buona scuola – Micciacorta https://www.micciacorta.it Sito dedicato a chi aveva vent'anni nel '77. E che ora ne ha diciotto Thu, 08 Mar 2018 09:58:09 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.4.15 Anonymous attacca e buca il Ministero dell’istruzione https://www.micciacorta.it/2018/03/anonymous-attacca-buca-ministero-dellistruzione/ https://www.micciacorta.it/2018/03/anonymous-attacca-buca-ministero-dellistruzione/#respond Thu, 08 Mar 2018 09:58:09 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=24242 La costola italiana del collettivo di hacker attivisti se la prende con il Miur. O meglio, con l’alternanza scuola lavoro prevista dalla Buona Scuola

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Anonymous buca siti e database del Ministero della Pubblica Istruzione: 20mila email e password adesso vanno a spasso nel cyberspace. A come Anonymous dunque: il collettivo di hacker attivisti, o meglio, una loro costola italiana, questa volta se la prende con il Ministero dell’Istruzione e più esattamente contro l’alternanza scuola lavoro prevista dalla riforma dell’istruzione. Per protestare contro il progetto che considerano occasione di sfruttamento degli studenti hanno deciso di rendere pubblici nomi, email, password di un pezzo consistente della Scuola: circa 20mila indirizzi di posta elettronica e gli accessi di amministrazione a siti e database scolastici. Il collettivo che dà notizia dell’accaduto, Lulzsec Italia, rivolgendosi alla Ministra della scuola dichiarano: “Salve Ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, le diamo il benvenuto nell’arena. Siamo qui oggi per parlare di un tema delicato che ha fatto discutere molto, ovvero l’alternanza scuola lavoro… di studenti di un liceo scientifico che iniziano a conoscere il mondo del lavoro a partire da una catena di cancro come McDonald’s… studenti che alla fine vengono anche sfruttati solo per il vostro interesse nell’avere manodopera giovane e gratuita. Siete solo aguzzini…” Ma nel comunicato lamenta anche il cattivo funzionamento della scuola “per le infrastrutture inadeguate o fatiscenti, gli insegnanti ignoranti e negligenti e per tutta la farsa di studiare materie improntate non alla logica ma al puro nozionismo”. E conclude: “Ma tanto alla Sig.ra Fedeli & Company, cosa interessa? Lei e la sua ciurma a fine mese hanno sempre lo stipendio in banca (chissà per quanto), lasciando fare quella misera esperienza lavorativa agli studenti.” Ma l’affondo riguarda l’inesperienza nel campo della sicurezza informatica che gli hacker attivisti considerano “un vero insulto verso tale ARTE, dato che avete dimostrato di non riuscire a gestire nemmeno un semplice sito.” Sono 52 i database hackerati, 1048 le email scolastiche che finiscono con “@istruzione.it”, 355 dal forum Indire, fino a quelle degli amministratori dei siti wordpress e circa 7000 indirizzi privati di insegnanti. Per finire con 12.819 email dai Licei Morandi di Finale Emilia, del Fermi di Bologna, del San Vitale di Parma, l’Istituto Comprensivo di San Giovanni in Persiceto, fino all’alberghiero di Riccione. Oltre al fatto che si tratta di email di professori e dirigenti scolastici di scuole di diverso grado, sia pubbliche che private, cattoliche, quello che balza agli occhi è che gli indirizzi riguardano soprattutto l’area dell’Emilia Romagna. Ci sono anche i 190 nomi e password dei referenti universitari del Miur di tutto il territorio nazionale. Se si è in possesso delle credenziali di un professore, ottenuto il Pin di accesso ci si può facilmente spacciare per lui e modificare in maniera illegittima i Registri On Line dove i professori comunicano direttamente con le famiglie degli studenti. Lo scenario più semplice da ipotizzare è che uno studente, grazie a tali credenziali, possa andare sul registro digitale e cancellare le note ricevute. Però se la password dell’email è la prima barriera di difesa da incursioni di criminali e sabotatori cibernetici adesso che sono disponibili in chiaro a migliaia di utenti della rete, studenti arrabbiati, e attivisti, un po’ c’è da preoccuparsi, anche per la pessima abitudine a usare la stessa email e password per registrarsi e usare servizi “privati”, dai social network al conto bancario. Più preoccupante potrebbe tuttavia essere la violazione del database delle donazioni alla scuola che ha un nome abbastanza esplicito: PRE_WEB_CINQUEPERMILLE_2_0. Attenzione, professori. FONTE: Arturo Di Corinto, IL MANIFESTO

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Alternanza scuola-lavoro, si ribella una generazione: «No allo sfruttamento» https://www.micciacorta.it/2017/10/alternanza-scuola-lavoro-si-ribella-generazione-no-allo-sfruttamento/ https://www.micciacorta.it/2017/10/alternanza-scuola-lavoro-si-ribella-generazione-no-allo-sfruttamento/#respond Sat, 14 Oct 2017 08:41:54 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=23812 Cortei in settanta città contro l’educazione alla precarietà di 1,5 milioni di studenti. Dalla leva obbligatoria al precariato obbligatorio

