Lega Nord – Micciacorta https://www.micciacorta.it Sito dedicato a chi aveva vent'anni nel '77. E che ora ne ha diciotto Sun, 25 Feb 2018 09:15:26 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.4.15 Milano, via libera a Lega e CasaPound e manganellate agli antifascisti https://www.micciacorta.it/2018/02/24173/ https://www.micciacorta.it/2018/02/24173/#respond Sun, 25 Feb 2018 09:15:26 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=24173 A Milano. Il corteo di protesta bloccato per ore. Parte solo quando quelli della destra hanno finito

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MILANO. Così tanti fascisti tutti insieme nel centro città forse Milano non li vedeva dagli anni settanta. La Lega in piazza Duomo, Forza Nuova in corso Buenos Aires, Fratelli d’Italia in via Padova, Casapound in largo Cairoli. AGLI ANTIFASCISTI PERÒ è stato impedito di muoversi in corteo. Se lo sono dovuti conquistare dopo una carica, i lacrimogeni sparati in mezzo al presidio e due ore di blocco in largo La Foppa. Gli organizzatori puntano il dito contro il ministro dell’Interno Minniti. «Nonostante accordi su un percorso presi con lo Digos milanese è arrivato lo stop da Roma», dice chi ha trattato in piazza con i funzionari della Questura. Che comandasse la gestione romana su quella milanese era nell’aria, ma la rigidità con cui è stata gestita questa piazza ha lasciato sorprese e perplesse tutte le realtà che hanno partecipato all’iniziativa. Verso le 15.45, quando i manifestanti hanno provato ad avanzare verso la parte opposta alla piazza di Casapound, sono stati bloccati dopo pochi metri dai manganelli e dai lacrimogeni della polizia. MANGANELLATE SULLE PRIME file e un lancio di lacrimogeni fin dentro al presidio. «Io e la mia compagna incinta di quattro mesi ci siamo messi buoni buoni dietro gli strumentisti a chiacchierare con un signore dell’Anpi quando a neanche quattro metri ci è arrivato un lacrimogeno e siamo dovuti scappare via. Io non capisco, era tutto tranquillo, perché hanno lanciato lacrimogeni così?», dice un ragazzo a margine del corteo. Era un presidio misto, c’erano i centri sociali ma anche le associazioni storiche dell’antifascismo milanese, come Memoria Antifascista. C’erano decine di fazzoletti dell’Anpi, c’era Potere al Popolo, Liberi e Uguali, anche qualche consigliere comunale di centro sinistra. L’ordine pubblico però è stato gestito come se in piazza ci fossero manifestanti con caschi e bastoni. La chiusura è stata totale fino alle 17,30 quando i manifestanti si sono mossi a passo veloce verso la stazione Centrale, luogo simbolo dell’accoglienza dei migranti che arrivano a Milano. A quel punto la polizia ha lasciato andare. PER GLI ORGANIZZATORI l’ordine da Roma è stato quello non far muovere gli antifascisti. «Prima ci hanno detto fino al termine del comizio di Casapound, poi è diventato fino al termine della manifestazione della Lega in piazza Duomo», dice Luciano Muhlbauer, storico esponente della sinistra milanese che ha seguito l’organizzazione della giornata. «Immaginavamo che l’ultima parola l’avesse il ministro Minniti, ma non ci aspettavamo questa rigidità». Entrambe le piazze, Lega e Casapound, erano anche geograficamente distanti dal presidio antifascista. «Ci hanno detto che siamo partiti cinque minuti prima del previsto», dice ancora Muhlbauer. «Poi però ci hanno tenuti fermi per tutto il pomeriggio». È anche una questione di rapporti di fiducia e specificità territoriali. Milano è una città dove le ultime manifestazioni si sono svolte senza problemi di ordine pubblico, la città dei 20 mila in corteo il 10 febbraio scorso dopo i fatti di Macerata. Ieri però la gestione è stata più rigida che mai e non c’è stata nessuna apertura verso i manifestanti antifascisti. 1.500 persone che sono rimaste in piazza fino alla fine, fino a quando a passo svelto il presidio è riuscito a muoversi verso stazione Centrale. Lo striscione di apertura diceva “Mai più razzismo e fascismo” con le foto dei migranti schiavi in Libia. “Chiudere i covi neri” era su scritto su un cartello, “odia la Lega” su un altro. Buona parte delle persone under 30, tanti gli studenti. NEGLI STESSI MINUTI da piazza Duomo la Lega mostrava la sua nuova platea, sovranista e nazionalista. In piazza Duomo sono comparse bandiere leghiste con la fiamma tricolore. Un ragazzo con la spilla delle SS naziste, altri con i cappellini di Donald Trump: «Make America great again». La Lega è lo spazio politico a disposizione delle nuove destre, Salvini ha compiuto la mutazione da movimento secessionista a nazionalista. «Prima gli italiani», lo slogan scippato agli amici/rivali di Casapound. Questa del resto è l’Italia oggi, la campagna elettorale di questo 2018 tutta spostata a destra, con due partiti fascisti in competizione, Forza Nuova e Casapound, e uno razzista, la Lega, che ospita e diffonde il pensiero della destra più estrema. In tutti gli spazi a disposizione: media, banchetti, piazze. Oggi questo affollamento fascista era tutto elettorale, la destra vuole stare in Parlamento. Qualcuno al corteo antifascista diceva: «Loro si prendono i voti, noi le denunce». FONTE: Roberto Maggioni, IL MANIFESTO

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Fascisti in Friuli. Saluti romani a Gorizia e chiamata alle armi a Trieste https://www.micciacorta.it/2017/12/23972/ https://www.micciacorta.it/2017/12/23972/#respond Thu, 21 Dec 2017 09:00:41 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=23972 Friuli-Venezia Giulia. L'ascesa dell'estrema destra. Il caso del consigliere triestino Fabio Tuiach, cacciato dalla Lega, che passa a Forza Nuova

