Eurozona – Micciacorta https://www.micciacorta.it Sito dedicato a chi aveva vent'anni nel '77. E che ora ne ha diciotto Sat, 19 Sep 2015 07:56:02 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.4.15 Gre­cia, restare sul ring per tenere aperta la possibilità dell’alternativa https://www.micciacorta.it/2015/09/gre%c2%adcia-restare-sul-ring-per-tenere-aperta-la-possibilita-dellalternativa/ https://www.micciacorta.it/2015/09/gre%c2%adcia-restare-sul-ring-per-tenere-aperta-la-possibilita-dellalternativa/#respond Sat, 19 Sep 2015 07:56:02 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=20394 oggi, almeno vir­tual­mente, votiamo anche noi. Come andrà a finire la vicenda greca riguarda tutti gli euro­pei. Per­ché il governo di Syriza ha aperto, final­mente, un con­ten­zioso di carat­tere gene­rale

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Non sono greca e per­ciò dome­nica non voto. Tan­to­meno sono auto­riz­zata a sug­ge­rire ai greci come votare. Ma non me la sento nem­meno di dire che que­sta mia asten­sione deriva dal fatto che i loro sono affari che non mi riguar­dano. Se un anno fa in tanti ci siamo ritro­vati a soste­nere (o meglio a costruire) una lista che si è chia­mata l’«altra Europa con Tsi­pras» non è stato per via di una stra­va­ganza moda­iola, per­chè Siryza stava vin­cendo e noi in Ita­lia no. E’ stato per­chè abbiamo capito che la par­tita che Ale­xis stava ingag­giando con i mostri dell’euro capi­ta­li­smo era anche la nostra partita. Per que­sto oggi, almeno vir­tual­mente, votiamo anche noi. Come andrà a finire la vicenda greca riguarda tutti gli euro­pei. Per­ché il governo di Syriza ha aperto, final­mente, un con­ten­zioso di carat­tere gene­rale su cosa debba e cosa non debba essere l’Unione Euro­pea, una que­stione che è desti­nata a segnare il nostro futuro e dun­que tutti ci coinvolge. Fino al luglio scorso su quale fosse la nostra parte poli­tica non ci sono stati dubbi. È facile quando le cose si svi­lup­pano in modo lineare. Pur­troppo, però, non accade quasi mai. Non è acca­duto nep­pure in que­sto caso. Sap­piamo tutti di cosa sto par­lando: della rot­tura che si è veri­fi­cata in Syriza per via di un diverso giu­di­zio su un que­sito reso dram­ma­tico dalle con­di­zioni feroci in cui è stato posto: accet­tare, pur con­si­de­ran­dolo tre­mendo, di gestire il memo­ran­dum che con­te­neva il dik­tat della Troika, spe­rando di riu­scire ad evi­tare i danni peg­giori, e cioè cer­cando di ren­dere almeno un po’ più equa la stu­pida auste­rità impo­sta, oppure rifiu­tare, e sce­gliere la strada imper­via di una iso­lata uscita dall’Eurozona. Io sono fra coloro che riten­gono la scelta di Tsi­pras sacro­santa. L’uscita iso­lata dall’euro avrebbe avuto costi inso­ste­ni­bili per un paese che non è auto­suf­fi­cente in quasi nulla, che sarebbe stato comun­que obbli­gato a ripa­gare il debito, che si sarebbe tro­vato nelle con­di­zioni di non riu­scire a far fronte alle esi­genze più ele­men­tari di sopravvivenza. Fran­ca­mente il Piano B pre­sen­tato da Varou­fa­kis e l’opzione soste­nuta da chi da Syriza ha pen­sato di dover­sene andare non mi convince. Sono d’accordo con Tsi­pras non per­chè ritengo si debba in ogni cir­co­stanza pri­vi­le­giare lo stare al governo seb­bene impo­tenti anzi­chè all’opposizione. Ma per­ché quello su cui occorre deci­dere è quale delle due opzioni per­mette di accu­mu­lare più forza per costruire una alter­na­tiva reale. Per dif­fi­cile che sia, nella con­creta situa­zione greca, rinun­ciare a quel tanto di potere che ha anche un governo stretto dalla Troika lasce­rebbe il paese alla fru­stra­zione e allo sbando. Dome­nica non si vota per sce­gliere fra Piano A — cer­care di gestire al meglio il Memo­ran­dum e pren­dere tempo — e Piano B, andar­sene dall’Euro man­dando al dia­volo Bru­xel­les. Il con­flitto su que­ste due pos­si­bili opzioni ha lace­rato Syriza, ha diviso com­pa­gni con cui abbiamo lot­tato e cui ci legano ami­ci­zia e anche affetti di lunga data. È un dibat­tito legit­timo, almeno fin quando non assume i toni rituali della peg­gior tra­di­zione comu­ni­sta: l’accusa reci­proca di tra­di­mento. È un dibat­tito che non è desti­nato ad esau­rirsi il 20 di settembre. Seb­bene io con­di­vida la scelta di Tsi­pras e della mag­gio­ranza di Syriza ritengo che l’opzione di porre fine alla moneta unica euro­pea sia una discus­sione degna di atten­zione. Se però si trat­terà di una scelta con­di­visa da almeno un certo numero di governi e comun­que da un forte schie­ra­mento poli­tico sociale euro­peo; e da un pro­getto alter­na­tivo che non rischi di man­dare all’aria, assieme all’Unione Mone­ta­ria, anche la spe­ranza di una unione politica. Di cui abbiamo biso­gno se vogliamo ridare alla poli­tica, e dun­que a un con­trollo del mer­cato da parte dei cit­ta­dini, qual­che spe­ranza. Per­ché a livello nazio­nale non sarà mai più pos­si­bile, e a livello glo­bale è illu­so­rio, L’articolazione regio­nale che si chiama Europa è l’ultima pos­si­bi­lità che abbiamo: per­chè si tratta di una dimen­sione ragio­ne­vole e per­ché que­sto ter­ri­to­rio, nono­stante tutti cri­mini che le sue classi diri­genti hanno per­pe­trato nei secoli, è anche e direi sopra­tutto, il con­ti­nente dove la sto­ria ha pro­dotto il più alto livello di lotte libe­ra­to­rie e di con­qui­ste sociali e poli­ti­che. Non è poco, e non vor­rei met­tere a rischio que­sto patri­mo­nio che rap­pre­senta una base solida da cui ripar­tire per ritro­varmi una pagliuzza dispersa nel globo. Per que­sto ritengo che si debba rima­nere sul ring, e non andar­sene come un pugile fru­strato, cac­ciato dall’arroganza di Scheu­bele. Io dome­nica, col cuore, voto per Ale­xis. E lo vote­rei anche se fossi con­vinta che occorre uscire dall’Euro. Per­chè ognuna delle due ipo­tesi ha biso­gno che al governo in Gre­cia non torni la destra. Per lasciar aperta una spe­ranza è neces­sa­rio sal­va­guar­dare il primo governo di sini­stra della Gre­cia, quello di Syriza.

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E’ il tracollo del socialismo euro­peo https://www.micciacorta.it/2015/07/e-il-tracollo-del-socialismo-euro%c2%adpeo/ https://www.micciacorta.it/2015/07/e-il-tracollo-del-socialismo-euro%c2%adpeo/#respond Tue, 07 Jul 2015 07:13:08 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=19940 Da oggi inco­min­cia una nuova sto­ria per tutte le sini­stre euro­pee, a comin­ciare dalla nostra. I greci hanno aperto una brec­cia. Con­tro di loro si sca­ri­cherà la voglia di ven­detta degli scon­fitti

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La valanga di «No» non è solo una vit­to­ria del governo e del popolo greco. E’ una vit­to­ria di tutti gli euro­pei che non hanno voluto smet­tere di cre­dere nella demo­cra­zia.
La paura è stata scon­fitta. Cla­mo­ro­sa­mente. Il ten­ta­tivo di semi­nare il ter­rore nell’elettorato da parte dei prin­ci­pali espo­nenti delle isti­tu­zioni euro­pee, a comin­ciare dal gover­na­tore della Bce Mario Dra­ghi (che togliendo l’ossigeno finan­zia­rio alle ban­che e al popolo greco si è assunto una respon­sa­bi­lità per­so­nale gra­vis­sima), è fal­lito. Occor­re­vano dav­vero degli «eroi ome­rici» per resi­stere a quel ricatto, e sono stati all’altezza della loro sto­ria migliore. Hanno dimo­strato che anche in tempi di crisi della poli­tica, la «grande poli­tica» è pos­si­bile. Per­ché è «grande poli­tica» mostrare che la pra­tica della demo­cra­zia è pos­si­bile, in un con­te­sto euro­peo che sem­bra aver dimen­ti­cato que­sto valore, e di fronte a oli­gar­chie che non la tol­le­rano e non per­dono occa­sione per dimo­strarlo. Ed è «grande poli­tica» aver mostrato — da quella che potrebbe appa­rire un’estrema peri­fe­ria del con­ti­nente e che invece se ne rivela il vero cen­tro — che l’architettura su cui si basa l’Unione euro­pea non regge. Che va cam­biata dalla radice. Pena la fine dell’Europa.
Dopo que­sto voto Ale­xis Tsi­pras assume sta­tura e ruolo di lea­der euro­peo. Quel «ragazzo», come lo chia­mano affet­tuo­sa­mente in patria, rap­pre­senta tutti gli euro­pei — e sono dav­vero tanti — che non si rico­no­scono in que­sta gestione inu­mana, arro­gante, egoi­stica e irre­spon­sa­bile da parte di coloro che — in nome di un dogma fal­li­men­tare — hanno por­tato l’Europa sull’orlo del disa­stro, tra­den­done gli ideali fon­da­tivi, ren­den­dola odiosa agli occhi del suo stesso popolo. Dovremo d’ora in poi gri­darlo forte, tutti insieme, con un coro trans­na­zio­nale, che l’Europa è troppo impor­tante per lasciarla nelle mani di oli­gar­chi di tal fatta. Di figure dal pro­filo tre­men­da­mente basso, inca­paci di visione, di sguardo, chiuse nella pic­ci­ne­ria di un’esistente inso­ste­ni­bile nel futuro, anche nel più vicino, di fronte alle quali spicca, per dif­fe­renza, la gran­dezza del gesto di Yanis Varou­fa­kis — l’eroe di piazza Syn­tagma, l’uomo accla­mato dal popolo del «No», un vin­ci­tore indi­scusso — che si dimette per favo­rire un accordo che va nell’interesse del pro­prio popolo. Per togliere anche un bri­ciolo di alibi ad avver­sari ran­co­rosi e nella sostanza meschini, in una situa­zione che è, con tutta evi­denza, duris­sima.
Il voto greco rivela anche il cata­stro­fico col­lasso del socia­li­smo euro­peo. La presa di posi­zione del vice-cancelliere tede­sco Gar­briel, schie­rato addi­rit­tura alla destra della Mer­kel a fare il lavoro sporco per lei – a riba­dirne la «peda­go­gia impe­ria­li­sta» di cui nel suo stesso paese è accu­sata (Der Spie­gel) -, è qual­cosa di ancor più tra­gico del cele­bre voto dei cre­diti di guerra nel 1914, per­ché segna una assi­mi­la­zione ormai senza più resi­dui. La dichia­rata fine di un’identità poli­tica. Così come la ver­go­gnosa posi­zione assunta da Mar­tin Schultz, offen­siva dello stesso par­la­mento euro­peo che dovrebbe rap­pre­sen­tare, esem­pio dell’abisso in cui è caduta la social­de­mo­cra­zia tede­sca ma anche dell’incapacità di rico­prire con dignità un ruolo isti­tu­zio­nale che dovrebbe essere rap­pre­sen­ta­tivo di tutti. Un par­la­mento degno di que­sto nome non dovrebbe esi­tare nem­meno un giorno a chie­derne le dimis­sioni. Per non par­lare delle posi­zioni assunte dal pre­si­dente del con­si­glio ita­liano Mat­teo Renzi: la sua imba­raz­zante per­for­mance di fronte alla can­cel­liera Mer­kel, gra­tuita forma di ser­vi­li­smo a danno degli stessi inte­ressi ita­liani, è il sim­bolo di un defi­ni­tivo degrado poli­tico, cul­tu­rale e morale. Che ne vani­fica ogni pos­si­bile aspi­ra­zione da «media­tore» di alcun­ché.
Da oggi inco­min­cia una nuova sto­ria per tutte le sini­stre euro­pee, a comin­ciare dalla nostra. I greci hanno aperto una brec­cia. Con­tro di loro si sca­ri­cherà la voglia di ven­detta degli scon­fitti, ancora incre­duli della pro­pria scon­fitta per­ché fidu­ciosi nell’onnipotenza dei pro­pri mezzi. Ten­te­ranno di con­ti­nuare a usarli quei mezzi di dis­sua­sione di massa. Ten­te­ranno di pro­lun­gare il vero e pro­prio asse­dio di tipo medie­vale che hanno pra­ti­cato nell’ultima set­ti­mana. Strin­ge­ranno ancora la gar­rota al collo dei greci per ten­tare di pie­garne i nego­zia­tori. Sta a tutti noi essere all’altezza del com­pito. Per­ché adesso tocca a noi fare la nostra parte, rom­pendo quell’assedio.
Facendo sen­tire forte la voce della vera Europa. Mobi­li­tan­doci per­ché è della nostra stessa pelle che si tratta.