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C’è il ragazzo romano di 17 anni obbligato «a pulire i tavoli e bagni da Mc Donalds», mentre studia al liceo. E poi il racconto dei ragazzi napoletani di un istituto tecnico, indirizzo di biotecnologie ambientali. Loro sono finiti in un prosciuttificio e in un agriturismo dove hanno lavorato i prosciutti, zappato e operato in una serra. UNA RAGAZZA ha raccontato la sua esperienza di commessa in un negozio di scarpe in periferia a Roma. Lei, in realtà, fa il liceo: «Se mi avessero mandato in centro, almeno avrei parlato con i turisti in inglese o francese», dice sconsolata. Attività non connesse con i piani di studio, centinaia di ore sprecate in attività che, probabilmente, non avranno seguito. «TEMPO INUTILE»: è la sintesi, efficace, degli studenti del sistema di «alternanza scuola-lavoro» inventato e reso obbligatorio dalla «Buona Scuola» di Renzi per 1,5 milioni di studenti delle scuole superiori. Ragazzi vincolati ad andare fino in fondo perché la relazione sul loro «tirocinio non professionalizzante» influirà sul voto dell’esame di maturità. Un sistema «unico in Europa» rivendica il ministero dell’Istruzione sul sito dedicato. Parere molto diverso, invece, è quello degli studenti che ieri hanno manifestato contro questa «unicità» in settanta città, nel primo sciopero dell’autunno. DA ROMA A PALERMO, da Genova a Bari è stato ribadito che «Non siamo i vostri schiavi», lo slogan più gettonato. E poi: «Lavare i piatti non è formazione», così come non lo è «fare le fotocopie in una multinazionale». «Esperienza che così come sono fatte di formativo non hanno nulla». «Non siamo merce». E ancora: «Il lavoro dev’essere pagato, lo studente non deve essere sfruttato». Più che all’alternanza scuola-lavoro, abbiamo letto su un enorme striscione rosso a Roma che gli studenti vogliono «salari e diritti in alternanza». È tornata a fare capolino tra cortei nutriti (10 mila ragazzi in piazza in Puglia) una sensibilità forte e comune è stata scritta sui cartelli e sugli striscioni, urlata in slogan che hanno evocato il ritorno di una «generazione ribelle», la necessità di un «contrattacco» dopo anni di arretramento provocato dalle «riforme» come quella sulla scuola, o il Jobs Act. A MILANO ci sono stati lanci di uova e fumogeni contro alcune sedi delle aziende che hanno firmato i protocolli di «alternanza scuola-lavoro» con il Ministero dell’Istruzione: Mc Donald’s, Zara e Edison, in particolare. A Palermo un sit-in di un gruppo di studenti, non autorizzato, ha creato tensioni con la polizia. Un livello di dissenso simbolico che tuttavia è stato stigmatizzato dalla ministra dell’Istruzione Fedeli come «vandalismo». L’ormai scarsa abitudine al conflitto, e ai suoi linguaggi, porta in questo paese a declinare profonde ragioni politiche, sociali ed esistenziali profonde nei termini del «decoro» urbano. A BOLOGNA è stata presa di mira la multinazionale olandese Randstad che si occupa di selezione e formazione del personale per Fico, la Disneyland del cibo di prossima apertura. A rivendicare il blitz, «Cseno-Collettivo studentesco Senza Nome» e Link-studenti indipendenti: «Per la Fedeli è FICO sfruttare gli studenti». Sono stati attaccati poster che rappresentavano «le figure che più vogliono gli studenti inseriti nel precariato: Renzi, Farinetti e la ministra Fedeli». A Bologna Fico recluterà 20 mila ragazzi in «alternanza». DALLA LEVA OBBLIGATORIA al precariato obbligatorio. Ieri come oggi i giovani sono l’oggetto di una sperimentazione. L’«alternanza» – abbreviata con l’acronimo di «Asl» – non è un tirocinio a un lavoro specifico, con precise competenze. Al contrario insegna a essere disponibili a un lavoro qualsiasi, non a trovare la propria libertà anche attraverso un lavoro. La terza generazione del precariato (dopo quella del «pacchetto Treu del centro-sinistra anni Novanta e quella dei governi Berlusconi) oggi deve abituarsi al lavoro gratuito e affrontare, sin da piccoli, il rischio di restare vittima di abusi e violenze, fisiche e psicologiche in quel mondo più grande che chiamano «lavoro». ***Che cos’è l’alternanza scuola-lavoro L’alternanza scuola-lavoro, obbligatoria per tutti gli studenti dell’ultimo triennio delle scuole superiori, è una delle innovazioni della legge 107 del 2015 (La Buona Scuola). Prevede che gli studenti (1,5 milioni quelli coinvolti) passino del tempo fuori da scuola (200 ore per i licei, 400 ore per tutti gli altri istituti) da dedicare al lavoro in enti o imprese (per ora sono 200mila compresi associazioni sportive e di volontariato, enti culturali, istituzioni e ordini professionali). Il progetto è finanziato con 100 milioni l’anno più altri 140 milioni stanziati con il Programma operativo nazionale scuola. FONTE: Roberto Ciccarelli, IL MANIFESTO

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No Renzi day. La spinta sociale del No al referendum https://www.micciacorta.it/2016/10/22591/ https://www.micciacorta.it/2016/10/22591/#respond Sun, 23 Oct 2016 08:13:07 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=22591 No Renzi Day. A Roma in migliaia hanno partecipato al primo corteo del «No sociale» al voto del 4 dicembre. Il «No» può vincere con l’opposizione al Jobs Act, alla «Buona Scuola» e ai bonus di Renzi

