Euskadi – Micciacorta https://www.micciacorta.it Sito dedicato a chi aveva vent'anni nel '77. E che ora ne ha diciotto Mon, 10 Apr 2017 09:05:46 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.4.15 Euskadi. Eta ha scelto la politica https://www.micciacorta.it/2017/04/eukadi-eta-scelto-la-politica/ https://www.micciacorta.it/2017/04/eukadi-eta-scelto-la-politica/#respond Sun, 09 Apr 2017 09:00:18 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=23194 Il disarmo è avvenuto di fatto nell’ottobre 2011. Da quel momento in poi l’Eta, l’organizzazione separatista basca, ha scelto definitivamente la via della politica e non più quella dell’azione terroristica.

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Il disarmo è avvenuto di fatto nell’ottobre 2011. Da quel momento in poi l’Eta, l’organizzazione separatista basca, ha scelto definitivamente la via della politica e non più quella dell’azione terroristica. In questi giorni però tutto si è fatto ancora più concreto, il che giustifica il rilievo che la notizia ha avuto nei media di Spagna e Francia: l’Eta ha fatto ritrovare ieri in territorio francese un deposito con 3 tonnellate di esplosivo e 120 armi sofisticate. L’atto simbolico deciso dall’Eta è di grande importanza e può davvero chiudere una stagione di lotta armata iniziata nel lontano 1959, in piena dittatura di Francisco Franco e in cui l’indipendentismo basco aveva una chiara connotazione antifascista e di sinistra. Il prezzo pagato è stato di più di 800 morti e di centinaia di feriti in decine e decine di attentati: si è calcolato un totale di 3600 azioni terroristiche. Sono cifre da guerra civile. Lo scontro fatto di bombe e uccisioni è continuato pure nel periodo della riconquista della democrazia di fine anni Settanta, facendo diventare sempre più un pallido ricordo il mitico – per tecnica e obiettivi politici – attentato contro l’ammiraglio Carrero Blanco del 20 dicembre 1973 che decapitò il franchismo del proprio erede designato e ispirò il film Operazione Ogro di Gillo Pontecorvo con attore principale Gian Maria Volontè. Una intransigente azione repressiva accompagnata da trattative più o meno occulte – le prime, più corpose, iniziarono con i governi guidati da Zapatero dopo il 2004 – e da una intelligente politica di investimenti economici nei Paesi baschi (oggi bellissimi musei sono disseminati in quel territorio, da Bilbao a San Sebastián facendone un polo di attrazione turistica) hanno sopito le velleità di separatismo strappando invidiabili margini di autonomia istituzionale e fiscale. È mutato anche il clima culturale in cui è cresciuto il separatismo: la crisi economica spagnola ed europea ha infatti messo a dura prova l’idea dell’irredentismo basco. Che ne sarebbe di una piccola nazione basca, formata da territorio francese e basco, economicamente dipendente da Madrid e Parigi? In Spagna è infatti attualmente un problema irrisolto e di grade attualità molto più il destino della ricca e sviluppata Catalogna (la parte più europeizzata della penisola iberica), che non rinuncia alla propria ispirazione separatista, mentre il caso basco è più facilmente addomesticabile nell’ipotesi di una riforma dello stato federale spagnolo, più volte annunciata e più volte rinviata. La crisi dell’Europa politica può però far risorgere l’idea delle «piccole patrie», da qui la trattativa incessante e dall’esito incerto tra Madrid e Barcellona perché la Catalogna non si dichiari nazione indipendente con un atto unilaterale. Il declino definitivo del terrorismo dell’Eta era iniziato con l’attentato all’aeroporto di Madrid del 30 dicembre 2006 che aveva colpito inspiegabilmente l’azione di mediazione del governo del socialista Zapatero (due le vittime, entrambe di nazionalità ecuadoriana), proprio colui che aveva scagionato l’Eta dall’accusa di essere responsabile del terribile attentato alla stazione ferroviaria di Atocha a Madrid nel 2004 che il governo di destra guidato da José Maria Aznar aveva cercato di attribuire al separatismo basco per non mettere sotto accusa il proprio interventismo militare nella guerra in Iraq a fianco degli Stati Uniti. Dopo quell’attentato, probabilmente organizzato dai terroristi contrari al negoziato di pace, Zapatero era stato costretto a chiedere scusa in Parlamento agli spagnoli per l’ottimismo con cui aveva guardato al negoziato con l’Eta. Si è dovuti ripartire a piccoli passi nel dialogo per riguadagnare il tempo perduto mentre nelle carceri spagnole sono tuttora detenuti 265 militanti separatisti baschi che si aggiungono ai 75 detenuti in Francia. Per ora, il loro destino non fa parte ufficialmente del negoziato sull’addio alle armi. «Non ci sarà impunità», è la linea del governo centrista di unità nazionale di Rajoy appoggiato dalla benevola astensione dei socialisti. Le organizzazioni politiche basche insistono tuttavia perché si continui a discutere e si allenti soprattutto la presenza di esercito e polizia sui Paesi baschi. Senza le armi e senza terrorismo si discute meglio. SEGUI SUL MANIFESTO

