Fabio Tortosa – Micciacorta https://www.micciacorta.it Sito dedicato a chi aveva vent'anni nel '77. E che ora ne ha diciotto Fri, 17 Apr 2015 07:25:01 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.4.15 Rimosso l’agente. Il resto passa https://www.micciacorta.it/2015/04/rimosso-lagente-il-resto-passa/ https://www.micciacorta.it/2015/04/rimosso-lagente-il-resto-passa/#respond Fri, 17 Apr 2015 07:25:01 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=19270 Genova 2001. Destituito Tortosa, il poliziotto che non ha visto nulla di anomalo nella Diaz. Alfano trova così la via d’uscita al verminaio suscitato dalle frasi choc su Facebook

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«Se pen­sano che per chiu­dere la ferita Diaz e venire a capo dei sen­ti­menti che l’hanno attra­ver­sata in que­sti anni sia suf­fi­ciente libe­rarsi del sot­to­scritto e di qual­che altro col­lega, si sba­gliano». Sta­volta non si può che essere d’accordo con la dichia­ra­zione rila­sciata a Repub­blica da Fabio Tor­tosa — il poli­ziotto che su Face­book ha riven­di­cato con orgo­glio l’irruzione nella scuola del mas­sa­cro durante il G8 di Genova sol­le­vando il ver­mi­naio che evi­den­te­mente ancora cova tra le forze dell’ordine — sospeso dal ser­vi­zio ieri mat­tina, come anche il diri­gente del Reparto mobile di Cagliari, Anto­nio Ador­nato, che aveva mani­fe­stato apprez­za­mento per il suo post. Parole, le sue («in quella scuola rien­tre­rei mille e mille volte»), e dei suoi col­le­ghi («tor­tu­ra­tori con le palle») giu­sta­mente san­zio­nate per­ché oltre­pas­sano il limite della libertà di espres­sione. Ma che mostrano al con­tempo un’omertà e uno spi­rito came­ra­te­sco da ultrà che è alla base dell’opacità delle forze dell’ordine. Pro­ble­ma­tica messa in evi­denza dalla stessa con­danna della Corte euro­pea dei diritti dell’uomo, e che non si com­batte con due espul­sioni, come fanno notare in molti, da Sel al sena­tore Man­coni che ha depo­si­tato un’altra pro­po­sta per isti­tuire una com­mis­sione d’inchiesta sui fatti di Genova, fino al segre­ta­rio del Prc Paolo Ferrero. Il mini­stro dell’Interno invece spera che con il prov­ve­di­mento emesso dal capo della poli­zia Ales­san­dro Pansa si metta una pie­tra sull’intera vicenda. «Abbiamo fatto il giu­sto e lo abbiamo fatto pre­sto», twitta Alfano in per­fetto stile renziano.