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Un referendum per salvare l’Europa https://www.micciacorta.it/2015/07/un-referendum-per-salvare-leuropa/ https://www.micciacorta.it/2015/07/un-referendum-per-salvare-leuropa/#respond Sat, 04 Jul 2015 07:16:35 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=19927 Quella greca è pro­ba­bil­mente la prima lotta demo­cra­tica euro­pea e per l’Europa alla quale abbiamo assistito

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Qua­lun­que sarà l’esito della vicenda greca se ne pos­sono già trarre nume­rosi inse­gna­menti. Per l’oggi e per il tempo a venire. Nono­stante una mar­tel­lante cam­pa­gna media­tica che mira ad anno­ve­rare il governo di Atene tra i popu­li­smi anti­eu­ro­pei, affian­can­dolo alla Polo­nia o a Marine Le Pen (qual­cuno ha voluto per­fino sco­mo­dare l’impero d’Oriente e la fede orto­dossa), quella greca è pro­ba­bil­mente la prima lotta demo­cra­tica euro­pea e per l’Europa alla quale abbiamo assistito. La prima volta in cui la tenuta dell’Unione viene affron­tata nella sua dimen­sione poli­tica, eco­no­mica e sociale. E l’occasione nella quale è venuto pie­na­mente in luce il rifiuto delle isti­tu­zioni e dei governi euro­pei di fare i conti con que­sta “tota­lità”, nono­stante gli enormi rischi che incom­bono sul pro­cesso di unificazione. Il lungo pro­cesso nego­ziale tra Atene e le “isti­tu­zioni” non è stato che un esa­spe­rante gioco di fin­zioni poi­ché i dogmi, com’è noto, non sono nego­zia­bili e l’Europa è pri­gio­niera di una dog­ma­tica neo­li­be­ri­sta che, per defi­ni­zione, non può essere smen­tita dai suoi effetti nella realtà. Per quanto disa­strosi pos­sano rivelarsi. Soprat­tutto nella sua ultima fase la trat­ta­tiva ha assunto i tratti incon­fon­di­bili della lotta di classe: i conti non devono tor­nare in un modo o nell’altro, ma solo man­te­nendo inal­te­rati (e pos­si­bil­mente ancor più squi­li­brati) i rap­porti tra le classi sociali. Le cor­re­zioni del Fmi al piano pro­po­sto da Atene non mostrano il minimo sforzo di masche­rare que­sta cir­co­stanza. Si ricor­derà che in anni ormai piut­to­sto lon­tani, nella tra­di­zione social­de­mo­cra­tica, le “riforme di strut­tura” indi­ca­vano una tra­sfor­ma­zione in senso sociale e mag­gior­mente inclu­sivo del sistema eco­no­mico e poli­tico. Oggi signi­fi­cano l’esatto con­tra­rio. Ragion per cui devono essere messe al riparo da pos­si­bili inter­fe­renze dei pro­cessi democratici. Le social­de­mo­cra­zie euro­pee, enfa­tiz­zando i lati peg­giori della loro sto­ria, coniu­gando l’autoreferenzialità burocratico-amministrativa con la zelante ade­sione ai prin­cipi dell’accumulazione neo­li­be­ri­sta sono diven­tate il prin­ci­pale nemico della demo­cra­zia. In un duplice senso: o occu­pan­done diret­ta­mente lo spa­zio con il pro­prio deci­sio­ni­smo tec­no­cra­tico, o con­se­gnando i ceti popo­lari alle destre nazio­na­li­ste. Non si richie­dono par­ti­co­lari doti pro­fe­ti­che per imma­gi­nare nul­lità quali Hol­lande e Renzi men­di­care ben pre­sto il “voto utile” di fronte all’onda mon­tante delle destre. In uno scon­tro immi­nente, dagli esiti incerti, tra una Unione inso­ste­ni­bile e i nemici giu­rati dell’Europa. Di fronte a que­sto pro­ba­bile sce­na­rio dovrebbe essere chiaro che Tsi­pras rap­pre­senta per ora, nel suo iso­la­mento, (almeno a livello di governi) l’unica chance dispo­ni­bile in difesa dell’Unione euro­pea. Tanto si discute dei rischi di un Gre­xit sul fronte della spe­cu­la­zione finan­zia­ria, tanto poco se ne ragiona su quello della spe­cu­la­zione poli­tica. Salvo abban­do­narsi di tanto in tanto alle solite sce­menze reto­ri­che sulla “culla della civiltà occi­den­tale”. Sta di fatto che le isti­tu­zioni euro­pee (e i governi nazio­nali che impon­gono loro di rispet­tarne la gerar­chia e i rap­porti di forze) con­di­vi­dono con le destre nazio­na­li­ste un punto deci­sivo: non può esservi altra Europa all’infuori di que­sta e dei suoi equi­li­bri di potere. Tanto che la si difenda quanto che la si avversi. Di qui la con­clu­sione che il ten­ta­tivo della Gre­cia è con­tro il prin­ci­pio di realtà. Tut­ta­via, poi­ché nell’opinione pub­blica del vec­chio con­ti­nente, e in non poche ini­zia­tive di lotta, i dogmi della gover­nance neo­li­be­ri­sta euro­pea comin­ciano a per­dere cre­dito, sulla vicenda greca (e non solo) pio­vono le più incre­di­bili men­zo­gne. I greci che vanno tutti in pen­sione a 50 anni (misura cir­co­scritta che riguarda sog­getti ana­lo­ghi ai nostri eso­dati in un paese dove il 26 per cento di disoc­cu­pa­zione rende le pen­sioni un sostan­ziale stru­mento di soprav­vi­venza) fanno il paio con i “clan­de­stini” negli alber­ghi a 5 stelle. Ai cit­ta­dini euro­pei, presi ormai per scemi dalla mat­tina alla sera, si lascia inten­dere che recu­pe­rare l’irrecuperabile debito greco, ripor­terà quei soldi (sia pure indi­ret­ta­mente) nelle loro tasche e non in quelle della grande ren­dita finan­zia­ria. Biso­gna essere otte­ne­brati dalla birra e dalla tele­vi­sione per con­si­de­rarsi “azio­ni­sti” del pro­prio (ava­ris­simo) stato nazio­nale, secondo la mito­lo­gia attri­buita al con­tri­buente tede­sco. Quanto agli altri paesi inde­bi­tati (con tassi di disoc­cu­pa­zione che non si muo­vono di una vir­gola) è una gran corsa a taroc­care impro­ba­bili risul­tati per dimo­strare quanto siano distanti dalla Gre­cia, se non addi­rit­tura in una botte di ferro. Que­sto ter­ro­ri­smo ci sospinge a pen­sare che a vin­cere (si fa per dire) la par­tita sarà chi è in grado di incu­tere mag­giore paura. Del resto non è una novità. Le classi subal­terne non hanno mai otte­nuto nulla se non quando sono state in con­di­zione di ter­ro­riz­zare la classe domi­nante. Tutta la sto­ria del Nove­cento ne è testi­mone. Da molto tempo non accade. Governi e gover­nati, lavo­ra­tori e pre­cari sotto ricatto non rap­pre­sen­tano più una minac­cia per le oli­gar­chie. Ma, per la prima volta, la vit­to­ria di Syriza, il brac­cio di ferro con le “isti­tu­zioni”, infine il Refe­ren­dum, fanno paura. Tal­mente tanta paura che anche i fal­chi si affret­tano a soste­nere che una vit­to­ria del no non signi­fi­cherà neces­sa­ria­mente la fine del nego­ziato, anche se lo ren­de­rebbe sem­pre più dif­fi­col­toso. Certo, la paura cre­sce­rebbe, tra­sfor­man­dosi in una forza vin­cente, se in tutta Europa si cogliesse l’occasione per mobi­li­tarsi con­tro l’ideologia e la pra­tica del neo­li­be­ri­smo che oggi la governa negando ogni alter­na­tiva. Non è insomma que­sto un nuovo accenno di “grande poli­tica”? Quella che inve­ste gli inte­ressi domi­nanti capar­bia­mente inca­paci di ogni com­pro­messo? Se, tra tante, vi è una ragione sin­te­tica per dire no ai dik­tat è che que­sto “no” incute final­mente timore a quanti desi­de­rano e con­ce­pi­scono la “sta­bi­lità” come tacita sot­to­mis­sione alle oli­gar­chie e alla ren­dita finan­zia­ria. Un no per l’Europa.

