Engels – Micciacorta https://www.micciacorta.it Sito dedicato a chi aveva vent'anni nel '77. E che ora ne ha diciotto Sat, 02 Sep 2017 09:08:56 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.4.15 Manchester. Il filosofo Engels torna a casa https://www.micciacorta.it/2017/09/23697/ https://www.micciacorta.it/2017/09/23697/#respond Sat, 02 Sep 2017 09:05:05 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=23697 Arte urbana. Phil Collins riconduce a Manchester la statua del pensatore radicale, coautore del «Manifesto del partito comunista» con Marx

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L'artista ha recuperato il monumento, sfuggito alla «dekomunizace» in un paesino al confine russo-ucraino MANCHESTER. Il Mif, il Festival che biennalmente ingloba musica, arte, architettura, cinema e che con i suoi potenti progetti artistici ha rianimato anche quest’anno la città di Manchester, nell’edizione 2017 ha visto brillare l’intervento installativo (in forma permanente) di Phil Collins, Collins, nato a Runcorn ma formatosi negli anni ’90 alla mitica Manchester University (in cui aveva insegnato Alan Turing) è uno degli artisti più anticonvenzionali del panorama internazionale (nomination nella shortlist del Turner Prize 2006) che, attraverso strategie di rappresentazione ipermedializzate, svuota il solito binomio oggetto-fruitore e ribalta le ordinarie dinamiche innescate dall’atto del vedere. NELLA SUA ANALISI socio-politica utilizza un alfabeto pop e intenso in grado di coinvolgere una «intelligenza collettiva», proponendo uno screening del pensiero globale. L’utilizzo di mezzi espressivi come la danza, la musica, l’intervista e tutto l’universo simbolico e politico che esse detengono, lo indirizzano verso la contrapposizione di locale/globale, realtà/finzione, postmodernità/capitalismo, polarità che, nella sua ricerca, inducono a ulteriori snodi. Ceremony, infatti, è una vera e propria operazione, generata da un processo di investigazione durato molti mesi e che aveva l’obiettivo di riportare a Manchester la statua del filosofo e radicale pensatore Friedrich Engels. Del resto, Ceremony succede a Marxism today (Prologue) del 2011 che è da considerarsi uno stralcio di cinéma verité, un’analisi liquida sulla teoria e prassi marxista nell’apogeo del capitalismo globale. Il titolo stesso assimilava la prestigiosa rivista britannica legata al pensiero marxista, pubblicata dal 1957 al 1999 e fondativa linfa di ricerca per i Cultural Studies. Qui, la narrazione che scorre nei trentacinque minuti del video riavvolge i racconti di tre ex-insegnanti di filosofia marxista-leninista durante l’avvicendamento del ventennio di riunificazione tedesca, dopo la caduta del muro di Berlino dell’89. RIEVOCANO LA BRUTALITÀ con cui i simboli e le icone storiografiche sono stati sottratti alla gente della Ddr prevaricando i confini della storia biografica, fatta di canzoni d’infanzia, gruppi e luoghi infantili, oggetti e tutto ciò che forma la memoria individuale. In questo processo di ricomposizione storica, Collins sviluppa il progetto di Ceremony in una ricognizione geografica della statua di Engels in quei territori post-comunisti demonizzanti i simboli del passato, come memento del pensiero politico lasciato dal filosofo. Ciò che interessa Collins è la riflessione sul presente, su come l’ideologia comunista sia stata egemonizzata dalla società capitalista proprio nel cuore del suo impero e quali retaggi abbia trascinato con sé nell’epoca post-ideologica. Pone l’accento sul suo fallimento proprio nel centenario della Rivoluzione d’Ottobre. «ENGELS GO HOME» si potrebbe intitolare la sua impresa, poiché Collins parte dal lontano 1942, quando il filosofo ventiduenne si trasferì dalla Germania a Manchester con la famiglia (il padre era un imprenditore tessile che aveva aperto l’azienda Ermen & Engels). La città inglese, fulcro della Rivoluzione industriale, radicalizzò il pensiero del filosofo fino a ispirarlo nella scrittura di La situazione della classe operaia in Inghilterra, pubblicato poi nel 1945. Tre anni dopo, Engels diventerà il co-autore del Manifesto del partito comunista insieme al suo amico Karl Marx. Tra andate e ritorni, il filosofo visse a Manchester più di vent’anni. COLLINS COSÌ decide di riportare Engels a casa attraverso l’installazione di una sua statua nello spazio pubblico cittadino. La statua ritrovata, che Collins quasi utopisticamente ha ricercato per mesi nei paesi ex-comunisti, è anche la testimonianza della rimozione culturale e fisica, pressoché totale, dei simboli pubblici legati al regime, iniziata subito dopo il crollo del muro di Berlino e acuita in Ucraina nel 2015. La pervasiva politica di «dekomunizace» che impera tuttora nell’area dell’Europa dell’Est, ha reso l’impresa quasi insperata, fino a quando sul confine russo-ucraino, nella regione di Poltava dell’Ucraina orientale, nel piccolo villaggio di Mala Pereshchepina, in un quartiere precedentemente chiamato Engels, l’artista e il suo staff hanno rintracciato l’agognata statua, alta circa 350 cm, tagliata in due pezzi all’altezza della vita, e nascosta in due sacchi di rafia, incrostata di licheni e con sbavature di pittura giallo-azzurro (colori della bandiera ucraina) ma ancora intatta e in procinto di essere distrutta. TROVATO IL MONUMENTO appartenente all’era sovietica, sono seguiti otto mesi di negoziati con le autorità ucraine, poiché la scultura era in una sorta di limbo legale e fisico. Alla fine è avvenuta la «donazione» sia pure dopo mesi. Collins l’ha caricata su un autocarro facendole attraversare Kiev, la Polonia, Berlino e Wuppertal e poi Calais, fino a Manchester. Qui, il monumento traslato da un lato all’altro dell’Europa e da una comunità all’altra, riacquisisce un nuovo significato. La statua di Engels finalmente ricomposta e accompagnata da un nuovo piedistallo, è stata collocata, permanentemente, nella centrale Tony Wilson Place. FONTE: Teresa Macrì, IL MANIFESTO