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neofascisti

Dopo i manifesti affissi in tutta la città che invitano a non fare l’elemosina ai mendicanti, iniziativa del vicesindaco leghista Pierpaolo Roberti, per la prima volta nel consiglio comunale della città entra Forza Nuova. Dal gruppo misto arriva, a far parte della compagine di Roberto Fiore, Fabio Tuiach. L’ex boxeur è stato campione italiano pesi massimi leggeri nel 2007, lavoratore portuale, con un passato un po’ burrascoso, è entrato in consiglio nelle liste della Lega. Ha cominciato a farsi notare nel 2015 cavalcando la querelle sui topolini, i bagni-piattaforma di cui si servono i triestini per godersi il mare. Secondo una certa stampa locale erano occupati da gang balcaniche di giovani teppisti. Il classico caso montato da un piccolo episodio che ha dato da scrivere per diversi giorni e che ha dato molto spazio all’ennesimo «uomo forte». Tuiach ha chiamato alle armi (in realtà delle spugnette) e alla presenza numerosa per dissuadere le fantomatiche bande di pericolosi teen-ager dall’occupare questi baluardi della «giovine triestinità». E tutta la destra locale si è aggregata attorno a Tuiach – i cui proclami a difesa dell’ordine e dell’identità vengono diffusi ad ogni episodio di cronaca – sostenendolo in iniziative come una ronda per controllare la stazione dopo che un uomo aveva simulato un’aggressione da parte di cinque stranieri per nascondere di essere stato colpito in realtà dalla moglie. Il suo principio base, sembra anche l’unico, è la contrapposizione fisica al pericolo, a difesa del suolo patrio e delle «nostre donne». Tra le sparate, si annotano quelle contro i gay oltre a «il femminicidio non esiste» e «Maometto è un pedofilo». Ha coinvolto il cantante Povia, col quale si trova assolutamente in sintonia, in una iniziativa a «tutela della famiglia tradizionale». Quando esce dalla Lega, cacciato proprio per la sparata sul femminicidio, si accomoda nel gruppo misto e comincia a flirtare con Forza Nuova. Di lì il salto al consiglio comunale come viatico a quello regionale, attraverso le elezioni. Purtroppo, anche se potrebbe sembrare mero folklore, il bombardamento quotidiano ha aumentato la popolarità di Tuiach. È stato sul cammino di Santiago de Compostela che ha avuto la folgorazione per la fede e scelto di fare politica. Ha chiamato il figlio Jesus e si è tatuato la Madonna su una mano. Dalla difesa dei topolini, le piattaforme che danno sul mare, al consiglio comunale: un passaggio non da poco. Eppure già nell’estate 2015 un post su Giap, il blog dei Wu Ming, dal titolo «Spugnette a nord est», avvertiva del pericolo che oggi si va concretizzando. Ma non c’è solo Trieste. Un’altra città dove questo vento di destra continua a spirare è Gorizia. A seguito della manifestazione Humanity Welcome di sabato scorso non sono mancate le parole ostili del sindaco, Rodolfo Ziberna, contro chi predica e pratica l’accoglienza. Ha accusato tutti i promotori del corteo di «essere degli irresponsabili e di aver creato un grosso disagio ai commercianti, proprio nel weekend prima di Natale e di aver messo a repentaglio lo shopping natalizio». Medici Senza Frontiere ha messo a disposizione una tensostruttura aperta dalle 19 alle 9 del mattino, gestita dalla Caritas, che offre riparo a una sessantina di persone che prima si rifugiavano nella galleria Bombi, ora chiusa. Attacchi anche contro di loro. E paradossalmente succede che nel consiglio comunale di Gorizia, dove non ci sono di consiglieri di gruppi di chiara connotazione fascista come Forza Nuova, non manchi mai un saluto romano. Platealmente esibito dal consigliere di Forza Italia Fabio Gentile, che a ogni chiamata ha una reazione incondizionata che lo porta ad alzare il braccio destro teso e salutare romanamente. FONTE: Ivan Grozny Compasso, IL MANIFESTO

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La destra estrema cresciuta all’ombra del «berlusconismo» https://www.micciacorta.it/2017/11/23870/ https://www.micciacorta.it/2017/11/23870/#respond Fri, 10 Nov 2017 14:22:53 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=23870 L’alleanza tra Casa Pound e Salvini e la rottura. Ma «prima gli italiani» resta uno stendardo comune

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Relazioni pericolose. All’indomani del voto «Il Tempo» ha aperto con un titolo che proclamava «la marcia su Ostia» Il «caso Ostia» non rappresenta solo l’inquietante prospettiva che in un territorio segnato dall’abbandono da parte della politica, e dalla contemporanea presenza di una sorta di welfare malavitoso, l’estrema destra possa fare significativamente breccia. C’è un altro indizio importante che è arrivato dal voto del litorale romano e che non riguarda tanto la condizione di marginalità sociale che si vive nelle periferie e le conseguenze che tutto ciò può avere in termini di rappresentanza locale, quanto piuttosto l’esito politico più generale che può produrre. I POCO MENO DI 6000 VOTI che Casa Pound ha raccolto domenica scorsa, molti dei quali arrivati dalle case popolari di Nuova Ostia e di Acilia, potrebbero infatti risultare decisivi nel ballottaggio che il 19 novembre vedrà contrapposte la candidata del M5S Giuliana Di Pillo e quella del centrodestra, in quota Fratelli d’Italia, Monica Picca, distanziate al primo turno di soli 2309 consensi. Del resto, al di là delle schermaglie che hanno accompagnato la vigilia delle elezioni nel X municipio della capitale, con i «fascisti del terzo millennio» impegnati a sfidare in particolare la lista che si rifà a Giorgia Meloni, proprio per una rischiosa, in termini di consensi, contiguità ideologica, su temi quali immigrazione, rom e «preferenza nazionale», «destra» e «estrema destra» hanno agitato slogan e argomenti del tutto sovrapponibili. COSÌ NON STUPISCE che all’indomani dell’esito del voto, il quotidiano di destra della capitale, Il Tempo, abbia aperto con un titolo che riproducendo la grafica dei manifesti dei neofascisti, proclamava «la marcia su Ostia». E con una lunga lettera del leader di Cpi sul litorale, Luca Marsella – che ricordava anche le precedenti affermazioni elettorali degli estremisti, da Bolzano a Lucca passando per Todi – in provincia di Brescia, a Trenzano il sindaco 39enne Andrea Bianchi, eletto nel 2013 con il centrodestra ha appena aderito a Casa Pound. Uno sviluppo che può essere considerato come un elemento preoccupante a se stante o come parte di una ulteriore deriva più complessiva in atto nel paese. Di cui l’estrema destra rischia di essere solo la componente più visibile. Ma potenzialmente decisiva. CRESCIUTA NEGLI ANNI dell’egemonia culturale e politica del «centro-destra» guidato da Silvio Berlusconi, della cui prolungata affermazione si è giovata sia sul piano dei ripetuti tentativi di legittimazione storica che nello «sdoganamento» di un armamentario propagandistico aggressivo – dal revisionismo pop sul Ventennio mussoliniano fino all’imprenditorialità politica della xenofobia e del risentimento -, l’ultima stagione dell’estrema destra italiana si è in gran parte sviluppata all’ombra del «berlusconismo». Di cui ha finito per costituire, nella prospettiva di una «destra plurale» che è riuscita a trasformare le proprie apparenti contraddizioni nelle diverse facce di una medesima proposta di società, una sorta di avanguardia giovanile e sociale. Uno scenario già emerso nel recente passato, ma cui la crisi economica da un lato e la ritrovata unità della destra politica dall’altro, offrono una rinnovata attualità. Nel caso specifico di Casa Pound, si è perso il conto della partecipazione di esponenti governativi della coalizione berlusconiana – seguiti a dire il vero fino ad oggi anche da diversi nomi della sinistra e del giornalismo indipendente – che hanno varcato il portone del palazzo di via Napoleone III, occupato dal 2003, per partecipare alle iniziative dei «fascisti del terzo millennio». SUL PIANO PIÙ SQUISITAMENTE politico, nel 2005 gli ideatori dello «squadrismo mediatico» sostennero, al pari di tutto il centrodestra, la Lista Storace alle regionali del Lazio e in seguito entrarono a far parte del Movimento Sociale Fiamma Tricolore che nel 2006 appoggiava Berlusconi. Con il passare del tempo è però con la Lega, dopo la virata sovranista e filo Le Pen di Matteo Salvini, che Casa Pound stringerà una salda per quanto effimera alleanza. Nel 2014 i neofascisti sostengono la campagna elettorale europea, risultata vincente, del leghista Mario Borghezio. L’anno successivo, il numero 2 di Cpi, Simone Di Stefano, è sul palco di piazza del Popolo a Roma insieme a Salvini e Meloni al termine della manifestazione dei sovranisti contro Renzi e parla della nascita «di un nuovo fronte politico». «Condividiamo ogni singola parola del progetto di Salvini – presentato come l’unico vero leader della destra – e in particolare i tre capisaldi: no euro; stop immigrazione; prima gli italiani», dichiara Di Stefano. OGGI, DOPO LO STRAPPO intervenuto in seguito con la Lega, lo stesso esponente di Cpi, in occasione della chiusura della campagna elettorale ad Acilia, ha attaccato Salvini chiedendosi «gli avete visto mai un tricolore in mano? No, perché la Lega è rimasta quella di un tempo…». Questo, malgrado i leghisti si siano in realtà spinti sempre più in là in direzione dell’estrema destra – tra l’altro eleggendo nel Municipio 8 di Milano Stefano Pavesi, del gruppo di Lealtà e Azione, nato come emanazione dei neonazisti Hammerskin. Perciò, al di là delle querelle sulle bandiere, anche se non è ancora e forse non sarà mai la base per una coalizione elettorale, perlomeno in modo esplicito, è possibile che quel «prima gli italiani» sia già uno stendardo sufficientemente solido, e comune, per far confluire dalla stessa parte consensi raccolti in modo diverso. A cominciare da Ostia. FONTE: Guido Caldiron, IL MANIFESTO