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Nella campagna referendaria per il voto sulla riforma costituzionale del 4 dicembre la manifestazione del «No Renzi Day» che si è tenuta a Roma,all’indomani della sciopero generale dei sindacati di base, ha aperto un nuovo capitolo. I 40 mila che hanno sfilato, secondo gli organizzatori, da piazza San Giovanni a Campo de’ Fiori hanno voluto dimostrare che la consultazione referendaria non è solo uno scontro nel Pd, tra la minoranza della «ditta» di Bersani, il battitore libero D’Alema e la maggioranza del «rottamatore» Renzi. L’obiettivo del corteo era rappresentare l’esistenza di un popolo del «No sociale», in carne ed ossa, che si muove in un campo politico più largo a sinistra e fuori dal «centro-sinistra» di vecchio o futuribile conio. Un «No sociale» che si aggiunge a quello basato sui contenuti costituzionali della contesa e si basa sull’opposizione al Jobs Act, alla «Buona Scuola» o alle politiche dei bonus con le quali il governo Renzi ha supplito all’incapacità di riformare il Welfare o rilanciare la domanda interna. A questa idea si ispirerà un’altra manifestazione convocata il 27 novembre dai movimenti sociali a Roma: «C’è chi dice No». Una prospettiva evocata anche dagli studenti che hanno manifestato il 7 ottobre scorso contro la «Buona Scuola». Ogni corteo ha la sua scenografia che va interpretata. Quello di ieri era composta da spezzoni rappresentativi di vertenze lavorative, ad esempio la Natuzzi, o di posizioni politiche. In coda c’erano i partiti della sinistra, da Rifondazione al partito comunista dei lavoratori e altre sigle che si richiamano al comunismo. La maggioranza dei manifestanti era composta dagli iscritti all’Usb, con sfoggio di bandiere e striscioni dei settori pubblici e privati. C’erano i movimenti sociali e sindacati (la casa con Asia-Cub), i Sans Papiers e rifugiati (Cispm), ad esempio. Centinaia di migranti – lavoratori, rifugiati – hanno sfilato per ore con cartelli sulla libertà di movimento e i diritti fondamentali, dietro uno striscione con lo slogan «Schiavi Mai» e parole di condanna contro tutte le forme di precarietà, dai voucher al lavoro nero. Sullo striscione dei rifugiati somali, la richiesta del permesso di soggiorno era accompagnata da quella al welfare e al lavoro. Una rappresentazione efficace di quello che gli organizzatori del «No sociale» intendono per «socializzazione» della consultazione referendaria. Alla testa del corteo, aperto dallo striscione «No alla controriforma, no al governo Renzi», è stato ripetuto instancabilmente il nome di Abd Elsalam, l’operaio e delegato sindacale Usb ucciso da un tir durante una manifestazione sindacale a Piacenza il 14 settembre scorso. Piazza San Giovanni è stata ribattezzata alla sua memoria, per le 36 ore dell’«acampada». Un’enorme striscione è rimasto appeso a un lampione, sopra i gazebo dove si sono svolti i dibattiti sul referendum costituzionale, sul lavoro autonomo e un’assemblea con i lavoratori della logistica. «Il suo nome significa “servitore della pace” – è stato detto dal camion in testa al corteo – Abd Elsalam è stato ucciso mentre lottava per i diritti del lavoro degli altri». Una storia, tragica ed esemplare del cambiamento in atto dei valori e della composizione sociale, e nazionale, della forza lavoro, anche nel settore della logistica. L’impegno del coordinamento per il «No sociale» è portare la critica della riforma costituzionale nei luoghi di lavoro. Per loro il «No» può vincere se esiste una comprensione larga e popolare delle sue ragioni. La sfida è difficile. A disposizione di Renzi ci sono media e Tv per creare il consenso. La strategia del «No sociale» è al momento incoraggiata dai sondaggi, come quello dell’Ipsos, che ha registrato negli ultimi giorni un distacco di 8 punti percentuali dal «Sì». La strada è lunga e la si vuole percorrere «dal basso». Una strategia che venerdì scorso ha permesso ai sindacati di base (Usb, Adl e Si Cobas, Unicobas e Usi, Cub trasporti Lazio) di mobilitare 1,3 milioni di lavoratori che hanno aderito al loro sciopero generale. SEGUI SUL MANIFESTO

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Centomila No contro la «buona scuola» di Renzi https://www.micciacorta.it/2016/10/22520/ https://www.micciacorta.it/2016/10/22520/#comments Sat, 08 Oct 2016 09:14:55 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=22520 Studenti. Manifestazioni in 70 città per il «No» al referendum costituzionale

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Centomila studenti in 70 città per il «No» al referendum costituzionale. È l’inizio dell’autunno referendario che porterà all’armageddon voluto da Renzi del 4 dicembre. Per gli studenti il «No» è alla consultazione vale per tutte le altre riforme che hanno toccato la loro esistenza: «Buona Scuola» per cominciare. A Roma si sono autodefiniti «generazione ribelle», questo si è letto sullo striscione di apertura del corteo con un migliaio di partecipanti, nonostante la violenta pioggia che si è abbattuta sulla Capitale di buon mattino. Espressione di maniera a parte, la loro giornata di mobilitazione è stata un assaggio di quello che ci aspetta nelle prossime settimane. Sentimento diffuso tra le sigle nazionali, e autonome, che hanno organizzato la giornata è un’ostilità politica contro il governo e il Partito Democratico, specchio del segretario-premier. Da queste parti, la spersonalizzazione della riforma costituzionale proprio non funziona. Renzi «è» la riforma costituzionale, «è» la «Buona Scuola», «è» il Jobs Act. Udu e rete degli studenti medi, Rete della conoscenza, Uds e coordinamento universitario Link, Fronte della gioventù comunista e Studenti autorganizzati-StudAut, con varie sensibilità e posizionamenti, interpretano un sentimento diffuso. Ieri hanno cercato di dare un volto, e un corpo generale, al «No» fino ad oggi rappresentato televisivamente solo da grandi giuristi. Micro-episodi a parte – sui quali si è appuntata l’attenzione mainstream – come il lancio di uova alla sede del Pd nel quartiere San Salvario a Torino, o lo spintonamento del portone di un liceo fiorentino che ha provocato una reazione della polizia, la posizione è quella di uno slogan a Bologna: «Cacciamo il governo». È stata una prova generale per la prossima giornata: il 21-22 ottobre ci sarà lo sciopero generale dell’Usb con corteo a Roma a cui hanno aderito varie realtà di movimento. Il 29 ottobre Renzi ha convocato a Roma una manifestazione, la prima della campagna referendaria per il «Sì». Lo stesso giorno, e nella stessa città, si sta organizzando una «mobilitazione popolare». In rete gira un appello in cui i promotori dichiarano di volere organizzare «feste di quartiere, concerti, cortei nelle periferie, volantinaggi porta a porta, assemblee popolari». Così si vuole organizzare la campagna di controinformazione sulla «riforma» Renzi-Boschi. Sarà la prima di una serie di cortei e manifestazioni in cui è probabile che, da sinistra, si concentreranno i mille rivoli di un’opposizione rimasta in questi anni frammentata e identitaria. Forse questa è l’ultima possibilità per uscire dalla narrazione renziana basata sullo slang dei «gufi» o dei «troll» – tipica operazione di delegittimazione e bestializzazione dell’avversario – e dare un corpo a soggettività in ombra o divisa per categorie, tematiche e identità contrapposte. I contenuti, al momento ci sono tutti: l’opposizione alla riforma della scuola-quiz e alla sua impostazione neo-manageriale o al Jobs Act e alla voucherizzazione del lavoro e della inoccupazione. SEGUI SUL MANIFESTO