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Un sapere senza confini nella battaglia greca contro l’austerity https://www.micciacorta.it/2015/07/un-sapere-senza-confini-nella-battaglia-greca-contro-lausterity/ https://www.micciacorta.it/2015/07/un-sapere-senza-confini-nella-battaglia-greca-contro-lausterity/#respond Thu, 02 Jul 2015 08:14:08 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=19915 Appello. Ricercatori, docenti e scienziati a favore del "no" al referendum greco

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Un saluto alla popo­la­zione greca tutta e, in par­ti­co­lar modo, alle nostre col­le­ghe e ai nostri col­le­ghi del mondo dell’istruzione, dell’università e della ricerca. Chi vi scrive lo fa a poche cen­ti­naia di chi­lo­me­tri da dove vi tro­vate: eppure, se misu­rata col metro della con­sa­pe­vo­lezza e della pre­oc­cu­pa­zione per il futuro, anche que­sta breve distanza sem­bra spa­rire. E lo fa in giorni in cui ci ritro­viamo, su quest’altra sponda del Mare Medi­ter­ra­neo, a osser­vare con atten­zione e appren­sione le vicende che si sus­se­guono nel vostro paese e intorno a esso. Siamo stu­diose e stu­diosi, ricer­ca­tori e ricer­ca­trici, docenti e scien­ziati degli ate­nei ita­liani. Alcuni tra noi si occu­pano di scienze umane e sto­ri­che, altri di scienze sociali, altri ancora di scienze mate­ma­ti­che, fisi­che e natu­rali. Eppure cia­scuno di noi con­di­vide una forte rico­no­scenza nei con­fronti della cul­tura greca e della sua sto­ria. Come potremmo altri­menti? È stata la Gre­cia la vera culla del pen­siero occi­den­tale, il cro­ce­via di espe­rienze che ha gene­rato per prima lo spi­rito dell’amore per la cono­scenza, in ogni ambito del sapere. Tutte e tutti sap­piamo per­fet­ta­mente quanto la cul­tura e il pen­siero greco abbiano con­tri­buito a quell’originaria, vera spinta verso l’unità e la fra­tel­lanza degli esseri umani in que­sta parte del mondo. Tutti sap­piamo che essa è la nostra radice, ben prima – e ben più – di ogni mito o ideo­lo­gia che di volta in volta si è voluta fon­da­tiva per l’Europa. Soprat­tutto, ognuno di noi con­di­vide una seria pre­oc­cu­pa­zione per gli eventi che si stanno avvi­cen­dando in que­sti giorni, così come un pro­fondo sde­gno per il ricatto che vi è stato impo­sto dalla tec­no­cra­zia dell’austerity, che ha ormai sve­lato il vero obiet­tivo della sua fero­cia: quello di imporre un unico, fal­li­men­tare modello eco­no­mico basato sull’annientamento della dignità umana. Per que­sti motivi non pos­siamo non sup­por­tare il popolo greco in que­sta pagina dif­fi­cile della sua sto­ria. Siamo con­sa­pe­voli che l’esito del refe­ren­dum del 5 luglio pros­simo, se come ci augu­riamo si affer­merà la vit­to­ria del «NO», por­terà a un clima di con­fu­sione che si cer­cherà di stru­men­ta­liz­zare per far chi­nare il capo alle cit­ta­dine e ai cit­ta­dini greci. Per que­sto motivo ci impe­gniamo da subito, con que­sta let­tera, a offrirvi la nostra soli­da­rietà: non solo morale, ma anche nella forma di atti con­creti. Ciò che met­tiamo nero su bianco con que­ste parole è l’impegno, a titolo indi­vi­duale e col­let­tivo, a soste­nervi e coo­pe­rare con voi per la rico­stru­zione della Gre­cia e la costru­zione di un nuovo modello sociale, eco­no­mico e poli­tico, che attra­versi e coin­volga anche quello snodo cru­ciale che è il mondo della cono­scenza, in cui tutte e tutti noi lavoriamo. Ci augu­riamo che il popolo greco fac­cia la sua scelta in piena auto­no­mia e dignità, men­tre la soli­da­rietà inter­na­zio­nale nei suoi con­fronti si raf­forza e con­ti­nua. Sap­piamo che il mondo si sta indi­gnando e mobi­li­tando per­ché la Gre­cia possa dimo­strare che un’Europa diversa – un mondo diverso – è dav­vero rea­liz­za­bile, rifiu­tando l’aut-aut tra schia­vitù al mer­cato o bar­ba­rie. Vogliamo espri­mere a cia­scuno di voi, e in par­ti­co­lare alle nostre col­le­ghe e ai nostri col­le­ghi, il nostro totale soste­gno. Un ultimo appunto. Non tro­ve­rete al ter­mine di que­sta let­tera il solito elenco di «pre­sti­giose»: d’altronde, non è inten­zione di chi vi scrive pro­porre la con­sueta dichia­ra­zione di intenti, l’ennesima vetrina intel­let­tuale desti­nata a lasciare il tempo che ha tro­vato. Per­ché la nostra vuole essere una pro­messa di soli­da­rietà fat­tuale e inci­siva, pro­logo a tempi nuovi e ani­mati da uno spi­rito dif­fe­rente. Lo spi­rito di una nuova soli­da­rietà tra i popoli dell’Europa e del Medi­ter­ra­neo, in grado soprat­tutto, di costruire un sapere e un mondo nuovo, più giu­sto, più soli­dale, più libero. ***) Per chi vuol ade­rire all’appello può farlo nel sito inter­net: http://ricer?ca?per?la?gre?cia?.word?press?.com Seguono le firme finora raccolte:

Fabri­zio Rufo (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Car­mela Mora­bito (Tor Ver­gata Uni­ver­sità di Roma)

Mat­tia Della Rocca (Uni­ver­sità di Pisa)

Sara Cam­pa­nella (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Tiziana Sam­pie­tro (Fon­da­zione Toscana Gabriele Mona­ste­rio – CNR, Pisa)

Enrico Campo (Uni­ver­sità di Pisa)

Mat­teo Bian­chi (Uni­ver­sità degli Studi di Bergamo)

Ana­tole Pierre Fuk­sas (Uni­ver­sità di Cassino)

Luca Cic­ca­rese (Uni­ver­sità di Pisa)

Giu­lia Frezza (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Ales­san­dro Camiz (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Alfredo Coppa (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Sil­via Mar­ti­nelli (Max Planck Insti­tute, Monaco)

Luciano Debiase (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Maria Teresa Fio­rillo (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Marco Capo­casa (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Mar­tina Volpe (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Marco Oli­ve­rio (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Maria Enrica Danu­bio (Uni­ver­sità degli Studi dell’Aquila)

Emore Paoli (Tor Ver­gata Uni­ver­sità di Roma)

Fran­ce­sca Ortu (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Filippo Ter­rasi (Seconda Uni­ver­sità degli Studi di Napoli)

Marco Ramaz­zotti (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Alba Finoc­chiaro (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Carlo Baghetti (Uni­ver­sité d’Aix-Marseille – Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Simona Foà (Tor Ver­gata Uni­ver­sità di Roma)

Viola San­soni (Ludwig-Maximilians-Universität, Monaco)

Ales­san­dro Bruc­co­leri (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Angela Spi­nelli (Tor Ver­gata Uni­ver­sità di Roma)

Anna Pai­nelli (Uni­ver­sità di Parma)

Pie­tro Greco (Città della Scienza, Napoli)

Ser­gio De Iasio (Uni­ver­sità di Parma)

Claude Albore Liva­die (CNRS – Cen­tre Camille Jul­lian, Aix-en-Provence)

Maria­ga­briella Pugliese (Uni­ver­sità degli Studi di Napoli Fede­rico II)

Fabio Di Vin­cenzo (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Mariella Flo­res (Uni­ver­sità di Torino)

Giu­lio Sta­rita (Seconda Uni­ver­sità degli Studi di Napoli)

Fede­rico Di Tra­glia (Uni­ver­sità di Firenze – Uni­ver­sity of Bristol)

Anna Romani (Uni­ver­sità di Pisa)

Angelo Piga (ICFO-The Insti­tute of Pho­to­nic Scien­ces, Barcelona)

Lorenzo Fra­tino (Royal Hol­lo­way Uni­ver­sity of London)

Ste­fano Bia­gioni (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Renata Schiavo (Uni­ver­sity of Leiden)

Imma Iovi­nella (Uni­ver­sità di Firenze)

Cate­rina Botti (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Rosanna Bona­sia (Insti­tuto Poli­téc­nico Nacio­nal, Ciu­dad de México)

Cri­stina Pado­lec­chia (Uni­ver­sità di Genova)

Michele Man­ca­rella (Uni­ver­sité Paris Saclay – Uni­ver­sité Paris Sud)

Dario Miner­vini (Uni­ver­sità degli Studi di Napoli Fede­rico II)

Alfonso Mau­ri­zio Iacono (Uni­ver­sità di Pisa)

Ago­stino Car­bone (Uni­ver­sità degli Studi di Napoli Fede­rico II)

Alberto Cappi  (INAF-Osservatorio Astro­no­mico di Bologna)

Mat­tia Iunco (Uni­ver­si­tät Tübingen)

Vanda Bou­ché (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Andrea Cer­roni (Uni­ver­sità Milano-Bicocca)

Daniela Palma (ENEA, Roma)

Marco Sbar­della (Uni­ver­sità di Firenze)

Fran­ce­sco Mer­curi (Uni­ver­sità di Bologna)

Mario Tiberi (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Luca Tan­teri (Uni­ver­sità di Firenze)

Fran­ce­sco Verde (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Fla­mi­nia Sacca’ (Uni­ver­sità degli Studi della Tuscia)

Ste­fa­nia Tuzi (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Giu­sto Traina (Uni­ver­sité Paris-Sorbonne– Insti­tut Uni­ver­si­taire de France)

Eleo­nora Caval­lini (Uni­ver­sità di Bologna)

Fran­ce­sco Mari (Uni­ver­sité de Strasbourg)

Fran­ce­sca Gaz­zano (Uni­ver­sità di Genova)

Daniele Sal­voldi (Freie Uni­ver­si­tät Berlin)

Ales­san­dro Por­chetta (Tor Ver­gata Uni­ver­sità di Roma)

Marco Isopi (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Omar Coloru (ArScAn-HAROC Uni­ver­sité de Paris-Ouest Nan­terre La Défense)

Daniele Solvi (Seconda Uni­ver­sità degli Studi di Napoli)

Fran­ce­sco A.N. Pal­mieri (Seconda Uni­ver­sità degli Studi di Napoli)

