Armando – Micciacorta https://www.micciacorta.it Sito dedicato a chi aveva vent'anni nel '77. E che ora ne ha diciotto Thu, 27 Jan 2011 07:43:48 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.4.15 Battisti, il caso politico che travalica i confini https://www.micciacorta.it/2011/01/battisti-il-caso-politico-che-travalica-i-confini/ https://www.micciacorta.it/2011/01/battisti-il-caso-politico-che-travalica-i-confini/#respond Thu, 27 Jan 2011 07:43:48 +0000 http://localhost:8888/?p=2925 BRASILE-ITALIA L'ex-militante dei Pac, condannato all'ergastolo in Italia, racconta la sua versione sulla sua vicenda in Brasile e sugli anni di piombo in Italia. Si definisce un «anarco-comunista» e lancia dure accuse a Berlusconi, al «Pci e ai suoi giudici», ai media per aver «costruito un mostro che non ha nulla a che vedere con lui»

Intervista esclusiva del settimanale «Brasil de Fato» all'ex terrorista dei Pac. La pubblichiamo in anteprima

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BRASILE-ITALIA L’ex-militante dei Pac, condannato all’ergastolo in Italia, racconta la sua versione sulla sua vicenda in Brasile e sugli anni di piombo in Italia. Si definisce un «anarco-comunista» e lancia dure accuse a Berlusconi, al «Pci e ai suoi giudici», ai media per aver «costruito un mostro che non ha nulla a che vedere con lui»

Intervista esclusiva del settimanale «Brasil de Fato» all’ex terrorista dei Pac. La pubblichiamo in anteprima

