ADDIO TABà™

Molto di più di un dovuto riconoscimento di pari diritti, la sentenza con cui la Corte di Cassazione ridefinisce la condizione giuridica delle coppie omosessuali cade come un macigno nello stagno del parlamento italiano, ricorda a Mario Monti e ai suoi sponsor che l’Europa esiste in materia di diritti fondamentali e non solo di debito, smonta il teorema naturalistico che pone, e impone, il legame eterosessuale come condicio sine qua del matrimonio e della famiglia. Tre piccioni con una fava bastano a definire «storica» la sentenza. Basteranno anche a scuotere le membra anchilosate della politica italiana, la sua resa recente alla tecnocrazia e la sua sudditanza antica al Vaticano, le divisioni fra laici e cattolici che paralizzano il Pd, le barriere fra destra, centro e sinistra tanto labili quando si tratta di imporre rigore quanto ferree quando si tratterebbe di riconoscere libertà ?

Molto di più di un dovuto riconoscimento di pari diritti, la sentenza con cui la Corte di Cassazione ridefinisce la condizione giuridica delle coppie omosessuali cade come un macigno nello stagno del parlamento italiano, ricorda a Mario Monti e ai suoi sponsor che l’Europa esiste in materia di diritti fondamentali e non solo di debito, smonta il teorema naturalistico che pone, e impone, il legame eterosessuale come condicio sine qua del matrimonio e della famiglia. Tre piccioni con una fava bastano a definire «storica» la sentenza. Basteranno anche a scuotere le membra anchilosate della politica italiana, la sua resa recente alla tecnocrazia e la sua sudditanza antica al Vaticano, le divisioni fra laici e cattolici che paralizzano il Pd, le barriere fra destra, centro e sinistra tanto labili quando si tratta di imporre rigore quanto ferree quando si tratterebbe di riconoscere libertà ?
Chiamata a decidere sulla trascrizione in Italia del matrimonio contratto in Olanda da una coppia gay, la Corte non poteva far altro, a termini di legge, che dire di no. Ma ha corredato questo no con una motivazione di 80 pagine in cui afferma chiaro e tondo che le coppie omosessuali devono poter godere degli stessi diritti delle coppie eterosessuali, con ciò assestando un gancio al parlamento che né sotto Prodi né sotto Berlusconi (ma la prima proposta, della socialista Alma Cappiello, risale al lontano 1988) è riuscito a emanare una legge sulle unioni civili, Dico o Pacs che la si volesse chiamare. Non basta: la Cassazione fa di più. Invocando la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, mette nero su bianco che l’idea per cui un «vero» matrimonio può darsi solo fra un uomo e una donna è da considerarsi archiviata. Addio fondamento naturale del dogma sociale dell’eterosessualità obbligatoria. Addio tabù della famiglia omosessuale. Addio gerarchia fra matrimoni possibili e matrimoni impossibili. E qui di ganci ne partono tre: uno di nuovo al parlamento, che se non riesce a partorire i Pacs figuriamoci se riesce a legittimare i matrimoni gay; uno ai cattolici, che si ostinano indebitamente a leggere sulla base del fondamento naturale dell’eterosessualità il dettato costituzionale sulla famiglia; uno agli europeisti a corrente alternata, che obbediscono ai dogmi della Bce ma ignorano la Carta europea dei diritti, nonché le sollecitazioni del parlamento di Strasburgo.
L’ultima delle quali, solo due giorni fa, invitava gli Stati membri ancora reticenti a legiferare sulle unioni civili omosessuali e ad abbandonare le «definizioni restrittive di famiglia», ed era stata approvata con il voto contrario del Ppe e con le solite divisioni nel drappello dei democratici nostrani. Dopo la sentenza della Cassazione già se ne sentono di tutti i colori: dal ministro della famiglia Riccardi che se ne lava le mani («è materia del parlamento») al Pd che commenta e non commenta. Voci più ciniche da destra, dopo la risoluzione di Strasburgo, ricordano a Monti che il riconoscimento delle coppie omosessuali costa troppo, in pensioni e previdenza: viva la faccia. Ci penserà Elsa Fornero a trovare la quadra fra rigore e pari opportunità.

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