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Lega e Casa Pound scatenati e impuniti contro lo Ius Soli https://www.micciacorta.it/2017/07/23477/ https://www.micciacorta.it/2017/07/23477/#respond Sat, 01 Jul 2017 08:26:52 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=23477 Estrema destra. Dopo i proclami di Salvini, gazzarra dei fascisti del III° millennio a Milano. Silenzio di Minniti

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L’11 aprile scorso c’era stata l’irruzione al consiglio comunale di Monza al grido «No alle case ai profughi», giovedì sera è stata la volta di Milano, con una ventina di militanti di Casa Pound che sono riusciti interrompere la seduta inveendo contro l’accoglienza. Questa dell’integrazione sembrerebbe essere divenuta in tutta Italia la battaglia principale dei «fascisti del terzo millennio». Ma il neofascismo segue a ruota, cercando propri spazi, la traiettoria delle destre che ambiscono al governo del Paese, della Lega in special modo. L’opposizione allo Ius soli ne sta evidenziando sempre più la contiguità. Emblematico lo scontro, anche fisico, il 15 giugno scorso, con la gazzarra dei parlamentari leghisti dentro l’aula del Senato e le contemporanee scaramucce di strada all’esterno, protagonisti Casa Pound e Forza nuova. Una battaglia che morde. Il ribaltamento nei sondaggi in pochi mesi con la maggioranza degli italiani portata a bocciare la legge sul diritto di cittadinanza per chi è nato in Italia da genitori stranieri, rappresenta un pessimo segnale. Sullo sfondo, nell’ambito del successo del centro-destra nelle ultime elezioni amministrative, la forte ripresa elettorale leghista rappresenta un dato preoccupante. La media nel Centro-Nord per il partito di Salvini è stata del 14 per cento, con percentuali tra 20 e 30 per cento in Lombardia. Ad Alessandria (13,82%), Piacenza (12,90%), Lodi (14,22%) e Monza (14,21%) la Lega è il secondo partito più votato. A Genova (12,95%) è il terzo. A Parma raggiunge il 12 per cento. Accanto all’exploit della Lega vanno anche segnalati i risultati dei Fratelli d’Italia che raggiungono il 14% a La Spezia e oscillano tra il 6 e l’8 in certe zone di Toscana, Emilia Romagna, Lazio e Venezia Giulia. In questo contesto il caso di Casa Pound che raggiunge il 4,81% a Todi e soprattutto il 7,84% a Lucca, con due eletti, divenendo la terza forza politica della città. I dati evidenziano una tendenziale omogeneità, attorno all’1,5% dei consensi, là dove Casa Pound ha presentato proprie liste. Da qui una sorta di euforia con proclami a un prossimo ingresso nelle aule parlamentari, dove «far volare sedie e schiaffoni». Monza, la terza città della Lombardia, la coalizione vincente di centro-destra si è invece avvalsa del sostegno dei neofascisti di Lealtà azione, che hanno fatto confluire i loro consensi su una figura, Andrea Arbizzoni dei Fratelli d’Italia (3,86%), che è stato il primo degli eletti con 455 preferenze. Lo stesso candidato a sindaco del centro-destra Dario Allevi ha tenuto la sua prima iniziativa di campagna elettorale proprio nella sede di Lealtà azione. La sua vittoria potrebbe aprire a una pericolosa deriva, con la sponsorizzazione delle iniziative dei gruppi fascisti, se non la diretta distribuzione a loro di alcune deleghe amministrative. In questo quadro nel campo neofascista si sta delineando un nuovo asse interno, nonché una sorta di sfida da non sottovalutare. La prova di forza del 29 aprile ultimo a Milano, che ha visto un migliaio di camerati di Lealtà azione e di Casa Pound sfilare uniti tra saluti romani al Cimitero Maggiore, dopo il divieto posto dalle autorità a manifestare il 25 aprile, dice di un’alleanza tra la principale organizzazione lombarda, ovvero Lealtà azione, e la formazione guidata da Gianluca Iannone. Lealtà azione, per altro, sta acquisendo nel neofascismo settentrionale, attraverso l’associazione Memento, il testimone della memoria un tempo nelle mani dei reduci della Rsi. Diverse le iniziative di ripristino di tombe, lapidi e monumenti dei caduti repubblichini, degli squadristi degli anni Venti e dei gerarchi del regime mussoliniano, non solo a Milano, Monza e Crema, ma anche in città di altre regioni come Genova, San Remo, Savona e Alessandria. Nell’occasione del 29 aprile è stata anche lanciata una sfida da parte di queste due organizzazioni con i propri dirigenti in bella vista sfilare in prima fila. La sfida riguarda l’essere legittimamente riconosciuti come fascisti, intenti in atti di apologia, provocando le istituzioni a intervenire sia sul versante giudiziario che politico. Al momento non si conoscono reazioni, tanto meno istituzionali, con un Ministro dell’Interno silente e una magistratura che vede accumularsi sulle proprie scrivanie rapporti di polizia giudiziaria, denunce ed esposti, senza dare segni di vita. La realtà è che si stanno strutturando organizzazioni neofasciste basate su un reclutamento a carattere sempre più giovanile, con un evidente salto generazionale e una disciplina interna assai marcate, con la propensione all’esibizione di tipo paramilitare. Una stagione nuova. FONTE: Saverio Ferrari, IL MANIFESTO

