dittatura spagnola – Micciacorta https://www.micciacorta.it Sito dedicato a chi aveva vent'anni nel '77. E che ora ne ha diciotto Fri, 11 Oct 2019 07:59:36 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.4.15 Spagna. Il tribunale dà il via alla riesumazione delle spoglie del dittatore https://www.micciacorta.it/2019/10/spagna-il-tribunale-da-il-via-alla-riesumazione-delle-spoglie-del-dittatore/ https://www.micciacorta.it/2019/10/spagna-il-tribunale-da-il-via-alla-riesumazione-delle-spoglie-del-dittatore/#respond Fri, 11 Oct 2019 07:59:36 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=25694 Il Tribunale supremo rigetta i ricorsi dei familiari del dittatore e dei monaci benedettini che gestiscono la basilica nel monumento della Valle de los Caídos dove giace il cadavere

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Governo pronto al trasferimento in un cimitero di provincia Il Tribunale supremo spagnolo ha spianato la strada ancora una volta al governo Sánchez sull’esumazione del cadavere del dittatore Francisco Franco. Dopo la decisione di due settimane fa di dare il via libera all’esecutivo, rimanevano ancora quattro ostacoli giudiziari sul cammino del governo, quattro ricorsi presentati dalla famiglia Franco, dai monaci benedettini che gestiscono la basilica nel monumento della Valle de los Caídos dove giace il cadavere, e di un paio di associazioni franchiste (che in Spagna sono a tutt’oggi legali). Il governo aveva chiesto nuovamente al tribunale di esprimersi in merito per poter avere le mani libere e portare a termine il procedimento. Ancora una volta il Supremo ha ribadito che la decisione del governo è legittima e ha specificato che nessuno, come prevede l’articolo 118 della Costituzione, può rifiutarsi di eseguire una decisione giudiziaria definitiva come quella presa dallo stesso tribunale. Questo perché, in una lettera pubblica, il priore dei benedettini aveva risposto due giorni fa alla vicepresidente del governo che non aveva alcuna intenzione di permettere l’accesso alla cripta. Un comportamento inusualmente arrogante che era già stato stigmatizzato, inutilmente, dal Vaticano e che allinea i monaci alla linea dei franchisti. Non basta. Mercoledì il Tribunale aveva anche chiarito che nessuna istanza inferiore poteva opporsi a questa decisione “definitiva” e che il governo non aveva bisogno di alcun permesso urbanistico per portare a termine l’operazione: quindi il trucco amministrativo di bloccare il permesso urbanistico perpetrato dal giudice di simpatie destrorse Yuste a inizio anno è stato polverizzato. Il governo già oggi potrebbe presentare in Consiglio dei ministri un piano d’azione. Dall’esecutivo si conferma che la riesumazione dovrebbe essere effettuata «nei prossimi giorni», prima della campagna elettorale (che formalmente inizia l’1 novembre) e senza stampa. La famiglia Franco, nonostante tutto, non si arrende e presenterà una nuova richiesta di sospensione, stavolta al Tribunale costituzionale contro la decisione del Supremo. Ma il tempo stringe e la campana della storia sembra aver suonato: il posto di Franco non è in un monumento pubblico pagato dallo stato ma in una tomba di famiglia in un assai più anonimo cimitero di provincia. Il trasporto del feretro, con tutta probabilità, sembra avverrà in elicottero. Che gran metafora: il corpo di Franco sorvolerà in tutti i sensi una campagna elettorale di una Spagna stanca e demotivata, i cui politici sono incapaci di accordarsi mentre i suoi vicini portoghesi, due giorni dopo le elezioni, hanno già un governo. * Fonte: Luca Tancredi Barone, il manifesto

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Spagna. La Corte suprema: via i resti di Franco dalla Valle de los Caídos https://www.micciacorta.it/2019/09/spagna-la-corte-suprema-via-i-resti-di-franco-dalla-valle-de-los-caidos/ https://www.micciacorta.it/2019/09/spagna-la-corte-suprema-via-i-resti-di-franco-dalla-valle-de-los-caidos/#respond Wed, 25 Sep 2019 07:44:04 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=25669 Spagna. La Corte suprema dà torto ai familiari del dittatore e autorizza all’unanimità la riesumazione dal mausoleo monumentale situato vicino a Madrid. Una vittoria del governo di Pedro Sànchez e per la collettività

