gasdotto – Micciacorta https://www.micciacorta.it Sito dedicato a chi aveva vent'anni nel '77. E che ora ne ha diciotto Wed, 11 Apr 2018 07:24:26 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.4.15 La Tap avanza sul cratere, i movimenti si organizzano https://www.micciacorta.it/2018/04/la-tap-avanza-sul-cratere-movimenti-si-organizzano/ https://www.micciacorta.it/2018/04/la-tap-avanza-sul-cratere-movimenti-si-organizzano/#respond Wed, 11 Apr 2018 07:24:26 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=24347 Il via libera di Calenda alla centrale in Abruzzo, da cui partirà il terzo lotto del gasdotto che passerà vicino L’Aquila, Amatrice, Arquata del Tronto e Accumoli, scatena la protesta dei comitati

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Il via libera di Calenda alla centrale in Abruzzo, da cui partirà il terzo lotto del gasdotto che passerà vicino L’Aquila, Amatrice, Arquata del Tronto e Accumoli, scatena la protesta dei comitati. No Hub del gas in piazza sabato 21 a Sulmona MACERATA. Il mostro dell’Appennino avanza. Quel che resta del governo Gentiloni, teoricamente in carica solo per la gestione degli affari correnti, preme sull’acceleratore della realizzazione della Trans Adriatic Pipeline, l’enorme condotto che attraverserà l’Italia da sud a nord per trasportare gas e che toccherà anche le zone sismiche dell’Appennino a cavallo tra Abruzzo, Marche, Umbria e Lazio. Si tratta di una struttura che percorrerà l’Italia per una lunghezza di quasi 700 chilometri. Il tubo, largo 120 centimetri, dovrà essere installato a 5 metri di profondità, con una servitù necessaria di 40 metri per la posa. Questo senza contare i cantieri e le centrali di manutenzione che verranno piazzati sul tracciato, con un impatto più che evidente sul patrimonio paesaggistico delle dieci regioni coinvolte, dalla Puglia fino all’Emilia Romagna. LO SCORSO 7 MARZO, fresco di iscrizione a un Pd uscito a fette dalle elezioni, il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda ha dato il via libera alla costruzione della centrale di compressione di Sulmona, in Abruzzo. Da qui, infatti, parte il terzo lotto del gasdotto: 167 chilometri di percorso che passa vicino L’Aquila, attraversa il triangolo Amatrice, Arquata del Tronto Accumoli, si arrampica nel maceratese distrutto dal sisma e finisce a Foligno.Una settimana fa, il 4 aprile, il presidente del consiglio dimissionario Paolo Gentiloni si è incontrato con i vertici della Regione Abruzzo per sollecitare lo scioglimento degli ultimi nodi burocratici. E pensare che il governatore dem Luciano D’Alfonso – adesso eletto anche al Senato – in teoria sarebbe contrario alla realizzazione della grande opera, che comunque continua ad andare avanti, con buona pace delle tante proteste messe in atto negli ultimi anni da parte di associazioni ambientaliste e movimenti contrari alla distruzione del territorio per fare spazio al trasporto del gas. IL PROBLEMA non si pone nelle Marche, dove il presidente Luca Ceriscioli ha cambiato la rotta del suo predecessore Gian Mario Spacca e appare entusiasta della costruzione della condotta del gas. Ceriscioli, in quanto vice-commissario alla ricostruzione, ha poteri quasi illimitati sul da farsi: ad esempio potrà decidere di spostare interi paesi da una parte all’altra della cartina geografica, cancellarli e farli rinascere altrove. Certo, per farlo devono esistere comprovati rischi sismici, dettaglio che però sembra non riguardare il gasdotto, dichiarato immune a ogni scossa. Nel 2011 la Commissione Ambiente della Camera licenziò una risoluzione per impegnare il governo a modificare il percorso del tubo, allontanandolo dall’Appennino, in modo da «evitare sia gli alti costi ambientali, sia l’elevato pericolo per la sicurezza dei cittadini dovuto al rischio sismico». L’azienda che si sta occupando della costruzione del gasdotto, la Snam, si difese parlando di valutazione d’impatto ambientale favorevole e nessun rischio. Nel 2014, però, si ricorda della caduta di un traliccio su una condotta a Pineto, in Abruzzo, con paurose esplosioni visibili a distanza di chilometri e otto feriti. Tanto per stare tranquilli. Intanto sono già cominciate le compensazioni preventive: un anno fa, il colosso russo del petrolio Rosneft ha annunciato un proprio dono di cinque milioni di euro per la ricostruzione dell’ospedale di Amandola, in provincia di Fermo, crollato in parte dopo il terremoto del 24 agosto 2016. Rosneft è il fornitore di gas dell’Enel, che a sua volta fornirà il gasdotto transadriatico. IL 21 APRILE, proprio a Sulmona, andrà in scena un corteo organizzato dal Coordinamento No Hub del gas, unione di tutte le realtà che da anni protestano contro la costruzione del tubo e della centrale di compressione. Dichiarato inutile da più parti, dannoso per unanime ammissione dei vari centri di ricerca interpellati negli anni, inaffidabile come investimento secondo diverse banche commerciali, contro ogni volontà delle popolazioni coinvolte, incurante della sua installazione in territorio sismico, il tubo del gas sembra essere una delle ultime priorità del non ancora ex governo. Il fascino irresistibile della grande opera. FONTE: Mario Di Vito, IL MANIFESTO

