Milano, il Pd punta sull’archistar Boeri “progetto civico” per battere la Moratti

E spera che Albertini costringa il sindaco al ballottaggio.  In vista delle primarie per le comunali del 2011 si è già  mosso Bersani che vuol costruire una candidatura dal basso. In corsa anche Pisapia


MILANO – «È lui l’uomo giusto». Quando i dirigenti locali del Partito democratico glielo hanno fatto conoscere, qualche settimana fa, Pierluigi Bersani ha dato il via libera all’operazione Milano 2011, senza esitazioni. “Lui” è Stefano Boeri, 54 anni, architetto. Il (probabile) candidato sindaco alle elezioni della prossima primavera, il prescelto per sfidare Letizia Moratti, che alla fine del primo mandato presenta un bilancio che perfino Pdl e Lega, al di là  delle dichiarazioni di facciata, considerano magro.
Bersani e Boeri si sono visti e probabilmente si rivedranno a breve, quando l’architetto milanese sarà  di ritorno da un viaggio negli Stati Uniti. Un vertice dal quale il principale partito d’opposizione aspetta di conoscere la decisione finale di Boeri, la sua scelta definitiva su quel «progetto civico» – una candidatura che nasca fuori dal perimetro dei partiti, capace di “legare” esperienze e risorse diverse provenienti dalla città , dalle professioni, dall’economia, dal sociale – che è lo schema di gioco scelto per vincere in una metropoli che i democratici, dopo molti anni e molti insuccessi, giudicano nuovamente «contendibile». Boeri è un professionista affermato, protagonista del progetto per l’Expo che Milano organizzerà  nel 2015, autore della riqualificazione dell’isola della Maddalena, che avrebbe dovuto ospitare il G8 del 2009, di progetti innovativi ed ecocompatibili per alcune grandi trasformazioni urbane, come quella di Porta Nuova-Garibaldi, ancora per Ligresti e il fondo immobiliare Hines. Un’archistar che sta disegnando il Cerba, il Centro europeo per la ricerca biomedica promosso da Umberto Veronesi e realizzato da Salvatore Ligresti, ma il cui cuore batte a sinistra. Tradizione di famiglia, alto borghese e milanesissima.
Il profilo giusto, secondo il vertice milanese del Pd, per rappresentare un mondo partecipe della politica cittadina ma lontano dalle ideologie, in grado di fare la differenza nei confronti del sindaco uscente Letizia Moratti, che gli ultimi scontri con la sua stessa maggioranza di centrodestra, dall’Ecopass alla questione dei terreni dell’Expo, hanno indebolito. Dentro e fuori Palazzo Marino, sede del Comune di Milano. Inoltre, Boeri sarebbe in grado di parlare a un elettorato più ampio e di favorire un allargamento della coalizione, operazione non facile alla quale si stanno applicando Maurizio Martina e Roberto Cornelli, segretario regionale e metropolitano del Pd.
La “liturgia” prevederebbe dunque un Boeri espressione della società  civile, una candidatura promossa dal basso che il partito appoggerebbe come soluzione unitaria per l’intero centrosinistra. Il tutto in vista delle primarie, che pure parte del Pd milanese digerisce a fatica. Soprattutto dopo che da due mesi è sceso in campo l’avvocato Giuliano Pisapia, ex parlamentare di Rifondazione comunista. Uno che può dire di avere sconfitto Silvio Berlusconi, come legale di Carlo De Benedetti nel processo per il lodo Mondadori. «Sono felice che arrivi un altro candidato alle primarie, un momento di ricchezza di idee e di mobilitazione di persone che non si muoverebbero per un candidato scelto solo dalle segreterie», è il commento di Pisapia, che a fare un passo indietro non pensa affatto. Anzi rilancia: «È fondamentale che alle primarie possano partecipare anche i non iscritti ai partiti del centrosinistra».
Anche Pisapia si presenta con il sostegno della società  civile (anche se dietro di lui premono i partiti della sinistra radicale), un terreno che si sta dissodando con grande impegno, perfino durante il mese d’agosto, unico nel centrosinistra a fare il controcanto a una Moratti scatenata a caccia di consensi nelle feste degli anziani e nelle sagre di quartiere. L’ex candidato alle regionali Riccardo Sarfatti, coscienza critica della sinistra, ha radunato sotto la sigla «Milano riparte» una novantina di personalità  cittadine (inclusi Francesco Saverio Borrelli, Umberto Eco, Guido Rossi) che stanno ragionando su una rosa di nomi: «Stefano Boeri è uno di questi, non l’unico – spiega Sarfatti – certo è molto competente e non ha il limite di una candidatura di partito».
Parole che fotografano bene gli umori che circondano a Milano i partiti del centrosinistra, cui gli elettori addebitano le molte sconfitte patite negli anni. Anche per questo, al candidato sarà  chiesto di impegnarsi a restare in Comune sia in caso di vittoria che di sconfitta. Non come accadde cinque anni fa, quando l’ex prefetto Bruno Ferrante lasciò dopo pochi mesi il posto di consigliere comunale per diventare un consulente del costruttore – ancora lui – Salvatore Ligresti. La parola d’ordine è non ripetere gli errori del passato. Quando proprio Ferrante fu costretto a scavalcare a sinistra Dario Fo, candidato alle primarie per Rifondazione comunista, e compì alcuni passi falsi forse decisivi.
Boeri è un comunicatore disinvolto, su questo versante dà  garanzie. Ma la partita resta difficilissima. Per questo il Pd corteggia assiduamente l’Udc, nella speranza di allargare la coalizione al centro. E guarda con interesse anche nel campo avverso, dove un aiuto potrebbe venire dall’ex sindaco Gabriele Albertini, che sta cullando il sogno di una lista civica – insieme ai finiani – che pescherebbe nel centrodestra, costringendo la Moratti al ballottaggio. Al secondo turno, una convergenza di interessi tra Albertini e il candidato di centrosinistra potrebbe garantire il sospirato sorpasso. Fantapolitica? A dar retta alle indiscrezioni, i primi abboccamenti avrebbero già  avuto luogo. Ma naturalmente molto dipenderà  dall’evoluzione del quadro politico nazionale. E dall’incontro – già  programmato per settembre – tra Albertini e Silvio Berlusconi.

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