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L’Eta consegna le armi. Rimane il nodo dei prigionieri politici https://www.micciacorta.it/2017/04/23190/ https://www.micciacorta.it/2017/04/23190/#respond Sun, 09 Apr 2017 07:31:48 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=23190 Euskadi, disarmo definitivo. L’organizzazione basca rivela alla polizia francese le coordinate dei suoi depositi. Duro il governo di Madrid: «Operazione mediatica per mascherare la sconfitta»

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L’8 aprile 2017 sarà ricordato nei manuali di storia come quello in cui, 58 anni dopo la sua nascita e 860 morti rimasti sul terreno, l’Eta ha cessato definitivamente di esistere. Quasi sei anni dopo l’annuncio della fine definitiva della lotta armata, ieri ha avuto luogo nella città francese di Bayona la consegna delle armi. L’Eta ha passato alle autorità francesi la geolocalizzazione di 8 depositi, in cui sarebbero custodite 118 pistole, quasi 3000 chili di esplosivo e più di 25mila fra detonatori e munizioni. Il gesto, anticipato da un comunicato che l’organizzazione armata aveva fatto avere alla Bbc venerdì, era atteso da molto tempo dalle autorità basche, francesi e spagnole. È STATO IL PRESIDENTE della Commissione internazionale di verifica costituita nel 2011, il cingalese Ram Manikkalingam, che ha confermato davanti alla stampa in mattinata l’avvenuta consegna delle armi. Manikkalingam è il fondatore del Dialogue Advisory Group, con sede ad Amsterdam, un think tank che facilita il dialogo politico per ridurre i conflitti violenti. «Questo passo storico costituisce il disarmo dell’Eta», ha assicurato. E ha aggiunto che la Commissione spera che «aiuti a consolidare la pace e la convivenza» nella società basca. MANIKKALINGAM non ha dato dettagli né sulla quantità, né sul tipo di armi, e non ha precisato se fra le armi consegnate alla polizia francese fossero presenti quelle rubate a fine 2006 in Francia. «L’importante è che l’Eta è completamente disarmata», ha dichiarato Micheal Tubiana, uno dei cosiddetti «artigiani della pace» che hanno facilitato il processo in questi mesi. Dal 2011 la polizia francese ha continuato a sequestrare piccoli quantitativi di armi di un arsenale che comunque tutte le fonti della polizia francese, basca e spagnola indicavano da tempo come molto ridotto. Il presidente del governo basco, Íñigo Urkullu, del partito nazionalista basco (destra nazionalista moderata) aveva informato qualche giorno fa il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy di quanto stava per accadere. L’obiettivo di Urkullu era evitare che il governo spagnolo, come già accaduto in passato, frapponesse ostacoli. Stavolta questo non è accaduto, anche se il governo del Pp si è distinto in questi sei anni da un immobilismo estremo. Dal momento in cui assunse il potere a fine 2011, due mesi dopo l’annuncio della fine delle ostilità, fino a oggi il Pp non ha fatto nessun passo per facilitare il consolidamento della pace, né formalmente né informalmente. L’ETA AVREBBE VOLUTO negoziare il passo di ieri con Madrid, ma i rappresentanti del governo spagnolo hanno sistematicamente disertato le riunioni organizzate dai mediatori internazionali. Il tema più caldo dopo anni di terrorismo è ancora oggi quello del carcere. Per il momento i condannati per terrorismo sono quasi sempre rinchiusi in carceri molto lontane da Euskadi, il paese basco, e questa è una misura punitiva che il governo finora si è sempre rifiutato di discutere, nonostante le pressioni della società civile e dello stesso governo basco. SE IL GOVERNO SPAGNOLO, che non era presente all’atto di Bayona, per bocca del ministro degli interni Juan Ignacio Zoido ieri ha mantenuto che si tratta solo di «un’operazione mediatica per mascherare la sconfitta» e Madrid non farà «nessuna valutazione» sull’armamento fino a che non venga esaminato dalle autorità francesi, la reazione degli altri partiti è stata più sfumata. Il Partito socialista in Euskadi era stato molto criticato dal Pp perché martedì aveva appoggiato (assieme ai nazionalisti baschi, a Bildu, il braccio politico dell’Eta – oggi contrario alla violenza – e a Podemos) un documento in cui incitavano il governo a sostenere il processo di disarmo dell’Eta. LA POSIZIONE DEI SOCIALISTI è rilevante perché rompe con il blocco «centralista» che storicamente aveva visto Pp e Psoe arrivare a governare assieme Euskadi in funzione anti-nazionalista. Secondo, perché il presidente di quel governo era Patxi López, uno tre candidati alla segreteria nazionale del Partito socialista, assieme a Pedro Sánchez e alla favorita Susana Díaz. E terzo perché indica che soprattutto le versioni locali del partito socialista sono su posizioni molto meno granitiche del partito di Madrid rispetto alle rivendicazioni nazionaliste di Euskadi, Catalogna e Galizia. SEGUI SUL MANIFESTO

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