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https://www.micciacorta.it/2017/07/23477/feed/ 0
Il fascismo non è un’opinione, è un crimine https://www.micciacorta.it/2016/05/21916/ https://www.micciacorta.it/2016/05/21916/#respond Fri, 27 May 2016 07:44:06 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=21916 La Regione guidata dal leghista Maroni è ormai tra le principali mete europee di incontri, raduni e concerti dei nuovi seguaci di Hitler e di Mussolini

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neofascismo

La petizione . Lanciata su change.org e trasferitasi poi nelle piazze, è in corso in Lombardia la campagna di raccolta firme per mettere fuori legge le organizzazioni neofasciste e neonaziste. Il prossimo oltraggio a Milano, domenica 5 giugno, con il torneo di calcetto promosso da Lealtà azione Basterebbe partire dalla sponsorizzazione di lunedì 17 maggio del torneo di calcetto promosso dal gruppo neofascista di Lealtà azione, previsto per domenica 5 giugno a Milano, nel giorno stesso in cui la città è chiamata al voto per il rinnovo del sindaco e del consiglio comunale. Stiamo parlando della regione Lombardia guidata dal leghista Roberto Maroni. Ancor prima, nell’aprile del 2012, in occasione di un raduno di reduci repubblichini, la stessa giunta fece pervenire una corona di fiori al cimitero Maggiore che fu beffardamente, come riportato dal Corriere della Sera, posta a fianco di un’insegna delle SS. Sta anche in questi atti una delle ragioni non secondarie per cui la Lombardia si è progressivamente collocata a livello europeo come meta di incontri, raduni e concerti di ispirazione neonazista. Quasi impossibile ricordarli tutti, dalla “festa” del 20 aprile 2013 a Malnate (Varese) per il “compleanno” di Adolf Hitler all’incontro del 15 giugno dello stesso anno a Rogoredo, promosso dagli Hammerskin con gruppi neonazisti da tutta Europa, al convegno milanese di Casa Pound con Alba dorata del 15 marzo 2014, al concerto nazi del 1° novembre dello scorso anno a Trezzano, con arrivi da Germania, Austria e Finlandia, al meeting internazionale di Forza nuova a Cantù a metà settembre dello scorso anno, con organizzazioni europee antisemite, al festival nazionale di Casa Pound a Castano Primo, sempre lo scorso settembre, all’Hammerfest 2015 del 28 novembre passato. Ultimo, in ordine di tempo, un convegno il 20 maggio promosso a Caidate (Varese) dalla cosiddetta «Comunità militante dei Dodici raggi» (Do.Ra) con tanto di svastica al tavolo della presidenza. Tra complicità e indifferenze In alcune di queste occasioni si è addirittura giunti all’esibizione di gruppi musicali banditi nei Paesi d’origine. Un caso unico in Europa che ha fatto di questa regione un’enclave accogliente, grazie al mancato contrasto di questure e prefetture, secondo i nuovi dettami governativi volti a consentire lo svolgimento di qualsiasi manifestazione razzista o apologetica del fascismo, accompagnato dall’indifferenza di importanti amministrazioni comunali, vedi Milano. Il bilancio della giunta Pisapia, sotto questo profilo, è decisamente negativo. In un crescendo, tra colpevoli silenzi, disattenzioni, ma anche alcune complicità, si è passati in novembre dall’iscrizione al Famedio, dove sono posti i nomi dei cittadini illustri di Milano, di Franco Maria Servello (il federale missino dei tempi di San Babila e dell’uccisione con una bomba a mano il 12 aprile 1973 dell’agente di polizia Antonio Marino nel corso di una manifestazione dallo stesso promossa), alla posa per la prima volta di una corona del Comune (grazie all’assessore Franco d’Alfonso) in omaggio dei caduti repubblichini al campo 10 del cimitero (dove giacciono anche le spoglie di diverse SS), allo scandaloso sfilare in ordine militare sia il 24 che il 25 aprile, nel giorno della Liberazione, di folti gruppi di neonazisti nello stesso cimitero al grido di «Sieg Heil!». Mai nulla di simile in precedenza era accaduto. Nelle strade e nelle piazze Di fronte a questo evolversi, a partire dal dicembre scorso, un ampio arco di forze, composto tra gli altri da diverse sezioni dell’Anpi, dalla Fiom e dall’Arci di Milano, dall’associazione Dax e dal comitato Carlo Giuliani, dalle reti antifasciste di Brescia, Cantù, Cremona, Sondrio e Varese, da Memoria antifascista e dall’Osservatorio democratico sulle nuove destre, ha promosso su change.org una petizione popolare on-line («Per la messa fuori legge di tutte le organizzazioni neofasciste e neonaziste») rivolta al Presidente della Repubblica e ai presidenti di Camera e Senato per la messa fuori legge di tutte le organizzazioni neofasciste e neonaziste. Lo slogan, «il fascismo non è un’opinione come le altre è un crimine», si ispira alla famosa frase di Giacomo Matteotti, assassinato dai fascisti nel 1924 dopo aver denunciato in Parlamento i brogli elettorali e le ruberie del nascente regime. La campagna si è presto allargata al contributo di altri soggetti non solo lombardi e da aprile si è trasferita nelle piazze e nelle strade con banchetti e presidi superando a oggi complessivamente le 25 mila firme. Continuerà fino alla fine dell’estate. Alcune legittimazioni nella campagna elettorale in corso a Milano, dalla presenza di dichiarati neofascisti nelle liste della Lega alla disinvoltura del Pd, il cui segretario metropolitano, Pietro Bussolati, si è recentemente confrontato amabilmente con il candidato sindaco (Nicolò Mardegan) della lista sostenuta da Casa Pound (con buona pace del ministro Boschi), dicono della bontà e necessità di questa iniziativa.