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Buona scuola di manganelli https://www.micciacorta.it/2015/11/buona-scuola-di-manganelli/ https://www.micciacorta.it/2015/11/buona-scuola-di-manganelli/#respond Sat, 14 Nov 2015 09:02:27 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=20852 Studenti. Caricati dalla polizia a Milano e Napoli nel giorno dello sciopero dei sindacati di base. Sangue sulla protesta contro la riforma del sistema scolastico

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spazi pubblici

Studenti. Caricati dalla polizia a Milano e Napoli nel giorno dello sciopero dei sindacati di base. Sangue sulla protesta contro la riforma del sistema scolastico di Renzi e Giannini. I sindacati, Rifondazione e Sinistra italiana condannano la repressione del governo. Il ministro degli Interni Alfano chiamato a risponderne in Parlamento Proteste contro la riforma della scuola macchiate di sangue. Quello degli studenti. Manganellate hanno colpito chi manifestava a Napoli e a Milano contro la riforma Renzi-Giannini definita “Buona Scuola”, mentre il corteo dei sindacati di base e degli studenti a Roma – tra sette e diecimila i manifestanti secondo gli organizzatori — è sfilato senza subire violenze. Studenti delle superiori a Torino hanno occupato un deposito Gtt in corso Tortona per protestare contro il caro abbonamenti ai mezzi pubblici e poi hanno proseguito fino al Campus Einaudi dove il corteo si è sciolto.
Le immagini riportano il momento in cui è stata bruciata una bandiera del Pd. A Milano, in una carica della polizia contro il corteo che ha deviato dal percorso prestabilito sono state ferite due persone, una studentessa appena maggiorenne e un docente 50enne. «Non ho lanciato nessuna provocazione all’indirizzo delle forze dell’ordine perché – ha detto il docente D. G. a Repubblica Tv — non è nella mia attitudine attaccare loro in prima persona, nemmeno a livello verbale. Sono arrivato a volto scoperto e quando il contatto è stato troppo ravvicinato sono partiti loro, senza nessun lancio di oggetti, senza che da parte del corteo fosse stata fatta alcuna provocazione. Sono partiti loro con i loro manganelli». Nel pomeriggio una ventina di studenti con docenti dei Cobas e della Cub scuola hanno manifestato all’ingresso dell’Accademia di Brera dove hanno esposto uno striscione di protesta in attesa dell’arrivo della ministra dell’Istruzione Stefania Giannini. Lo slogan: «contro gerarchie e scuole azienda resistiamo al buona scuola». «Su questo striscione – ha detto un manifestante — ci sono le macchie di sangue dei nostri compagni e degli insegnanti caricati dalla polizia. La polizia non ci fa entrare, le università così diventano caserme».
Testimonianze raccolte da Napoli descrivono quanto avvenuto tra il teatro San Carlo e l’ingresso di via Chiaia. I manifestanti, protetti da scudi di gommapiuma con la scritta «Jatevenne» intendevano raggiungere la sede di Confindustria in via Chiaia, seguendo un percorso diverso da quello verso Piazza dei Martiri. La carica è stata violenta. Due gli studenti fermati e identificati, quattro feriti. Sono giovanissimi, il più vecchio ha 22 anni, con ferite al capo, alla bocca, agli occhi. “Come si fa a parlare di «cariche di alleggerimento», quando il corteo visibilmente non aveva nessuno strumento atto a offendere? Siamo davvero curiosi di vedere almeno una foto che spieghi come siano possibili i quattro agenti contusi di cui parlano le forze dell’ordine – sostengono gli studenti napoletani — La verità è che è stato un pestaggio. Una studentessa è in osservazione in ospedale per trauma cranico dopo aver vomitato per le botte in testa. Qualcuno ci dica se Confindustria in Italia è fuori dalle dinamiche democratiche e non può essere contestata». Molti cartelli della manifestazione, ricordano gli studenti, erano contro il lavoro gratuito e contro la riforma della cosiddetta “alternanza scuola-lavoro».
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Napoli, contro la “Buona scuola”, 13 novembre 2015
Le violenze sono state condannate dalla sinistra: “Repressione intollerabile – ha detto Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista – La protesta è sacrosanta: il Pd vuole demolire la scuola pubblica». «Invece di far manganellare studenti e professori, Palazzo Chigi dovrebbe occuparsi dei problemi seri del Paese» sostiene Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana). La chiusura di ogni dialogo con la scuola produce tensioni, sostiene Stefano Fassina che chiede al ministro degli interni Alfano di riferire al parlamento. «Il no alla legge sulla scuola è stata la causa principale della mia uscita dal Pd ma bruciare bandiera Pd è fuori da Costituzione» riferendosi ai fatti di Torino. Solidarietà agli studenti dalla Cub, tra i sindacati che hanno indetto lo sciopero.
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Cariche a Napoli contro gli studenti, 13 novembre 2015
Piero Bernocchi dei Cobas sostiene che il 25% dei docenti e del personale Ata abbiano scioperato «dell’unico appuntamento di lotta possibile per impedire l’applicazione delle parti più deleterie della legge Giannini, contro l’esclusione di 100 mila precari dalle assunzioni e il vergognoso aumento medio di 8 euro lorde al mese nel rinnovo contrattuale». Bernocchi giudica «incredibile e inspiegabile la defezione dalla protesta di Cgil-Cisl-Uil, Snals e Gilda che a maggio hanno scioperato con noi e ci hanno seguito nel blocco degli scrutini. Si sono limitati a convocare una manifestazione del pubblico impiego a fine novembre senza sciopero dove la lotta della scuola svanisce e hanno inviato al governo e alla scuola un segnale di resa incondizionata».

