Assemblee e fiaccolate, la reazione dei No Tav

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Val di Susa. Dopo gli arresti gli attivisti si organizzano. Tra i più giovani spopolano Nicoletta e Marisa: le militanti over 70 hanno già conquistato i social

Nel salone polivalente di Bussoleno martedì sera una folla Notav che non si vedeva da anni si è raccolta per discutere come reagire all’ultima ondata di arresti. La benzina della contestazione di massa, come sempre accaduto nella ventennale storia del movimento, pare giungere dalla repressione tout court. Circa mille persone hanno discusso risolutamente su quale risposta dare: probabilmente verrà indetta una manifestazione di massa nelle prossime settimane. Giovedì sera alle ore nove si terrà invece una fiaccolata per le vie di Bussoleno.

Ieri, intanto, la pericolosa signora Marisa Meyer di anni settantuno, capelli bianchi e occhi azzurrissimi, si è recata con il suo bastone presso la stazione dei Carabinieri di Susa. Accolta cordialmente, ha firmato il foglio che certifica che non sta fuggendo alla ricerca di una nuova vita né sta reiterando il reato, ed è tornata a casa. Indossava un bella maglietta verde acqua recante la scritta: «Non ci ruberete il futuro. Notav». Nelle foto che immortalano questa surreale e tragicomica scena, si vede un ufficiale dei Carabinieri che le sorride. L’immagine, degna di Salvador Dalì, sta facendo il giro d’Italia.

L’altra pericolosa donna che ha subito misure restrittive è Nicoletta Dosio, di anni settanta. Rossa di capelli, e di animo, ha una macchina gialla sgangherata e una casa che sembra l’arca di Noè, dove si prende cura di cani, gatti, asini, caprette, galline, ricci. Lei invece ha deciso di ignorare l’obbligo di firma, quindi dai Carabinieri non si è presentata. Cosa comporti questo passo è un mistero: in linea teorica l’ex professoressa di liceo dovrebbe essere posta agli arresti domiciliari.

«Io non faccio male a nessuno, né l’ho mai fatto nella vita. A settanta anni non voglio essere umiliata così. La mia non è una chiamata alla rivolta, è solo una scelta pacifica di resistenza. Dai Carabinieri non ci vado, mi mettano agli arresti domiciliari».

Martedì sera Giuliano Borio non ha rispettato gli arresti domiciliari e si è recato all’assemblea popolare di Bussoleno. Alcuni commentatori hanno bollato questo plateale gesto come «evasione», niente meno.

Cosa accadrà ora è un mistero. Le misure cautelari che costringono giovani e meno giovani a varie restrizioni della libertà si stanno trasformando in un formidabile boomerang per la procura di Torino. E creano visibile imbarazzo anche nel fronte politico favorevole all’opera.

Marco Grimaldi, consigliere regionale di Sel, commentava ieri: «Ma oggi siamo davanti a ennesime misure restrittive nei confronti di molti incensurati, condite da prescrizioni spesso vessatorie come la non possibilità di lavorare, andare a trovare parenti o dare un esame all’università».

«Cosa c’entrano – ha poi aggiunto il consigliere Sel – l’obbligatorietà e il sereno esercizio dell’azione penale? Alla fine queste persone rischiano di aver semplicemente scontato la pena prima che essa venga decisa. Qui non siamo di fronte al rischio di inquinamento delle prove o al rischio di fuga dell’imputato. Probabilmente siamo davanti al paventato rischio di reiterazione del reato. E quindi cosa facciamo? Li teniamo in casa finché l’opera non sarà finita?».

«Per questo motivo penso semplicemente – ha concluso Grimaldi – che qualsiasi strategia che contrasta azioni illegali di dissenso, molte ancora da accertare, non possa negare i diritti costituzionali delle persone».

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