Sinistra italiana, c’è solo un candidato

Sinistra italiana. Oggi l’annuncio ufficiale. Ma nessuno lascia il partito. I tesserati in dissenso terranno una controassemblea nei giorni del congresso

Sinistra italiana. Oggi l’annuncio ufficiale. Ma nessuno lascia il partito. I tesserati in dissenso terranno una controassemblea nei giorni del congresso. «Per un campo largo». Si è scontro sulle tessere, sui seggi e su D’Alema. Oggi il lancio del movimento di De Magistris

La denuncia è quella per cui i giocatori si ritirano, «impraticabilità del campo», e quella di aver fatto «regole à la carte» per far vincere un solo candidato, quello più vicino a Nichi Vendola e più lontano dalle ipotesi di «nuovo centrosinistra» che circolano in questi giorni dal lancio del movimento di Massimo D’Alema in poi.

Il «campo» è quello del congresso di Sinistra italiana, che si svolgerà a Rimini dal 17 al 19 febbraio. Arturo Scotto, capogruppo alla camera di Sinistra italiana e candidato per l’area di Alternative, fa un passo indietro. Anzi due. Non correrà. Nel partito non ancora nato c’è già una spaccatura verticale, come anticipato martedì dal manifesto. Per ora le due anime convivono da separate in casa.

La notizia non è ufficiale. L’interessato ieri non ha voluto aggiungere altro alle notizie di agenzia che davano la situazione su un piano inclinato. Ieri i ’dissenzienti’ hanno tenuto un’assemblea fino a tarda sera a Garbatella, quartiere popolare di Roma. La decisione finale arriverà oggi. Anche le motivazioni filtrano per sommi capi. Al tavolo della commissione di garanzia – composta da Alfredo D’Attorre, Elisabetta Piccolotti e Peppe De Cristofaro – la discussione si sarebbe fatta via via più tesa. Oggetto del contendere il congelamento delle tessere di Foggia. E la dislocazione dei seggi per il voto dei delegati che si svolgerà sabato prossimo.

A Roma, dove è forte l’area Smeriglio-Scotto, un solo seggio, contro i sei di Firenze, dove è forte l’area vendoliana. «Un congresso blindato sulla linea e sulla leadership di Fratoianni se lo fanno da soli», è la conclusione dell’area che si sente penalizzata.

E che non parteciperà al congresso ma non lascerà il partito. Nelle stesse ore convocherà un’assemblea degli iscritti per una «Sinistra italiana per un campo largo». Riecheggia il «campo progressista» proposto da Giuliano Pisapia e Massimo Zedda, ma se ne tiene un po’ discosta. Quella dell’ex sindaco di Milano è un’iniziativa che ancora non ha preso adeguate distanze dal Pd di Renzi. I militanti e i dirigenti di Alternative guardano piuttosto all’associazione ConSenso di D’Alema, e alla frattura in corso nel Pd in queste ore.

Lo scontro interno per ora – ma solo per ora – non avrebbe conseguenze nel gruppo parlamentare. Che però alla camera è spaccato in due: metà con Scotto, metà con Fratoianni. Ma è proprio alla camera che era avvenuta la prima avvisaglia di quanto succede in queste ore. A metà gennaio, con una lettera aperta firmata da sedici deputati contro quella che definivano la «cultura dell’intolleranza» espressa dalla parte che fa capo a Nicola Fratoianni, candidato – ma ancora non ufficialmente – alla segreteria. In polemica con Scotto, che aveva firmato la lettera benché capogruppo – Stefano Fassina ha deciso di autosospendersi.

Negli ultimi giorni il dialogo fra le due aree si era inceppato più volte. Erano volati reciproci sospetti sul tesseramento, che aveva stagnato per un anno a quota4mila tessere per poi balzare improvvisamente a 21mila nelle ultime settimane. La precipitazione verso il voto di Renzi e soprattutto la ’cosa’ di D’Alema hanno fatto ulteriormente alzare la temperatura. Favorevoli Scotto, Smeriglio e compagnia, molto più tiepido Fratoianni.

Ieri Vendola ha rilasciato dichiarazioni «aperturiste» assicurando di vedere positivamente il «cambio di rotta» dell’ex premier, fin lì considerato uno degli ispiratori di un Pd sbagliato, uno dei padri putativi di Renzi e del renzismo. Apertura politica che però non viene presa sul serio dall’altra parte: «Vendola avrebbe potuto svolgere un ruolo ma ormai…». Oggi a Napoli intanto avverrà il lancio di DeMa, il movimento di Luigi De Magistris. Che certamente dirà la sua proprio sulla ‘cosa’ di D’Alema. Se fosse un no preventivo, sarebbe un messaggio forte alla sinistra-sinistra: o con me o con lui. In questo caso per Fratoianni e compagni la scelta non si porrebbe: con lui.

Intanto in Sinistra italiana, in mattinata, si consuma la rottura finale sulle regole. Respinta la proposta di Scotto di fare tutti un passo indietro per una gestione collettiva del partito, in vista del voto. «No ad un accordo fra dirigenti» la risposta di Fratoianni. Che resta il solo candidato al congresso.

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