C’è chi lo candida senatore a vita e chi lo vuole a Stoccolma per il Nobel della Pace. Ora che la lotta nonviolenta di Marco Pannella ha richiamato l’attenzione di pubblico e istituzioni bucando, anzi bypassando, la cortina di ferro dell’informazione di massa, da destra a sinistra tutti guardano al dito ma pochi ancora alla luna. Come invece hanno fatto ieri i vescovi italiani dando ragione all’anticlericale per eccellenza e sostenendo – per bocca di Giancarlo Bregantini, presidente della commissione Cei per i problemi sociali – la proposta Radicale dell’amnistia come «il primo strumento contro il sovraffollamento delle carceri, che sono invivibili».
C’è chi lo candida senatore a vita e chi lo vuole a Stoccolma per il Nobel della Pace. Ora che la lotta nonviolenta di Marco Pannella ha richiamato l’attenzione di pubblico e istituzioni bucando, anzi bypassando, la cortina di ferro dell’informazione di massa, da destra a sinistra tutti guardano al dito ma pochi ancora alla luna. Come invece hanno fatto ieri i vescovi italiani dando ragione all’anticlericale per eccellenza e sostenendo – per bocca di Giancarlo Bregantini, presidente della commissione Cei per i problemi sociali – la proposta Radicale dell’amnistia come «il primo strumento contro il sovraffollamento delle carceri, che sono invivibili».
Riempite per altro al 31% da consumatori di droghe e da piccoli spacciatori. E oggi i Radicali scenderanno in piazza contro «le condizioni di tortura delle carceri», in occasione della Giornata indetta dall’Onu contro il reato che in Italia – inadempiente dal 1988 al diritto internazionale – non esiste. Malgrado un odg di Rita Bernardini (al 21esimo giorno di sciopero della fame) approvato di recente che obbliga il governo a introdurre il reato di tortura nel nostro ordinamento giuridico.
Giovanardi sordo
Certo, la lettera di Giorgio Napolitano che ha promesso di sollecitare un intervento immediato sul problema delle carceri ha convinto Marco Pannella a desistere, almeno per il momento, dallo sciopero della sete, senza però smettere il lungo digiuno che sostiene dal 20 aprile scorso. E fa ben sperare anche l’impegno del presidente del Senato Schifani ad aprire subito un grande dibattito parlamentare sulla proposta di amnistia con la quale si potrebbe far ripartire il sistema penale italiano da una condizione di legalità costituzionale e internazionale. Una discussione dalla quale, sperano i Radicali, «deve venir fuori qualcosa di concreto». Ma c’è chi il messaggio di Pannella proprio non riesce a capirlo, come dimostrano le parole di ieri del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Carlo Giovanardi che, anticipando il Rapporto al Parlamento sulle politiche antidroga (martedì prossimo a Palazzo Chigi la presentazione) attacca «gli antiproibizionisti di casa nostra» e si vanta di aver ottenuto con la sua politica puramente repressiva «risultati assolutamente positivi», con «il calo dell’uso di droghe in Italia». Spara, il sottosegretario, di aver portato l’Italia ad «essere, sul tema, Paese leader nel mondo» e annuncia che a metà luglio firmerà a Washington un accordo con gli Usa per la lotta alle tossicodipendenze sulla «linea italiana fatta propria dalla comunità internazionale». Sarà, ma agli atti dell’Onu c’è già la parola di Kofi Annan e altre grandi personalità che un mese fa hanno dichiarato il fallimento del proibizionismo. Sulla diminuzione del consumo di droghe, poi, già rivendicato lo scorso anno da Giovanardi, i dati vennero smentiti da Antigone, Forum droghe e Cnca (che domani presenteranno il loro secondo Libro bianco sulla legge Fini-Giovanardi). Se solo la relazione del sottosegretario potesse essere discussa dal Parlamento stesso, che invece funge solo da ufficio deposito, come ha chiesto ieri Donatella Poretti, la soluzione carceri sarebbe forse più vicina.
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