Ma Tor­tosa non ci sta: «Sono una vit­tima sacri­fi­cale, quello che ho scritto su Face­book è sulle carte pro­ces­suali da 14 anni», dice annun­ciando l’intenzione di voler «ricor­rere per vie legali con­tro la sospensione». Poi aggiunge una serie di scuse: «Non sono un tor­tu­ra­tore. Non lo siamo stati noi del VII Nucleo. Non abbiamo com­messo alcun atto con­tra­rio alle norme e all’etica di ogni uomo. E solo per que­sto motivo ho scritto che sarei tor­nato alla Diaz». Ma anche una serie di verità a comin­ciare dal fatto che lui e tanti altri sono entrati alla Diaz «obbe­dendo ad un ordine». Che fosse «legit­timo» o meno è altra sto­ria. Vero è che appare oggi «grot­te­sco che nono­stante mol­te­plici sen­tenze non si sia fatta piena luce» e ora siano solo loro a pagare. Il realtà, il caso Tor­tosa ha fatto già scuola. A Genova, per esem­pio, l’assessore Mon­taldo ha deciso di annul­lare il con­ve­gno pre­vi­sto per oggi sulla «salute in car­cere» la cui dire­zione scien­ti­fica è stata affi­data alla dot­to­ressa Zac­cardi, medico che operò nella caserma di Bol­za­neto, con­dan­nata in appello (con con­danna poi pre­scritta) per trat­ta­mento inumano. Va ricor­dato che a Bol­za­neto c’erano quella sera per­so­nale di poli­zia peni­ten­zia­ria, poli­zia di Stato, cara­bi­nieri e medici dell’amministrazione penitenziaria. Eppure, Pansa è con­vinto che oggi la poli­zia è cam­biata, rispetto a 14 anni fa: «Abbiamo altri modelli com­por­ta­men­tali e altre tec­ni­che ope­ra­tive. La poli­zia è pala­dina della lega­lità». Ecco per­ché «se c’è qual­cuno che sba­glia, sba­glia lui, e verrà sanzionato». Un rigore che ovvia­mente non accon­tenta la Lega né la destra e nep­pure gran parte dei sin­da­cati di cate­go­ria. «Mi ha stu­pito un capo della poli­zia che parla dei suoi uomini come se fino a qual­che anno fa fos­sero stati dei macel­lai: pro­ba­bil­mente ha sba­gliato mestiere», attacca Mat­teo Sal­vini. Daniela San­tan­ché e i Fra­telli d’Italia ovvia­mente giu­sti­fi­cano ciò che nem­meno Tor­tosa ha più il corag­gio di difen­dere. E Forza Ita­lia non perde l’occasione per lavo­rare ai fian­chi il suo com­pe­ti­tor: «Alfano è forte con i deboli e debole con i forti». I sin­da­cati di poli­zia più con­ser­va­tori par­lano di «tri­ta­carne media­tico», «cac­cia alle stre­ghe» e «san­zione pre­ven­tiva» e qual­cuno annun­cia un espo­sto con­tro chi inneg­gia sui social all’odio verso Tor­tosa. Addi­rit­tura, Ste­fano Spa­gnoli, segre­ta­rio nazio­nale della Con­sap, arriva a chie­dere per il suo col­lega iscritto alla Con­fe­de­ra­zione sin­da­cale auto­noma di poli­zia che «si valuti imme­dia­ta­mente l’opportunità di asse­gnare a Tor­tosa e alla sua fami­glia una scorta di ade­guato livello, magari toglien­dola ai molti che ne bene­fi­ciano senza un giu­sti­fi­cato motivo». Ma per­fino Daniele Tis­sone, segre­ta­rio del Silp-Cgil, parla di «stru­men­ta­liz­za­zioni»: «Il dibat­tito sulla sicu­rezza è qual­cosa di serio e andrebbe ricon­dotto nelle sedi oppor­tune, al di fuori di facili sen­sa­zio­na­li­smi», com­menta Tis­sone che però ricorda ai col­le­ghi che «chi rive­ste un ruolo di ser­vi­tore dello Stato deve sem­pre tenere bene a mente che le dichia­ra­zioni, in par­ti­co­lare quelle sui social, hanno un peso spe­ci­fico maggiore». Il Pd, invece, quasi come un sol uomo, con rare ecce­zioni, difende la via d’uscita ideata dal governo e messa in opera da Pansa. Per esem­pio, la pre­si­dente della com­mis­sione Giu­sti­zia della Camera, Dona­tella Fer­ranti: «Pansa ha scat­tato la foto­gra­fia della poli­zia attuale. C’è stata una rifles­sione interna, per­ciò fatti come quelli di Genova non potreb­bero più acca­dere — risponde inter­pel­lata dal mani­fe­sto — Il resto appar­tiene al pas­sato, che certo avrebbe avuto biso­gno di una valu­ta­zione poli­tica più appro­fon­dita, ma io non c’ero a quell’epoca e dun­que mi fermo qui». Certo però, a giu­di­care dallo spac­cato che il post di Tor­tosa ha rive­lato, sem­bra ancora per­si­stere da qual­che parte, in seno ai corpi di poli­zia, una certa estra­neità alla cul­tura della lega­lità e al rispetto costi­tu­zio­nale. E allora, si potrebbe andare più a fondo con una com­mis­sione d’inchiesta? «Non so, mi astengo — risponde Fer­ranti — Se doves­simo aprire una com­mis­sione per ogni fatto oscuro d’Italia… Però se qual­cuno la pro­pone io non mi oppongo».