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Il Manifesto del Partito Comunista illustrato https://www.micciacorta.it/2017/06/23436/ https://www.micciacorta.it/2017/06/23436/#respond Sat, 17 Jun 2017 07:26:21 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=23436 Graphic Novel. Intervista a George S. Rigakos ideatore della graphic novel ispirata al "Manifesto del partito comunista" di Marx e Engels

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NEW YORK.Nel 2010 la casa editrice canadese Red Quill Books ha pubblicato Historical Materialism il primo capitolo di The Communist Manifesto illustrated; una graphic novel basata sul Manifesto del Partito Comunista scritto da Marx ed Engels nel 1848. Dopo l’uscita di The Bourgeoisie e The Proletariat, nel 2015 è stato pubblicato il quarto e ultimo volume The Communists. L’opera è già stata tradotta in spagnolo, francese e tedesco. Ho intervistato a New York George S. Rigakos (Professor of the Political Economy of Policing presso la Carleton University di Ottawa), ideatore del fumetto e fondatore della casa editrice.

Chi ha avuto l’idea di re-immaginare il Manifesto del Partito Comunista come un fumetto?

È venuta a me mentre stavo provando a spiegare il concetto di lotta di classe ad un amico. Ho pensato che alcune tematiche del Manifesto si sarebbero prestate facilmente ad un formato a fumetti. C’è un gruppo perfido e una storia di fondo in cui i due avversari – la borghesia e il proletariato – sono venuti alla luce. C’è sfruttamento, violenza e poi, naturalmente, liberazione ed i campioni di un mondo migliore: i comunisti. Credo che il pamphlet fosse maturo per un adattamento a fumetti. Naturalmente l’obiettivo era comunicare agevolmente le idee di base per fare in modo che gli studenti si interessassero al lavoro di Marx.

È il primo esperimento di questo tipo?

No. Esiste una tradizione di libri a fumetti che derivano dall’adattamento di opere o biografieradical. Ad esempio oggi ci sono diverse biografie a fumetti su Che Guevara ed un adattamento a fumetti del Capitale in spagnolo. Red Quill ha pubblicato una versione manga del Capitale.

Perché un fumetto? A chi è destinato questo lavoro?

Soprattutto agli studenti ma anche a tutti quelli che semplicemente si divertono a comunicare idee con i libri a fumetti. La maggior parte delle persone che compra la graphic novel dice “fico!” e poi ti rendi conto che stanno leggendo Marx. Non abbiamo alterato il testo, lo abbiamo semplicemente rivisto e adattato. Nella versione completa del fumetto abbiamo incluso anche il testo originale del Manifesto.

Quante copie sono state vendute fino a questo momento?

Sicuramente è il nostro best seller e riceviamo ordini da ogni parte del mondo. A volte compagni e organizzazioni di lavoratori che vogliono fare un bel regalo ai loro amici o ai propri membri ci chiamano nel periodo natalizio. Recentemente ho scoperto che gli attivisti del movimento Black Lives Matter a Brooklyn stanno usando la nostra graphic novel per avvicinare le persone all’opera di Marx. Sono davvero contento per questo.

