bombardamenti in Siria – Micciacorta https://www.micciacorta.it Sito dedicato a chi aveva vent'anni nel '77. E che ora ne ha diciotto Sat, 21 Apr 2018 07:46:39 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.4.15 No War, manifestazione a Sigonella sabato 21 aprile https://www.micciacorta.it/2018/04/24402/ https://www.micciacorta.it/2018/04/24402/#respond Sat, 21 Apr 2018 07:46:39 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=24402 a fianco del popolo siriano che resiste e di tutti i popoli soggetti ad aggressione e costretti a vivere in uno stato di guerra permanente, sabato 21 aprile una giornata di mobilitazione nazionale contro la guerra

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Il recente attacco alla Siria delle forze armate di  Francia, Usa e Gran Bretagna  sta facendo degenerare un conflitto, già esplosivo,  in Siria ed in tutto il Medioriente. Da mesi  il sultano di Turchia, Erdogan, bombarda il Kurdistan siriano, Rojava (da dove è partita l’eroica Resistenza che ha sconfitto i terroristi dell’ISIS), nell’indifferenza/ complicità delle diplomazie internazionali ed in più viene lautamente finanziato dai governi europei (6 miliardi di euro!) per detenere i profughi siriani e curdi. In Italia si accolgono sanguinari dittatori e si respingono i migranti che fuggono da conflitti causati dalle potenze occidentali, dalle petromonarchie arabe e dallo stato sionista d’Israele; per completare questa tragica situazione si criminalizzano le Ong  umanitarie e si sequestrano le loro navi- Iuventa nel porto di Trapani ed Open Arms nel porto di Pozzallo- malgrado abbiano salvato la vita a decine di migliaia di donne, uomini e bambini La Sicilia, anche in questa guerra ha un ruolo centrale (come fu per la guerra in Libia nel 2011), a partire da Sigonella, dove stazionano e decollano i pattugliatori Poseidon, i giganteschi droni-spia Global Hawk, i micidiali droni armati di missili Predator; inoltre dal 24 aprile al 25 maggio l’aeroporto di Fontanarossa subirà limitazioni dei voli per dare priorità agli interventi di morte degli esportatori di democrazie con le loro bombe intelligenti. La nostra isola in questi giorni è diventata il principale avamposto di questa infame guerra, dal porto nucleare  di Augusta all’aeroporto di  Pantelleria, dai radar di  Lampedusa a Niscemi; proprio dalla base Usa di Niscemi s’inaugura l’operatività delle parabole  Muos, mentre continua la micidiale funzione della gigantesca antenna NRTF, a bassa frequenza LF,  che orienta i sottomarini nucleari Usa. Dalla prima di guerra in Iraq nel ’91 i governi in Italia, per giustificare le loro scellerate politiche neoimperialiste  hanno accusato chi è sceso in piazza contro la guerra  di essere al servizio del dittatore di turno da eliminare: Saddam Hussein, i talebani, Gheddafi…Hassad; così si continua a calpestare impunemente la Costituzione (art. 11 “L’Italia ripudia la guerra…”). Quando i nostri governanti ed i media al loro servizio ci parlano della difesa della “nostra” civiltà, della “nostra” democrazia per chiederci il consenso alle loro politiche imperialiste, essi intendono la difesa dei profitti  del complesso militare-industriale  (le spese militari quest’anno arriveranno a 25 miliardi di euro, mentre subiamo sanguinosi tagli alle spese sociali: scuola, sanità, pensioni) A 35 anni dalla grande stagione di lotta contro gli euromissili a Comiso ed a 5 anni dalle mobilitazioni popolari NoMuos dobbiamo riprendere in mano il nostro destino opponendoci a quest’ennesimo crimine contro l’umanità . Sabato 21 aprile ore 15 manifestazione a Sigonella No al Muos, No alla guerra via le basi Usa dalla nostra terra La Sicilia sarà più bella senza il Muos, i droni e Sigonella Comitato di base NoMuos/NoSigonella

