Alessandro Rapisarda – Micciacorta https://www.micciacorta.it Sito dedicato a chi aveva vent'anni nel '77. E che ora ne ha diciotto Tue, 19 Sep 2017 07:31:56 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.4.15 Cinque attivisti ancora in carcere ad Amburgo, cresce la protesta https://www.micciacorta.it/2017/09/23758/ https://www.micciacorta.it/2017/09/23758/#respond Tue, 19 Sep 2017 07:31:56 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=23758 Germania. Per quattro di loro, a oltre settanta giorni dall’arresto, durante il G20 di luglio, è stato fissato il processo. Per Fabio Vettorel no

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AMBURGO. A oltre settanta giorni dal loro arresto, e dopo il rilascio avvenuto il 10 agosto di Maria Rocco, sono ancora in carcere ad Amburgo cinque dei sei italiani fermati durante le proteste contro il Vertice G20 del 6/8 luglio scorsi. Per quattro di loro, Alessandro Rapisarda e Orazio Sciuto del centro sociale «Liotru» di Catania, Emiliano Puleo attivista di Rifondazione di Partinico e Riccardo Lupano di Genova, è infine stata fissata la data dei processi, tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre prossimi. PARTICOLARMENTE GRAVE e, per diversi aspetti, paradossale il caso del giovane Fabio Vettorel, studente diciannovenne, e pertanto considerato «minorenne» dal diritto tedesco, di Feltre (Belluno) totalmente incensurato, per il quale non è stato ancora deciso né il rinvio a giudizio né il giorno del dibattimento. Un fatto dai due possibili significati – come argomenta la madre Jamila Baroni, ad Amburgo per seguirne da vicino la situazione: «O intendono accanirsi, visto che la detenzione preventiva potrebbe durare fino a sei mesi, o potrebbero decidere il suo completo proscioglimento, ma non sanno più come venirne fuori». Come ricostruito infatti anche da un reportage di Panorama ARD (primo canale della tv pubblica tedesca) le prove raccolte a suo carico sono inconsistenti e contraddette dagli stessi video della polizia. Al tempo stesso proprio nei confronti di Fabio sono state applicate dal 6 agosto scorso misure duramente restrittive della possibilità di comunicare con l’esterno e appare inquietante il «profilo psicologico» negativo che di lui è stato tracciato dai periti del Tribunale. Alla condizione degli oltre trenta cittadini stranieri ancora detenuti è stato in parte dedicato, venerdì scorso ad Amburgo, l’incontro pubblico «G20: che cosa è stato nel racconto di chi c’era», organizzato dalla piattaforma Grenzenlos Solidarität statt G20 (Solidarietà senza confini contro i G20), promotrice della marcia conclusiva dell’8 luglio scorso con oltre ottantamila manifestanti, cui avevano aderito movimenti sociali, organizzazioni non governative, sindacati e partiti della sinistra come Die Linke. PRESSO LA CAMERA del lavoro DGB, di fronte a oltre trecento persone, è stato documentato e denunciato il vero e proprio «stato di emergenza», costruito a luglio nella città anseatica dal governo conservatore federale e da quello locale a guida socialdemocratica. Sotto l’attenta lente d’ingrandimento di avvocati e giornalisti, attiviste e parlamentari della Sinistra, sono state denunciate le sistematiche violazioni dei diritti garantiti dalla Carta fondamentale dell’Unione Europea e dalla Costituzione tedesca – a partire dalla libertà di circolazione e dal diritto di espressione delle proprie idee – e i conseguenti innumerevoli abusi e violenze commessi dalle forze dell’ordine. È stato ricordato come, a conclusione della settimana di proteste, sia stata scatenata da parte della Polizia tedesca una mirata «caccia all’attivista straniero», individuato come facile «capro espiatorio» della brutale e fallimentare gestione dell’ordine pubblico in quei giorni. Nei confronti degli stranieri arrestati è stato applicato un trattamento evidentemente «discriminatorio e vendicativo», come attestato dalle prime sproporzionate condanne, fino a due anni e nove mesi di carcere, comminate nei tre processi fin qui giunti a sentenza. DOPO LE PRIME interrogazioni parlamentari presentate dal gruppo di Sinistra Italiana, mobilitazioni di piazza in diverse città e gli altri atti ispettivi depositati anche dai senatori Pd Manconi e Puppato e dal 5S D’Incà, il vicepresidente della Commissione Esteri della Camera, Erasmo Palazzotto (Si) cercherà nei prossimi giorni un’interlocuzione con la diplomazia tedesca a Roma «per fare quello che finora non ha voluto fare il governo italiano, ovvero chiedere che Fabio Vettorel e tutti gli altri prigionieri dei G20 siano subito liberati. Perché la libertà di movimento, il diritto a manifestare liberamente in tutta Europa devono essere tutelati, ieri ad Amburgo, domani ovunque». FONTE: Beppe Caccia, IL MANIFESTO