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A Roma è stato rotto il divieto a manifestare nella città-vetrina per turisti e commercio https://www.micciacorta.it/2015/10/a-roma-e-stato-rotto-il-divieto-a-manifestare-nella-citta-vetrina-per-turisti-e-commercio/ https://www.micciacorta.it/2015/10/a-roma-e-stato-rotto-il-divieto-a-manifestare-nella-citta-vetrina-per-turisti-e-commercio/#respond Sat, 03 Oct 2015 07:10:45 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=20555 Movimenti. Al mattino e in serata due cortei di studenti e sinistre, sindacati, centri sociali hanno sfidato il clima pesante nella città dove regna l'ideologia del decoro

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ROMA. Il divieto a tenere mani­fe­sta­zioni nel cen­tro sto­rico di Roma nei giorni infra­set­ti­ma­nali, sta­bi­lito da un’ordinanza pre­fet­ti­zia, ieri è stato vio­lato. Al mat­tino, già scal­dato per lo scio­pero dei mezzi pub­blici indetto dall’Usb, se ne era avuto il segnale dal cor­teo degli stu­denti medi con­tro la «Buona scuola» e il «pre­side sce­riffo» isti­tuito dalla riforma di Renzi-Giannini. «Sarà il Far west!» hanno urlato gli stu­denti, con qual­che otti­mi­smo. In que­sto caso la loro cri­tica è con­tro lo stra­vol­gi­mento costi­tu­zio­nale pro­vo­cato dalla tra­sfor­ma­zione auto­ri­ta­ria della figura del diri­gente sco­la­stico. Par­tito dalla sta­zione Ostiense, il cor­teo è al mini­stero dell’Istruzione a Tra­ste­vere dove sono stati lan­ciati fumo­geni. Mani­fe­sta­zione anche a Cre­mona, Cosenza, Potenza, Pisa, Torino e Bolo­gna. L’agenda degli stu­denti com­pren­deva l’opposizione al Jobs Act, al «caro vita» e con­tro la gestione secu­ri­ta­ria delle migra­zioni in Europa. Il divieto a mani­fe­stare ha impe­dito un cor­teo per il diritto alla casa di recente. A quel punto è diven­tato una neces­sità supe­rarlo. Non è la prima volta che accade. Veti di que­sto tipo ci sono sin dal tempo di Ale­manno che ha cer­cato di rego­lare le mani­fe­sta­zioni pren­dendo accordi anche con i sin­da­cati con­fe­de­rali. Per il «Palazzo» è impor­tante dimo­strare di sapere garan­tire l’ordinario flusso dei com­merci nella «città vetrina». Gli inte­ressi della vita mer­can­tile non pos­sono essere tur­bati da chi riven­dica diritti o pro­te­sta per una ver­tenza. In tempi di «ideo­lo­gia del decoro» la situa­zione è diven­tata ancora più tesa: la poli­tica cerca di met­tere l’uno con­tro l’altro lavo­ra­tori, movi­menti, sin­da­cati e cittadini. Il secondo round con­tro i divieti, e il clima poli­tico ostile che si respira in città, è ini­ziato verso le 17,30 quando un ampio car­tello di sigle ha dato vita alla mani­fe­sta­zione «Roma Città Libera» dall’isola pedo­nale del Colos­seo al Cam­pi­do­glio. Un applauso ha salu­tato l’annuncio dei dati sullo scio­pero Usb sotto l’arco di Costan­tino. «Lo scio­pero è stato un suc­cesso, con una ade­sione ple­bi­sci­ta­ria per la tpl — hanno detto gli orga­niz­za­tori — un segnale for­tis­simo per Marino ed Espo­sito che scon­fessa il boi­cot­tag­gio dell’assessore». Movi­menti per il diritto all’abitare, sin­da­cati di base, cen­tri sociali — tra gli altri Cobas, Usb, Rifon­da­zione, Rossa, Cor­to­Cir­cuito e Acro­bax — hanno sfi­dato «un divieto assurdo per blin­dare il cen­tro, riser­van­dolo al busi­ness e al turi­smo». Il cor­teo era stato vie­tato, ma sono riu­sciti a sfi­lare con­tro la «sven­dita di Roma a mafia e pri­vati». C’è stato chi nel cor­teo ha chie­sto le dimis­sioni del sin­daco Marino e, su twit­ter, è diven­tata una pole­mica con l’esuberante asses­sore ai tra­sporti Ste­fano Espo­sito, atti­vis­simo utente da social media. «Chie­dono le dimis­sioni del sin­daco? Sen­tono la man­canza di Ale­manno». Gli ha rispo­sto sin­te­tico John Wayne (un nic­k­name): «No sen­tono la voglia di non avere spaz­za­tura come voi al governo». «Par­liamo di un asses­sore ai Tra­sporti che è costretto a girare in inco­gnito sui bus per­ché sennò rischie­rebbe il lin­ciag­gio — si è ascol­tato nel cor­teo dove c’erano anche dipen­denti Atac — La pros­sima volta che Marino parte per gli USA vada anche lui e restino lì insieme». «Ven­dono Roma a mafia e pri­vati — lavo­ra­tori e cit­ta­dini uniti per difen­dere la città» era lo stri­scione di aper­tura del cor­teo sui Fori-cartolina della città a misura di Turista.

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Sindacati, docenti e stu­denti in piazza: verso un corteo nazionale e lo sciopero degli scrutini https://www.micciacorta.it/2015/05/sindacati-docenti-e-stu%c2%addenti-in-piazza-verso-un-corteo-nazionale-e-lo-sciopero-degli-scrutini/ https://www.micciacorta.it/2015/05/sindacati-docenti-e-stu%c2%addenti-in-piazza-verso-un-corteo-nazionale-e-lo-sciopero-degli-scrutini/#respond Wed, 20 May 2015 09:05:25 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=19636 Ddl Renzi-Giannini-Pd. Da Milano a Bari, un paese in ebollizione contro la riforma della scuola. Oggi nuovo sit in di protesta a Montecitorio