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Sospeso Fabio Tortosa, poliziotto della Diaz https://www.micciacorta.it/2015/04/sospeso-fabio-tortosa-poliziotto-della-diaz/ https://www.micciacorta.it/2015/04/sospeso-fabio-tortosa-poliziotto-della-diaz/#respond Thu, 16 Apr 2015 11:01:16 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=19261 L'agente allontanato dal servizio dopo le dichiarazioni su Facebook. Lo ha deciso il capo della Polizia Alessandro Pansa. Rimosso anche il vice questore di Cagliari per i commenti

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Sospeso. Non sono valse le scuse - consegnate a una lunga intervista pubblicata oggi su Repubblica - a Fabio Tortosa, l'agente che su Facebook aveva detto che alla scuola Diaz di Genova ci sarebbe rientrato "mille e mille volte". Il capo della Polizia Alessandro Pansa, a margine di un convegno, ha dichiarato che la sua divisa, per ora, è stata sospesa. E parlando con i giornalisti ha voluto ristabilire un centro: «Oggi i reparti mobili sono un'altra cosa», ha detto: «Abbiamo modelli diversi. Siamo tutori della legalità e della democrazia. Ecco perché se qualcuno sbaglia, verrà sanzionato». A qualche minuto dalla dichiarazione di Pansa sulla sospensione dell'agente, è arrivato anche il plauso del ministro dell'Interno Angelino Alfano, su Twitter: «Tortosa sospeso. Abbiamo fatto il giusto e lo abbiamo fatto presto», ha scritto. La bufera si placa? Tutto bene? Mica tanto. Perché quelle esternazioni espresse su Facebook dall'agente di polizia riguardo alle violenze, ai pestaggi, agli abusi compiuti durante l'irruzione delle forze dell'ordine al media center della scuola Diaz durante il G8 di Genova del 2001, sono, secondo il pubblico ministero Enrizo Zucca, che ha coordinato la tortuosa indagine giudiziaria su quei fatti: «concetti espressi anche dai capi assoluti», come ha dichiarato al Corriere della Sera. Sono insomma un segnale che si può punire, con la sospensione, un agente, ma che questo non potrà pulire quel sangue a cui pochi giorni fa la Corte di giustizia europea ha dato un nome : tortura, obbligando l'Italia a introdurre il reato atteso da anni. E non basteranno forse nemmeno provvedimenti simili a quello della sospensione di Tortosa, ovvero l'aver sollevato dall'incarico il dirigente del reparto mobile di Cagliari, Antonio Adornato, che aveva messo "like" sulle frasi dell'agente della Diaz (il cui profilo è stato ora rimosso). Perché al di là dei silenzi e delle omissioni di anni sui fatti della Diaz, ancora adesso è bastato difendere le violenze su Facebook, vantarsene, da parte di un agente, per sollevare il sostegno di esponenti politici di primo piano .