Immagino che alla base di questo lavoro ci sia anche una necessità politica, quale? Su quali aspetti hai voluto mettere l’accento?

La necessità è rappresentata dalla natura dell’attuale crisi e dalla mancanza concreta di una visione alternativa per il futuro. L’applicazione bolscevica di Marx è stata ampiamente screditata per buone ragioni ma poi abbiamo completamente abbandonato il dibattito per un cambiamento programmatico. Oggi c’è un ritorno di interesse nei confronti di politiche alternative e Marx deve essere parte della discussione. Dal punto di vista tematico, la rivoluzione gioca un ruolo fondamentale nel linguaggio figurato del Manifesto illustrato, così come nell’originale.

È stato difficile trasferire l’essenza dell’opera di Marx in un fumetto?

Creativamente non credo sia stato particolarmente difficile per me. Come ho detto il libro si presta facilmente a questo adattamento. È stato davvero divertente e la tensione era soprattutto politica. Cosa ho enfatizzato? Come presenti le idee e cosa lasci fuori dall’appendice? Ci sono molte persone che avrebbero fatto delle scelte differenti.

Molte situazioni sono state attualizzate. Che metodo di lavoro hai seguito per scrivere la sceneggiatura? Qual è stato il passaggio nel testo più difficile da trasformare in fumetto?

Ho portato alla luce le parti di testo che pensavo fossero emblematiche per trasmettere il messaggio e che si prestavano ad una rappresentazione a fumetti. Poi ho organizzato il pensiero politico costruendo e ordinando una narrativa senza riscrivere il testo. Infine ho diviso il lavoro in quattro parti: materialismo storico, borghesia, proletariato e comunisti. È stato comunque difficile comunicare attraverso una singola immagine lo sfruttamento di centinaia di capitalisti e pre-capitalisti che ha condotto all’emancipazione comunista. Victor Serra, l’illustratore, ha seguito passo per passo il processo e sono orgoglioso del risultato finale.

Nella prima scena Marx si lamenta davanti alla sua tomba leggendo dei presunti crimini commessi in nome del comunismo. Non si salva nulla delle esperienze socialiste? Sto pensando ad esempio a Fidel Castro.

Sì è pensieroso e non offre risposte al vecchio rivoluzionario che sta perdendo la fede e viene a visitarlo. Questo perché il sentiero rivoluzionario è quello che gli serve per riconciliarsi.

Credo ci sia molto da imparare dai fallimenti, o come preferisci chiamare quello che è rimasto sotto la parvenza del così chiamato comunismo. Non si può ignorare l’oppressione dello Stato ma sono d’accordo sul fatto che questi fallimenti ci devono insegnare a ragionare su nuove applicazioni.

Cosa accadrà dopo Castro? Come avverrà la transizione da un sistema che ha meriti importanti ma che tuttavia ha messo la museruola al suo popolo? Senza coinvolgere Marx, credo che si permetterà agli avvoltoi aziendali e ai sicari dell’economia di calare su Cuba ancora una volta per farla a pezzi e impoverire il popolo. Non c’è risposta al di fuori di Marx.

Cosa puoi raccontarci del disegnatore Red Victor / Victor Serra? Perché hai scelto lui?

È fantastico. Abbiamo avuto un’ottima collaborazione, inizialmente lavorava per un’agenzia argentina. Mi piace il suo stile e la sua attenzione per i dettagli. Quando gli ho inviato le idee per le immagini, a volte le ha rifiutate perché mancavano di autenticità. “Quel modello di automobile è stato diffuso in Russia solo 10 anni dopo”, mi spiegava cose di questo tipo che nessun altro avrebbe potuto notare. Questo mi ha dato grande sicurezza; lavorando insieme sono diventato meno prescrittivo, ero felice di lasciare a lui le scelte creative. Victor era orgoglioso del suo lavoro e lo ha dimostrato.

Red Quill Book è un collettivo editoriale come funziona? A cosa state lavorando in questo momento?

Siamo sempre alla ricerca di nuove proposte adatte a noi. Continuiamo a pubblicare lavori accademici critici e fumetti radicali. Questo è quello per cui ci conoscono e non cambieremo. Non pubblichiamo tonnellate libri, non vogliamo questo. Siamo selettivi in modo tale da poter seguire il libro attraverso l’intero processo. Le nuove piattaforme digitali hanno permesso alle persone creative di concentrarsi di più sul processo e sulla collaborazione e la nostra piccola casa editrice non esisterebbe senza tutto questo. Riesco a vederci andare più lontano per ri-animare testi radicaldimenticati e a lungo ignorati che potrebbero vedere una nuova vita come libri a fumetti. Questa continua ad essere la nostra missione

FONTE: IL MANIFESTO

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