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Ancora in cella dal G20 di Amburgo cinque ragazzi italiani https://www.micciacorta.it/2017/09/23752/ https://www.micciacorta.it/2017/09/23752/#respond Mon, 18 Sep 2017 07:42:54 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=23752 Cresce la mobilitazione per i giovani arrestati da oltre due mesi Accusati di tentata violenza, ma le “prove sono inconsistenti”

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BERLINO. Fine custodia cautelare: mai. È barbarico, ma è la legge tedesca. Ne stanno facendo le spese cinque ragazzi italiani arrestati oltre due mesi fa, nei giorni del G20 di Amburgo, a margine degli scontri tra polizia e manifestanti. Nessuno di loro è stato colto in flagrante, ma sono accusati di “tentata violenza” o “disturbo della quiete pubblica” in base a prove a dir poco inconsistenti. E rischiano pene micidiali, come fa pensare la sentenza inflitta il 28 agosto a un ragazzo olandese, Peike S., il primo condannato del G20 di Amburgo. I giudici gli hanno dato due anni e sette mesi per aver tirato due bottiglie vuote contro un poliziotto. Una risposta zelante dei magistrati alla richiesta del sindaco della città anseatica, Olaf Scholz, di usare la “linea dura” contro i manifestanti, formulata all’indomani del disastroso vertice. Un summit gestito in maniera dilettantistica anzitutto dalle autorità cittadine. Jamila Baroni è la madre di uno dei cinque italiani, Fabio Vettorel. È appena andata a trovare il figlio diciottenne nel carcere giovanile di Hahnofersand. «Sta abbastanza bene ma è stanco di questa situazione. Fabio non sa ancora spiegarsi perché lo hanno arrestato », ci racconta al telefono. Da Belluno, Jamila si è trasferita praticamente ad Amburgo da due mesi. «Certo, lui era convinto che andare al summit di Amburgo fosse la cosa giusta da fare, ma era la sua prima grande manifestazione, il suo primo viaggio importante all’estero». I media tedeschi parlano di un arresto avvenuto mentre Fabio prestava soccorso a una ragazza che si era fratturata una gamba e cercava di evitare che venisse travolta dalla folla. Persino per la conservatrice Welt sono prove ridicole contro di lui. E dal 3 agosto, dopo un’intervista in tv, Fabio ha subito una restrizione della custodia cautelare: per tre settimane non ha potuto vedere nessuno. Dal 7 luglio scorso lui, Riccardo Lupano, Emiliano Puleo, Alessandro Rapisarda e Orazio Sciuto sono rinchiusi a Billwerder o a Hahnofersand, quasi tutti per fumose accuse. Che stiano in carcere da allora è frutto di un’altra norma discutibile. I giudici hanno rifiutato a tutti il rilascio perché ritengono ci sia «il pericolo di fuga ». I tedeschi, invece, sono tutti fuori. Il console italiano a Hannover, Flavio Rodilosso, interpellato al telefono, sottolinea che «hanno rilasciato i tedeschi perché hanno la residenza in Germania. Che possano comunque fuggire, è un altro discorso». Ma la logica astrusa è che chi non ha la residenza in Germania, è rimasto dietro le sbarre. E nella sua interrogazione parlamentare sul caso, Laura Puppato (Pd) ha ricordato che al livello internazionale il Paese di Merkel è famoso per una carcerazione preventiva «particolarmente afflittiva e discriminatoria nei confronti dei cittadini stranieri». Peraltro, c’è attesa che il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, risponda alle tre interrogazioni parlamentari che sono state già presentate sul caso. Nei prossimi giorni anche il senatore Luigi Manconi ne deporrà una. Intanto, gli avvocati sono inferociti: Gabriele Heinecke parla, nel caso di Fabio, di un impianto accusatorio in cui gli starebbe cercando di buttare addosso «tutto quello che è accaduto durante il summit di Amburgo». Martin Dolzer, deputato della Linke che sta seguendo il caso dall’inizio, sospetta di un «segnale forte che il governo e parte della giustizia tedeschi vogliono dare a tutti coloro che in futuro vorranno protestare in Germania». Lo pensa anche la madre di Emiliano Puleo, trentenne di Partinico, militante di Rifondazione: «Mio figlio non c’entra assolutamente nulla con i black bloc», ci dice al telefono dalla Sicilia. Fina Fontana racconta che «non c’è uno straccio di prova, né fotografica, né video» a carico del figlio; c’è un poliziotto che sostiene di averlo visto lanciare due bottiglie. «Pensi che si ricordava le marche delle bottiglie, ma non il fatto che Emiliano porti la barba o che zoppicasse per una storta del giorno prima». Secondo la procura, si sarebbe macchiato di “tentate lesioni”. A Fina viene una risata amara: «Mio figlio, in 30 anni, non ha mai fatto male a una mosca». Fonte: TONIA MASTROBUONI, LA REPUBBLICA

