istituzioni totali – Micciacorta https://www.micciacorta.it Sito dedicato a chi aveva vent'anni nel '77. E che ora ne ha diciotto Fri, 13 Apr 2018 08:39:43 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.4.15 Ergastolo e pena di morte. Quei silenzi assordanti dei luoghi di «punizione senza ritorno» https://www.micciacorta.it/2018/04/24355/ https://www.micciacorta.it/2018/04/24355/#respond Fri, 13 Apr 2018 08:39:43 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=24355 SCAFFALE. Nel volume di Nicola Valentino «Le istituzioni dell’agonia» una riflessione in parallelo su ergastolo e pena di morte

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Nel volumetto di Nicola Valentino, Le istituzioni dell’agonia (Sensibili alle foglie, pp. 88, euro 12), l’ergastolo e la pena di morte vengono interfacciati in modo da mostrare le reciproche agonie, le similitudini e le differenze che plasmano i loro volti corrotti, mettendo in rilievo le ombre che abitano il silenzio di quei luoghi di «punizione senza ritorno». Per rendere accettabili queste due espressioni punitive si lavora sull’immaginario collettivo fino a renderlo complice e persino compartecipe del processo di cancellazione fisica e sociale di coloro che vengono sistematicamente disumanizzati e trasformati in rifiuti non riciclabili delle società: i mostri vanno dunque eliminati materialmente con la «morte di Stato». Nel suo libro Valentino denuncia il macabro primato dell’Italia nel contesto europeo, con 1677 persone condannate all’ergastolo. Parafrasando le parole del condannato a morte Ray «Running Bear» Allen: «la giustizia è direttamente proporzionata al tuo conto in banca e al colore della tua pelle», risulta talmente vera questa equazione che basta guardare i dati statistici più recenti e ci si accorge che l’Italia, oltre ad essere prima in Europa per quantità di detenuti, ha pure il triste primato per il numero di poveri. È evidente e consequenziale lo stretto rapporto tra giustizia sociale e giustizia penale: tanti più poveri avremo, quanto più le carceri saranno piene. Paradossalmente c’è una grande similitudine tra quel che pensa il cittadino americano medio della pena di morte e quel che pensa il cittadino italiano medio dell’ergastolo: per le rispettive comunità queste due istituzioni penali sono assolutamente intoccabili, tabù culturali quasi impossibili da mettere in discussione. Qualche anno addietro un governatore statunitense affermava persino che «l’umiliazione deve far parte della pena», ma questa arcaica convinzione è poi così lontana dal sentire comune? È proprio sul comune sentire che bisogna lavorare e il libro di Valentino si connota in questa direzione, trasformando i propri progetti editoriali in occasione di incontro e relazione nel vivo del tessuto sociale. Il prossimo 2 novembre (giorno dei morti), Sensibili alle foglie si farà promotrice di una giornata dedicata a questi temi, coinvolgendo attivamente anche artisti e musicisti. Il lavoro di Valentino è una sorta di viaggio tra una pena e l’altra, tra l’incudine della pena capitale e il martello del «finepenamai», un lavoro che sonda anche i linguaggi e le terminologie, i regolamenti e i protocolli, fino a entrare nelle vite e nei sogni delle matricole umane con acclusa la data di scadenza. Le Istituzioni dell’agonia sono un coro di urla silenziose dai bracci della morte di San Quentin, Huntsville, Walla Walla, a cui fanno eco quelle degli ergastolani, da una sponda all’altra dell’oceano e dell’umana ragione. Come ricorda emblematicamente l’autore del volume, «nel 2017, in Italia, 113 ergastolani si sono fatti promotori di una legge di iniziativa popolare per ottenere il diritto a una morte assistita, con lo scopo di anticipare l’epilogo previsto da una condanna che è fino a morte del reo». Forse sarà impossibile dire quale delle due pene sia peggiore per una società che possa davvero ritenersi civile ma, di certo, lo stesso livello di civiltà non potrà mai migliorare se non si arriverà a cancellare dai sistemi penali – e persino dai vocabolari – ambedue le forme punitive. FONTE: Marco Cinque, IL MANIFESTO

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«E tu slegalo subito», una campagna di civiltà https://www.micciacorta.it/2016/01/21197/ https://www.micciacorta.it/2016/01/21197/#respond Fri, 22 Jan 2016 10:18:29 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=21197 «E tu slegalo subito», un imperativo categorico scelto come titolo dalla neonata campagna per l’abolizione della contenzione, presentata ieri

