La cerimonia, con il saluto finale ai ragazzi «ben preparati e disciplinati» di Casapound, alla vigilia delle celebrazioni per la Capitale europea della cultura che coinvolge in un gemellaggio Nova Gorica, dall’altro lato del confine
La cerimonia, con il saluto finale ai ragazzi «ben preparati e disciplinati» di Casapound, alla vigilia delle celebrazioni per la Capitale europea della cultura che coinvolge in un gemellaggio Nova Gorica, dall’altro lato del confine
GORIZIA. Qualche decina di anziani davanti al Municipio, baschi amaranto, verdi e neri, un gruppo di giovani che esce dalla sede di Casapound, lì a venti metri, e stende un lungo striscione con il saluto della X Mas «Decima marinai! Decima comandante!». È l’annuale cerimonia promossa dall’Associazione combattenti X Mas in omaggio ai dipendenti comunali deportati in Jugoslavia nel maggio 1945. O presunti deportati visto che gli elenchi qui, come in tanti altri monumenti simili, ridondano di errori e duplicazioni.
Nell’atrio una fila di labari schierati e c’è anche la fascia tricolore del comune indossata dall’assessore alla Cultura Fabrizio Oreti (Fi) che non dice nulla ma accompagna l’omaggio floreale della Lega nazionale e si assicura che sia posato con cura. Il saluto tocca al senatore Roberto Menia (FdI): «Difendiamo la scelta di coraggio e patriottismo di quelli che si fecero scannare, diventando testimoni di italianità per finire chissà dove». E poi il segretario dell’Associazione combattenti X Flottiglia Mas, Roberto Pulli: «Siamo sempre i cattivi ma siamo i migliori». Guerra, onore, morte e un infinito raccontare di atti eroici compiuti in difesa dell’italianità. Quasi non esistessero i documenti, le testimonianze, le informative, il milione di parole messe su carta da parroci, questori, prefetti che descrivono un corpo costituito da ragazzini e da uomini con precedenti e passati oscuri, indisciplinati e mal addestrati, mossi dall’avidità e dalla crudeltà, arruolati con la mira di una paga più che buona e l’idea che ogni atrocità sarebbe stata perdonata.
Quale difesa dell’italianità da chi risponde alla chiamata di Junio Valerio Borghese per svolgere con ogni mezzo attività antipartigiana e qui, nel 1944, in un territorio annesso al Terzo Reich è al diretto comando dei nazisti? Le direttive sono quelle del feldmaresciallo Kesselring, gli ordini vengono dal generale Wolff, la X Mas è il primo reparto collaborazionista in Italia ed è compagnia ben diversa dalla X Mas appartenuta alla Marina militare italiana. «Se i titini arrivarono a Gorizia solo il primo maggio del ’45 – imperterrito Menia – fu perché qualcuno resistette, resistette a Tarnova, ed erano volontari, non lo facevano in nome di una scelta politica ma per una scelta di italianità» e questa di avere difeso Gorizia dall’orda titina è la seconda bufala dopo quella dell’amor di Patria. I partigiani, italiani e jugoslavi assieme, a tutto pensavano nel dicembre del 1944 meno che a occupare Gorizia e l’Operazione Aquila organizzata dai tedeschi per snidarli si risolse in un fallimento proprio per l’irresponsabilità degli uomini della Decima a Tarnova.
Fu anche per questo che Friedrich Rainer, commissario supremo del Litorale adriatico, decise di cacciare la X Mas da Gorizia perché militarmente non all’altezza, scarsamente efficiente, senza disciplina, dedita più che altro a furti e razzie. Ma è storia che si sa o che si dovrebbe sapere. Fuori, pochi isolati più in là, ieri c’era il presidio organizzato dall’Anpi e c’era tanta gente. Non stupisce questa risposta numerosa e convinta, già alcuni giorni fa l’affluenza era stata davvero nutrita all’incontro con Luciano Patat, ricercatore e autore del libro La X Mas al confine orientale assieme ad altri titoli sul goriziano nella seconda guerra mondiale. Conta probabilmente anche la rabbia per un comune che non ha voluto cancellare la cittadinanza onoraria data a suo tempo a Mussolini e conta sicuramente che questo accogliere con benevolenza la X Mas avviene a tre settimane dall’inizio degli eventi legati alla Capitale europea della Cultura Nova Gorica/Gorizia, capitale transfrontaliera, quando in molti si riempiranno la bocca di amicizia tra i popoli, di contrapposizioni superate, di fratellanza ritrovata.
Anna Di Gianantonio, presidente Anpi: «L’8 febbraio Nova Gorica e Gorizia saranno sotto i riflettori come due città che hanno imparato la cooperazione e il rispetto reciproci dopo le lacerazioni del Novecento. Com’è possibile accogliere coloro che di quella storia di divisione e violenza furono i protagonisti principali?». E sulla cerimonia della X Mas: «Un nero biglietto da visita, un passato che emerge ogni anno a ricordare che, se non si fanno i conti con il fascismo di frontiera, l’occupazione tedesca e la guerra, esso riemerge come coazione a ripetere le vecchie idee». La cerimonia in comune si chiude tra le polemiche. Ci pensa Pulli a concludere: «Si rassegnino. A Gorizia verranno ogni anno dei ragazzi, ben preparati e disciplinati, che prenderanno il nostro posto» e infatti l’ultimo atto è il saluto della Decima a Casapound.
* Fonte/autore: Marinella Salvi, il manifesto
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