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G20 di Amburgo, ancora in cella i 5 italiani fermati. Polizia smentita dalla stampa https://www.micciacorta.it/2017/08/23635/ https://www.micciacorta.it/2017/08/23635/#respond Tue, 15 Aug 2017 06:47:02 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=23635 Amburgo. Nessun «attacco massiccio con bottiglie» come affermato dal vice capo della polizia

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Quattro in cella nel Justizvollzugsanstalt Billwerder di Amburgo, mentre il neo-maggiorenne è detenuto a Jork nella Bassa Sassonia. Sono i giovani italiani arrestati il 7 luglio durante le manifestazioni contro il G-20: Alessandro Rapisarda e Orazio Sciuto, 25 e 32 anni, del centro sociale Liotru di Catania, i siciliani Riccardo Lupano e Emiliano Puleo, il giovanissimo bellunese Fabio Vettorel. Per la 23enne Maria Rocco di Cesiomaggiore (Belluno) le porte del carcere di Amburgo si sono riaperte l’11 agosto. I cronisti del magazine tv Panorama e della Sueddeutsche Zeitung hanno verificato il video della polizia che contrasta con i verbali ufficiali a disposizione della magistratura. «Due bengala lanciati verso la piazza e uno sulla strada troppo lontano dagli agenti per configurasi come tentativo di assalto». E ancora: «Quello che non si vede è un singolo lancio di pietre o una sola bottiglia». Nel report del vice capo della polizia federale, invece, si legge di un «attacco massiccio e mirato con bottiglie, petardi e bengala». Così Martin Dolzer, portavoce del Dipartimento Giustizia della Linke di Amburgo, continua ad insistere per la liberazione dei cinque italiani, gli unici ancora detenuti fra i 59 indagati per violazione dell’ordine pubblico: «L’impressione è che la magistratura soddisfi le esigenze del ministro dell’interno De Maiziere (Cdu) e del sindaco di Amburgo Scholz (Spd) a dure condanne, senza la presunzione di innocenza». La senatrice Laura Puppato (Pd) ha invece sollecitato il governo Gentiloni ad agire in modo ufficiale nei confronti delle autorità tedesche: «I due ragazzi bellunesi erano a volto scoperto in un corteo autorizzato. L’arresto è scattato mentre proteggevano un’altra ragazza feritasi durante una carica di polizia. Nel caso di Vettorel dopo settimane di carcere preventivo non è stata formalizzata un’accusa». Racconta Jamila Baroni, madre di Fabio che si è trasferita ad Amburgo in modo da poter seguire da vicino la vicenda giudiziaria: «Ha potuto effettuare una telefonata solo dopo 35 giorni di carcere. Gli è vietato scrivere o ricevere lettere. Sono riuscita a vederlo mercoledì scorso: sta bene fisicamente, tuttavia è nervoso e molto provato nel morale perché non si spiega il motivo della sua detenzione». Nella casa di reclusione, Fabio ha scontato un regime davvero speciale: «Tutte le visite autorizzate dal tribunale, ma in presenza della polizia con un interprete. Tutta la posta in uscita e in entrata acquisita dalla procura, tradotta e controllata. Tutti i pacchi sottoposti agli stessi controlli». E paradossalmente, nonostante qualsiasi modulo sia solo in tedesco e gli agenti penitenziari non comunichino in inglese, Jamila Baroni ha «scoperto» solo il 5 agosto l’impiegata responsabile dei detenuti stranieri che parla italiano. E dal fascicolo della magistratura tedesca affiorano «suggestioni» tutt’altro che in sintonia con la procedura penale. Si parla di «aiuto psicologico» ai comportamenti violenti e il giudice capo della prima sezione penale, Marc Tully, descrive Fabio Vettorel come ispirato da «violenza profonda», con «tendenze criminali» frutto di «carenze educative». Di ben altro tenore, la presa di posizione di Christiane Schneider, vice-presidente del Parlamento di Amburgo: «Se la rappresentazione di Panorama e Sueddeutsche Zeitung è corretta, allora abbiamo a che fare non solo con una presunta azione di polizia sproporzionata, ma anche con una falsa dichiarazione davanti alla commissione interna. Allora è tanto più forte la richiesta di una commissione parlamentare d’inchiesta». FONTE: Sebastiano Canetta, Ernesto Milanesi, IL MANIFESTO

