Quando Israele offrì l’atomica al Sudafrica

Il Guardian: “Pretoria isolata per l’Apartheid, voleva un arsenale nucleare”. La smentita di Peres: “Accuse infondate ”

Il Guardian: “Pretoria isolata per l’Apartheid, voleva un arsenale nucleare”. La smentita di Peres: “Accuse infondate ” GERUSALEMME – Altro che “dottrina dell´ambiguità”. La prova che Israele è una potenza atomica, secondo le rivelazioni del giornale britannico Guardian, sta nel fatto che nel 1975 l´allora ministro della Difesa, oggi Capo dello Stato, Shimon Peres offrì di cedere armi nucleari al ministro sudafricano P. W. Botha, anche se poi l´accordo tra i due governi non si realizzò per un problema di costi. A sostegno del suo scoop, il Guardian pubblica alcuni documenti scoperti in Sudafrica dallo studioso americano Sasha Polakov-Suransky, ma l´ufficio di Shimon Peres ha immediatamente smentito le rivelazioni definendole «prive di alcuna base nella realtà».
I misteri sono due. Uno è quello dell´arsenale nucleare israeliano, che lo Stato ebraico, in omaggio alla “dottrina dell´ambiguità”, non ha mai ammesso (né negato) di possedere, ma che, secondo fonti straniere, ammonterebbe a 200 testate atomiche fra le più moderne e sofisticate. L´altro mistero è quello dei rapporti di collaborazione militare tra lo Stato ebraico e il Sudafrica dell´Apartheid, guidato fino al 1989 dal governo della minoranza bianca. «L´alleanza segreta» come recita il titolo del libro, in uscita in questi giorni negli Stati Uniti, scritto da Polakov-Suransky, cui si devono i clamorosi retroscena del Guardian.
Siamo negli anni Settanta. Vittima della sindrome dell´accerchiamento, il governo di Pretoria s´è da tempo lanciato in una folle corsa agli armamenti, ma non si accontenta di armi convenzionali. Vuole anche l´atomica e, secondo il Guardian, trova Israele disponibile a cedere il proprio know-how. L´arsenale atomico sudafricano arriverà a comprendere, a metà degli anni ‘80, sei bombe del tipo di quelle sganciate su Hiroshima e Nagasaki. Israele, affermano le solite fonti straniere, avrebbe fornito la tecnologia e gli esperti, il Sudafrica ci avrebbe messo l´uranio, di cui abbondano le sue miniere. Così fino al 1989 quando, caduto il regime dell´Apartheid, il nuovo governo sudafricano decide di smantellare tutto il proprio arsenale e di aderire al trattato di non proliferazione nucleare.
Il documento più significativo, pubblicato dal Guardian è la minuta top secret, degli incontri avvenuti il 21 marzo 1975 tra alti rappresentanti israeliani e sudafricani, tra cui il comandante delle forze armate sudafricane, Armstrong, che in quello occasione espresse l´interesse di Pretoria verso i missili israeliani Jericho se muniti di testata nucleare.
Al progetto Jericho sarebbe stato dato in seguito il nome convenzionale di Chalet e di «unità Chalet» parlano Peres e Botha quando, il 4 giugno del 1975, s´incontrano segretamente a Zurigo. Con Botha che chiede «un certo numero di unità Chalet.. a patto che sia disponibile il carico corretto», ovvero la testata atomica. E Peres che risponde che gli Chalet sono disponibili «in tre taglie». Nello stesso periodo, i due ministri firmano un´intesa che amplia notevolmente la cooperazione militare tra i due paesi, ma contiene la clausola della segretezza, perché, nel frattempo, il governo razzista di Pretoria è diventato per l´Occidente una presenza imbarazzante. Tutto falso, come sostiene il presidente israeliano?

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