BRASILIA.
Come ha vissuto le ripercussioni del suo caso in Italia e in Brasile?
E’ difficile parlarne. Questa è la ragione per cui sono rimasto traumatizzato e ho dovuto ricorrere a uno psichiatra. Quando leggo cose che non hanno molto a che vedere con me, resto… mi scoppia il cuore, non riesco a controllarmi, cado in uno stato di semincoscienza. Ieri, per esempio, sulla tv SBT hanno dato una notizia su Berlusconi e le sue prostitute. Solo con l’annuncio della notizia «Italia», mi sono messo a tremare. Hanno fabbricato un mostro che non ha niente a che vedere con me.
Per quali motivi?
Mi perseguitano perché sono uno scrittore, perché ho un’immagine pubblica. Se non fosse per questo, sarei uno dei tanti, come altri italiani che se ne sono andati dal paese per le stesse ragioni. Sono perseguitato dallo stato italiano e dalla magistratura brasiliana. Questa persecuzione non è per caso. Non si metterebbe in discussione una decisione del presidente della repubblica. Non esiste un paese al mondo in cui una estradizione non sia decisa dal capo del potere esecutivo. Vi immaginate se questa decisione presa dalla magistratura brasiliana si verificasse in un altro paese, la Francia per esempio? Sarebbe un assurdo, impensabile. E quando io sono diventato un caso internazionale, sono diventato una moneta di scambio per molte cose. Se Lula avesse preso la sua decisione prima, si sarebbero scatenati contro di lui, perché sconfiggere me sarebbe stato sconfiggere anche Lula. Adesso l’obiettivo principale della destra brasiliana, in questo caso, è colpire il governo di Dilma.
Come ha accolto la decisione di Lula?
E’ stato un atto di coraggio da parte di un capo di stato del livello di Lula, con le responsabilità che aveva e con i problemi connessi alla geopolitica. E’ evidente che la scelta del momento non è stata casuale. Il caso Battisti è stato usato per altre ragioni politiche.
La sua estradizione quali precedenti porrebbe?
Cambierebbe la storia, perché fino a oggi gli italiani non sono mai stati estradati. Quindi sarebbe un colpo duro. Non solo per gli italiani.
Lei crede che se l’estradizione alla fine non sarà concessa, ci sarebbero delle rappresaglie dell’Italia verso il Brasile?
L’Italia non è mai stata abbastzanza forte per collocarsi fra i paesi più ricchi del mondo. Se ci sta è per via della Nato e della mafia, che impingua le casse delle banche del mondo. L’Italia è sempre stata un bluff. E’ l’Italia che ha bisogno del Brasile. Quello che i media dicono sono menzogne. In Italia c’è molta gente che mi difende. Se io ci tornassi, ci sarebbero dei casini, e Berlusconi lo sa.
Quali sono i suoi sentimenti oggi verso l’Italia?
Ormai non è più il mio paese. Io mi sono formato come cittadino del mondo. Quando abbandonai l’Italia, ero ancora molto giovane. Quindi questa storia della patria non la sento. Non è che ci sia arrivato intellettualmente, per il fatto di essere un anarco-comunista. Ci sono arrivato attraverso la vita stessa, per il modo in cui ho vissuto, per scelta e anche per dovere. Per me, questa storia della patria non ha senso.
Chi sono i suoi nemici in Italia?
I miei nemici sono quelli che vogliono nascondere gli anni di piombo. I media fanno di tutto per cancellare il contesto storico. Governo e opposizione sono gli stessi degli anni di piombo: Democrazia cristiana e Partito comunista italiano. Il Pci era il partito più stalinista ma non aveva il controllo del potere. Loro furono i più crudeli con noi. Torturatori. E oggi sarebbero l’opposizione a Berlusconi. In realtà non esiste opposizione, il Pci non ha alcun programma politico. Quando Berlusconi, che sappiamo bene chi è, dice che l’opposizione vuole vincere le elezioni con un golpe giudiziario, dice la verità. Come è già accaduto una volta. Ci sono riusciti, fra i due mandati di Berlusconi, attraverso un golpe. Perché la magistratura era controllata dal Pci, il Pci controllava i magistrati italiani. Negli anni di piombo i magistrati migliori erano del Pci e hanno continuato ad esserlo, alcuni di loro perfino candidandosi. Durante la dittatura loro organizzavano e assistevano alle sessioni di tortura. Torturavano il movimento rivoluzionario, dalle Brigate rosse fino all’Autonomia e ai Pac. Uno di loro era Armando Spataro, che non era iscritto ma era in relazione con il Pci. Lui era il torturatore di Milano. Amnesty international ha una documentazione al proposito. E lui è il procuratore che oggi mi perseguita. Lui è procuratore di Milano ed è ancora il procuratore europeo-italiano sul terrorismo
E qual è il suo rapporto con il Brasile?
Se esiste un angolo di patriottismo, quello sarebbe il Brasile. Può sembrare un po’ opportunista, ma sono arrivato qui, non conoscevo nessuno e si è formato un movimento a mio favore. Questo scalda molto il cuore.
Chi ha cercato quando è arrivato?
Quando arrivai c’erano già molte mie foto da ogni parte. Sapevo di essere sorvegliato e quindi non ho preso contatto con gli italiani rifugiati qui, né con nessun movimento. Volevo preservare loro e me. Ma io non riesco a star lontano dai problemi, salivo ogni giorno nelle favelas (di Rio de Janeiro). Mi sedevo a un banchetto, mi facevo una birra e la proprietaria del banchetto aveva un figlio in carcere. Lei era analfabeta e mi chiedeva di leggerle le lettere del figlio e di rispondergli. E così io frequentavo tre favelas e avevo eccellenti rapporti con tutti.
Quali favelas?
Santa Marta, Tabajara e Cantagalo. A Cantagalo e Pavão, Pavãozinho. Sono diventato lo scrivano delle favelas. Ho sempre fatto lo stesso lavoro. In Francia avevo il permesso del Ministero di polizia e del Ministero degli interni per fare lavori di scrittura. Per me è stato una cosa naturale e tutte le auto della polizia mi conoscevano perché in qualsiasi favela di Rio c’è un’auto della polizia all’entrata. «Ecco il gringo», dicevano. Salivo nella favela per potermi sentire vivo.
Ma quando lei è arrivato, da chi è stato appoggiato?
Da molta gente, del Pt e anche del Psdb (Partito socialdemocratico, centro-destra in Brasile). Quando sono stato arrestato, Fernando Gabeira (ex-guerrigliero passato ai verdi) è venuto a incontrarmi con alcuni deputati del Psdb. Chiaro che non sapevano molto bene quel che stava succedendo e dopo si sono allontanati, anche Gabeira. Lui mi accolse in Brasile, mi aiutò. Ma non come un soggetto politico pensante bensì come un prigioniero degli anni ’70 che riteneva non rappresentasse alcun pericolo per nessuno, perché già c’erano altri italiani qui nella stessa condizione. Quando si rese conto di chi ero io, o meglio, di quella che i media avevano fatto di me, lui prese le distanze.
Come si definisce politicamente?
Sono un anarco-comunista da sempre, che considera finito il leninismo. Ma sono per un anarchismo organizzato, un anarco-marxista, perché esiste un altro nucleo forte dell’anarchismo che è individualista.
E come vede il socialismo nel mondo di oggi?
Sono convinto che si stiano creando le condizioni per il socialismo. La socialdemocrazia, nel nord d’Europa, con le sue politiche di welfare, ha conseguito dei risultati. Ma sta cadendo perché il blocco guidato dagli Stati uniti, quello del liberismo selvaggio che non si cura affatto della sicurezza sociale, è un concorrete molto difficile, crudele.
Il Venezuela sta facendo il meglio che si può. Non è andato molto avanti perché il paese non l’ha permesso. Era quasi allo stato feudale. Non si può pensare che cambiando di presidente un paese cambi dalla sera alla mattina. E Cuba, se non fosse per l’embargo, potrebbe essere la miglior democrazia del mondo.
Qual è la sua opinione sulla lotta armata?
Fu lo stato a spingerci alla lotta armata, perché solo così avrebbe potuto sconfiggere il fortissimo movimento culturale che c’era. Il movimento rivoluzionario italiano arrivò a contare più di un milione di persone. Ma cademmo nella trappola e finimmo per fare il gioco del potere. Io non posso dire che la lotta armata non è utilizzabile nel mondo intero, ma posso dire che non lo è più nel mondo che io conosco. Credo che la rivoluzione sia eliminare le classi, però ormai non passa attraverso le armi ma attraverso la cultura e l’istruzione.
Quando uscirà di prigione che intende fare?
Non so fare altro se non scrivere e lavorare con la collettività. Voglio fare lavoro sociale a partire dalla scrittura. Forse non ho diritto a fare politica, ma farò cultura.
Vede dei rischi se la lasceranno andare?
Ci sono minacce scritte di agenti carcerari contro di me. Se mi dovesse succedere qualcosa, Berluscono dovrà risponderne.
©Brasil de fato/il manifesto

