Una commemorazione per l'anniversario dell'eccidio delle Fosse Ardeatine negli anni settanta. (Ansa)

Il 24 marzo 2014 è il settantesimo anniversario dell'eccidio delle Fosse Ardeatine e il primo dopo la morte dell'ufficiale che lo fece eseguire, Erich Priebke, deceduto agli arresti domiciliari l'11 ottobre 2013.
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L’anniversario della strage delle Fosse Ardeatine

Una commemorazione per l’anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine negli anni settanta. (Ansa)

Il 24 marzo 2014 è il settantesimo anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine e il primo dopo la morte dell’ufficiale che lo fece eseguire, Erich Priebke, deceduto agli arresti domiciliari l’11 ottobre 2013.

Una commemorazione per l’anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine negli anni settanta. (Ansa)

Il 24 marzo 2014 è il settantesimo anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine e il primo dopo la morte dell’ufficiale che lo fece eseguire, Erich Priebke, deceduto agli arresti domiciliari l’11 ottobre 2013.

Il massacro del 24 marzo, in cui persero la vita 335 persone, seguì di un giorno l’attentato di via Rasella a Roma compiuto dai partigiani dei Gap (Gruppi di azione patriottica), in cui morirono 33 soldati del reggimento Bozen e due civili. Quando Adolph Hitler seppe dell’attentato andò su tutte le furie, e per ogni tedesco morto sembra volesse eliminare trenta, cinquanta italiani. Nel corso della giornata gli ufficiali tedeschi decisero che per ogni soldato tedesco ucciso ci sarebbero state dieci vittime italiane: detenuti e condannati a morte, ebrei e civili rastrellati con l’aiuto della polizia fascista. A organizzare le operazioni della sezione della Gestapo di Roma furono il colonnello Herbert Kappler e il capitano Erich Priebke.

La rappresaglia, che doveva essere rapida e segreta, cominciò il pomeriggio del 24 marzo, quando i detenuti di Regina Coeli e di via Tasso furono caricati sui camion e portati nelle antiche cave di tufo sulla via Ardeatina. Vennero fatti scendere nelle gallerie a gruppi di cinque e lì assassinati. Per nascondere il massacro, di cui si scoprì la portata solo nel giugno del 1944, Priebke e Kappler fecero saltare l’ingresso della cava.

Il giorno dopo i giornali italiani diffusero la notizia. “Il comando germanico ha, perciò, ordinato che, per ogni tedesco ucciso, dieci criminali comunisti badogliani siano fucilati. Quest’ordine è già stato eseguito”, scrisse Il Messaggero.

Kappler, condannato all’ergastolo nel 1948, evase grazie all’aiuto della moglie nel 1977 e morì in Germania nel febbraio del 1978. Priebke ha continuato a difendersi fino alla fine, sostenendo che l’ordine era arrivato direttamene da Hitler e non poteva essere discusso, e che l’attentato di via Rasella era stato organizzato con lo scopo preciso di provocare la rappresaglia.

Per le circostanze in cui avvenne, l’efferatezza e il numero di vittime, la strage delle Fosse Ardeatine è diventata l’evento simbolo della durezza dell’occupazione tedesca di Roma. L’anniversario di oggi è stato ricordato e celebrato dalle più alte cariche dello stato.

La puntata di La storia siamo noi dedicata al massacro delle Fosse Ardeatine.

Scrive Alessandro Portelli, autore del libro L’ordine è già stato eseguito, sul Manifesto del 24 marzo 2014:

Dopo settant’anni, possiamo dire che è stata fatta giustizia per le Fosse Ardeatine? Non parlo solo della giustizia dei tribunali – anch’essa peraltro abbastanza inadeguata, dalla fuga di Kappler con le complicità statali fino alle vicissitudini del processo Priebke e alla farsa seguita alla sua morte. Questa giustizia può, qualche volta, punire i colpevoli, ma non rendere giustizia alle vittime perché ha comunque un ambito necessariamente e giustamente limitato: tratta il “caso” da un punto di vista strettamente penale e individuale e lascia a noi la responsabilità di una giustizia più vasta, che riguarda i sentimenti, la società e la storia. Su questo piano, l’ingiustizia continua. Ci si aspetta a volte che la condanna dei colpevoli ponga in qualche modo fine alla sofferenza delle vittime dirette – le famiglie, le comunità, le persone care degli uccisi. Ora, a parte il fatto che questa condanna è stata riluttante e insufficiente, questo non è comunque vero: dopo la condanna ci si accorge che nessuno ti restituisce quello che hai perduto. In più, se è vero che la strage delle Fosse Ardeatine è un crimine contro l’umanità, allora – in modo certo meno violento e immediato – vittime siamo anche noi, ed è su questo piano che l’ingiustizia soprattutto continua.

 

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