“Per sbaraccare, occorre baraccare. Occorre cioè costruire delle baracche decenti e decorose che rappresenteranno sempre un progresso sui baraccamenti attuali e volontari. E’ mio avviso dunque che bisogna:
“Per sbaraccare, occorre baraccare. Occorre cioè costruire delle baracche decenti e decorose che rappresenteranno sempre un progresso sui baraccamenti attuali e volontari. E’ mio avviso dunque che bisogna:
1) Procedere alla costruzione di simultanea di cinque campi di baracche, in conveniente posizione appartata, colle sole fondazioni in muratura (dato il peso del legno, bastano 50 centimetri).
2) Rastrellare e condurvi tutti i baraccati previo esame delle singole posizioni allo scopo di rinviare alle località d’origine quante più famiglie possibile.
3) Creare una “polizia” di 10-12 agenti funzionari per la identificazione di ogni nuovo tantativo isolato o collettivo di baraccamenti con immediata distruzione dei medesimi, se cominciati.
4) Tutto questo deve farsi un 2-3 mesi. Si darà lavoro ai carpentieri. Niente vieta che queste baracche possano avere un aspetto passabile”.
Appunti di lavoro per il sindaco Alemanno e per i suoi colleghi leghisti o di centrodestra. La “politica dei campi nomadi” o degli immigrati a Roma e nel nord Italia, non è molto diversa da queste indicazioni – meglio, ordini.
La ricetta è vecchia. La direttiva è stata emanata il 13 marzo XI, ossia del 1932. L’efficiente segregatore e deportatore del popolo del sud Italia è sua eccellenza Benito Mussolini; allora i migranti erano operai e contadini poveri, in città per buscare pane e magari fortuna. Andavano benissimo per fare i manovali per le grandi opere, ma finite le 10-12 ore di lavoro dovevano “sparire”. Vi ricorda qualcosa, gente?
Allora chi poteva parlare – che so, il Vaticano – stette in silenzio. Oggi parlare si può, si deve.
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