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Lettera di Giuliano Giu­liani a Mattarella. E il poliziotto «torturatore» chiede scusa https://www.micciacorta.it/2015/04/lettera-di-giuliano-giu%c2%adliani-a-mattarella-e-il-poliziotto-torturatore-chiede-scusa/ https://www.micciacorta.it/2015/04/lettera-di-giuliano-giu%c2%adliani-a-mattarella-e-il-poliziotto-torturatore-chiede-scusa/#respond Thu, 16 Apr 2015 06:58:20 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=19252 Le frasi di Tor­tosa su Carlo Giuliani «pro­vano in maniera ine­qui­vo­ca­bile che una parte delle forze di poli­zia è gra­ve­mente malata»

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Da orgo­glioso «tor­tu­ra­tore» che nella scuola Diaz rien­tre­rebbe «mille volte», a super pen­tito che non sa darsi pace, nel giro di qual­che ora, dopo una breve paren­tesi da incom­preso e vit­tima di «stru­men­ta­liz­za­zioni». Fabio Tor­tosa, il poli­ziotto del Nucleo Celere che ha ribat­tez­zato «azione inec­ce­pi­bile» la «macel­le­ria mes­si­cana» che è costata all’Italia la con­danna da parte della Corte euro­pea dei diritti dell’uomo, deve aver capito che potrebbe diven­tare il solo capro espia­to­rio che paga per tutti i suoi «fra­telli», con buona pace dello spi­rito came­ra­te­sco del reparto. «Su Carlo Giu­liani ho sba­gliato, è la cosa di cui più mi rim­pro­vero e della quale non rie­sco a darmi pace», ha detto ieri a Sky Tg24 dopo che il padre del ragazzo ucciso il 20 luglio 2001 a Genova, Giu­liano Giu­liani, ha chie­sto in una let­tera aperta al pre­si­dente della Repub­blica Ser­gio Mat­ta­rella se non ritenga di dover «chie­dere scusa a Carlo in nome dello Stato» per le «offese insop­por­ta­bili» rivolte a suo figlio dall’agente. «Non so se al signor Giu­liani baste­ranno le scuse di un uomo dello Stato che non ne è il capo — ha aggiunto — ma la colpa di quello che ho scritto è mia». Le parole con le quali, sul suo pro­filo Face­book poi can­cel­lato, Tor­tosa ha oltrag­giato la memo­ria del gio­vane ucciso in Piazza Ali­monda — «Carlo Giu­liani fa schifo e fa schifo anche ai vermi sot­to­terra» -, quelle con le quali ha riven­di­cato con esal­ta­zione di essere stato tra coloro che la sera del 21 luglio 2001 for­za­rono can­cello e por­tone e fecero irru­zione nella scuola del mas­sa­cro, e quelle usate per chia­rire meglio il suo agghiac­ciante pen­siero in alcune inter­vi­ste rila­sciate ieri, hanno infatti susci­tato un moto di sde­gno soprat­tutto sui social net­work — la pagina Fb «Fabio Tor­tosa fuori dalle forze dell’ordine» ha otte­nuto oltre 10 mila ade­sioni in poche ore — e messo in imba­razzo le stesse istituzioni. Le frasi di Tor­tosa «pro­vano in maniera ine­qui­vo­ca­bile che una parte delle forze di poli­zia è gra­ve­mente malata», fa notare il sena­tore Pd Luigi Man­coni che chiede una «tem­pe­stiva e radi­cale riforma della poli­zia, a comin­ciare dalle moda­lità di accesso», e «l’adozione del codice iden­ti­fi­ca­tivo». Men­tre l’ex gril­lino Fran­ce­sco Cam­pa­nella, sena­tore del Gruppo misto, annun­cia di aver appena depo­si­tato un ddl che pre­vede l’istituzione di una com­mis­sione par­la­men­tare d’inchiesta su Genova. Il coor­di­na­tore di Sini­stra Eco­lo­gia Libertà, Nicola Fra­toi­nanni, incalza invece Ange­lino Alfano che aveva annun­ciato «mas­sima seve­rità» nelle san­zioni con­tro il poli­ziotto: «Ci augu­riamo che il mini­stro dell’Interno non man­cherà di infor­mare det­ta­glia­ta­mente il Par­la­mento di ciò che verrà deciso. Forse però è arri­vato il momento di spa­lan­care dav­vero porte e fine­stre nei Palazzi degli apparati». Anche Dona­tella Fer­ranti, pre­si­dente della Com­mis­sione Giu­sti­zia della Camera, dai micro­foni di Rai Radio Uno, dà «ragione ad Orfini» sull’«opportunità poli­tica» delle dimis­sioni