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Da Milano a Bari, pas­sando dallo «spea­kers’ cor­ner» in piazza Mon­te­ci­to­rio a Roma. Nelle ore fre­ne­ti­che dell’approvazione del Ddl scuola alla Camera un intero paese è in ebol­li­zione. A Bari diverse cen­ti­naia di inse­gnanti e per­so­nale sco­la­stico hanno ade­rito al flash mob indetto dai sin­da­cati della scuola Flc Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals Conf­sal, Gilda Unams. Hanno mani­fe­stato sven­to­lando libri e copren­dosi la bocca con un bava­glio o un fou­lard. Segno che ai docenti que­sto governo ha tolto la parola. Un sit-in uni­ta­rio si è svolto in piazza Pre­fet­tura, men­tre una dele­ga­zione com­po­sta dai segre­tari pro­vin­ciali dei sin­da­cati ha incon­trato il sin­daco del capo­luogo pugliese Anto­nio Decaro e il vice­pre­fetto vica­rio Bia­gio De Girolamo. A Milano un altro flash mob, molto coreo­gra­fico, durante il quale i mani­fe­stanti hanno aperto decine di ombrelli colo­rati e car­telli: «Non farti pio­vere addosso la buona scuola, apri anche tu l’ombrello» c’era scritto. I docenti hanno cal­zato nasi rossi da clown e aperto lo stri­scione «La buona scuola fa ridere» e «Una risata vi sep­pel­lirà». «Il par­la­mento è lon­tano anni luce dalla realtà della scuola, e con­ti­nua a grande velo­cità a appro­vare norme. La Camera darà il voto finale, ma noi andremo avanti a lot­tare». I rap­pre­sen­tanti sin­da­cali sono stati rice­vuti dal Pre­fetto di Milano Fran­ce­sco Tronca. Un cor­teo ha sfi­lato verso piazza della Scala. L’usb ha rea­liz­zato un altro flash mob, pro­ta­go­ni­sti Don Chi­sciotte e San­cho Panza. Inter­pre­tati da un docente e un sin­da­ca­li­sta, i due per­so­naggi di Cer­van­tes sono arri­vati in sella a due asi­nelli e gire­ranno tra le «mulat­tiere» di Milano per spie­gare ai cit­ta­dini «come il governo Renzi intende distrug­gere la scuola pubblica». A Roma il tra­di­zio­nale angolo di piazza Mon­tec­i­to­rio ieri era stra­colmo . Dopo le 16 un migliaio di docenti, per­so­nale sco­la­stico e stu­denti lo hanno riem­pito. Il colpo d’occhio era inso­lito. C’erano pra­ti­ca­mente tutte le ban­diere dei sin­da­cati della scuola, di solito divisi e tra loro con­cor­renti. Grande è la deter­mi­na­zione a pro­se­guire una mobi­li­ta­zione che cre­sce man mano che il governo velo­cizza i tempi della discus­sione par­la­men­tare. L’appuntamento è oggi alle nove nella stessa piazza. Le mag­giori sigle sin­da­cali, in maniera uni­ta­ria, hanno indetto un’assemblea di tre ore in tutta la pro­vin­cia di Roma. I sin­da­ca­li­sti pre­ve­dono una discreta affluenza. Ieri alla pro­te­sta vivace come gli slo­gan («Viva la buona scuola, abbasso la brutta riforma di Renzi») si sono uniti anche i par­la­men­tari dei Cin­que Stelle, di Sini­stra Eco­lo­gia e Libertà e di chi nel Pd non con­di­vide ormai la riforma di Renzi. Forte anche la pre­senza degli stu­denti che, con l’Uds non esclude l’adesione ad una mani­fe­sta­zione nazio­nale all’inizio di giu­gno, pro­ba­bil­mente sabato 6, men­tre i Cobas di Ber­noc­chi pro­pon­gono dome­nica 7, in cor­ri­spon­denza dell’approdo del Ddl in aula al Senato. Sul tavolo c’è anche lo scio­pero degli scru­tini. Una realtà ormai per i Cobas e l’Unicobas che lo hanno indetto, su base regio­nale, dall’8 al 18 giugno. Un’eventualità non esclusa da Dome­nico Pan­ta­leo, segre­ta­rio della Flc Cgil ieri a Mon­te­ci­to­rio. Nel suo inter­vento Ber­noc­chi ha incal­zato i sin­da­cati mag­giori a pro­ce­dere verso una pro­te­sta «legit­tima». In man­canza di aper­ture ormai impre­ve­di­bili da parte del governo, la Flc-Cgil indirà lo scio­pero. Anche la Gilda è dispo­ni­bile. Oggi sono pre­vi­sti gli ese­cu­tivi nazio­nali dei sin­da­cati, ha spie­gato il respon­sa­bile della Uil Scuola Lazio, Save­rio Pan­tuso e si deci­derà quali azioni met­tere in atto.

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Scuola, blitz degli studenti al Nazareno: «Siete nelle nostre mani» https://www.micciacorta.it/2015/05/scuola-blitz-degli-studenti-al-nazareno-siete-nelle-nostre-mani/ https://www.micciacorta.it/2015/05/scuola-blitz-degli-studenti-al-nazareno-siete-nelle-nostre-mani/#respond Wed, 06 May 2015 08:04:28 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=19556 Sciopero generale. Incursione alla sede nazionale del partito Democratico di Uds e Rete della Conoscenza

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Mani colo­rate di ver­nice, stri­scioni, pen­tole con­tro un cor­done di cele­rini schie­rati ieri per pro­teg­gere l’entrata della sede nazio­nale del Par­tito Demo­cra­tico di Sant’Andrea delle Fratte a Roma, il «Naza­reno». « Scuola e demo­cra­zia sono nelle nostre mani», si è letto sul grande stri­scione espo­sto dagli stu­denti incon­te­ni­bili. Men­tre cen­to­mila per­sone sfi­la­vano verso piazza del Popolo, ieri in cen­ti­naia hanno lasciato le loro impronte sull’asfalto più noto della poli­tica ita­liana, e anche sugli scudi schie­rati dal cor­done della poli­zia. «È stata un’azione paci­fica — ha spie­gato la Rete della Cono­scenza — le mani spor­che di ver­nice vole­vano testi­mo­niare quanto la scuola e anche la demo­cra­zia siano attac­cate dalle poli­ti­che sulla scuola o sul lavoro di que­sto governo». Una dele­ga­zione stu­den­te­sca è stata rice­vuta dal pre­si­dente Pd mat­teo Orfini. Orfini ha detto agli stu­denti che sul con­te­stato Ddl Renzi-Giannini «il con­fronto è aperto» e che il Ddl «può essere cam­biato». «È un’apertura tar­diva al con­fronto e non un’apertura al cam­bia­mento radi­cale riven­di­cato dalle piazze dello scio­pero da parte del Pd» ha rispo­sto Danilo Lam­pis (Uds). Gli stu­denti chie­dono «il blocco del ddl sulla Buona scuola, un decreto urgente sulle assun­zioni e la ria­per­tura di un dibat­tito vero» mai avve­nuto dal 3 set­tem­bre 2014 — giorno della pre­sen­ta­zione della cosid­detta «Buona Scuola». Le pro­te­ste con­tro la riforma Renzi-Giannini-Pd pro­se­gui­ranno il 12 mag­gio quando sono pre­vi­sti i quiz Invalsi alle scuole supe­riori: «Sono l’espressione di un modello di gestione auto­ri­ta­rio, anti­de­mo­cra­tico e asso­lu­ta­mente non par­te­ci­pato». Nel giorno dello scio­pero gene­rale ieri hanno mani­fe­stato 80 mila stu­denti in tutto il paese.