APPELLO  CONTRO LA GUERRA

La guerra è iniziata. I fascismi imperversano. Le minacce di queste ultime settimane da parte di Usa, Francia e Gran Bretagna contro la Siria si sono trasformate in realtà con un attacco missilistico notturno a Damasco e ad altre cittadine. La Siria rimane un terreno di scontro interimperialistico di cui fanno le spese soprattutto i civili. Come già con l’Iraq e la Libia, si cercano pretesti per azionare il grilletto; stavolta si è trattato di un presunto uso di armi chimiche da parte del governo di Assad. I governi di USA, Francia e Gran Bretagna però non vengono minimamente scossi di fronte ai continui e reali massacri operati dai loro alleati: quello dei palestinesi da parte dell’esercito israeliano; quello dei curdi ad Afrin, da parte della Turchia di Erdogan in complicità con Isis, quello del popolo yemenita da parte dell’Arabia Saudita. L’Italia ancora un volta adotta un falso neutralismo che nasconde il suo essere schierata dalla parte delle politiche di guerra statunitensi e di essere esportatrice di ordigni che uccidono da anni popolazioni della regione mediorentale. Qui la tensione continua a restare altissima, con Usa e Giordania adesso impegnati nell’esercitazione militare (terrestre e aeronavale) denominata “Eager Lion”: la più grande prova di guerra in Medioriente che per due settimane schiera circa 7000 militari lungo i confini giordani affacciati sulla Siria. Anche in questo caso, l’Italia non fa mancare il suo appoggio: una delle navi statunitensi partecipanti all’esercitazione, la Uss New York, il 12 aprile è infatti partita dal porto di Augusta carica di truppe ed elicotteri d’assalto. Tra gli scenari simulati durante il war game c’è anche un attacco chimico: chiara allusione ai crimini contro i civili di cui è accusato il regime di Assad. Quella che si sta giocando in Siria è una questione di vitale importanza per la sopravvivenza delle politiche imperialiste di tanti stati, non esclusa l’Italia che, per non restare fuori dall’eventuale spartizione, mette a disposizione il suo territorio. Con Aviano (da dove sono decollati gli F-16 Usa schierati nel Mediterraneo), Sigonella (capitale dei droni), il porto nucleare di Augusta e le basi MUOS e NRTF di Niscemi, centrali nella gestione delle informazioni militari, l’Italia si conferma ancora una volta la portaerei degli Stati Uniti nel cuore del Mediterraneo. In questo scontro fra potenze imperialiste, dove Russia e Usa hanno un ruolo di primaria importanza, in gioco c’è la ripartizione e l’allargamento delle sfere di influenza in Medioriente, l’eliminazione dei concorrenti, il tentativo di sottrarre terreno al nemico, la sopravvivenza dell’economia capitalistica di queste potenze, la fine di ogni tentativo di autodeterminazione popolare. Noi siamo a fianco del popolo siriano che resiste e di tutti i popoli soggetti ad aggressione e costretti a vivere in uno stato di guerra permanente. Non saranno le politiche imperialiste e le loro guerre a determinare l’uscita dalla crisi. Per noi soltanto l’uscita da questo sistema economico che ci sfrutta e che per reggersi deve sostenere la guerra (le spese militari aumentano nel 2018 a 68 milioni di euro al giorno mentre diminuiscono notevolmente i finanziamenti alla spesa sociale), ci potrà dare un futuro diverso. Un futuro di pace e solidarietà tra i popoli che passa attraverso la piena smilitarizzazione della Sicilia e del Mediterraneo. Stop ai bombardamenti in Siria e ovunque! Pace, giustizia e autodeterminazione per i popoli ribelli! Denunciando la complicità diretta di due ditte, a radicamento nazionale, nella costruzione delle basi di Sigonella e del MUOS, rispettivamente Cmc e Gemmo impianti, proponiamo per sabato 21 aprile una giornata di mobilitazione nazionale contro la guerra.

No Muos In Sicilia:

  • Sabato 21 Aprilemanifestazione davanti ai cancelli di Sigonella, ore 15.00
  • Martedì 8 maggio manifestazione a Catania per la Palestina contro la partenza del giro d’Italia da Israele
  • Sabato 19 maggio corteo No Muos a Ragusa, Concentramento ore 15 piazza Stazione
  • Sabato 30 giugno corteo No Muos a Caltagirone, Concentramento ore 15 davanti al Tribunale
  • 2-5 agosto Campeggio e manifestazione nazionale, c.da Ulmo, Niscemi
FONTE:  Comitato di base NoMuos/NoSigonella, IL MANIFESTO

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Disinformazione. Non serve più nemmeno la «pistola fumante» https://www.micciacorta.it/2018/04/disinformazione-non-serve-piu-nemmeno-la-pistola-fumante/ https://www.micciacorta.it/2018/04/disinformazione-non-serve-piu-nemmeno-la-pistola-fumante/#respond Sun, 15 Apr 2018 07:50:34 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=24365 La disinformazione serve anche a disorientare l’opinione pubblica che difficilmente riesce a leggere il contesto siriano e soprattutto a reagire sia al presunto uso di gas che ai bombardamenti