dalla pre­si­denza di Fin­mec­ca­nica di Gianni De Gen­naro, capo della poli­zia all’epoca dei fatti, pro­ces­sato e poi prosciolto. Fer­ranti ha poi rispo­sto anche a Ila­ria Cuc­chi, la sorella di Ste­fano, il gio­vane morto da recluso nell’ottobre 2009 una set­ti­mana dopo essere stato arre­stato, che le chie­deva in una nota «se sono que­sti i rap­pre­sen­tanti dei sin­da­cati che sono stati sen­titi in audi­zione men­tre si discu­teva il ddl sulla tor­tura». «No, Tor­tosa non è stato audito», ha ribat­tuto la depu­tata Pd dicen­dosi altret­tanto «ferita e ama­reg­giata» «per le gra­vis­sime affer­ma­zioni» del poli­ziotto. Ma in sede di audi­zioni in com­mis­sione, ha aggiunto Fer­ranti, «posso assi­cu­rare che da parte di tutti i sin­da­cati delle forze dell’ordine è giunto un con­tri­buto respon­sa­bile e costruttivo». In attesa di ulte­riori con­tri­buti, la Fan­dango, casa di pro­du­zione del film di Daniele Vicari, annun­cia con un tweet: «Noi #Diaz il Film lo rifa­remmo altre mille e mille volte!» .

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E anche i dirigenti cliccano “mi piace” la scia di odio che imbarazza il Viminale https://www.micciacorta.it/2015/04/e-anche-i-dirigenti-cliccano-mi-piace-la-scia-di-odio-che-imbarazza-il-viminale/ https://www.micciacorta.it/2015/04/e-anche-i-dirigenti-cliccano-mi-piace-la-scia-di-odio-che-imbarazza-il-viminale/#respond Wed, 15 Apr 2015 13:03:14 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=19244 un rigurgito di odio, rancore, disprezzo per i morti, che dice molto non di “una mela marcia” o di “un cestino di mele marce”, ma di un sentimento profondo, da tempo fuori controllo, che attraversa un pezzo importante della Polizia

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ROMA . Quattordici anni dopo i fatti e a una settimana dalla sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, l’infezione che non si è voluta curare è andata in cancrena. E in un lunedì nero per la Polizia di Stato, i fantasmi della Diaz tornano a ballare spaventosi sul Viminale e sul piano nobile del Dipartimento di Pubblica Sicurezza.
In un rigurgito di odio, rancore, disprezzo per i morti, che dice molto non di “una mela marcia” o di “un cestino di mele marce”, ma di un sentimento profondo, da tempo fuori controllo, che attraversa un pezzo importante della Polizia di Stato e dei suoi reparti celere. Che sorprende il capo della Polizia Alessandro Pansa nella notte di Singapore dove è in missione e dove una telefonata lo butta giù dal letto per avvisarlo che «Ci risiamo». E che, per quattro lunghissime ore, tramortisce l’intera catena gerarchica dell’apparato. Perché — come è immediatamente evidente dai “ mi piace” (saranno alla fine 200), i commenti e le condivisioni che ha ricevuto — il thread scatenato dal post datato 9 aprile di Fabio Tortosa, agente del Reparto Mobile di Roma addetto ai servizi di fureria e già componente del VII Nucleo Mobile che fece irruzione nella Diaz, è un’onda di piena. È una “colonna infame” contagiosa («Ti stimo e se fosse per me verrei pure io...»; «Ti ho invidiato! Grande!»; «La prossima volta kiama... Sarò al tuo fianco»). Accredita «un’altra verità su Genova», diversa da quella del «pm Zucca e dalle sue zecche». E non racconta soltanto della deriva notturna e solipsistica di un “reduce” e di chi gli rende “onore”. Ma di un modo d’essere, di un comune sentire cui partecipano almeno altri tre poliziotti in servizio — Pierluigi Fragomeni, che di sé scrive “Ministero dell’Interno, precedentemente polizia di Stato e Ministero della Difesa”, Andrea Cecchini, anche lui di un Reparto Mobile, e Alessandro Ciotoli alias “Bonzo” “Ministero dell’Interno”, come annota sul suo profilo — e, significativamente, il comandante del Reparto Mobile di Cagliari Antonio Adornato.