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Roma, gli antifascisti si riprendono piazza Vittorio https://www.micciacorta.it/2016/05/21895/ https://www.micciacorta.it/2016/05/21895/#comments Sun, 22 May 2016 07:45:35 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=21895 Casa Pound manifesta con duemila persone. Gli antifascisti si riprendono la piazza principale del quartiere Esquilino dove poco prima era passato il corteo dell'estrema destra

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Casa Pound

Attaccato un pulmino. Gli attivisti: "Dentro c'erano i membri di un gruppo nazi-rock diretto al concerto di Colle Oppio, la tana delle tigri" ROMA Piazza Vittorio è stata ripresa alle 14. Dopo ore sotto il primo vero sole estivo in piazza dell’Esquilino, ieri gli antifascisti hanno raggiunto la piazza interdetta a causa del passaggio del corteo nazionale dell’estrema destra di Casa Pound. Il quadrante umbertino tra la stazione Termini e San Giovanni mai come ieri è stato così militarizzato. Duemila uomini, e decine di camionette, camion idranti e possenti veicoli con reti di ferro pronti ad abbattere barricate. Nonostante questo, un migliaio di persone sono riuscite a raggiungere piazza dell’Esquilino, rispondendo all’appello dell’Anpi, di altre associazioni di partigiani e dei centri sociali. «Noi siamo una repubblica democratica fondata sul lavoro e antifascista, e penso che questi valori vadano difesi – ha detto Maurizio Landini, segretario della Fiom – Credo che manifestazioni che richiamano il fascismo non vadano autorizzate, in una Europa che sta rimettendo muri». Stefano Fassina, di Sinistra per Roma, l’unico candidato sindaco presente: «È un segnale preoccupante perché qua si difende la Costituzione, non dovrebbe essere una iniziativa di sinistra ma di tutti coloro che si riconoscono nella Costituzione». Polemiche sono state provocate dall’assalto dei militanti antifascisti a un pulmino a un incrocio con via Emanuele Filiberto. Per loro il pulmino era di uno dei gruppi musicali invitati al concerto «nazi-rock» «Tana delle Tigri», organizzato da Casa Pound. Un’altra versione, data dall’autista, è che ospitava «turisti tedeschi». I vetri sono stati rotti con i caschi, il veicolo è fuggito in maniera precipitosa in retromarcia. Dopo gli sgomberi, le cariche e gli idranti contro i senza casa, l’emergenza umanitaria o la pianificazione economica dei prossimi tre anni, nel bilancio dei sei mesi di commissariamento della capitale andrà ricordata anche per la sfilata nazionale di duemila esponenti di casa Pound. L’autorizzazione della manifestazione, giustificata in nome della difesa del diritto di espressione dal sottosegretario all’Interno Ricci, ha portato nella strade di Roma contenuti xenofobi e razzisti. La «normalità» con la quale è stata accettata deriva dal nuovo clima che si respira nell’Europa dei confini, dei fili spinati, e dell’accordo con la Turchia sulla deportazione dei profughi dalla Grecia per rinchiuderli in un campo di concentramento a cielo aperto. Il corteo dell’estrema destra di ieri va letto in questa cornice. Non è un’eccezione, è la regola nell’Europa condizionata da populisti e fascisti. In apertura del corteo, partito da piazza Vittorio e terminato al Colle Oppio, un enorme striscione con lo slogan «Difendere l’Italia con lo spirito degli eroi del Piave». L’immagine di un soldato e la tartaruga simbolo del movimento precedeva file ordinate di militanti che sventolavano una bandiera a testa. Molti i giovanissimi presenti. Simone Di Stefano è il candidato sindaco di Roma per Casa Pound e si è allontanato da Salvini perché non rompe con il «carrozzone» del centro destra». «Siamo pronti alla morte per difendere la nostra patria e i nostri confini – ha detto – Ci dipingono come mostri, ma siamo gli unici a difendere gli italiani». Di Stefano punta a un risultato del 3-5% alle comunali e ha un vasto programma: «Da qui a 10 anni ci saremo ripresi la nostra nazione».

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Lo «squadrismo mediatico» di Casa Pound https://www.micciacorta.it/2016/05/lo-squadrismo-mediatico-casa-pound/ https://www.micciacorta.it/2016/05/lo-squadrismo-mediatico-casa-pound/#respond Sat, 21 May 2016 08:09:46 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=21884 Materiali. Un saggio antropologico su Casa Pound di Maddalena Gretel Cammelli (ombre corte)

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Casa Pound

Sono passati oltre tredici anni dall’occupazione di un palazzo demaniale situato a due passi da Piazza Vittorio a Roma che ha dato origine al fenomeno Casa Pound. L’avventura dei «fascisti del terzo millennio», cresciuti all’ombra della stagione berlusconiana come una sorta di avanguardia giovanile di quel senso comune identitario e xenofobo che si è andato diffondendo nel paese, si è arricchita di nuovi capitoli. Mentre il circuito del gruppo si è sedimentato – fino a produrre i risultati elettorali di Bolzano o il determinante sostegno, nel 2014, alla conquista di un seggio a Bruxelles da parte di Borghezio – Casa Pound è passata dall’interlocuzione con il centrodestra al rapporto stretto con la «nuova» Lega di Salvini. Questo, in parallelo con l’aumento dei casi di cronaca e di violenza in cui i militanti di Casa Pound sono stati coinvolti e che di recente il ministro dell’Interno ha riassunto nella «presenza, all’interno del sodalizio o in ambienti vicini ad esso, di elementi inclini all’uso della violenza intesa come strumento ordinario di confronto e di affermazione politica». Fino al caso emblematico della strage di migranti compiuta nel dicembre del 2011 a Firenze da Gianluca Casseri, legato alla sede pistoiese del gruppo. Formazione egemone dell’estrema destra italiana, Casa Pound non rappresenta un caso isolato in un’Europa scossa da un potente vento nazionalista che vede riemergere i fantasmi più terribili del passato nel clima incerto della crisi, pur conservando una diversità rispetto ad altri movimenti europei quanto ad impostazione ideologica e a metodologia di radicamento. Queste due ipotesi di indagine, vale a dire quella che ha a che fare con il rapporto con l’onda nera che scuote il Vecchio continente e quella che si basa invece sullo specifico tutto italiano del fenomeno, sono alla base dell’originale ricerca proposta dalla giovane antropologa Maddalena Gretel Cammelli in Fascisti del terzo millennio(ombre corte, pp. 128, euro 12). Il volume si propone, attraverso una serie di interviste, la frequentazione di alcuni luoghi di ritrovo dei suoi militanti, a cominciare dal palazzo occupato nel centro della Capitale, e una accurata disamina dei materiali prodotti da questo circuito – dai «documenti programmatici» fino ai testi dei gruppi fascio-rock – di comporre una vera e propria «antropologia di Casa Pound». Muovendo dal lavoro per molti aspetti pionieristico svolto dall’antropologo statunitense Douglas Holmes all’inizio del nuovo millennio sulle forme di integralismo identitario di stampo neo-fascista sviluppatesi negli anni Ottanta e Novanta in tutta Europa sullo sfondo della crisi sociale e dell’affermazione del neoliberismo economico, l’autrice propone di leggere le vicende di Casa Pound nel contesto temporale «della globalizzazione e del cambiamento nell’attribuzione di significati che questa ha portato con sé». Holmes definisce infatti con il termine di «integralismo» quei movimenti e correnti di pensiero che «sfruttando le paure prodotte da tale crisi di senso, promuovono forme essenzializzanti di appartenenza». La paura è il tratto dominante di questa proposta integralista che vede Casa Pound accumunata ad altri movimenti o partiti del resto d’Europa: una paura che si articola in vari modi, a partire da una determinante scissione tra un noi e un loro declinata in due aspetti. Da una parte, «un loro che è in alto: le lobby economiche, le multinazionali, le banche, il Fmi che vengono percepiti come espropriatori della sovranità nazionale» e a cui si risponde con lo slogan «No Euro». Dall’altra, «un loro che è invece in basso: i migranti, l’invasione che potrebbe portare alla contaminazione, alla perdita dell’omogeneità interna» che motiva le parole d’ordine xenofobe come «Prima gli italiani» e le campagne aggressive contro i centri di accoglienza per profughi e richiedenti asilo. Per Casa Pound tutto ciò si traduce in una rivendicata continuità con la storia e la tradizione del fascismo, «quello che precede e quello che segue la fine di Mussolini». Un percorso che si situa all’interno di una strategia emersa da tempo in questi ambienti – è tra gli altri l’ex Nar e Terza Posizione Gabriele Adinolfi ad aver sostenuto il recupero di una tradizione tout court fascista sotto le sembianze di una proposta politica «sociale» e «non conforme» – che si intreccia con la costruzione di una «comunità» che più che su di un approccio ideologico si basa su uno stile di attivismo più volte rivendicato dai militanti come «squadrismo mediatico». Parte di un fenomeno che traversa l’intera crisi dell’Occidente, Casa Pound propone così un’«innovazione» che è però tutta italiana. Quella del riemergere di un’identità fascista che per quanto si situi nel «terzo millennio» e si fondi su forme di partecipazione decisamente attuali – dai concerti al pogo militaresco della «cinghiamattanza» fino alle competizioni di Mma – rinvia a quelle «idee senza parole» di cui parlava Furio Jesi e a quella «religione della morte» di cui il ventennio fascista e Salò furono drammatiche incarnazioni. Con una necessaria accortezza, però: in una stagione dominata da simboli, parole vuote e immagini mitizzate, si deve fare molta attenzione visto che, come suggerisce Cammelli, «non si possono isolare i fascisti del terzo millennio come fossero mostri nostalgici, quando il linguaggio di Casa Pound» è lo stesso di larga parte della politica italiana.