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No Tap. In Puglia continua la lotta, tra arresti e fogli di via https://www.micciacorta.it/2017/12/no-tap-puglia-continua-la-lotta-arresti-fogli-via/ https://www.micciacorta.it/2017/12/no-tap-puglia-continua-la-lotta-arresti-fogli-via/#respond Wed, 13 Dec 2017 10:07:39 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=23948 Il Gasdotto della Discordia. Sabato 52 fermi, continua la lotta tra Emiliano e il governo

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L’interruzione dall’Austria del flusso del gas proveniente dalla Russia, a causa dell’incendio sul tratto di rete gestito dall’operatore Gas Connect, ha comportato la sospensione dell’operatività del gasdotto che collega attraverso l’Austria il nodo di Baumgarten fino all’ingresso di Tarvisio della rete nazionale italiana. Ed ha avuto come effetto collaterale quello di riaprire la polemica tra il governo e la Regione Puglia sullo stallo in cui versa la realizzazione del gasdotto Trans Adriatic Pipeline (Tap) che attraverserà, partendo dal confine greco-turco, la Grecia, l’Albania ed il mare Adriatico sino a giungere in Puglia nel Salento, nel comune di Melendugno, sul litorale di San Foca. «È inaccettabile che si blocchi un gasdotto», ha tuonato il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda, ancora una volta mettendo nel mirino l’ostruzionismo del governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano, che però ha sull’argomento ha scelto il silenzio. Le ultime schermaglie burocratiche sul progetto, si sono concluse lo scorso ottobre, quando la Consulta ritenne inammissibile il conflitto sollevato contro lo Stato dalla Regione Puglia, che riteneva lese le proprie prerogative nel procedimento di autorizzazione. La decisione confermò definitivamente la validità del provvedimento che ha dato l’ok alla costruzione dell’opera. Come era già avvenuto lo scorso marzo, quando il Consiglio di Stato, dando ragione al Tar, aveva respinto i ricorsi della Puglia e del Comune di Melendugno, ritenendo che in sede di valutazione di impatto ambientale fossero state vagliate le problematiche ambientali, compresa la scelta dell’approdo nella porzione di costa compresa tra San Foca e Torre Specchia Ruggeri. Emiliano, infatti, da tempo sta tentando di convincere governo e Tap a spostare l’approdo in quel di Brindisi, portando avanti la battaglia per la decarbonizzazione delle industrie pesanti pugliesi, a partire dall’Enel di Brindisi per arrivare all’Ilva di Taranto. I lavori in Puglia sono iniziati la scorsa primavera e sono stati caratterizzati dalle tantissime proteste dei cittadini di San Foca e dai sindaci della zona, contrari all’approdo sulla costa salentina e che ora trattano con il governo sulle compensazioni ambientali, che sarà realizzato mediante la tecnologia di microtunnel: la condotta interrata lunga circa 8 chilometri terminerà all’interno di un Terminale di ricezione del gasdotto (Prt). Proteste che sono riprese venerdì e sabato scorso, con un corteo che è riuscito a portare la bandiera della protesta sulla torre della zona Rossa. La risposta delle forze dell’ordine è stata durissima: ben 52 persone sono state fermate con i manganelli e portate in caserma. I manifestanti hanno denunciato le violenze («siamo stati tenuti in ginocchio per un’ora») e le privazioni delle forze dell’ordine che hanno negato la possibilità di comunicare con l’esterno. Alla fine per loro è stato deciso un foglio di via: per tre anni da Lecce e dalle zone limitrofe al cantiere per tre anni. FONTE: Gianmario Leone, IL MANIFESTO

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