Partito comunista cubano, il congresso del ricambio

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L’Avana. Le inquietudini dei militanti nella nuova fase

L’AVANA Il 16 aprile inizieranno i lavori del VII Congresso del Partito comunista di Cuba (Pcc), probabilmente l’ultimo che conterà tra i suoi più alti dirigenti le grandi figure storiche che iniziarono e parteciparono al processo rivoluzionario, vittorioso nel 1959. Nella grande maggioranza si tratta infatti di ultraottantenni (Fidel quest’anno compirà 90 anni). Raúl Castro ha già annunciato che lascerà la carica di presidente tra due anni, anche se non è ancora chiaro se si ritirerà da quella di primo segretario del Pcc. Per questa ragione, grandi sono le aspettative che i leaders e delegati del partito (unico) affrontino anche il problema del ricambio generazionale, oltre che quelli delle riforme economico-sociali ed eventualmente politiche (come si eleggerà il prossimo presidente?). Un’aspettativa è stata molto accresciuta dalla visita del presidente Barack Obama e dall’impatto favorevole che ha avuto nella popolazione cubana il suo discorso volto a «guardare al futuro» e a stabilire «una nuova relazione» con gli Stati Uniti, non «condizionata» dal passato.
Per questa ragione, si sono levate voci che non ritengono adeguate le sei tesi che verranno presentate al Congresso e criticano sia la preparazione sia la discussione delle medesime, affidata quest’ultima a un migliaio di delegati e non estesa alla base. Alcuni giorni fa, Francisco Rodríguez Cruz, giornalista dell’organo del sindacato Trabajadores, si è fatto carico di rappresentare queste voci in una «lettera aperta» scritta nel suo blog (paquitoeldecuba) e diretta al presidente Raúl nella quale ha criticato «la mancanza di discussione» pubblica dei «documenti centrali» del VII Congresso, affermando anzi che tali documenti sono «fino a oggi segreti», tanto per i militanti di base che per il resto dei cittadini. Rodríguez ha definito questa situazione «un passo indietro» rispetto ai precedenti congressi e ha chiesto di spostare i lavori del prossimo a fine di luglio per poter «discutere con la base del partito e con il resto della popolazione cubana» i documenti programmatici. Insomma, anche a nome di altre persone, «militanti e non del partito», il giornalista ritiene che, data l’importanza delle scelte economiche, sociali e politiche in ballo in questa fase storica aperta dal processo di normalizzazione con gli Usa, solo «un dibattito esteso, ampio e partecipativo» darebbe «un maggior consenso sociale» alle scelte del prossimo congresso.
Rispondendo alle «inquietudini» dei militanti, il quotidiano del Pc Granma sostiene che i documenti congressuali sono il risultato di una elebaorazione collettiva alla quale hanno partecipato decine di funzionari, ricercatori e professori e che essi sono stati in seguito sottoposti al «profondo scrutinio» dei mille delegati «che rappresentano sia la militanza del pc che la popolazione». L’argomentazione di base del quotidiano è che tre documenti si riferiscono alla «messa in atto», alla «attualizzazione» e all’«esame» dei risultati economici del quinquennio 2011-2015 dei Lineamenti della politica economica e sociale, ovvero delle riforme varate nel 2011 dal governo di Raúl e approvate sia dal VI Congresso che dalla Conferenza del partito comunista.
In sostanza dunque, nelle argomentazioni di Granma, il prossimo congresso dovrà principalmente verificare il grado di messa in opera e di efficacia e «attualizzare» le scelte economico- sociali decise in precedenza. Mentre la parte politica consisterà in quella che viene definita la «concettualizzazione del modello economico cubano di sviluppo socialista», con l’obiettivo conclamato di giungere a un socialismo «prospero e sostenibile».
La preoccupazione espressa che i temi pianificati dal vertice del partito costituiscano una sorta di «camicia di contenzione» e che non affrontino problemi sentiti dalla base, soprattutto la richiesta di definire una «hoja de ruta», una mappa, per il cambio generazionale e per le riforme produttive (sviluppo del lavoro privato e cooperativo) richieste soprattutto dai giovani, è condivisa da altri analisti e intellettuali sia del Pc che esterni, specie laici che fanno riferimento alla Chiesa cattolica. E’ quanto è emerso, per esempio, dalla discussione nel Forum per giovani imprenditori organizzato due giorni fa dal Centro Loyola – che fa riferimento alla chiesa dei gesuiti in pieno Centro Havana (visitata da papa Francesco nel corso della sua visita nell’isola l’anno scorso)- nel quale si è tracciato «un bilancio preliminare delle riforme in corso » e si è dibattuto delle difficoltà che incontrano gli imprenditori cubani. L’ombra lunga della visita di Obama era chiara negli interventi soprattutto dei giovani che hanno iniziato o intendono aprire un negocio privato. Proprio per contrastare questa influenza e «rianimare la base», il governo e il Pcc hanno moltiplicato gli interventi (che in sostanza ripetono gli argomenti dell’articolo di Fidel dedicato al «fratello Obama») tendenti a minimizzare la portata delle visita del presidente nordamericano. «Nel partito si sintetizzano i sogni di tutti i rivoluzionari» scriveva ieri in prima pagina il Granma, citando l’intervento di Fidel al primo Congresso del pcc (1975).

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