, artisti. Che l’attesa fosse grande, l’ha dimostrato il ricevimento organizzato dall’ambasciatore inglese Tim Cole, uno dei più attivi in campo culturale (il concerto avviene all’interno della settimana della cultura britannica all’Avana). All’ambasciata britannica giovedì sera erano decine gli artisti e sportivi (tra cui il mitico Sotomayor, che tuttavia detiene il recod mondiale di salto in alto) cubani, trasformatisi in una sorta di paparazzi per poter avere una foto ricordo accanto ai celebri Stones.

Jagger estremamente affabile ha accettato la sfida, passeggiando per la terrazza dell’ambasciata in modo che in molti hanno potuto fotografarsi con lui. Tra i più felici, Carlos Carnero, 66enne fondatore del gruppo rock, Los kent, ancora in attività nonostante che alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso dovette subire gli strali del governo che «ci accusava di essere dei nemici» e di «deviazionismo ideologico».

Lo stesso Fidel mise al bando la musica degli Stones, Beatles e Elvis Presley dalla radio e tv. Salvo poi ricredersi e inaugurare all’inizio del Duemila il monumento dedicato a John Lennon in un parco centrale dell’Avana. I giovani accalcati ieri pomeriggio in attesa che si aprissero i cancelli della Città sportiva erano assolutamente felici del fatto che il concerto fosse gratis. «Non sai quanto costerebbe un concerto del genere in qualsiasi altra parte del mondo» scherzava Jorge, un giovane studente di 21 anni. «Con il salario che ho, gli rispondeva un amico non potrei nemmeno sognare di comprare un biglietto di ingresso. Per questo non perdo l’occasione di vedere un gruppo tanto famoso, anche se non ho mai ascoltato nulla di loro in precedenza», gli fa eco un amico.

È vero, molti dei giovani presenti conoscono ben poco degli Stones: avendo in media un terzo degli anni dei cantanti, al massimo conoscono la musica altri gruppi rock. O sono fanatici del reguetón come la giovane Lídice, studentessa del preuniversitario: «Le mie amiche pensano che io sia matta, ma anche se mi piace la musica caraibica penso che questa sia un’opportunità straordinaria di ascoltare una musica differente», afferma.

Le autorità hanno proibito la vendita e il consumo di bevande alcoliche. E hanno emesso un comunicato per affermare che «il nostro popolo, conoscitore dei migliori valori della cultura universale, assisterà al concerto con l’entusiasmo e la disciplina che ci caratterizza». «Sembra la convocazione di un meeting di partito» scherza Amanda, «ma noi siamo intenzionati a divertirci e ballare un sacco, per questo sono qui i Rolling Stones».

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