La paura di Salvini & Co. spinge i delusi di sinistra a votare Mr.Expo

Milano. Centinaia di appelli si concludono con la stessa indicazione: “Io voto Sala”. Potrebbe non bastare per vincere la partita, ma molti elettori che al primo turno non hanno scelto l’ex manager di Expo si dicono disposti ad ingoiare l’ennesimo rospo pur di sconfiggere la destra

MILANO  Ma tu voti? La pressione è forte, molti stanno cedendo. Le coscienze di sinistra che al primo turno hanno fatto le preziose continuano a tenere il broncio ma domenica probabilmente non faranno mancare il loro voto. Non è certo l’adesione ad un progetto politico che non c’è e che è pieno di incognite, è solo il terrore di avere a che fare con Gelmini, Salvini e De Corato. La paura, forse, fa 51%. Questo rimane l’unico argomento valido per convincere a votare il centrosinistra milanese in salsa renziana. In questi giorni non lo si può nemmeno nominare, ma è così. Prova ne è che il presidente del Consiglio non solo non si è fatto più vedere ma nemmeno dice un parola sulla sfida decisiva di Milano. Doveva arrivare la ministra Maria Elena Boschi, ma la visita è stata rimandata a chissà quando. Non è un buon segno per il governo, comunque vada a finire tra Beppe Sala e Stefano Parisi, e non risulta convincente Giuliano Pisapia quando dice “qui si vota sulla città e non sul premier”.

Questo parziale recupero dei delusi non è un sondaggio ma un umore non difficile da cogliere tra i piccoli opinion leader che in un eccesso di narcisismo si agitano per far sapere sui social come si orienteranno al ballottaggio. Alla fine di ogni lacerante considerazione l’endorsement non richiesto per Mr.Expo si conclude così: “Io voto Sala”. Segue dibattito, ma prevalgono i “like”. Non sono le indicazioni dei vip a colpire – Beppe Sala ha appena incassato quelli di Celentano e Umberto Veronesi – ma quelle di chi oggi si auto esalta per il “meno peggio” dopo aver trascorso gli ultimi mesi a sentenziare contro l’operazione politica che ha archiviato la stagione “arancione” per consegnare Palazzo Marino a un manager che, va detto a sua discolpa, almeno ce la mette tutta per sembrare di sinistra.

Ci sono anche i fans scomposti di Beppe Sala, ma sono pochi e sono quelli che stanno per perdere (o rivincere) il posto di lavoro. Ma sono un buon segnale le dichiarazioni di voto di ex iconoclasti stimati, di blogger influenti, di fini umoristi, di militanti che sognano la nuit debout ma si accontentano di Mr.Expo e di qualche ragazzaccio dei centri sociali e dintorni. Insomma, quel “popolo” arancione poco avvezzo a frequentare le urne che cinque anni fa decretò il successo di Giuliano Pisapia oggi potrebbe tornare a dare una mano decisiva per vincere una partita che sembra disperata. Quasi sicuramente senza ottenere nulla in cambio, in termini di ascolto e condivisione delle scelte.

Il punto è che oggi ballano 90 mila voti in meno e forse non basta spulciare il luogo dove ci si parla addosso fra simili per capire cosa succederà domenica. Anche perché gli astensionisti duri e puri – in chiave anti renziana o solo per una questione di coerenza con se stessi – continuano a tenere il broncio ma rimangono in silenzio. Pochissimi fanno apertamente campagna per il non voto. Sono due i bacini da cui attingere i voti espressi (astensionisti a parte). Uno, piuttosto striminzito con 17.635 voti (Milano in Comune), sembra destinato a ritornare all’ovile leccandosi le ferite. Almeno in parte. Non c’è alcuna indicazione precisa se non l’atteso annuncio di Basilio Rizzo secondo cui al ballottaggio “si vota per non far eleggere chi non si vuole”. Più chiaro e imbarazzato di così…

Difficile, anzi impossibile, è invece capire come si collocheranno quei 52.376 elettori (10,4%) che al primo turno hanno votato Movimento Cinque Stelle. Basta nominarli e tra gli “amici” di Beppe Sala si scatena il panico (leggenda metropolitana dice che avrebbero già chiuso un accordo con Parisi). Il problema però esiste, perché il peso elettorale del M5S potrebbe essere decisivo per far perdere non solo Sala ma – ci perdoni Pisapia – soprattutto Renzi. Neanche l’istituto Cattaneo se la sente di azzardare ipotesi dopo aver analizzato i flussi elettorali e soprattutto il recente ballottaggio di Bolzano (2016) dove gli elettori penta stellati hanno scelto prevalentemente il centrodestra. Rimane infatti impossibile quantificare l’ipotetico slittamento del voto verso il centrodestra sul piano nazionale (“questa nostra ipotesi è basata su un numero ridotto di osservazioni”). Si vedrà il 19 giugno quanto pesa elettoralmente l’ostilità verso Matteo Renzi. Ma questo è un argomento che non interessa solo gli elettori del Movimento Cinque Stelle.

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