Petra Ber­ni­tsa (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Gio­vanni Bal­cet (Mai­son des Scien­ces de l’Homme, Paris – Uni­ver­sità di Torino)

Ivan Davoli (Tor Ver­gata Uni­ver­sità di Roma)

Leo­nardo Bar­gi­gli (Uni­ver­sità di Firenze)

Man­lio Maggi (Isti­tuto Supe­riore per la Pro­te­zione e la Ricerca Ambien­tale, Roma)

Vale­rio Casa­dio (Tor Ver­gata Uni­ver­sità di Roma)

Marco Mila­nese (Uni­ver­sità degli Studi di Sassari)

Roberta Spa­dac­cini (Uni­ver­sità degli Studi del Sannio)

Cri­stina Viano (CNRS, Uni­ver­sité Paris-Sorbonne)

Carlo Natali (Uni­ver­sità Ca’ Foscari Venezia)

Fran­ce­sca Alice Via­nello (Uni­ver­sità di Padova)

Andrea Star­bini (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Nicola Cic­coli (Uni­ver­sità di Perugia)

Umberto Roberto (Uni­ver­sità Euro­pea di Roma)

Arianna Baga­rini (Uni­ver­sità degli Studi di Ferrara)

Maria Leti­zia Verola (Liceo Scien­ti­fico Ulisse Dini, Pisa)

Giu­seppe Pater­no­stro (Uni­ver­sità degli Studi di Palermo)

Gia­como Rac­cis (Uni­ver­sità di Bergamo)

Ste­fano Car­lesi (Scuola Supe­riore Sant’Anna, Pisa)

Roberto Palaia (Isti­tuto per il Les­sico Intel­let­tuale Euro­peo e Sto­ria delle Idee, CNR – Roma)

Gior­gio Manzi (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Imma­co­lata Eramo (Uni­ver­sità degli Studi di Bari Aldo Moro)

Cor­rado Petro­celli (Uni­ver­sità degli Studi di Bari Aldo Moro – Uni­ver­sità di San Marino)

Roberto Lo Pre­sti (Humboldt-Universität, Berlin)

Fran­ce­sco Gori (Uni­ver­sità di Palermo)

Mar­tina Petralli (Uni­ver­sità di Firenze)

Fran­ce­sco Biagi (Uni­ver­sità di Pisa)

Ales­san­dra Casa­mas­sima (Biblio­teca del Senato della Repub­blica, Roma)

Gioac­chino Micheli (Isti­tuto di Bio­lo­gia e Pato­lo­gia Mole­co­lari, CNR – Pisa)

Car­mela Roscino (Uni­ver­sità degli Studi di Bari Aldo Moro)

Ida Oggiano (Isti­tuto di Studi sul Medi­ter­ra­neo Antico – CNR, Roma)

Ros­sella Caruso (Isti­tuto Supe­riore per le Indu­strie Arti­sti­che, Roma)

Luca Nivarra (Uni­ver­sità degli Studi di Palermo)

Fau­sto Gozzi (LUISS Guido Carli, Roma)

Ales­san­dro Ange­lucci (Uni­ver­sità Gabriele d’Annunzio, Chieti-Pescara)

Gian­carlo Poiana (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Anto­nio Caputo (Isti­tuto Supe­riore per la Pro­te­zione e la Ricerca Ambien­tale, Roma)

Maria Rosa­ria Marella (Uni­ver­sità di Perugia)

Cate­rina Peroni (Uni­ver­sità di Padova)

Luigi Punzo (Uni­ver­sità di Cassino)

Cri­stina Sissa (Uni­ver­sità di Parma)

Mar­cella Tam­bu­scio (Uni­ver­sità di Torino)

Gior­gio Parisi (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Gabriele D’Avino (Uni­ver­sité de Mons)

Paolo Ana­gno­stou (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Cin­zia Carta (Uni­ver­sità di Bologna)

Andrea Vol­ter­rani (Tor Ver­gata Uni­ver­sità di Roma)

Javier Gon­zá­lez Díez (Uni­ver­sità di Torino)

Simona Sestito (Uni­ver­sità di Pisa)

Simone Tulu­mello (Uni­ver­sità di Lisbona)

Marica Setaro (Uni­ver­sità di Firenze)

Arianna Sacer­doti (Seconda Uni­ver­sità degli Studi di Napoli)

Anna Bor­ghi (Uni­ver­sità di Bolo­gna – ISTC, CNR)

Mat­teo Di Gesù (Uni­ver­sità di Palermo)

Daniele Mae­strelli (Uni­ver­sità di Firenze – Uni­ver­sità di Pisa)

Ales­san­dra Fio­rio Pia (Uni­ver­sità di Torino)

Marco Caiffa (Tor Ver­gata Uni­ver­sità di Roma)

Ila­ria Ger­mano (Uni­ver­sità degli Studi di Bari Aldo Moro)

Ema­nuele De Luca (Uni­ver­sità di Trie­ste– Uni­ver­si­dad de Valencia)

Gian­fi­lippo De Astis (Isti­tuto Nazio­nale di Geo­fi­sica e Vul­ca­no­lo­gia, Roma)

Gian­luca Lat­tanzi (Uni­ver­sità degli Studi di Bari Aldo Moro)

Michele Napo­li­tano (Uni­ver­sità di Cassino)

Andrea Las­san­dari (Uni­ver­sità di Bologna)

Gio­vanni Re (Uni­ver­sità di Torino)

Fede­rico Mar­tel­loni (Uni­ver­sità di Bologna)

Gio­vanni Orlan­dini (Uni­ver­sità degli Studi di Siena)

Augu­sto Vigna Taglianti (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Tiziana Nazio (Uni­ver­sità di Torino)

Simona Taliani (Uni­ver­sità di Torino)

Andrea Gabrielli (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Paolo Scat­to­lin (Uni­ver­sità degli Studi di Verona)

Marco Mera­fina (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Roberta Fer­ritto (Rea­ding University)

Mat­teo Viale (Uni­ver­sità di Torino)

Bruno Ber­to­lini (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Oli­via Bonardi (Uni­ver­sità degli Studi di Milano)

Anto­nio D’Onofrio (Seconda Uni­ver­sità degli Studi di Napoli)

Valen­tina Pazé (Uni­ver­sità di Torino)

Miche­lan­gelo Bovero (Uni­ver­sità di Torino)

Lucilla Moli­terno (Uni­ver­sità di Torino)

Mas­simo Cuono (Uni­ver­sità di Torino)

Gua­da­lupe Sal­mo­ran (Uni­ver­sità di Torino)

Manuela Dero­sas (Isti­tuto di Ricer­che Far­ma­co­lo­gi­che Mario Negri, Bergamo)

Manuela Mari (Uni­ver­sità di Cassino)

Luigi Bona­cina (Uni­ver­sité de Genève)

Alina Di Gesù (Uni­ver­sità di Bologna)

Anna­ma­ria Dea­go­stino (Uni­ver­sità di Torino)

Elena Span­gen­berg Yanes (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Leo­nardo Micheli (Uni­ver­sity of Exeter)

Raul Mor­denti (Tor Ver­gata Uni­ver­sità di Roma)

Luca Galan­tucci (New­ca­stle University)

Fran­ce­sco Pitocco (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Mat­tia Gra­nata (Uni­ver­sità degli Studi di Milano)

Sil­via Pasqua (Uni­ver­sità di Torino)

Paola Umbri (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Mat­teo Zac­ca­rini (Uni­ver­sità di Bologna)

Fede­rica Tomas­soni (Uni­ver­sità di Bologna)

Andrea Allam­prese (Uni­ver­sità di Modena e di Reg­gio Emilia)

Bruno Pez­za­rossi (Scuola Supe­riore di Studi Giu­ri­dici, Uni­ver­sità di Bologna)

Ales­san­dro Fer­retti (Uni­ver­sità di Torino)

Nico­letta Tau­rian (Uni­ver­sità di Trieste)

Sal­va­tore Losco (Seconda Uni­ver­sità degli Studi di Napoli)

Alberto Di Cin­tio (Uni­ver­sità di Firenze)

Elena Ghi­baudi (Uni­ver­sità di Torino)

Marco Cosen­tino (Uni­ver­sità dell’Insubria)

Mario Fiore (Isti­tuto di Bio­lo­gia e Pato­lo­gia Mole­co­lari – CNR, Roma)

Anto­nella Arena (Uni­ver­sità di Messina)

Paola Stiuso (Seconda Uni­ver­sità degli Studi di Napoli)

Maria Leti­zia Ruello (Uni­ver­sità Poli­tec­nica delle Marche)

Piero Mor­purgo (Liceo Gior­dano Bruno, Roma)

Ornella Cirillo (Seconda Uni­ver­sità degli Studi di Napoli)

Fran­ce­sco Spada (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Laura Stan­cam­piano (Uni­ver­sità di Bologna)

Sacri Moreno (Esta­ción Bio­ló­gica de Doñana – CSIC)

Maria Luisa Chi­rico (Seconda Uni­ver­sità degli Studi di Napoli)

Clau­dio Rossi (Poli­cli­nico Umberto I – Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Mario Caruso (Tor Ver­gata Uni­ver­sità di Roma)

Marta Gomes de Souza (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Cin­zia Bat­tag­gia (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Michela San­tan­gelo (Uni­ver­sità di Pisa)

Sara Spa­ra­gna (Uni­ver­sità di Cassino)

Giu­lio Mino Marini (Uni­ver­sità di Pisa)

Carlo Utzeri (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Franca Pel­lic­cia (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Pasquale D’Alessio (Uni­ver­sità di Napoli Fede­rico II)

Vit­to­rio Angio­lini (Uni­ver­sità degli Studi di Milano)

Vit­to­rio Fer­ruzzi (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Ste­fano Tol­lari (Uni­ver­sità dell’Insubria)

Sil­via Fer­ra­rese (Uni­ver­sità di Torino)

Gio­vanni Baz­zoc­chi (Uni­ver­sità di Bologna)

Ales­san­dra De Rossi (Uni­ver­sità di Torino)

Vin­cenzo Desi­de­rio (Seconda Uni­ver­sità degli Studi di Napoli)

Mari D’Agostino (Uni­ver­sità di Palermo)

Andrea Rodi­ghiero (Uni­ver­sità degli Studi di Verona)

Ales­san­dra Fila­bozzi (Tor Ver­gata Uni­ver­sità di Roma)

Patri­zia Gen­tili (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Marta Mor­villo (Uni­ver­sità di Bologna)

Anto­nella Tra­ma­cere (Uni­ver­sità di Parma)

Ales­san­dra Mon­ta­nini (Uni­ver­sità di Parma)

Ranieri Urbani (Uni­ver­sità di Trieste)

Bar­bara De Rosa (Uni­ver­sità di Napoli Fede­rico II)

Rosella De Sal­via (Isti­tuto di Bio­lo­gia e Pato­lo­gia Mole­co­lare – CNR, Roma)