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Oggi in piazza a Roma c’è la « vera scuola » https://www.micciacorta.it/2015/04/oggi-in-piazza-a-roma-ce-la-vera-scuola/ https://www.micciacorta.it/2015/04/oggi-in-piazza-a-roma-ce-la-vera-scuola/#respond Sat, 18 Apr 2015 07:35:45 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=19282 Il prov­ve­di­mento in discus­sione alla Camera rea­lizza il vec­chio sogno ber­lu­sco­niano del «pre­side mana­ger» che ha il potere di chia­mata diretta sui 100.701 docenti pre­cari

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Dalle 10,30 a piazza Santi Apo­stoli di Roma le rap­pre­sen­tanze sin­da­cali uni­ta­rie (Rsu) della scuola, ade­renti a Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda, mani­fe­ste­ranno con­tro la «Buona Scuola» di Renzi. Il Ddl è stato defi­nito «rivo­lu­zio­na­rio» dal sot­to­se­gre­ta­rio all’Istruzione Faraone (Pd). In un certo senso ha ragione. Il prov­ve­di­mento in discus­sione alla Camera, e da appro­vare molto in fretta per il governo, rea­lizza il vec­chio sogno ber­lu­sco­niano del «pre­side mana­ger» che ha il potere di chia­mata diretta sui 100.701 docenti pre­cari assunti il pros­simo set­tem­bre. E avrà anche il potere di aumen­tar­gli lo stipendio. L’ossessione diri­gi­sta e azien­da­li­sta pre­sente nel Ddl esprime la voca­zione di tutte le riforme della scuola dal 2000 quando al governo c’era il centro-sinistra. Le Rsu chie­dono pro­fonde modi­fi­che al Ddl in nome degli 810 mila lavo­ra­tori della scuola (oltre l’80% della cate­go­ria) che le hanno elette. «Noi siamo la vera scuola» sosten­gono. Il corpo vivo che poi dovrà subire le con­se­guenze del gar­bu­glio inco­sti­tu­zio­nale con il quale il governo Renzi sta ricat­tando l’intero par­la­mento. Nel det­ta­glio le Rsu cri­ti­cano il modello che Faraone ritiene «rivo­lu­zio­na­rio». Più chia­ra­mente: l’oggetto della con­tesa è la gestione auto­ri­ta­ria degli isti­tuti, come del per­so­nale docente e ammi­ni­stra­tivo, che l’esecutivo intende rafforzare. «Sono stra­volti i prin­cipi di un’autonomia fon­data sulla col­le­gia­lità, la coo­pe­ra­zione e la con­di­vi­sione» sosten­gono i sin­da­cati che sono favo­re­voli «a un piano di assun­zioni che assi­curi la sta­bi­lità del lavoro per tutto il per­so­nale docente e Ata impie­gato da anni pre­ca­ria­mente». Resta da capire se le annun­cia­tis­sime assun­zioni di un terzo dei docenti pre­cari nella scuola (ma non di quelli Ata) saranno coe­renti con il con­tratto nazio­nale della cate­go­ria, oltre che del det­tato costi­tu­zio­nale. Da quanto si legge invece nella bozza del Ddl in discus­sione sem­bra pro­prio di no: i docenti ver­ranno iscritti ad albi da cui i pre­sidi nomi­ne­ranno i loro pre­fe­riti e saranno trat­tati da lavo­ra­tori sta­gio­nali e come «tap­pa­bu­chi» per le sup­plenze (all’incirca la metà degli assunti). I sin­da­cati chie­dono anche «forti inve­sti­menti». La rispo­sta di Faraone: «Ascol­te­remo tutti. È nor­male che ci siano dei con­ser­va­to­ri­smi e delle diffidenze». Nella neo­lin­gua ren­ziana «con­ser­va­tore» signi­fica difen­dere la costi­tu­zione e il diritto del lavoro. Scene già viste. Ai sin­da­cati toc­che­rebbe pro­vare a inno­vare que­sto spar­tito. A soste­nere la mani­fe­sta­zione ci sarà Susanna Camusso, segre­ta­ria Cgil, che dice «no all’idea di una scuola come pri­vi­le­gio» e i par­la­men­tari di Sel che ieri hanno espresso le loro pre­oc­cu­pa­zioni sull’iter del Ddl alla pre­si­dente della Camera Laura Bol­drini: «Un per­corso a tappe for­zate che umi­lia il Par­la­mento e un set­tore impor­tan­tis­simo per il nostro Paese».

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“Buona Scuola”, 50 mila stu­denti sfiduciano il governo https://www.micciacorta.it/2015/03/buona-scuola-50-mila-stu%c2%addenti-sfiduciano-il-governo/ https://www.micciacorta.it/2015/03/buona-scuola-50-mila-stu%c2%addenti-sfiduciano-il-governo/#respond Fri, 13 Mar 2015 09:25:37 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=18902 Una mobilitazione inedita a marzo in 40 città. L’opposizione alla precarietà del Jobs Act. A Milano slogan contro Renzi e l’Expo. Lacrimogeni contro il corteo e lanci di oggetti. Fermato un ragazzo di 15 anni

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Dal muro di pink­floy­diana memo­ria eretto dagli uni­ver­si­tari bolo­gnesi, al flash mob dei liceali romani truc­cati da clown, per denun­ciare le pagliac­ciate del governo sulla scuola. Fan­ta­sia al potere nella mobi­li­ta­zione stu­den­te­sca orga­niz­zata, da un capo all’altro della peni­sola, nel giorno del ddl sulla cosid­detta «buona scuola» ren­ziana. Allo stri­scione «12 marzo, una gene­ra­zione che non si arrende» che ha aperto il cor­teo nella capi­tale, ha fatto eco quello dei mila­nesi: «Expo+ Jobs Act+ Buona Scuola = un futuro di merda».