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Via libera del Tribunale supremo spagnolo all’esumazione dei resti del dittatore Francisco Franco. È il progetto di Pedro Sánchez, appena divenuto presidente nel 2018, più internazionalmente noto: stracciare il velo di silenzio, omertà e connivenza sui 40 anni di dittatura fascista in Spagna attraverso un gesto simbolico di straordinaria potenza. Quello di togliere le spoglie del dittatore dal monumento nazionale pagato dai contribuenti spagnoli, la Valle de los Caídos, dove sono sepolte migliaia delle sue vittime, e costruito dai prigionieri politici del regime, per portarle in una tomba comune. L’annuncio ebbe il merito di riaprire un dibattito e una ferita mai veramente chiusa, in un paese dove ancora oggi si discute dell’opportunità di cercare i corpi delle vittime della durissima repressione franchista. La Spagna, secondo dati che diffonde l’Associazione per il recupero della memoria storica, è il primo paese in Europa e il secondo al mondo (dopo la Cambogia) per numero di fosse comuni con desaparecidos. Si parla di almeno 114mila persone (e più di 2mila fosse comuni non scavate), i cui familiari lottano da anni per ottenere il sostegno delle istituzioni per poter dare sepoltura ai loro cari. I piani del governo prevedevano che l’esumazione dovesse essere portata a termine a giugno. Ma la famiglia Franco e varie associazioni fasciste hanno fatto di tutto per bloccarli, cercando anche di coinvolgere la chiesa cattolica. Dal Vaticano hanno però fermato, con una lettera del Segretario di stato Parolin in appoggio al governo spagnolo, le frange della chiesa spagnola che spalleggiavano i monaci benedettini che «custodiscono» la tomba in una chiesa all’interno del monumento. I Franco da un lato si oppongono all’esumazione e dall’altro pretendono che il governo trasporti il feretro non già al piccolo cimitero di Mingorrubio, nel quartiere del Pardo, fuori Madrid, dove è sepolta sua moglie ed esiste già un loculo col nome del dittatore, ma nel cuore di Madrid, all’interno della cattedrale dell’Almudena, praticamente al lato della sede de la monarchia, la Zarzuela. In più, siccome la longa manus del franchismo è ancora viva e vegeta nella magistratura spagnola, erano riusciti con un escamotage amministrativo a fermare comunque l’esumazione, prima ancora che venisse bloccata dal tribunale supremo in attesa della sentenza di ieri. Un giudice notoriamente di simpatia franchiste, José Yusti, aveva annullato la licenza del comune dove ha sede la Valle de los Caídos per sollevare la lastra di marmo che ricopre la tomba: «Si tratta di spostare delle lastre di marmo che a loro volta ne coprono una di granito che sembra pesi 2mila chili, e non c’è bisogno di essere architetti, geometri, ingegneri o capomastri per accorgersi che è complicato, difficile da maneggiare e pertanto pericoloso» è la curiosa motivazione. Il giudice ora dovrà decidere se, alla luce della sentenza del Supremo (adottata all’unanimità) che dà ragione su tutta la linea al progetto del governo e dà priorità agli interessi della collettività e alla legge di Memoria storica su quelli della famiglia Franco, rimangiarsi la propria decisione o, come sembra probabile, mettere quanti più ostacoli possibile. Il contenzioso in questo caso potrebbe durare anche altri 5 anni. Intanto però il governo afferma di voler portare a termine l’operazione prima delle elezioni, mentre la famiglia Franco dice che si appellerà al tribunale costituzionale per fermare l’operazione. Sánchez parla via Twitter di «vittoria della democrazia spagnola», mentre Pablo Iglesias la definisce la «riparazione di una vergogna». Dal Pp (che assieme a Ciudadanos si astennero in parlamento su questa misura) parlano di «rispetto delle sentenze», mentre Albert Rivera accusa Sánchez di «giocare con le ossa per dividerci». Solo Vox difende la famiglia del dittatore, accusando il governo di «profanare tombe, dissotterrare odi, e mettere in discussione la monarchia». * Fonte: Luca Tancredi Barone, il manifesto photo Francisco Franco, by Fotograaf Onbekend / Anefo [CC0]

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La rivoluzione di Madrid “Via tutti i nomi del franchismo” https://www.micciacorta.it/2015/07/la-rivoluzione-di-madrid-via-tutti-i-nomi-del-franchismo/ https://www.micciacorta.it/2015/07/la-rivoluzione-di-madrid-via-tutti-i-nomi-del-franchismo/#respond Thu, 09 Jul 2015 09:33:27 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=19959 Con l’arrivo al potere della sinistra radicale nella capitale spagnola scompariranno strade, piazze e scuole intitolate alla dittatura