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In guerra. Nell’era della post-verità, ma sarebbe meglio dire della disinformazione, non servono prove Per scatenare una guerra non serve più nemmeno la «pistola fumante» dei tempi di Bush. Ricordate la sceneggiata di Colin Powell con le fialette di antrace , per convincere il Consiglio di sicurezza dell’Onu ad avallare la guerra contro Saddam Hussein. Una guerra basata su una «fake news», come ce ne sono state molte nella storia, poco importa se si è distrutto un paese che non aveva le armi di distruzione di massa. Quindici anni dopo chi se lo ricorda? La disinformazione serve anche a disorientare l’opinione pubblica che difficilmente riesce a leggere il contesto siriano e soprattutto a reagire sia al presunto uso di gas che ai bombardamenti. Nell’era della post-verità, ma sarebbe meglio dire della disinformazione, non servono prove. Basta un’«autocertificazione» di Macron o di Trump: «Abbiamo le prove» che Damasco ha usato i gas a Duma e lanciano i missili. Damasco ha superato quella che Obama aveva definito la «linea rossa» (l’uso di armi chimiche). E proprio nel giorno in cui gli esperti dell’Opac (Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche) dovevano iniziare le loro indagini per verificare l’uso o meno dei gas, scatta l’intervento occidentale preventivo. Non servono le prove, soprattutto se rischiano di non assecondare la follia di Trump e dei suoi seguaci. Per ora, si dice, si è trattato di un atto dimostrativo, forse un test per verificare la reazione di Mosca (informata preventivamente). Vista l’efficienza dimostrata dai sistemi antimissilistici siriani (informati dai russi), che avrebbero abbattuto la maggior parte dei 110 missili lanciati, non sarà il caso di sottoporli a una prova più pesante? Il rischio di un’escalation non è da escludere. Del resto Trump sta cercando il modo meno «disonorevole» per uscire da una guerra che ha perso: Assad è ancora al potere e, anzi, ieri dopo l’attacco la popolazione nelle piazze di Damasco ha inneggiato ad Assad. I curdi siriani, aiutati dagli Usa per sconfiggere l’Isis, sono stati abbandonati sotto le bombe del sultano Erdogan. Tra gli obiettivi attaccati dall’operazione unilaterale di Trump (Macron e May), secondo la Cnn, che cita fonti della difesa Usa, vi sarebbero anche due siti di stoccaggio di armi chimiche nell’area di Homs. O i siti erano vuoti (gli stessi americani nel 2014 avevano annunciato che i siriani avevano consegnato tutte le armi chimiche) oppure si tratta di un gesto folle che avrebbe potuto provocare la dispersione nell’ambiente delle famigerate armi con conseguenze letali sulla popolazione. Ma forse per gli Usa non è così importante: in Iraq, nel 2003, l’avanzata americana aveva fatto fuggire i guardiani che controllavano i depositi di Yellow cake, poi saccheggiati dalla popolazione che, ritenendolo un fertilizzante, lo aveva utilizzato provocando l’inquinamento delle acque e dei terreni. Ora si aspetteranno i risultati dell’indagine condotta dagli esperti dell’Opac? E i risultati saranno chiari e definitivi? Ma anche se troveranno tracce di gas, chi li avrà usati? Il pensiero torna all’Iraq quando il rapporto presentato dagli ispettori dell’Unmovic (Blix) e dell’Aiea (el Baradei) al Consiglio di sicurezza dell’Onu il 14 febbraio 2003 (il giorno dopo lo show di Powell) non interessava a nessuno. Anzi, «ho avuto l’impressione, subito prima che prendessero la decisione di dare il via all’attacco, che il nostro lavoro li irritasse», aveva detto Hans Blix in una intervista al giornale tedesco Welt am Sonntag. C’è da supporre che anche l’indagine dell’Opac, qualsiasi siano le conclusioni, non scalfirà le convinzioni di Trump, Macron e May, che con questo attacco militare possono distrarre l’opinione pubblica dai problemi interni. Merkel e Gentiloni non hanno partecipato ma hanno approvato «l’azione necessaria» senza chiedere prove. Con questa nuova battuta militare si rafforza l’asse britannico-americano, indispensabile dopo la Brexit, ma Trump è riuscito anche a riallineare il leader turco Erdogan, che ha approvato l’azione, dopo le sue intemperanze che avevano portato un paese della Nato (la Turchia) a trattare con la Russia e l’Iran. Il presidente Usa ha anche rassicurato Israele proprio mentre continua il massacro dei palestinesi. Trump sta scherzando con il fuoco e forse non ha tenuto conto che sul terreno siriano oltre alla Russia c’è anche l’Iran. FONTE: Giuliana Sgrena, IL MANIFESTO Photo: Alisdare Hickson , Anti-war protest in London, via Flickr.com, Attribution-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-SA 2.0)

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