Quegli italiani «orecchio» di Damasco

 Azienda di Varese fornisce uomini e software per intercettare i dissidenti

 Azienda di Varese fornisce uomini e software per intercettare i dissidenti

VIZZOLA TICINO (Varese) — In questa campagna piatta, dall’atmosfera più inglese che lombarda, la società olandese «Schipol Real Estate» sognava di realizzare un business center di otto palazzine in cui dare ospitalità a imprese multinazionali attirate qui dalla vicinanza dell’aeroporto di Malpensa. Oggi degli otto edifici ne è stato realizzato uno solo che ospita un’unica azienda, la Area spa. Nessuna insegna esterna, nessuna indicazione stradale perché lì dentro non si fa un lavoro qualsiasi: si progetta software per ministeri e servizi di intelligence; ieri quel cubo azzurrino buttato nel nulla ha visto violato il suo scudo di segretezza perché, secondo un articolo del sito Bloomberg, la Area starebbe realizzando un capillare sistema di intercettazione delle mail e del traffico Internet per conto della Siria di Bashir Assad.
Non un governo qualsiasi, insomma, ma uno dei regimi più feroci nella repressione delle rivolte del mondo arabo: secondo l’Onu i civili uccisi in Siria dalla primavera scorsa sono già 3 mila e anche ieri nell’ennesimo venerdì di protesta le vittime sarebbero state almeno una ventina. La liaison tra l’azienda italiana e Damasco ha già suscitato le critiche delle associazioni per i diritti civili. «Qualunque compagnia che venda tecnologie di sorveglianza e monitoraggio al regime di Assad è complice di violazione dei diritti umani», dichiara da Washington Mark Dubovitz della Foundation for Defense of Democracy. «Così si collabora a fermare la democrazia in Siria», aggiunge il blogger Osama Moussa arrestato nel 2008 e ora rifugiato in Svezia.
Secondo la ricostruzione di Bloomberg la Area è stata contattata nel 2008 da esponenti del governo di Damasco con in mano un assegno da 13 milioni di euro. È stato chiesto di installare un software grazie al quale monitorare in diretta il traffico telefonico, la posta elettronica e l’uso del web di soggetti sospetti e oppositori. «È un sistema progettato per la repressione», denuncia ancora Mark Dubovitz. Tecnici provenienti da Vizzola sarebbero arrivati già in marzo a Damasco facendo base in un sobborgo nei pressi dello stadio.
Ieri il presidente della società Andrea Formenti non era in sede. «È all’estero, non possiamo parlare», dicono i suoi collaboratori. A Bloomberg Formenti ha dichiarato senza entrare in dettagli che l’attività di Area avviene nel rispetto delle leggi internazionali, nulla di più. A Vizzola l’azienda è protagonista di due vite parallele. Fondata nel 1996 tutti la conoscono come ditta che lavora per conto del ministero di Giustizia italiano garantendo servizi di intercettazione telefonica. Al dicembre 2010 il bilancio segnava ricavi per 23 milioni di euro e un margine operativo lordo di 6. Formenti ha anche una sua immagine pubblica essendo entrato a far parte del pool di aziende che sostiene la Pallacanestro Varese, compagine di serie A con dieci scudetti nel palmares. Nonostante ciò, a maggio 2011 Area aveva concordato il taglio di 25 dei suoi 170 dipendenti a causa del ritardo nei pagamenti da parte del ministero italiano.
E poi c’è la parte ultrariservata, nella cui sfera entrerebbe anche il contratto siriano. «A noi non è mai stato detto nulla ma ieri dopo una telefonata in azienda ne abbiamo avuto conferma», dichiara Antonio Ferrari, sindacalista dello Slai Cobas che aveva condotto le trattative sui licenziamenti. «Però sapevamo che Area lavora per governi e apparati militari: non a caso, spesso durante le trattative ci è stato chiesto di firmare clausole di riservatezza per non svelare quanto ci veniva comunicato».

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