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«E tu slegalo subito», un imperativo categorico scelto come titolo dalla neonata campagna per l’abolizione della contenzione, presentata ieri nella sala del Senato di Santa Maria in Aquiro. Un imperativo ma anche una risposta, quella che Franco Basaglia soleva dare agli operatori che gli chiedevano cosa fare di fronte a un paziente legato al letto. E tu slegalo subito, appunto. Moltissime le sigle, le associazioni e i singoli riuniti ieri a Roma per l’avvio di un progetto ambizioso, quello di far conoscere, per poi abolire, un istituto tra i più disumani ancora praticati nel nostro paese. La contenzione meccanica consiste nell’imprigionare gli arti della persona (il paziente) al fine di limitarne i movimenti, e la modalità più comune è quella di legare con delle fascette polsi e caviglie ai quattro angoli dal letto. Una moderna crocefissione, per impedire gesti di autolesionismo, comportamenti violenti, o anche semplicemente per “placare” stati di agitazione. Gisella Trincas, presidente di Unasam, ha affermato che la contenzione rappresenta la “sopravvivenza di una pratica manicomiale dopo la chiusura dei manicomi” e insieme a lei sono intervenuti Vito D’Anza del Forum salute mentale, Giovanna del Giudice della Conferenza permanente per la salute nel mondo Franco Basaglia, Stefano Cecconi della Cgil, solo per citare alcuni dei promotori della campagna. Tutti hanno espresso forte preoccupazione per una pratica quasi sconosciuta e utilizzata quotidianamente nei reparti psichiatrici, nelle residenza per anziani, all’interno della neuropsichiatria infantile. Anche il senatore Luigi Manconi ha voluto evidenziare come «sia le violazioni dei diritti sia le violenze sono ben visibili dentro istituzioni come carcere e Cie, mentre in quei reparti diventano fisiologia oscura e occultata». Per questo, propone Manconi, sarebbe importante avviare una Commissione di inchiesta parlamentare per valutare e monitorare un fenomeno così diffuso. Firmatarie dell’appello e presenti alla conferenza anche le senatrici Nerina Dirindin, Manuela Granaiola e la deputata Marisa Nicchi. In Italia esistono trecentoventi servizi psichiatrici di diagnosi e cura (Spdc), e in trecento di questi è tutt’ora in vigore la pratica di legare i pazienti. Se non si vede con i propri occhi è difficile capire, e a questo scopo può aiutare lo straordinario lavoro della regista Costanza Quatriglio che con il suo 87Ore racconta, attraverso le immagini di alcune telecamere di videosorveglianza, la lenta agonia di Francesco Mastrogiovanni. Un maestro elementare, Mastrogiovanni, che nel 2011 ha perso la vita a seguito di una interrotta contenzione durata quasi quattro giorni, o Giuseppe Casu, che nel 2006 è morto dopo essere stato legato al letto per una settimana. Si tratta, quindi, di vicende estremamente attuali, di cui ci portano dolorosa testimonianza Grazie Serra, nipote di Mastrogiovanni e Natasha Casu, figlia di Giuseppe, entrambe firmatarie dell’appello. Per questo è difficile comprendere come sia possibile che l’ultima (e unica) ricerca scientifica promossa dal ministero della Salute sul tema risalga al 2004, soprattutto quando il risultato di quell’indagine dimostrava come si legasse in più del 80% dei reparti. Lo ha affermato, per l’ennesima volta e senza alcuna ambiguità, il Comitato Nazionale di Bioetica, che in un parere dell’aprile 2015 concludeva ribadendo «la necessità del superamento della contenzione, nell’ambito della promozione di una cultura della cura rispettosa dei diritti e della dignità delle persone, in specie le più vulnerabili». Certo, superare la contenzione sarà impresa ardua se è vero che nelle scuole di specializzazione in psichiatria viene insegnato a legare. È una questione culturale, e il processo di cambiamento può essere aiutato anche da piccoli, e grandi, gesti di disobbedienza da parte degli operatori, perché abolire questa pratica significa anche avere a cuore le sorti di chi è costretto a legare. Come affermava lo psichiatra Piero Cipriano nell’intervento conclusivo, parafrasando Basaglia, abolire la contenzione è un fatto urgentemente necessario, se non semplicemente ovvio. Per aderire alla campagna etuslegalosubito@?gmail.?com, e su facebook E tu slegalo subito.

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