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Per il G20 di Amburgo sei italiani ancora in carcere https://www.micciacorta.it/2017/08/23601/ https://www.micciacorta.it/2017/08/23601/#respond Thu, 03 Aug 2017 09:12:16 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=23601 Detenuti con altre 29 persone da quasi un mese. A sostegno degli arrestati e contro la carcerazione preventiva è partita una campagna di solidarietà in Germania e in Italia

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di Roberto Ciccarelli Sei italiani sono agli arresti dal 7-8 luglio ad Amburgo per avere partecipato alle manifestazioni contro il G20 di Amburgo: Fabio Vettorel e Maria Rocco di Feltre, Alessandro Rapisarda e Orazio Sciuto di Catania, Riccardo Lupano e Emiliano Puleo. Gli attivisti sono stati arrestati insieme ad altre 51 persone. Oggi in carcere ne restano 35, 22 tedeschi e 13 stranieri. Cinque arrestati italiani si trovano nel carcere di Billwerder. Il sesto, con un’età inferiore ai 21 anni, è detenuto nel carcere di Hanöfersand. Martin Dolzer (Linke) sostiene che «la maggior parte degli stranieri hanno accuse minori rispetto ai tedeschi che sono stati rilasciati. Persino l’offerta di una cauzione o la residenza in Germania in attesa del processo non hanno favorito il loro rilascio finora». Ad alcuni di loro è stato proibito anche l’accesso alla biblioteca «perché i manifestanti non hanno bisogno di leggere». «È un caso di abuso dei diritti umani e un segnale che lo Stato prova a punire i manifestanti provenienti da altre nazioni, in contrasto con la legge tedesca ed europea – aggiunge Dolzer – In nessun caso sono emersi elementi probatori tali da giustificare il trattenimento in carcere dei nostri connazionali – aggiunge Erasmo Palazzotto (Sinistra Italiana) – Nel caso di Maria Rocco, la ragazza è stata tratta in arresto mentre portava soccorso ad una ragazza ferita con una frattura scomposta alla gamba». A sostegno degli arrestati è partita una campagna di solidarietà. Sono stati organizzati presidi a Roma, Milano, Venezia, Palermo e Catania; una petizione del circolo «Peppino Impastato» di Rifondazione a Partinico ha raccolto oltre 1400 firme; la campagna «Scrivimi» dell’Osservatorio contro la Repressione invita a inviare lettere agli arrestati; Pd, Sel e Movimento 5 Stelle hanno presentato tre interrogazioni parlamentari al governo italiano che non ha risposto. Il prossimo 6 agosto è prevista un’altra manifestazione a Amburgo. «Nel cuore dell’Europa è stato creato uno stato di eccezione – sostiene Eleonora Forenza, eurodeputata dell’Altra Europa – Io stessa sono testimone del comportamento folle della polizia ad Amburgo dato che sono stata arrestata con altre 14 persone perché parlavo italiano e indossavo una felpa nera. E questo nonostante avessi mostrato il tesserino di parlamentare. Il comportamento del governo tedesco, e dell’ambasciata in Italia che si è rifiutata di riceverci è vergognoso, non intendono rendere conto di quanto sta accadendo». Una legge ha inasprito i poteri della polizia tedesca una settimana prima del G20. È stata presentata un’istanza alla Corte Costituzionale per dichiarare illegittima la legge. La sentenza potrebbe arrivare solo tra due o tre settimane, mentre i ragazzi rischiano di restare agli arresti fino a sei mesi. Il giudice ha negato la libertà in cambio di una cauzione di 5 mila euro e i domiciliari in Germania perché ci sarebbe un «pericolo di fuga». «A carico di mio figlio – afferma Pippo Rapisarda, padre di Alessandro, di ritorno da Amburgo – c’è un disturbo della quiete pubblica e tentata lesione. Accuse che non giustificano la carcerazione preventiva. Ho chiesto agli avvocati se la polizia italiana avesse mandato una segnalazione a quella tedesca. Non risulta nulla. Gli stessi tedeschi si sentono oppressi da questo comportamento. Sono molto amareggiato. Il governo italiano non ha ancora risposto alle interrogazioni. Alessandro ha perso il lavoro. A settembre rischia di non potersi iscrivere alla laurea specialistica. Stiamo premendo sull’ambasciata per trasferire con gli altri l’altro catanese che non parla le lingue, ma ad oggi non lo hanno trasferito. Questa situazione mi ricorda le leggi speciali degli anni Settanta in Italia». FONTE: Roberto Ciccarelli, IL MANIFESTO

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