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Bertinotti lancia l’allarme democrazia E Re Giorgio risponde: «Io so’ io e voi…»

Il Presidente della Repubblica ha risposto alla lettera aperta nella quale Fausto Bertinotti gli poneva il problema della sospensione della democrazia politica in Italia. Bertinotti gli aveva detto: sostenere che questo governo e questa politica economica sono l’unico governo e l’unica politica economica possibili, equivale a sostenere che la democrazia italiana è a “soluzione unica” , cioè non lascia alcuna libertà di scelta.

Il Presidente della Repubblica ha risposto alla lettera aperta nella quale Fausto Bertinotti gli poneva il problema della sospensione della democrazia politica in Italia. Bertinotti gli aveva detto: sostenere che questo governo e questa politica economica sono l’unico governo e l’unica politica economica possibili, equivale a sostenere che la democrazia italiana è a “soluzione unica” , cioè non lascia alcuna libertà di scelta.

Ma una democrazia a “soluzione unica”, che non lascia scelta, non è una democrazia, perché la democrazia, per definizione, presuppone diverse possibilità di scelta (talvolta le democrazie sono persino pluraliste) o comunque almeno due possibilità di scelta. Se un sistema politico prevede una sola scelta non è un sistema democratico ma una dittatura (questo però Bertinotti, che è una persona molto beneducata, non lo ha detto: lo sto dicendo io…).

Come ha risposto Napolitano? Ha confermato che nella sua idea non c’è nessuna scelta da fare e la soluzione è una sola: questo governo con questa politica, e cioè con la linea politica che egli stesso personalmente ha dettato a destra. E la democrazia? Napolitano dà l’impressione di non capire bene qual sia il problema, oppure, più semplicemente, di ritenere che la democrazia sia una delle tanti opzioni della politica, non l’unica opzione, e che la possibilità di esercitarla sia limitata e comunque subordinata alla ragion di stato.

C’è poco da commentare la risposta di Napolitano, che davvero è inquietante. In realtà è solo la conferma della vecchia cultura politica del Presidente della Repubblica. Il quale, come forse molti di voi sanno, appartiene alla vecchia corrente di destra del Pci che veniva chiamata “migliorista” (o amendoliana, per via del nome del suo leader e fondatore che fu Giorgio Amendola). Questa corrente del Pci, erede di una parte del togliattismo, non ha mai rotto con le tradizioni comuniste di scuola sovietica e non ha mai considerato la democrazia un pezzo importante della modernità. Piuttosto l’ha sempre considerata un orpello. E quando, alla fine degli anni ottanta, la caduta del comunismo ha costretto i miglioristi a una forte revisione politica, essi hanno deciso di depurare il comunismo dal suo aspetto sociale e egualitario, accettando la competitività liberista, ma difendendo invece, fino all’ultima goccia di sangue, il carattere autoritario della vecchia dottrina. Il comunismo ha sempre considerato la ragion di stato, o di partito, o di corrente, come un valore molto superiore a qualunque altro. Sovraordinato rispetto alla democrazia, alla libertà o alle conquiste sociali, le quali erano variabili dipendenti della ragion di stato. Non è cambiato niente e Napolitano ha confermato a Bertinotti, con il suo tipico stile burocratico, la proprio fermissima idea: la democrazia, al momento, è un lusso. Nella lettera di Bertinotti – ispirata all’ipotesi che la Costituzione sia ancora in vigore – si ripeteva decine di volte la frase: “Lei non può…”: Il Presidente della Repubblica ha risposto con grande serenità: “Io posso fare quello che mi pare perché io so’ io e voi non siete…”. Insomma, quella frase lì del Marchese del Grillo…

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