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La polizia: Casa Pound «tutela i deboli» https://www.micciacorta.it/2016/02/la-polizia-casa-pound-tutela-i-deboli/ https://www.micciacorta.it/2016/02/la-polizia-casa-pound-tutela-i-deboli/#respond Tue, 02 Feb 2016 08:13:48 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=21255 Violenti solo se provocati dalla «sinistra radicale», secondo l’informativa del Ministero dell’Interno al Tribunale civile di Roma. «Organizza manifestazioni nel rispetto delle leggi e senza turbative dell’ordine pubblico»

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Casa Pound

Leggere un rapporto della Polizia di Stato sull’organizzazione di estrema destra Casa Pound Italia, è davvero istruttivo. Anche se, comprensibilmente, ha destato molte reazioni di sconcerto l’informativa con la quale la Direzione centrale della Polizia di prevenzione (ex Ucigos) descrive vita e attività dell’organizzazione, capeggiata da Gianluca Iannone, ai magistrati del tribunale civile di Roma che ne hanno fatto richiesta per dirimere una causa intentata dalla figlia di Ezra Pound sull’uso del nome del padre. Secondo il documento trasmesso l’11 aprile 2015 dal ministero dell’Interno, che porta in calce la firma del direttore centrale dell’ufficio, il prefetto Mario Papa, il «sodalizio» che dichiaratamente sostiene «una rivalutazione degli aspetti innovativi e di promozione sociale del ventennio» «organizza con regolarità, sull’intero territorio nazionale, iniziative propagandistiche e manifestazioni nel rispetto della normativa vigente e senza dar luogo a illegalità e turbative dell’ordine pubblico». La Polizia non nega l’uso («spesso») della violenza da parte di alcuni militanti dell’associazione, soprattutto quando infiltrati «nel mondo delle tifoserie ultras calcistiche», ma solo «nei confronti di esponenti di opposta ideologia, anche fuori degli stadi». D’altronde vengono provocati, sembra affermare il report quando spiega in ultima analisi che «la sinistra radicale, in special modo gli ambienti autonomi e quelli anarco-insurrezionalisti, sotto la spinta del cosiddetto “antifascismo militante”, non riconoscono a Casa Pound e alle altre organizzazioni politiche di estrema destra il diritto “all’agibilità politica” sull’assunto che debba impedirsi ai “fascisti” la fruibilità di ogni spazio cittadino, con il conseguente frequente ripetersi di episodi di contrapposizione caratterizzati da contenuti di violenza». Dimentica però, la Polizia di Stato, che nel 2013 anche l’allora capo dello Stato Giorgio Napolitano, commentando l’inchiesta «lame» della procura di Napoli aperta dopo diverse aggressioni, che coinvolse alcuni esponenti di Casa Pound, si interrogava «con sgomento sia sul circolare, tra giovani e giovanissimi, di una miserabile paccottiglia ideologica apertamente neonazista, sia sul fondersi di violenze di diversa matrice, da quella del fanatismo calcistico a quella del razzismo ancora una volta innanzitutto antiebraico». Se lo ricorda invece Fabio Lavagno, deputato del Partito democratico, che ha depositato ieri un’interrogazione al governo e sta «raccogliendo le firme necessarie per un’interpellanza parlamentare in modo che il ministro dell’Interno possa riferire in aula a Montecitorio su questa inquietante vicenda». «Va bene che il movimento di estrema destra cerchi forme di legittimazione e visibilità continuamente, non da ultime l’adesione al Family day e le manifestazioni comuni con la Lega di Salvini — scrive il deputato in una nota — vedere però che questa descrizione stia nero su bianco in una nota della Polizia al ministero dell’Interno risulta piuttosto inquietante». Soprattutto quando, aggiunge Lavagno, «si descrive CasaPound come un’organizzazione di bravi ragazzi molto disciplinati, con un’abile strategia linguistica che tende ad eufemizzare i passaggi più scomodi e la natura violenta di cui, come si è visto, è costellata la storia di CasaPound, quasi esclusivamente all’ambito sportivo, luogo tra gli altri di proselitismo all’interno delle tifoserie ultras». Per la Polizia di Stato, infatti, Casa Pound ha come «impegno primario» la «tutela delle fasce deboli» ma rivolge la propria attenzione anche «alla lotta del precariato ed alla difesa dell’occupazione attraverso l’appoggio ai lavoratori impegnati in vertenze occupazionali e le proteste contro la privatizzazione delle aziende pubbliche». E oltre alle «numerose iniziative» intraprese «sotto l’aspetto meramente aggregativo e ludico», Casa Pound ha trovato anche il modo di dedicarsi a «tematiche in passato predominio esclusivo della contrapposta area politica» come «il «sovraffollamento delle carceri o la promozione di campagne animaliste». Ecco, il tribunale di Roma ora potrà serenamente giudicare se l’immagine e il nome di Ezra Pound siano stati lesi dall’uso che ne ha fatto l’organizzazione, come sostiene la figlia del poeta.