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MADRID. NELL’ELEGANTE quartiere di Chamberí pochi ormai ci fanno caso. E i più giovani ignorano del tutto quei nomi incisi in caratteri bianchi sulle targhe azzurre del Comune. A una manciata di isolati dal Paseo de la Castellana, c’è una Calle del General Yagüe che fa angolo con la Calle del General Varela. È il doppio tributo in un colpo solo a due criminali protagonisti della lunga notte della dittatura: il primo, Juan Yagüe, soprannominato come il “macellaio di Badajoz” per il massacro di migliaia di civili durante l’assedio alla città dell’Estremadura; il secondo, José Enrique Varela, ministro dell’Esercito, scomparso nel 1951, ma comunque imputato post-mortem dal giudice Garzón per crimini contro l’umanità.
Casi simili a Madrid ce ne sono a decine, almeno 170 secondo un primo censimento fatto dalla nuova amministrazione municipale guidata dall’ex giudice Manuela Carmena, che ha deciso di mettere fine a questa vergogna. Strade, piazze, spazi pubblici, persino palestre comunali e scuole, dedicati a dirigenti del regime e simboli del franchismo cambieranno nome. L’aveva promesso nel programma elettorale della sua lista Ahora Madrid e non ha perso tempo. Un modo per commemorare con spirito democratico la ricorrenza - il prossimo 20 novembre - dei quarant’anni della morte di Francisco Franco. L’elenco della vergogna è lungo e contiene nomi agghiaccianti. Come definire altrimenti la Calle del Doctor Vallejo-Nájera? Conosciuto come il “ Mengele di Franco”, era lo psichiatra che teorizzava l’inferiorià mentale della donna (“alla donna le si atrofizza l’intelligenza”), considerata come “un mero strumento al servizio della maternità”.
Alla periferia di Madrid, di fronte al palazzo del Pardo - oggi a disposizione della famiglia reale ma a suo tempo residenza ufficiale del Generalísimo - c’è la Plaza del Caudillo. “È come se a Berlino ci fosse una piazza del Führer o a Roma una piazza del Duce”, si indignano alla Asociación para la Recuperación de la Memoria Histórica, l’organismo che da anni si batte per riesumare dalle fosse comuni i resti delle vittime della dittatura. E poi l’esaltazione delle “gesta” militari del “bando nacional”, le truppe franchiste. La via intitolata alla “liberación”, da intendersi nel senso dell’occupazione di Madrid. O quella che inneggia ai caduti della División Azul, il corpo di volontari che combatterono al fianco della Wehrmacht in Unione Sovietica. Non manca neppure la piazza Arriba España, lo slogan per eccellenza del regime, che il Caudillo ripeteva con voce stridula al termine di ogni suo discorso, accompagnandolo con un fiacco movimento all’insù della mano. Più complesso il caso dell’Arco della Vittoria, un colosso di 45 metri d’altezza ad imitazione dell’Arco di Trionfo parigino: il dilemma è se abbatterlo o assegnargli un nuovo nome e significato. Qualcuno vorrebbe che finissero nel mirino pure nomi controversi come quelli di Salvador Dalí, Manolete e Santiago Bernabéu, per i rapporti che ebbero con il regime.
Hanno la loro strada anche lo scrittore Agustín de Foxá, coautore dell’inno “Cara al sol”, il generale Millán Astray, capo della Stampa e Propaganda del regime e il generale Mola, protagonista del Alzamiento. Verranno spazzati via tutti dall’operazione- pulizia della nuova amministrazione: “Sarà un processo aperto alla partecipazione dei quartieri e della società civile”, assicura la portavoce del governo municipale. In questo modo, Madrid si mette in regola con la legge sulla “memoria histórica” varata otto anni fa dall’esecutivo socialista di Zapatero per riabilitare e rendere onore alle vittime e rimasta a lungo inapplicata. Non solo qui ma in decine di città spagnole, al punto che negli ultimi mesi più di 80 sindaci erano stati denunciati proprio per non aver rimosso i simboli del franchismo. Nella capitale, finora non c’era stato niente da fare: sia negli ultimi tre anni di giunta Botella (la moglie dell’ex premier Aznar) ma soprattutto durante l’amministrazione di Alberto Ruiz Gallardón, per tre volte sindaco con maggioranza assoluta: oltre a essere l’allievo politico dello scomparso Manuel Fraga, ex ministro della dittatura, è anche il genero di José Utrera Molina, dirigente di spicco del regime e più volte componente del gabinetto franchista. Un curriculum politico ben diverso da quello di Carmena, magistrata con un passato da militante del Partito comunista di Santiago Carrillo e Dolores Ibarruri e che, come avvocata, difese diversi prigionieri politici nella fase finale della dittatura.

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