Marco Vighi (Uni­ver­sità di Milano-Bicocca)

Seba­stiano Ghisu (Uni­ver­sità degli Studi di Sassari)

Mary Anne Tafuri (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Fer­nando Giobbe (Uni­ver­sità di Napoli Fede­rico II)

Ales­san­dro Arienzo (Uni­ver­sità di Napoli Fede­rico II)

Chiara Ingrosso (Seconda Uni­ver­sità degli Studi di Napoli)

Matilde Sicu­ranza (Uni­ver­sità di Napoli Fede­rico II)

Andrea Ilari (Isti­tuto di Bio­lo­gia e Pato­lo­gia Mole­co­lare – CNR, Roma)

Ste­fa­nia Cocco (Uni­ver­sità Poli­tec­nica delle Marche)

Rolando Dro­mundo (Uni­ver­sità di Pisa)

Roberto Pirisi (Scuola Nor­male Supe­riore, Pisa)

Fran­ce­sca Di Rosa (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Aniello Lampo (ICFO-The Insti­tute of Pho­to­nic Scien­ces, Barcelona)

Petro­nia Carillo (Seconda Uni­ver­sità degli Studi di Napoli)

Enrico Cun­dari (Isti­tuto di Bio­lo­gia e Pato­lo­gia Mole­co­lare – CNR, Roma)

Ales­san­dro Bian­chi (Uni­ver­sità degli Studi di Bari Aldo Moro)

Giu­seppe Sac­co­mandi (Uni­ver­sità di Perugia)

Augu­sto Amici (Uni­ver­sità di Camerino)

Sal­va­tore Palidda (Uni­ver­sità di Genova)

Anto­nio Fan­toni (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Elga Ric­cardi (Uni­ver­sità di Camerino)

Gior­gio Tas­si­nari (Uni­ver­sità di Bologna)

Franca Gusmini (Liceo Clas­sico “Tito Livio”, Milano)

Velia Mini­cozzi (Tor Ver­gata Uni­ver­sità di Roma)

Andrea Perali (Uni­ver­sità di Camerino)

Lucio Pel­la­cani (Uni­ver­sità di Roma La Sapienza)

Danila Moscone (Tor Ver­gata Uni­ver­sità di Roma)

Giu­seppe Pal­le­schi (Tor Ver­gata Uni­ver­sità di Roma)

Eli­sa­betta Meacci (Uni­ver­sità di Firenze)

Tiziana Drago (Uni­ver­sità degli Studi di Bari Aldo Moro)

Piero Totaro (Uni­ver­sità degli Studi di Bari Aldo Moro)

Angela Drago (Uni­ver­sità degli Studi di Bari Aldo Moro)

Ales­san­dro Cat­ta­biani (LMT-ENS Cachan)

Stella Agnoli (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Daniela Gigante (Uni­ver­sità di Perugia)

Isa­bella Pas­sa­riello (CIRCE Labo­ra­tory – INNOVA)

Maria Fran­ce­sca Petroc­chi (Uni­ver­sità degli Studi della Tuscia)

Giu­lio Cat­ta­rin (Poli­tec­nico di Milano)

Andrea Ama­dei (Tor Ver­gata Uni­ver­sità di Roma)

Anto­nella Fri­scini (Uni­ver­sità del Salento)

Ceci­lia Man­ni­roni (Isti­tuto di Bio­lo­gia e Pato­lo­gia Mole­co­lare – CNR, Roma)

Lucia G. Qua­gliano (Con­si­glio Nazio­nale delle Ricer­che, Roma)

Roberto Scan­durra (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Dino Costa (Uni­ver­sità di Messina)

Marian­giola Dezani-Ciancaglini (Uni­ver­sità di Torino)

Bar­bara Illi (Isti­tuto di Bio­lo­gia e Pato­lo­gia Mole­co­lare – CNR, Roma)

Pie­ran­gelo Cru­citti (Società Romana di Scienze Naturali)

Ales­san­dro Bar­to­loni (Isti­tuto Nazio­nale di Geo­fi­sica e Vulcanologia)

Hara­la­bos Tso­la­kis (Uni­ver­sità di Palermo)

Erne­sto d’Albergo (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Piero Di Giro­lamo (Uni­ver­sità degli Studi di Teramo)

Fabri­zio Tonello (Uni­ver­sità di Padova)

Fran­ce­sca Bianco (Isti­tuto Nazio­nale di Geo­fi­sica e Vulcanologia)

Fla­via De Nicola (Uni­ver­sità del Sannio)

Gior­gio Lo Feudo (Uni­ver­sità della Calabria)

Mar­ghe­rita Calò (Uni­ver­sità di Messina)

Anto­nella Ban­diera (Uni­ver­sità di Trieste)

Man­fredi Longo (Isti­tuto Nazio­nale di Geo­fi­sica e Vulcanologia)

Wal­ter D’Alessandro (Isti­tuto Nazio­nale di Geo­fi­sica e Vulcanologia)

Ric­cardo Nar­ducci (Tor Ver­gata Uni­ver­sità di Roma)

Vito Fran­ce­sco Pol­caro (INAF-IAPS)

Fede­rico Oli­veri (Cen­tro Inter­di­sci­pli­nare Scienze per la Pace– Uni­ver­sità di Pisa)

Rosella Nave (Isti­tuto Nazio­nale di Geo­fi­sica e Vulcanologia)

Carlo Magni (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Erne­sto Bur­gio (Euro­pean Can­cer and Envi­ron­ment Research Insti­tute, Bruxelles)

Ales­san­dro Teta (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Lidia Lo Schiavo (Uni­ver­sità di Messina)

Vero­nica Morea (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Mad­da­lena Andreussi (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Ric­cardo Adami (Poli­tec­nico di Torino)

Mar­ghe­rita Eufemi (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Clau­dio Mar­chese (Uni­ver­sità di Messina)

Piera Rella (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Sara Bressi (EPFL, Lausanne)

Fede­rico Aschieri (Tech­ni­sche Uni­ver­si­tät Wien)

Michele Cor­reggi (Uni­ver­sità degli Studi di Roma 3)

Marian­to­nietta Intonti (Uni­ver­sità degli Studi di Bari Aldo Moro)

Giu­lio Moini (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Giu­lia Pavan (Tor Ver­gata Uni­ver­sità di Roma)

Lorenzo Zam­poni (Isti­tuto Uni­ver­si­ta­rio Euro­peo, Firenze)

Giu­lia Volpe (Tor Ver­gata Uni­ver­sità di Roma)

Guido Bonino (Uni­ver­sità di Torino)

Tamara Bruni (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Ervino Cus (Uni­ver­sità di Trieste)

Jolanda Guardi (Uni­ver­si­tat Rovira i Vir­gili, Tarragona)

Gianni Piazza (Uni­ver­sità di Catania)

Ste­fano A. E. Leoni (Con­ser­va­to­rio Giu­seppe Verdi, Torino – Uni­ver­sità di Urbino Carlo Bo)

Franco Praus­sello (Uni­ver­sità di Genova)

Raf­faele Spie­zia (Seconda Uni­ver­sità degli Studi di Napoli)

Marco Bif­foni (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Romeo Cara­belli (Uni­ver­sité de Tours)

Roberta Cipol­lini (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Marco Vignu­delli (Uni­ver­sità di Bologna)

Luisa Bru­cale (Uni­ver­sità di Palermo)

Fran­ce­sco Cor­reale (CNRS, Tours)

Giu­seppe Longo (Uni­ver­sità degli Studi di Napoli Fede­rico II)

Joselle Dagnes (Uni­ver­sità di Torino)

Ales­san­dra Ciat­tini (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Roberto Cavarra (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Sil­via Morante (Tor Ver­gata Uni­ver­sità di Roma)

Maria Assunta Casa­lino (Uni­ver­sità degli Studi di Roma 3)

Monica Piras (Uni­ver­sità di Cagliari)

Ezio Laconi (Uni­ver­sità di Cagliari)

Ste­fano Man­fredda (Uni­ver­sità di Cagliari)

Mauro Fede­rico (Uni­ver­sità di Messina)

Vin­cenza Fer­rara (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Giu­seppe Mai­mone (Uni­ver­sità di Catania)

Gabriella Bap­tist (Uni­ver­sità di Cagliari)

Fer­ruc­cio Damiani (Uni­ver­sità di Torino)

Emi­lia Mau­riello (Labo­ra­toire de Chi­mie Bac­té­rienne – CNRS)

Steve Buc­kle­dee (Uni­ver­sità di Cagliari)

Sabrina Fusari (Uni­ver­sità di Bologna)

Maria Pascale (IPPSAR Com­mer­ciale “De Caro­lis”, Spoleto)

Seba­stiano Pen­nisi (Uni­ver­sità di Cagliari)

Gio­vanna Romeo (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Luciano Gal­lino (Uni­ver­sità di Torino)

Umberto Alba­rella (Uni­ver­sity of Sheffield)

Chiara Angio­lini (Uni­ver­sità Ca’ Foscari Venezia)

Gio­vanni Destro Bisol (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Ceci­lia Maria Totti (Uni­ver­sità Poli­tec­nica delle Marche)

Simone Con­tiero (ITIS Mar­coni, Pon­te­dera – Uni­ver­sità di Pisa)

Laura Bet­tini (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Cri­stina Chia­vari (Uni­ver­sità di Bologna)

Clara Urzi (Uni­ver­sità di Messina)

Sil­via Damiano (Uni­ver­sità di Camerino)

Mara Mag­giulli (Liceo Clas­sico “Oriani”, Corato)

Debo­rah Ciero (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Miriam Melis (Uni­ver­sità di Cagliari)

Giu­seppe Musu­meci (Uni­ver­sità di Catania)

Car­melo Cedrone (Comi­tato Eco­no­mico e Sociale Euro­peo, Bruxelles)

Giu­seppe Forte (Uni­ver­sità di Catania)

Umberto Marini Bet­tolo (Uni­ver­sità di Camerino)

Lucia Zabatta (ISFOL – Isti­tuto per lo Svi­luppo della For­ma­zione e dell’Orientamento dei Lavoratori)

Vin­cenzo Fiore (Uni­ver­sity Col­lege London)

Bianca Colonna (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Andrea Piras (Uni­ver­sità di Bologna)

Enrico Pasini (Uni­ver­sità di Torino)

Ila­ria Ago­stini (Uni­ver­sità di Bologna)

Fabri­zio Ricci (Con­si­glio Nazio­nale delle Ricerche)

Ago­stino Cilardo (Uni­ver­sità degli Studi di Napoli L’Orientale)

Anto­nio Pio­letti (Uni­ver­sità di Catania)

Filo­mena Viviana Taglia­ferri (Insti­tute of Medi­ter­ra­nean Stu­dies – Foun­da­tion for Research and Tech­no­logy, Hel­las. Rethymno)