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Duemila in corteo contro le destre xenofobe di Salvini e Le Pen https://www.micciacorta.it/2016/01/duemila-in-corteo-contro-le-destre-xenofobe-di-salvini-e-le-pen/ https://www.micciacorta.it/2016/01/duemila-in-corteo-contro-le-destre-xenofobe-di-salvini-e-le-pen/#respond Fri, 29 Jan 2016 08:06:57 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=21236 Contro Salvini e Le Pen sono scese in piazza alcune realtà che si riconoscono nell'assemblea "Milano antirazzista antifascista e meticcia"

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razzismo

Milano. Il leader della Lega Nord ha organizzato una due giorni di convegno con la star del Front National e con tutti i leader delle destre europee. A contestare l'ultra nazionalismo razzista che sta distruggendo l'idea stessa di Europa, nel silenzio generale delle istituzioni che hanno appena celebrato il giorno della memoria, sono scese in piazza alcune realtà che si riconoscono nell'assemblea "Milano antirazzista antifascista e meticcia". I ragazzi e le ragazze del Coordinamento dei collettivi studenteschi ci riprovano oggi con una manifestazione che parte alle 9,30 da largo Cairoli   MILANO. Lasciarli fare come se niente fosse, oggi non si poteva. L’Europa che vogliono, reazionaria, neo nazionalista e razzista, sta prendendo forma attraverso un processo di disgregazione che solo a posteriori verrà riconosciuto come un momento di rottura nella storia. Restiamo alla “cronaca”? La Svezia deporta 80 mila profughi, gli stati si barricano dietro le frontiere, prosegue la conta dei morti nel Mediterraneo (ieri ancora trentuno) e la ministra francese della Giustizia Christiane Taubira si dimette perché la Francia prolunga lo stato di emergenza: è in questo contesto di cui troppo pochi avvertono la gravità che le destre europee hanno scelto la città di Milano per celebrare se stesse e il loro momento. Sopra la vecchia fiera a metà pomeriggio volteggiano gli elicotteri. E’ qui che hanno deciso di incontrarsi a porte chiuse per due giorni i partiti che dalla scorsa estate si sono riuniti sotto la sigla Europe of nations and freedom (Enf). Il padrone di casa è Matteo Salvini e la regina del convegno è Marine Le Pen. Al capo della Lega basterà una foto con la leader del Front National per accreditarsi come una delle figure di riferimento delle destre europee. L’ospite d’onore invece parla la lingua di Putin, è il granduca di Russia George Mikhailovic Romanoff, ultimo erede degli zar. Titolo dell’incontro: “Più liberi più forti. Un’altra Europa è possibile”. Di contorno, a sostenere l’auto consacrazione in salsa russa di Salvini e Le Pen, ci sono anche 36 europarlamentari delle destre xenofobe d’Europa. Austriaci heideriani, autonomisti fiamminghi, il partito della libertà dell’olandese Geert Wilders che si batte contro “l’odissea musulmana” e rappresentanti delle destre razziste di Polonia e Romania. “Se un governo di sinistra come la Svezia — ha detto Salvini prima di salire sul palco — decide di espellere 80 mila persone significa che Schengen è morto. Se tutti controllano i confini e noi siamo gli unici a non farlo, chissà dove andranno a finire tutte queste persone. Qualche uomo al Brennero, a Ventimiglia e al confine con la Slovenia non sarebbe male”. Pur nella consapevolezza che in questa fase di autismo politico a sinistra è complicato organizzare azioni di resistenza su questioni dirimenti come l’antirazzismo e l’antifascismo (si dice “non ci sono i numeri” e però sabato scorso migliaia di persone erano in piazza per le unioni civili), qualcuno ieri sera almeno ha provato a lasciare un segno diverso con una mobilitazione doverosa — un corteo — se non altro per dare un senso alla retorica della “memoria” che una volta all’anno viene riscoperta dalle istituzioni, le stesse che ieri non hanno detto una parola sulla due giorni ultra nazionalista. Nemmeno un balbettio sulla Milano medaglia d’oro (etc, etc), del resto sono giornate di grande fibrillazione per le primarie del Pd. Sono scese in piazza sigle, persone, situazioni, pezzi di movimento che si ritrovano nell’assemblea “Milano antifascista antirazzista e meticcia”. Qualcuno, al mattino, ha consegnato un mucchio di letame fumante a pochi passi dal convegno fascio leghista, la sera invece più di duemila persone hanno marciato fin dove era possibile in disordine sparso — stop a 40 metri dai blindati della polizia schierati a muro — dietro allo striscione del centro sociale Cantiere. Soprattutto ragazzi e ragazze molto giovani, una ventata di antifascismo più fresco del solito che si è accompagnato con le note swingate della Banda degli Ottoni fino al gran finale strapaesano con i fuochi d’artificio. Un assedio divertito. Diversi i cartelli degni di nota: “Antifascisti di fatto”. E anche un calibrato riadattamento di un lugubre motivetto antifascista che andava negli anni ’70: “Mio nonno ce l’ha insegnato, abbattere i confini non è reato” (gli studenti tornano in piazza questa mattina in Cairoli). I nonni ieri non erano in piazza, però, con l’Anpi, sono arrivati alle stesse conclusioni citando una frase di Altiero Spinelli del 1944: “Ad uno a uno i popoli europei oppressi riconquistano la propria libertà, ma non per ricominciare a chiudersi, come prima del 1939, nelle autarchie e negli egoismi nazionali”. La storia insegna, anzi no.

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Milano nera, la seconda volta di Marine Le Pen https://www.micciacorta.it/2016/01/21227/ https://www.micciacorta.it/2016/01/21227/#respond Tue, 26 Jan 2016 10:05:24 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=21227 Raduni. Il 28 gennaio la presidente del Front National con Salvini, l’estrema destra e i discendenti dei Romanoff. Il precedente del 2011