Anche il pre­sente, vista la rea­zione delle forze dell’ordine che, in assetto anti­som­mossa, hanno cosparso di lacri­mo­geni gli stu­denti che vole­vano avvi­ci­narsi alla Regione Lom­bar­dia, in quella che è stata la mani­fe­sta­zione più movi­men­tata. Soprat­tutto per la rea­zione poli­zie­sca, visto che gli agenti hanno tra­sci­nato via dal cor­teo un ragaz­zino di 15 anni, por­tato in Que­stura e denun­ciato per «lan­cio di oggetti». Che altro non erano che uova (fre­sche), dirette verso l’Expo Gate di largo Cai­roli, e un po’ di ver­nice get­tata sugli scudi gla­dia­to­rii di una celere asser­ra­gliata in piazza Einaudi, a pro­te­zione del palazzo lom­bardo del potere.

Tanto è bastato comun­que, ai solerti aedi delle imprese gover­na­tive, per denun­ciare i «momenti di ten­sione» nei cor­tei stu­den­te­schi. Carat­te­riz­zati invece da una signi­fi­ca­tiva presa di coscienza anche del non certo roseo con­te­sto in cui gli under 25 si tro­vano, let­te­ral­mente, immersi.
A riprova, nel corso della mani­fe­sta­zione romana, all’incrocio fra via Cavour e via degli Anni­baldi, dal muro di una sca­li­nata è calato uno stri­scione con su scritto «#18M Block Bce see you on the bar­ri­ca­des Frank­furt». Rife­ri­mento alla gior­nata di mobi­li­ta­zione di mer­co­ledì pros­simo, quando nella capi­tale con­ti­nen­tale della finanza sarà inau­gu­rata la nuova sede della Bce.

Nel comu­ni­cato finale che rias­sume una gior­nata vis­suta in con­tem­po­ra­nea anche a Torino, Napoli, Genova e tante altre città, tra­spare la sod­di­sfa­zione di Udu. Link e Rete della cono­scenza: «In 40 piazze sono scesi 50mila stu­denti – com­menta Danilo Lam­pis a nome dell’Unione degli stu­denti — il governo non ha la loro fidu­cia. E le piazze di oggi devono essere ascol­tate, basta con vuoti slo­gan e popu­li­smo». Un popu­li­smo denun­ciato anche dai clown under 20 davanti al Miur in viale Tra­ste­vere: «Siamo qui per riven­di­care una scuola che sia buona per dav­vero, e non le pagliac­ciate uscite in que­ste settimane».

Anche gli uni­ver­si­tari non sono stati a guar­dare. A Bolo­gna hanno costruito nella notte dei sim­bo­lici muri, fatti di sca­to­loni, davanti agli ingressi della facoltà di eco­no­mia in piazza Sca­ra­villi, e delle aule uni­ver­si­ta­rie di via Bel­me­loro. Accanto uno stri­scione: «Giù il muro, accesso agli studi per tutti». Alberto Cam­pailla, por­ta­voce di Link, segnala: «Anche in altre città abbiamo murato sim­bo­li­ca­mente l’ingresso delle facoltà, per riven­di­care l’accesso all’università a par­tire dal finan­zia­mento del diritto allo stu­dio, e chie­dendo l’introduzione dei livelli essen­ziali di prestazioni».

Non solo pro­te­sta, anche pro­po­sta: «Non ci limi­tiamo a richie­dere il ritiro de “la buona scuola” – ricorda Lam­pis dell’Udu — abbiamo pro­po­sto l’altroieri in una con­fe­renza stampa alla Camera delle valide alter­na­tive. E chie­diamo che si discuta della legge di ini­zia­tiva popo­lare sulla scuola ripre­sen­tata ad ago­sto. Per­ché, se fosse imple­men­tata, sarebbe un grande punto di par­tenza per una scuola inclu­siva, laica e demo­cra­tica».
Pieno appog­gio alle mobi­li­ta­zioni sia da Rifon­da­zione che da Sel: «Siamo con­vinti anche noi – osserva la sena­trice Ales­sia Petra­glia — che sia neces­sa­rio cam­biare verso alla scuola, e siamo certi che Costi­tu­zione e Lip siano la strada mae­stra per cam­biare una situa­zione inac­cet­ta­bile. Il governo ascolti que­ste piazze, per­ché è qui la “buona scuola” di cui il paese ha bisogno».

Ma Renzi & c. hanno idee oppo­ste: «Un prov­ve­di­mento che stra­volge la fun­zione costi­tu­zio­nale del sistema sco­la­stico – tirano le somme Paolo Fer­rero e Vito Meloni — e porta a com­pi­mento il dise­gno delle con­tro­ri­forme Moratti e Gelmini».

Da Ric­cardo Laterza della Rete della Cono­scenza, uno sguardo finale a quello che è stato il primo passo di una mobi­li­ta­zione di lungo periodo: «Nei cor­tei abbiamo detto un secco no a pre­ca­rietà e auste­rità. Il governo Renzi è espres­sione di poteri che ten­gono sotto scacco l’intera Europa. E’ neces­sa­ria una riscossa demo­cra­tica che parta dalla gra­tuità dell’istruzione, dal red­dito di base, da un lavoro di qua­lità e pagato, da un modello di svi­luppo fon­dato su giu­sti­zia ambien­tale, demo­cra­zia dei ter­ri­tori, rot­tura con le poli­ti­che di auste­rità. Per que­sto le piazze di oggi hanno rilan­ciato la gior­nata del 18 marzo».

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