Si prova a far luce sulle stragi di civili commesse dai militari italiani nei territori occupati durante la Seconda guerra mondiale. Iniziativa che parte da alcuni articoli di Franco Giustolisi dell'Espresso
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Eccidi nazifascisti, dopo settant’anni la Procura di Roma apre un’inchiesta

Si prova a far luce sulle stragi di civili commesse dai militari italiani nei territori occupati durante la Seconda guerra mondiale. Iniziativa che parte da alcuni articoli di Franco Giustolisi dell’Espresso

Si prova a far luce sulle stragi di civili commesse dai militari italiani nei territori occupati durante la Seconda guerra mondiale. Iniziativa che parte da alcuni articoli di Franco Giustolisi dell’Espresso

A settant’anni dai fatti, la Procura militare di Roma prova a far luce sulle stragi di civili commesse dai militari italiani nei territori occupati durante la Seconda guerra mondiale. Il procuratore Marco De Paolis ha aperto un fascicolo “modello 45”, senza indagati e ipotesi di reato, sui crimini di guerra in Grecia, Jugoslavia e Albania. L’iniziativa prende le mosse da alcuni articoli scritti da Franco Giustolisi, il giornalista de “l’Espresso” che svelò l’esistenza di un «armadio della vergogna» con 695 fascicoli, provvisoriamente archiviati nel dopoguerra, sulle stragi nazifasciste in Italia.

Dimenticato in un angolo della Procura, scoprì in seguito Giustolisi, c’era anche un «carrello della vergogna» con gli incartamenti sulle tante stragi commesse dagli italiani, tra cui quella di Domenikon, in Grecia. Alcuni giorni fa il giornalista e altri firmatari di un appello per fare chiarezza sugli eccidi, durante un incontro alla presidenza del Consiglio, hanno chiesto allo Stato l’esecuzione delle condanne degli autori degli eccidi nazifascisti, un atto ufficiale di pentimento per il silenzio sulle stragi italiane e il conteggio delle vittime dei crimini di guerra delle nostre forze militari.

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