Dome­nico Anto­nio Cusato (Uni­ver­sità di Catania)

Teresa Sar­della (Uni­ver­sità di Catania)

Paola D’Alconzo (Uni­ver­sità degli Studi di Napoli Fede­rico II)

Con­cetta Sipione (Uni­ver­sità di Catania)

Gio­vanna Cal­ta­gi­rone (Uni­ver­sità di Cagliari)

Marco Bar­bieri (Uni­ver­sità di Foggia)

Sal­va­tore Giuf­frida (Uni­ver­sità di Catania)

Ales­san­dro Cam­pus (Tor Ver­gata Uni­ver­sità di Roma)

Chiara Con­co­lino (Uni­ver­sità Cat­to­lica del Sacro Cuore di Milano)

Mauro Majone (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Gior­gio Gra­ziani (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Ber­nar­dina Sani (Uni­ver­sità di Siena)

Andrea Impe­ria (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Giu­seppe Giu­dice (Uni­ver­sità degli Studi di Napoli Fede­rico II)

Bar­bara Nelli (Uni­ver­sità degli Studi dell’Aquila)

Roberto Feuda (Caltech)

Carlo Di Marco (Uni­ver­sità di Teramo)

Maria Gio­vanna Musso (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Laura Saija (Uni­ver­sità degli Studi di Catania)

Fabiana Arduini (Tor Ver­gata Uni­ver­sità di Roma)

Enzo Cicero (Uni­ver­sità di Messina)

Lorenzo Pagliano (Poli­tec­nico di Milano)

Cesare Manetti (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Renata Mor­resi (Uni­ver­sità di Macerata)

Andrea Man­ga­naro (Uni­ver­sità di Catania)

Sil­via Cri­staldi (Uni­ver­sità Kore di Enna)

Maria Rosa Cre­mo­nesi (I.S. d’Arco – d’Este)

Lucia Aqui­lanti (Uni­ver­sità Poli­tec­nica delle Marche)

Enrico Bol­zoni (Uni­ver­sità di Bologna)

Ste­fano Sal­via (Uni­ver­sità di Pisa)

Assunta Matassa (Uni­ver­sità di Torino)

Paolo De San­tis (Uni­ver­sità degli Studi di Roma 3)

Clau­dia Taglia­via (ISFOL – Isti­tuto per lo Svi­luppo della For­ma­zione e dell’Orientamento dei Lavoratori)

Marco Ghi­menti (Uni­ver­sità di Pisa)

Con­ce­p­cion Rubies (Uni­ver­sità di Bologna)

Paolo Favilli (Uni­ver­sità di Genova)

Leo­nardo Var­varo (Uni­ver­sità degli Studi della Tuscia)

Luca Leuzzi (Isti­tuto di Nano­tec­no­lo­gia – CNR, Roma)

Angelo D’Orsi (Uni­ver­sità di Torino)

Ser­gio Brenna (Poli­tec­nico di Milano)

Sal­va­tore Iac­ca­rino (Uni­ver­sità di Pisa)

Ana Urbiola (Uni­ver­si­dad de Granada)

Paolo Casto­rina (Uni­ver­sità di Catania)

Ales­san­dra Paglia­rani (Uni­ver­sità di Bologna)

Ila­ria Damiani (Tor Ver­gata Uni­ver­sità di Roma)

Lorenzo Bru­sca (Isti­tuto Nazio­nale di Geo­fi­sica e Vulcanologia)

Daniele Cinti (Isti­tuto Nazio­nale di Geo­fi­sica e Vulcanologia)

Gior­gio Demur­tas (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Ales­san­dra Ber­nar­dini (Uni­ver­sità di Cagliari)

Anna Cusano (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Bruno Papa­ratti (Uni­ver­sità degli Studi della Tuscia)

Ste­fa­nia Ursida (Uni­ver­sità di Torino)

Clau­dio Sca­letta (Isti­tuto Nazio­nale di Geo­fi­sica e Vulcanologia)

Gian­franco Boc­chin­fuso (Tor Ver­gata Uni­ver­sità di Roma)

Maria Foti (Uni­ver­sità di Messina)

Ema­nuele Pon­te­corvo (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Fabio De Nar­dis (Uni­ver­sità del Salento)

Vene­rando Pistarà (Uni­ver­sità di Catania)

Fabio Men­ca­relli (Uni­ver­sità della Tuscia)

Gio­vanna Filosa (ISFOL – Isti­tuto per lo Svi­luppo della For­ma­zione e dell’Orientamento dei Lavoratori)

Gae­tano Bucci (Uni­ver­sità degli Studi di Bari Aldo Moro)

Anto­nella Gher­setti (Uni­ver­sità Ca’ Foscari Venezia)

Ste­fa­nia Arcara (Uni­ver­sità di Catania)

Igna­zio Sanna (Uni­ver­sità di Cagliari)

Maria Mar­cella Tri­podo (Uni­ver­sità di Messina)

Gioac­chino Fran­ce­sco La Torre (Uni­ver­sità di Messina)

Maria Luisa Bar­cel­lona (Uni­ver­sità di Catania)

Ste­fano Catucci (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Anna Maria Giam­ma­rioli (Isti­tuto Supe­riore di Sanità, Roma)

Chiara Lasto­ria (Tor Ver­gata Uni­ver­sità di Roma)

Daniela Mar­sili (Isti­tuto Supe­riore di Sanità, Roma)

Ales­san­dra De Cesa­ris (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Filippo Gra­va­gno (Uni­ver­sità di Catania)

Anto­nucci Mas­simo (Isti­tuto Supe­riore di Sanità, Roma)

Vito Marco Lamor­gese (Isti­tuto Supe­riore di Sanità, Roma)

Eloise Longo (Isti­tuto Supe­riore di Sanità, Roma)

Gio­vanni Mar­ti­nes (Uni­ver­sità di Cagliari)

Gianna Foschi (Tor Ver­gata Uni­ver­sità di Roma)

Ila­ria Damiani (Tor Ver­gata Uni­ver­sità di Roma)

Maria Clara Nucci (Uni­ver­sità di Perugia)

Franco Gio­van­nelli (Isti­tuto di Astrof­sica e Pla­ne­to­lo­gia Spa­ziali, Roma)

Marielle Martiniani-Reber (Musée d’Art et d’Histoire, Genève)

Mauro Di Mario (Tor Ver­gata Uni­ver­sità di Roma)

Chiara Mar­cella Pol­caro (Isti­tuto Meto­do­lo­gie Chi­mi­che – CNR, Roma)

Bar­bara Cac­cia (Isti­tuto Supe­riore di Sanità, Roma)

Piero G. Giu­lia­nini (Uni­ver­sità di Trieste)

Pablo Riviere-Marichalar (ESAC/ESA, Madrid)

Michela Bec­chis (Tor Ver­gata Uni­ver­sità di Roma)

Fabio Fossa (Uni­ver­sità di Pisa)

Fran­ce­sca Urbani (Isti­tuto Supe­riore di Sanità, Roma)

Manuela Naz­zari (Isti­tuto Nazio­nale di Geo­fi­sica e Vulcanologia)

Rinaldo Cer­vel­lati (Uni­ver­sità di Bologna)

Maria D. Caballero-Garcia (Czech Tech­ni­cal Uni­ver­sity, Prague)

Car­los Eiroa (Uni­ver­si­dad Auto­noma de Madrid)

Maria Gra­zia Meriggi (Uni­ver­sità di Bergamo)

Inma Domin­guez (Uni­ver­si­dad de Granada)

Simone Ciuffi (Uni­ver­sità di Firenze)

Dome­nico Di Mauro (Isti­tuto Nazio­nale di Geo­fi­sica e Vulcanologia)

Teo­doro Roca Cor­tés (Uni­ver­si­dad de La Laguna, Tenerife)

Cate­rina Fat­to­russo (Uni­ver­sità degli Studi di Napoli Fede­rico II)

Luis M. Sarro (Uni­ver­si­dad Nacio­nal de Edu­ca­ción a Distan­cia, Madrid)

Nora Loi­seau (ESAC, Madrid)

Vito Anto­nio Liturri (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Luigi Capuozzo (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Paolo Pini (Uni­ver­sità di Ferrara)

Rosa Ruscitti (Con­si­glio Nazio­nale delle Ricerche)

Gia­como Fiu­mara (Uni­ver­sità di Messina)

José S. Gómez Soliño (Uni­ver­si­dad de La Laguna, Tenerife)

Maria Derme (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Ales­san­dro Peliz­zola (Poli­tec­nico di Torino)

Eli­sa­betta Mat­tei (Isti­tuto di Bio­lo­gia Cel­lu­lare e Neu­ro­lo­gia – CNR, Roma)

Sarah Rodri­guez (Insti­tut de Recher­che en Astro­phy­si­que et Pla­né­to­lo­gie, Toulouse)

Anna Lisa Basso (Isti­tuto di Bio­lo­gia Cel­lu­lare e Neu­ro­lo­gia – CNR, Roma)

Nicola Fan­tini (Con­si­glio Nazio­nale delle Ricerche)

Ila­ria Schia­voni (Isti­tuto Supe­riore di Sanità, Roma)

Maria Gra­zia Gian­santi (Isti­tuto di Bio­lo­gia e Pato­lo­gia Moel­co­lari – CNR)

Hipó­lito Del­gado Rodrí­guez (Uni­ver­si­dad de La Laguna, Tenerife)

Clau­dio Vit­tu­rini (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Mario Fiore (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Gabriella Libe­rati (Con­si­glio Nazio­nale delle Ricerche)

Félix J. Ríos (Uni­ver­si­dad de La Laguna, Tenerife)

Rug­gero Casac­chia (Con­si­glio Nazio­nale delle Ricerche)

Patri­zia Mignucci (Con­si­glio Nazio­nale delle Ricerche)

Cin­zia Spa­ziani (Con­si­glio Nazio­nale delle Ricerche)

Anto­nio Car­nassa (Con­si­glio Nazio­nale delle Ricerche)

Donato Cioli (Isti­tuto di Bio­lo­gia Cel­lu­lare e Neu­ro­lo­gia – CNR, Roma)

Mas­simo Adriani (Isti­tuto Nazio­nale Per Studi Ed Espe­rienze Di Archi­tet­tura Navale Vasca Navale – CNR, Roma)

Pasquale Sal­da­relli (Isti­tuto per la Pro­te­zione Soste­ni­bile delle Piante – CNR, Bari)

Fabio Pal­mieri (Con­si­glio Nazio­nale delle Ricerche)

Gior­gio Dilecce (Isti­tuto di Nano­tec­no­lo­gia – CNR, Bari)

Andrea Pel­le­grini (Isti­tuto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima – CNR, Lecce)

Monica Zuc­chi (Con­si­glio Nazio­nale delle Ricerche)