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Ma è difficile che Dilma smentisca Lula da Silva
L’intervista a Cesare Battisti qui sopra esce oggi nelle edicole brasiliane su «Brasil de fato», il settimanale dei movimenti popolari e in particolare dell’Mst, i Senza Terra di João Pedro Stedile (che ringraziamo per averci consentito di pubblicarla in contemporanea sul «manifesto»). L’ex-presidente Lula il 31 dicembre, ultimo giorno del suo mandato prima dell’insediamento della ex-guerrigliera Dilma Rousseff, ha rifiutato la richiesta di estradizione in Italia dove deve scontare l’ergastolo per reati di terrorismo commessi nella decade del ’70, gli anni di piombo. All’ex-militante dei Proletari armati per il comunismo, rifugiato prima in Francia e poi in Brasile dove fu arrestato nel 2007, l’ex-ministro della giustizia di Lula, Tarso Genro, concesse nel gennaio 2009 lo status di rifugiato politico scatenando un pandemonio in Italia. Nel novembre 2009 il Supremo tribunale federale annullò la decisione e rimise l’ultima parola a Lula. Ma il nuovo presidente del Stf, Cezar Peluso (relatore contro lo status di rifugiato politico nel 2009) ha respinto la richiesta di scarcerazione e ha in pratica riaperto il caso, dopo le reazioni italiane (una nuova lettera del presidente Napolitano a Dilma e le ridicole minacce del ministro della difesa La Russa). Il Stf riprenderà i lavori ai primi di febbraio (dovrà verificare se è stato rispettato il trattato bilaterale di estradizione) e potrebbe rimandare la patata bollente a Dilma. Che però difficilmente smentirà la decisione presa da Lula, il suo sponsor a cui deve la presidenza, e ribadita di recente del nuovo ministro della giustizia Cardozo, uomo molto vicino a Genro. Nei giorni scorsi autorevoli giornali di destra come la «Folha» e l’«Estado» di San Paolo, hanno scritto che la maggioranza dei 9 giudici del Stf è contraria a riaprire il caso. (m.m.)

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