Le scimmie combattenti per una Roma meticcia

Al Parco Schuster per ricordare Renato Biagetti

«Daje forte Renato, spezza le lame», il grande murales su via Ostiense ci accoglie mentre arriviamo a Parco Schuster per ricordare Renato Biagetti, nel quarto anno dal suo assassinio. Siamo in più di duemila al Renoize 2010, insieme a Dario, il fratello e Stefania, la mamma, che sale sul palco per aprire la serata e ci commuove dicendo: «Non bisogna indietreggiare, bisogna credere e andare vanti. Io vi guardo in faccia e vado avanti e vi amo moltissimo».

Al Parco Schuster per ricordare Renato Biagetti

«Daje forte Renato, spezza le lame», il grande murales su via Ostiense ci accoglie mentre arriviamo a Parco Schuster per ricordare Renato Biagetti, nel quarto anno dal suo assassinio. Siamo in più di duemila al Renoize 2010, insieme a Dario, il fratello e Stefania, la mamma, che sale sul palco per aprire la serata e ci commuove dicendo: «Non bisogna indietreggiare, bisogna credere e andare vanti. Io vi guardo in faccia e vado avanti e vi amo moltissimo».

Sono passati 4 anni da quella notte a Focene. Era l’ultimo week end di agosto. Renato usciva da una dance hall reggae sulla spiaggia insieme alla sua fidanzata e a un amico. Da una macchina scendono due ragazzi con le lame in mano urlando: «Ve ne dovete andare a casa vostra». Renato prende 10 coltellate e passa dalla festa alla morte all’età di ventisei anni. L’assassino ha diciannove anni. Si chiama Vittorio Emiliani. Figlio di un carabiniere della stazione di Ostia. Una celtica tatuata sul braccio. Uccide un ragazzo che neanche conosce perché nella sua testa, immigrati, rom, gay, gente di sinistra, diversi, sono tutta una razza inferiore e per cui dare un pugno o una coltellata è lo stesso. Al processo patteggia l’accusa per omicidio volontario e prende 15 anni di galera. Confermati in cassazione. «Dobbiamo continuare a credere», dice la mamma, e Renato credeva nella vita, nella musica, nella lotta per la difesa dei più deboli. Un video con le sue foto viene proiettato a fianco del palco. A mezzanotte è il momento del concerto degli Assalti Frontali, mi metto la maglietta della serata: «Renoize – combat ape». Scimmia combattente. «Quello di chiamarci scimmie era il nostro gioco mentre costruivamo la sala prove dedicata a Renato che oggi sarebbe qui con noi», mi dice Valerio di Acrobax, «nell’anno successivo all’omicidio abbiamo raccolto soldi grazie a tutti i gruppi che ci hanno aiutato, e ora siamo Combat ape – Naturally against fascism». Dal palco cantiamo « Giù le lame e Roma meticcia e lanciamo un messaggio di solidarietà ai rom, che sono l’anello più debole in tutte le società. Anche Stefania, la mamma di Renato, oggi dal suo facebook, invita a partecipare alla manifestazione di sabato a piazza Farnese alle 14.30 sotto l’ambasciata francese. Contro la politica di Sarkozy e contro il piano nomadi di Alemanno che non ha salvato la vita di Marius, morto bruciato a 3 anni nella sua baracca alla periferia di Roma. Con rabbia e con amore, ciao Renà.

* voce degli Assalti Frontali

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