Pacco bomba a La Stampa: poteva esplodere

 Niente danni: l’innesco era difettoso. Pista anarchica, forse già  spediti altri ordigni  

 Niente danni: l’innesco era difettoso. Pista anarchica, forse già  spediti altri ordigni  

TORINO — È arrivata alle poco dopo le nove, confusa nel resto della corrispondenza che ogni mattina viene scaricata dai due centri di smistamento delle Poste di Torino al piano terra della redazione de “La Stampa” al 15 di via Lugano, dove il giornale fondato da Frassati si è trasferito dall’ottobre scorso. Una busta rettangolare dal burocratico colore giallo-beige con l’affrancatura ancora intatta, in un angolo un’etichetta con l’indirizzo del quotidiano scritto con i caratteri minuscoli di un pc. L’impiegato addetto allo smistamento della posta si è insospettita appena l’ha avuta tra le mani. «La busta aveva i francobolli non timbrati, toccandola ha avuto una strana sensazione, ho sollevato leggermente uno dei lembi…» racconterà più tardi agli investigatori della Digos. È bastato quel semplice sguardo per intravedere i fili che spuntavano da quello che sembrava essere il contenitore di un cd. L’impiegato, maneggiando con estrema cautela la busta, è salito
al primo piano del palazzo che ospita accanto agli uffici amministrativi quello della sicurezza. Le guardie hanno capito subito e chiesto l’intervento della polizia. Pochi minuti dopo la Digos era in redazione, affiancata dagli artificieri dei carabinieri. Il giornale è stato evacuato mentre gli specialisti aprivano la busta, scoprendo che si trattava di un ordigno letale che solo per caso non era esploso.
All’interno della busta giallobeige e del porta cd una bomba artiginale costruita con quaranta grammi di miscela esplosiva («polvere nera» sottolineano gli artificieri) compressi in un piccolo contenitore e collegati con due fili ad un diodo rotto ed a una molletta in legno, di quelle usate solitamente per stendere i panni. «Il tipico pacco bomba con l’innesco a strappo — spiegano gli investigatori — aprendo la busta entra in azione la molletta che chiude il circuito e origina lo scoppio. Un congegno artigianale ma costruito con grande perizia…». Potrebbe essere stato il peso degli altri pacchi arrivati dal centro smistamento delle Poste a spostare leggermente la molletta impedendone il funzionamento ed evitando così l’esplosione della miscela esplosiva. «Un segnale preoccupante — ha spiegato Mario Calabresi, il direttore della Stampa — se quell’ordigno fosse esploso avrebbe potuto ferire gravemente o peggio il fattorino che lo ha maneggiato… ». Nessuno ha sinora rivendicato l’invio del pacco esplosivo ma gli investigatori della Digos paiono non avere dubbi sulla matrice
«La confezione dell’ordigno, il modus operandi, tutto sembra portare verso quella direzione », sottolineano in questura. E aggiungono: «Temiamo che siano stati spediti anche altri pacchi».
Antonino Cufalo neo questore di Torino aggiunge: «Torino non è nuova purtroppo a queste esperienze ». Nel 2005 infatti pacchi esplosivi furono spediti ad una caserma dei vigili urbani, al comando dei vigili del fuoco e alla redazione di Torino Cronaca, un quotidiano locale. Soltanto quello destinato ai vigili urbani esplose ferendo gravemente una vigilessa. Nel luglio 2006 però il direttore di Torino Cronaca Beppe Fossati fu ferito al volto dall’esplosione da un’altra busta arrivata in redazione. Immediate le reazioni di sdegno e solidarietà da parte di tutte le forze politiche e sindacali. «Un segnale violento e ostile contro un quotidiano libero e contro i suoi giornalisti» ha dichiarato la Fnsi. «Da sempre chi attenta alla libertà intimidisce e colpisce l’informazione e il suo insostituibile ruolo nella vita democratica» ha commentato il sindaco di Torino Piero Fassino. E solidarietà ai giornalisti de la Stampa è stata espressa anche dal cdr di Repubblica.

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