La guardia nazista di Auschwitz «responsabile come gli aguzzini»

SS

Condannato a 5 anni un ex Ss oggi 94enne

Aula di tribunale di Detmold, cittadina tedesca della Renania Settentrionale-Vestfalia. L’imputato in attesa di giudizio è un uomo di 94 anni, seduto su una sedia a rotelle, sempre in silenzio, che non alza quasi mai lo sguardo e non lascia trasparire nessuna emozione.

Reinhold Hanning, ex produttore di latte, in quest’aula è l’immagine della fragilità. Ma il capo d’imputazione che lo ha fatto condurre davanti alla giudice Anke Grudda riguarda una delle pagine più nere della storia della Germania e dell’umanità: l’Olocausto, genocidio di oltre sei milioni di persone, in maggioranza ebrei. Hanning era accusato di aver preso parte allo sterminio di almeno 170 mila persone durante il suo periodo di permanenza come guardia Ss nel campo di Auschwitz, in Polonia, tra il gennaio del 1943 e il giugno del 1944.

E la sentenza è stata di condanna. Reinhold Hanning è stato riconosciuto colpevole e la pena è di 5 anni di reclusione, nonostante nei 4 mesi e nelle 12 udienze non è stato dimostrato un suo coinvolgimento diretto in casi specifici. Per la giudice Grudda è bastato questo: che Hanning sorvegliasse i prigionieri del campo nel loro percorso di morte dai vagoni dei treni fino alle camere a gas. «Il campo era progettato come una fabbrica per uccidere persone. Non si poteva non essere complici», ha sottolineato la giudice.

Questo processo potrebbe essere l’ultimo o uno degli ultimi che chiamano in causa persone coinvolte nello sterminio perpetrato dai nazisti. Ma è importante anche perché, ancora una volta, solleva un dibattito lungo oltre 70 anni sul rapporto tra colpa individuale e responsabilità collettiva durante l’Olocausto. Questa sentenza è stata perciò definita, dalla stessa giudice che l’ha letta, «una pietra miliare».

Hanning ha sempre negato di essere stato direttamente coinvolto in omicidi. Tesi che il suo legale, Andreas Scharmer, ha cercato di cavalcare durante il dibattimento chiedendo la sua assoluzione. L’avvocato ha annunciato ricorso in appello. Hanning è rimasto in silenzio.

Durante un’udienza del processo, lo scorso aprile, Hanning aveva però detto: «Mi vergogno di aver visto tali ingiustizie e di non aver fatto nulla per fermarle e chiedo scusa per le mie azioni».

La superstite di Auschwitz Hedy Bohm, 88 anni, abita a Toronto, in Canada, ed è venuta in questo angolo di Germania per testimoniare. Al verdetto non ha voluto mancare: «È un sogno essere in un tribunale tedesco, con dei giudici tedeschi che riconoscono l’Olocausto».

Federico Thoman

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