Alberto Molino Benito (Insti­tuto de Astro­no­mia y Geo­fi­sica – Uni­ver­si­dad de Sao Paulo)

Rosa Maria Spi­ta­leri (Isti­tuto per le Appli­ca­zioni del Cal­colo – CNR, Roma)

Fabio Vil­lani (Isti­tuto Nazio­nale di Geo­fi­sica e Vulcanologia)

Tiziana De Caro­lis (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Ste­phen Monna (Isti­tuto Nazio­nale di Geo­fi­sica e Vulcanologia)

Renato Foschi (Sapienza Uni­ver­sità di Roma)

Carlo Salerno (Isti­tuto di Ricerca Sulle Acque – CNR)

Eddo Rugini (Uni­ver­sità degli Studi della Tuscia)

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Christian Marazzi: «Il golpe della Troika contro il governo Tsipras» https://www.micciacorta.it/2015/07/christian-marazzi-il-golpe-della-troika-contro-il-governo-tsipras/ https://www.micciacorta.it/2015/07/christian-marazzi-il-golpe-della-troika-contro-il-governo-tsipras/#respond Wed, 01 Jul 2015 07:41:52 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=19903 L’economista Chri­stian Marazzi: «La Troika in Grecia come i mili­tari in Cile con Allende. L’aggressione è un avver­ti­mento a Pode­mos in Spa­gna. Oggi biso­gna andare allo scon­tro. Dob­biamo isti­tuire la demo­cra­zia reale in Europa»

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Austerità. L’economista Chri­stian Marazzi: «La Troika in Grecia come i mili­tari in Cile con Allende. L’aggressione è un avver­ti­mento a Pode­mos in Spa­gna. Oggi biso­gna andare allo scon­tro, a piedi scalzi e con le armi della verità. Dob­biamo isti­tuire la demo­cra­zia reale in Europa». «La vit­to­ria del No al refe­ren­dum è impor­tante, ma l’esito della crisi non è scon­tato. La Grecia è sola» Per Chri­stian Marazzi, eco­no­mi­sta e autore de Il dia­rio di una crisi infi­nita(Ombre Corte), «il refe­ren­dum indetto da Tsi­pras dome­nica in Gre­cia è una mossa eroica. Non vedo un ten­ta­tivo di addos­sare la respon­sa­bi­lità di una scelta sulle spalle del popolo greco di fronte ad una impasse evi­dente della trat­ta­tiva. Ci vedo invece un atto di grande one­stà e verità».
L'economista Christian Marazzi
L’economista Chri­stian Marazzi
Molti sosten­gono invece che quello di Tsi­pras sia un atto di dispe­ra­zione. Niente affatto. La sua è una resa dei conti con le poli­ti­che neo­li­be­ri­ste che in Gre­cia si sono rive­late per quello che sono sem­pre state: un attacco siste­ma­tico alla demo­cra­zia, un totale disprezzo delle classi lavo­ra­trici, il per­se­gui­mento cri­mi­nale di poli­ti­che di arric­chi­mento dei più ric­chi. Oggi biso­gna andare allo scon­tro, non c’è altra solu­zione. Que­sta bat­ta­glia va fatta a piedi scalzi, con le armi della verità, con­tro la stra­te­gia della men­zo­gna della Troika e dei mass-media che misti­fi­cano i dati eco­no­mici e sociali e ser­vono gli inte­ressi dei poteri forti. Se al refe­ren­dum vince il «No» cosa suc­cede? Intanto sarei molto con­tento. La posi­zione di Tsi­pras si raf­for­ze­rebbe dal punto di vista della rap­pre­sen­tanza del popolo greco al tavolo della trat­ta­tiva. Si potrebbe creare una moneta paral­lela che non è un passo verso il ritorno alla Dracma, ma segne­rebbe lo sgan­cia­mento par­ziale dalle misure di auste­rità più repres­sive e darebbe la pos­si­bi­lità di pagare gli sti­pendi e assi­cu­rare le pre­sta­zioni sociali ancora in vigore. Non credo però che que­sto esito sia in alcun modo scon­tato. La Gre­cia è un paese allo stremo, si trova nella clas­sica situa­zione in cui il pri­gio­niero con­fessa il falso al suo peg­giore tor­tu­ra­tore, pur di sopravvivere. Dai son­daggi risulta invece che la mag­gio­ranza voterà «Sì». Per­ché i greci temono di essere iso­lati ancora di più. Il pro­blema è che nulla si sta muo­vendo per ren­dere il loro iso­la­mento meno pesante. Oggi la Gre­cia è sola, non ha avuto il soste­gno con­creto da parte dei paesi mem­bri, per non par­lare delle loro classi sociali anch’esse dan­neg­giate dalle poli­ti­che di auste­rità. Que­sta bat­ta­glia eroica la sta con­du­cendo con le sue sole forze. Ho sem­pre soste­nuto che per paesi come la Gre­cia fosse impor­tante restare nell’Eurozona. Essere den­tro e con­tro l’Europa, que­sta mi sem­brava la for­mula poli­tica più cor­retta da usare. Ma que­sta posi­zione oggi può però rive­larsi dispe­ra­ta­mente debole. E se Tsi­pras sarà scon­fitto? Ci potrebbe essere un rim­pa­sto di governo in vista delle ele­zioni. È lo sce­na­rio pre­fe­rito dalla Troika. Il com­mis­sa­rio euro­peo Mosco­vici aveva ini­ziato a lavo­rare in que­sto senso il giorno prima dell’indizione del refe­ren­dum, quando ha riu­nito l’opposizione nella sala atti­gua a quella dove si svol­geva l’incontro tra Tsi­pras e le «isti­tu­zioni». Una vera e pro­pria pro­vo­ca­zione fina­liz­zata a pre­pa­rare il rim­pa­sto. Biso­gna vedere cosa acca­drà den­tro Syriza. A quel punto la sini­stra sarebbe esclusa e ci si spo­ste­rebbe verso una com­pa­gine gover­na­tiva di cen­tro. Ma anche in que­sto caso la situa­zione potrebbe non miglio­rare affatto. E, alla fine, la Gre­cia potrebbe deci­dere di uscire dall’euro. Per forza mag­giore e per disperazione. L’aggressione della Troika alla demo­cra­zia greca è un avver­ti­mento anche a Pode­mos in Spa­gna? Indub­bia­mente è una misura pre­ven­tiva. Con il refe­ren­dum Tsi­pras ha fatto la mossa del cavallo alla quale la Troika ha rispo­sto con un’altra. La Troika è deci­sa­mente spa­ven­tata dalla pos­si­bi­lità che i movi­menti anti-liberisti abbiano presa anche in paesi cen­trali come la Ger­ma­nia, a sini­stra come a destra. Per que­sto i suoi stra­te­ghi stanno pic­chiando con­tro la Gre­cia in maniera così rozza. In loro non vedo nes­suna intel­li­genza, se non la volontà di distrug­gere Syriza, la sua legit­ti­mità e cre­di­bi­lità. Stanno agendo da golpisti. A sini­stra molti fanno il para­gone con il colpo di stato con­tro Allende in Cile. Secondo lei è un para­gone appro­priato? Può sem­brare for­zato, ma i ter­mini della que­stione sono que­sti. Nel 1973 i gol­pi­sti usa­rono l’esercito e la Cia. Oggi in Gre­cia indos­sano il dop­pio petto. Allora, in Suda­me­rica, non si poteva accet­tare un governo demo­cra­ti­ca­mente eletto, e di sini­stra. Oggi non lo si può accet­tare in Europa. Que­sta situa­zione è il pro­dotto di un fatto: la sini­stra non rie­sce a spin­gere in avanti lo scon­tro su scala euro­pea. L’unica cosa che mi con­forta è che saremo costretti a farlo presto. Spin­gendo la Gre­cia verso il default, la Troika ha preso atto del fal­li­mento dell’Unione Euro­pea e la sta fram­men­tando modi­fi­can­dola pro­fon­da­mente? Lo penso da tempo. Que­sta Europa è costruita sull’Euro, che è tutto tranne che una moneta in grado di con­tri­buire alla costru­zione di un’Europa fede­rale. Sin dall’inizio l’Euro si è anzi rive­lato un vei­colo di fram­men­ta­zione di una costru­zione che ha già dato abbon­danti segnali di implo­sione interna e di ten­denze verso la bal­ca­niz­za­zione. Da tutti i punti di vista: tassi di inte­resse, infla­zione, debito e defi­cit. Quella che è fal­lita è un’Europa finan­zia­ria che per­se­gue inte­ressi che non hanno nulla a che fare con l’armonizzazione dei per­corsi di cre­scita dei paesi membri. Qual è il ruolo della Ger­ma­nia? È da tempo che i suoi stra­te­ghi ordo­li­be­ri­sti hanno abban­do­nato l’idea di una reale uni­fi­ca­zione dell’Europa. L’hanno data in pasto ai mer­cati finan­ziari pen­sando di spo­stare l’asse stra­te­gico eco­no­mico tede­sco verso Est. Il loro gioco ha però tro­vato osta­coli in Ucraina e per le san­zioni alla Rus­sia. Per que­sto sono stati costretti a ripie­gare sull’Europa. Ora pre­ten­dono di imporre un sur­plus di ege­mo­nia tede­sca sul con­ti­nente. Sem­bra incre­di­bile, ma in que­sto momento la pic­cola Gre­cia conta per­ché rap­pre­senta un fat­tore di rischio per un simile pro­getto di uni­fi­ca­zione sotto il pugno di ferro tedesco. Tre anni fa bastava che Dra­ghi dicesse «wha­te­ver it takes» per sal­vare l’Eurozona. Oggi sem­bra impo­tente. Come giu­dica il suo ruolo? Tra il 2011 e il luglio del 2012 è stato molto abile. Il suo «atto lin­gui­stico» ha tenuto insieme una situa­zione che aveva toc­cato la soglia della rot­tura dell’eurozona. Dra­ghi è «l’ameriKano» in Europa e si scon­tra con i fana­tici dell’Ordoliberismo tede­sco, i Weid­mann, Schau­ble, la Bun­de­sbank. Oggi non sa da che parte girarsi. Ha fatto mosse schi­fose: minac­ciare di tagliare la liqui­dità dell’Ela alla Gre­cia, ha creato panico ed è respon­sa­bile della corsa ai ban­co­mat. È stato imper­do­na­bile esclu­derla dal «Quan­ti­ta­tive Easing» in una situa­zione in cui versa 60 miliardi al mese per evi­tare l’ampliamento degli spread. Comun­que, il suo QE va bene fino a un certo punto per­ché non mostra poteri tera­peu­tici. In Giap­pone, negli Usa o in Inghil­terra ha aumen­tato in maniera spet­ta­co­lare le dise­gua­glianze. Le imprese usano la liqui­dità per riac­qui­stare azioni, non certo per fare inve­sti­menti. I grandi inve­sti­tori pro­spe­rano sui mer­cati finan­ziari. La Bce non è in una situa­zione tale da con­tri­buire all’uscita da que­sta crisi. L’alternativa alla stra­te­gia della Troika è la sovra­nità nazio­nale e il ritorno alle monete nazio­nali, come si sostiene anche a sini­stra? A que­sta sto­ria della sovra­nità mone­ta­ria non ho mai cre­duto. La sovra­nità mone­ta­ria non c’è mai stata, nem­meno prima dell’Euro, ai tempi dello Sme. Ma poi, che signi­fica oggi una demo­cra­zia nazio­nale? Non basta lo spet­ta­colo che stanno dando i par­la­menti dal punto di vista delle garan­zie e dei diritti democratici? La stessa cosa si può dire delle isti­tu­zione euro­pee, non crede? Certo, per­ché sono la replica far­se­sca di quelle nazio­nali. Anzi, sono ancora più vuote. Volenti o nolenti, con­ti­nue­remo a muo­verci su un piano sovra­na­zio­nale con­ti­nen­tale. È un fatto irre­ver­si­bile. È solo su que­sto piano che oggi si può affer­mare una demo­cra­zia reale, e non formale. Che cosa intende per «demo­cra­zia reale»? Una demo­cra­zia è reale quando si appro­pria delle ric­chezze e le redi­stri­bui­sce, garan­ti­sce una red­dito di cit­ta­di­nanza e aumenta i salari. Eli­mina le media­zioni degli inve­sti­tori finan­ziari ed eroga diret­ta­mente risorse, ser­vizi e infra­strut­ture per i cit­ta­dini euro­pei. Que­sto può avve­nire a par­tire dalla stessa Ger­ma­nia, e non solo nei paesi peri­fe­rici. Biso­gna rilan­ciare un’idea di Europa poli­tica dove la poli­tica sia for­te­mente incar­nata in que­ste riven­di­ca­zioni per far fronte ai biso­gni di popo­la­zioni stre­mate dalla crisi. Lo scon­tro è a livello con­ti­nen­tale. Que­sto è il grande inse­gna­mento della Gre­cia: la sua lotta è la lotta per l’Europa.