Il suo “ like” al post iniziale di Tortosa («Io sono uno degli 80 del VII nucleo. Io ero quella notte alla Diaz. Io ci rientrerei mille e mille volte») è un colpo che stordisce il Dipartimento. Che dà la dimensione di cosa stia accadendo e di quale peso abbia la faccenda. Perché se è vero che Adornato non partecipa alla discussione, non si associa all’infamia dell’offesa alla morte di Carlo Giuliani («Spero faccia schifo ai vermi», scrive Tortosa), alla rivendicazione di essere stati «torturatori con le palle», è altrettanto vero che quel “mi piace” al primo post di Tortosa (di cui è amico da lunga data e che è stato per anni il suo autista al Reparto Mobile di Roma) è il capovolgimento pubblico dell’immagine che su di lui il Dipartimento ha costruito per accreditare «il nuovo volto dei Reparti Celere».
Prima di arrivare a Cagliari ha infatti comandato il Reparto di Senigallia, è stato portato in palmo di mano come «esempio di un nuovo modo di fare ordine pubblico». E nei giorni del G8 di Genova fu tra i poliziotti che, la sera della Diaz (nel cui processo avrebbe testimoniato, accreditando come quella sera ci fosse qualcosa di “strano” nell’aria che lo aveva convinto a sfilarsi), volontariamente chiesero di essere esonerati dall’irruzione non prendendovi parte. Con lui, il Dipartimento è furibondo. E la sua presenza nel thread insieme a quella di altri poliziotti convincono a dare un’altra velocità e un altro tono a un primo abbozzo di reazione che, alle 18, fa dettare alle agenzie un comunicato con cui si informa di «accertamenti in corso per verificare l’effettiva rispondenza del profilo Facebook a un appartenente alle forze di polizia in Servizio, all’esito dei quali si darà corso a provvedimenti disciplinari nel rispetto delle prerogative dell’autorità giudiziaria per quanto concerne i profili di eventuale rilevanza penale ».
Da accertare, infatti, non c’è proprio un bel niente, perché negli stessi minuti in cui il primo comunicato del Dipartimento viene battuto dalle agenzie, è lo stesso Tortosa a confermare in un’intervista a Radio Capital che quel post è farina del suo sacco. Che non ha nulla da ritrattare. Anzi, che è sorpreso per la buriana che si è scatenata. Nella notte insonne di Singapore, Pansa comprende dunque che non c’è più nulla da attendere o smussare e sollecitato dallo stesso Alfano, da Palazzo Chigi, da un comunicato durissimo di Emanuele Fiano, responsabile del Pd per le questioni della sicurezza, con cui si chiedono provvedimenti disciplinari immediati, dà dunque mandato al suo vice Marangoni di avviare l’azione disciplinare. Di cui, poco prima delle 21, dà conto un secondo comunicato in cui si «precisa che, oltre a Tortosa, sono già stati avviati accertamenti anche sull’identità delle persone che hanno commentato ed interagito con le dichiarazioni dello stesso». E che questo «consentirà di adeguare nella severità l’azione disciplinare alla gravità di quanto emerso sia nei confronti dell’autore del post che nei confronti di tutti coloro che, poliziotti, hanno effettuato commenti censurabili».
Un’inchiesta — promette il Dipartimento — «dai tempi brevi». In fondo alla quale — aggiungono — «è possibile la destituzione».

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