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Bloc­kupy, una coalizione «ibrida» per bloccare l’austerità e il suicidio dell’Europa https://www.micciacorta.it/2015/03/bloc%c2%adkupy-una-coalizione-ibrida-per-bloccare-lausterita-e-il-suicidio-delleuropa/ https://www.micciacorta.it/2015/03/bloc%c2%adkupy-una-coalizione-ibrida-per-bloccare-lausterita-e-il-suicidio-delleuropa/#respond Wed, 11 Mar 2015 08:08:01 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=18868 Austerity. Sindacati tedeschi, italiani, centri sociali e movimenti sociali stanno preparando la mobilitazione contro la Bce del 18 marzo

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Per una curiosa coin­ci­denza sto­rica, non vi è né vi sarebbe mai stato momento più appro­priato di que­sto per l’inaugurazione a Fran­co­forte della farao­nica Euro­to­wer, nuova sede della Banca Cen­trale Euro­pea. Manca infatti una set­ti­mana esatta alla ceri­mo­nia, sep­pur ridi­men­sio­nata rispetto agli annunci ini­ziali. E l’appuntamento cade nel mezzo delle nuove ten­sioni che attra­ver­sano l’Eurogruppo, alla ripresa di quel brac­cio di ferro tra governo greco e mini­stri dell’Unione coin­ci­dente con l’avvio delle pro­ce­dure di quan­ti­ta­tive easing da parte della Banca Cen­trale, i cui ter­mini stanno mostrando l’inconsistenza di tanta chiac­chiera sulla sua pre­sunta «tec­nica indi­pen­denza». Il fermo rifiuto oppo­sto dalla Bce all’acquisto dei soli titoli di Stato elle­nici chia­ri­sce infatti come Dra­ghi stesso stia gio­cando una par­tita tutta poli­tica, certo non cor­ri­spon­dente nei modi a quella degli oltran­zi­sti à la Schäu­ble, ma altret­tanto orien­tata a con­di­zio­nare le scelte di Atene. Pres­sione media­tica, ricatto dei mer­cati finan­ziari e minacce espli­cite di governi e isti­tu­zioni con­ti­nen­tali hanno lo scopo pre­ciso di impe­dire che il cam­bio in Gre­cia possa dischiu­dere una pro­spet­tiva d’alternativa per tutta Europa.

Ma sono pure sette i giorni che sepa­rano dalla prima grande mobi­li­ta­zione trans­na­zio­nale con­vo­cata dopo la vit­to­ria elet­to­rale di Tsi­pras: da mesi la coa­li­zione Bloc­kupy sta lavo­rando per fare di mer­co­ledì 18 marzo una gior­nata di mobi­li­ta­zione per con­te­stare la ceri­mo­nia della Bce. E l’iniziativa inter­viene all’interno di quella «fine­stra di pos­si­bi­lità per il cam­bia­mento in Europa», che lo scon­tro inter-governativo intorno alla rine­go­zia­zione dei memo­randa per la Gre­cia sta tenendo aperta. Non è quindi fuori luogo l’ultimo appello lan­ciato dall’alleanza che rac­co­glie movi­menti sociali e orga­niz­za­zioni della società civile, sin­da­cati e par­titi anti-austerity, quando afferma che «è giunto il momento di agire!».

In Ger­ma­nia intorno al 18 marzo si è allar­gata la par­te­ci­pa­zione: oltre alle reti di movi­mento della sini­stra radi­cale, ad asso­cia­zioni come Attac e a un par­tito come Die Linke, a tutte le ini­zia­tive pren­de­ranno parte sia il sin­da­cato dei metal­mec­ca­nici IG Metall sia la con­fe­de­ra­zione Dgb. E, nono­stante il giorno infra­set­ti­ma­nale, i primi riscon­tri par­lano di migliaia di per­sone in arrivo a Fran­co­forte, anche con treni spe­ciali. La gior­nata nella city finan­zia­ria tede­sca, sulla base della pro­fonda con­di­vi­sione dell’«action con­sen­sus» rag­giunta all’interno di Bloc­kupy, sarà arti­co­lata in quat­tro distinti momenti: alle 7 del mat­tino i bloc­chi, che attra­verso la pra­tica della disob­be­dienza civile, cin­ge­ranno il peri­me­tro della Euro­to­wer con l’esplicito obiet­tivo di «impe­dire che sia un nor­male giorno di lavoro» e che la ceri­mo­nia d’apertura possa svol­gersi indi­stur­bata. Poi, verso mez­zo­giorno, sin­gole ini­zia­tive dif­fuse in città rivolte a isti­tu­zioni, ban­che pri­vate e mul­ti­na­zio­nali, indi­cate come «respon­sa­bili nella gestione capi­ta­li­stica della crisi». A par­tire dalle 15 la piazza della cen­tra­lis­sima Römer­berg vedrà sus­se­guirsi inter­venti e comizi (tra que­sti quello, sulla con­nes­sione tra bat­ta­glia anti-austerity e cam­bia­mento cli­ma­tico, della gior­na­li­sta Naomi Klein), fino alle 17 quando da lì si muo­verà per le strade del cen­tro il cor­teo con­clu­sivo, una mar­cia «colo­rata e deter­mi­nata» che non accet­terà divieti a mani­fe­stare per un’«Europa delle lotte e dal basso», aperta pro­prio da un con­tin­gente trans­na­zio­nale di donne.

Ma anche dall’Italia si annun­cia una pre­senza più nume­rosa e poli­ti­ca­mente a più ampio spet­tro rispetto agli anni pas­sati. Cin­que sono gli appelli più significativi.

Quello dei cen­tri sociali che, insieme alla rete tede­sca della Inter­ven­tio­ni­sti­sche Linke, pro­muo­vono il per­corso della «Comune d’Europa», pro­ta­go­ni­sti lo scorso 2 marzo del blocco «arco­ba­leno» alla sede di Vene­zia della Banca d’Italia: «solo respin­gendo il ricatto “o la borsa o la vita”, può comin­ciare l’inverno per le élite d’Europa».

Quello lan­ciato dallo Strike mee­ting e dai labo­ra­tori locali dello «scio­pero sociale», che scom­met­tono sull’estensione a scala trans­na­zio­nale di pra­ti­che ine­dite e dif­fuse di blocco della pro­du­zione, pro­muo­vendo pro­prio a Fran­co­forte un incon­tro con i «fac­chini» dei magaz­zini tede­schi di Ama­zon in lotta ed altre realtà lavo­ra­tive da tutto il continente.

Quello della Bri­gata Kali­mera che, dopo aver rag­giunto la Gre­cia nei giorni della vit­to­ria elet­to­rale di Syriza, «non poteva man­care all’appuntamento sotto la Bce» per­ché «vogliamo insieme creare un comune movi­mento euro­peo, unito nella diver­sità, che rompa le regole dell’austerità e inizi a costruire demo­cra­zia e soli­da­rietà dal basso».

Quello dei metal­mec­ca­nici della Fiom–Cgil, che hanno deciso di ade­rire nell’intento di «allar­gare il dia­logo con sem­pre più sog­getti a livello euro­peo sui temi del lavoro, della cit­ta­di­nanza, della sanità, dell’immigrazione e della soste­ni­bi­lità pro­dut­tiva; poi­ché que­ste sono bat­ta­glie trans­na­zio­nali che hanno biso­gno della discus­sione più aperta pos­si­bile tra chi in Europa si batte per chie­dere che le prio­rità delle per­sone diven­tino quelle della politica».

Quello, infine, di Sel Europe che insi­ste su una «scelta radi­cal­mente euro­pei­sta, per con­qui­stare una Costi­tu­zione euro­pea, una tas­sa­zione pro­gres­siva dell’intera Euro­zona che col­pi­sca grandi patri­moni e ren­dite finan­zia­rie, un Wel­fare euro­peo fon­dato sul red­dito di cit­ta­di­nanza, un New Deal verde all’altezza delle sfide eco­lo­gi­che con­tem­po­ra­nee». In que­sto qua­dro si inse­ri­sce anche la richie­sta, a fianco di Syriza e Pode­mos, della Con­fe­renza euro­pea sulla rine­go­zia­zione del debito, visto come il primo passo del «pro­cesso costi­tuente di una nuova Europa democratica».

Certo è che, per un giorno, le voci di Syn­tagma e di Puerta del Sol in lotta con­tro i «signori dell’austerity» si faranno sen­tire sotto le fine­stre del pre­si­dente Dra­ghi e pro­prio a casa della can­cel­liera Mer­kel. E cer­che­ranno di veri­fi­care come una coa­li­zione «ibrida» possa pro­vare a rove­sciare la ten­denza sui­cida dell’Europa.

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