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Le Pen

Matteo Salvini, segretario della Lega Nord ed europarlamentare, ha da tempo annunciato a Milano l’indizione, dal 28 al 29 gennaio (in una sala del centro congressi della Fiera in piazza Carlo Magno), di un convegno sull’Europa («Più liberi, più forti, un’altra Europa è possibile») con i rappresentanti degli otto partiti dell’eurogruppo Enf-Europa delle nazioni e della libertà, di cui la Lega fa parte, e la partecipazione di alcuni esponenti del partito di Putin al potere in Russia. «Proporremo la nostra idea di Europa, di lavoro, di confini, di immigrazione e di futuro», ha detto, aggiungendo con orgoglio che «sarà la prima volta di Marine Le Pen in Italia». Ricordiamo che Salvini era già stato ospite del congresso del Front National a Lione nel 2014, e che in tale occasione la signora aveva dichiarato: «A volte vado in estasi davanti alla sua forza e alla sua bravura». A Salvini dobbiamo però obiettare che non è vero che Marine Le Pen verrebbe in Italia per la prima volta. C’era già venuta alcuni anni fa e vediamo con chi. Il 21 ottobre 2011 a Milano fu organizzato un convegno, anche questo sull’Europa, e Marine Le Pen ne costituiva il pezzo forte (insieme con Daniela Santanché). Come riportato sul giornale online «atuttadestra?.net», il convegno si era svolto «a Palazzo Mezzanotte (sede della Borsa di Milano e splendido esempio di architettura fascista)», a porte chiuse «per ragioni di sicurezza», come sarà quello con Salvini quest’anno. Citando ancora dalla stessa fonte: «Era stato organizzato dalla Associazione Vox Populi di Roberto Perticone e dalla Fondazione Radici Europee di Diego Zarneri». All’iniziativa aveva «subito aderito, con entusiasmo, Roberto Jonghi Lavarini, da sempre “lepenista convinto”». Di Roberto Perticone veniva detto che è «un noto esponente della destra sociale lombarda, già dirigente missino, poi di An, ex Segretario Regionale de La Destra di Francesco Storace, esperto di Ezra Pound, e di relazioni internazionali, amico personale della famiglia Le Pen». La cronaca continuava così: «All’incontro, oltre a decine di giornalisti, erano presenti anche alcuni selezionati esponenti politici, forniti di invito numerato e nominale, fra questi: Attilio Carelli (Dirigente Nazionale del Movimento Sociale Fiamma Tricolore, guidato da Luca Romagnoli, unico movimento politico italiano ufficialmente alleato del Front National)» (questo nel 2011, ndr) Generoso Melorio, Massimo Parise e Valeria Valido (dirigenti del Movimento per l’Italia), Franco Seminara (del sindacato nazionale Unione Generale del Lavoro), Francesco Filippo Marotta e Mario Mazzocchi Palmieri (del comitato Destra per Milano), Flavio Nucci (del movimento Destrafuturo), Carlo Lasi (segretario del movimento Patria Sociale), il Prof. Giuseppe Manzoni di Chiosca (presidente del Centro Studi Europa 2000) e storici militanti della destra milanese come Remo Casagrande» (lo squadrista deceduto nell’ottobre 2015) «e la contessa Elena Manzoni di Chiosca e Poggiolo (una delle promotrici della “maggioranza silenziosa”)». Perticone e Antonio Spadavecchia entrambi dirigenti di Vox Populi in quell’occasione deprecavano che esponenti del Pdl e della destra post-missina non avevano voluto esporsi, a differenza di Daniela Santanché, di cui si lodava quindi l’anticonformismo e il coraggio. Marine Le Pen quindi in Italia c’era già stata, a dispetto di quel che afferma Matteo Salvini, a trattare gli stessi argomenti e propagandare gli stessi contenuti. E il parterre era il fior fiore del neofascismo nostrano. Le organizzazioni antifasciste locali in tale occasione avevano indetto un presidio, contestando il fatto che il Comune avesse concesso una sala pubblica. Di Diego Zarneri, esponente di Radici Europee, osserviamo che nel 2012 celebrava il 25 aprile pubblicando sulla sua pagina Facebook un manifesto con lo slogan: «Gli eroi son tutti giovani e belli. Ai ragazzi di Salò». Al convegno del 2011 Zarneri si era fatto fotografare con Marine Le Pen. La leader del Front national aveva poi posato per i fotografi accanto anche a Roberto Jonghi Lavorini, notissima figura storica della destra istituzionale ed extraistituzionale, tra i fondatori di Cuore nero, che a «Zanzara Radio 24», il 15 maggio 2015, aveva dichiarato: «Il saluto fascista? L’ho insegnato alle mie tre figlie. E’ un saluto solare, igienico, bello. E’ un gesto splendido d’amore». E ancora: «In realtà, il fascismo è apprezzato dalla maggioranza degli italiani. È assolutamente evidente. Il duce e il fascismo piacciono, gli italiani ne hanno un buon ricordo e non a caso ci sono molti calendari del duce, circa cinque milioni nelle case e negli esercizi commerciali. Non ci sono calendari di Togliatti o di Don Sturzo». Insomma, Salvini oggi si allea all’immagine “vincente”, a suo modo “ripulita”, di Marine Le Pen. Ma di ripulito c’è proprio poco. E neanche di nuovo, visto che Marine Le Pen a Milano c’era già venuta, ospite del fior fiore dell’estrema destra nostrana, che da parte sua ha già annunciato (non poteva essere diversamente) la partecipazione anche a questo convegno. Contestualmente è per altro previsto un incontro di Marine Le Pen con Luca Romagnoli (Destra sociale) e Carlo Fidanza (Fratelli d’Italia). Ancora una volta leghisti e fascisti si ritroveranno assieme. Un’ultima curiosità, visto che i putiniani sono oggi tra gli interlocutori privilegiati della Lega e Putin è correntemente chiamato lo “Zar”, vuole il caso che nello stesso periodo a Milano, dal 26 al 28 gennaio, come ci informa ancora «atuttadestra», al convegno farà la sua apparizione anche «Sua Altezza Imperiale il Principe George Romanov, Granduca di Russia e Capo della Casa Imperiale, ambasciatore della cultura russa nel mondo (in piena collaborazione ufficiale con il governo russo ed il presidente Vladimir Putin), per una serie di importanti e strategici incontri con i rappresentanti delle istituzioni, della politica, dell’aristocrazia e, soprattutto, del mondo economico, professionale ed imprenditoriale lombardo». Insomma, Putin, chiamato lo “Zar” nell’occasione richiama in servizio un discendente (vero o presunto) del “vero” Zar… **** Riceviamo e pubblichiamo la seguente smentita e richiesta di rettifica: Gentile Direttore Cc Spettabile Redazione Cc Spettabile Ufficio Legale Gentile Direttore, Leggiamo con disappunto che nell’articolo ‘’Milano nera, la seconda volta di Marine Le Pen’’, firmato dai vostri giornalisti Saverio Ferrari e Marinella Mandelli e pubblicato sul sito internet Micciacorta.it,  nell’edizione del 26 gennaio 2016. Nella versione on-line, nello specifico al link : https://www.micciacorta.it/2016/01/21227/   viene data la falsa notizia dell’adesione del Granduca di Russia al Convegno dell’Enf-Europa a Milano. Più in particolare nella parte: “Un’ultima curiosità, visto che i putiniani sono oggi tra gli interlocutori privilegiati della Lega e Putin è correntemente chiamato lo “Zar”, vuole il caso che nello stesso periodo a Milano, dal 26 al 28 gennaio, come ci informa ancora «atuttadestra», al convegno farà la sua apparizione anche «Sua Altezza Imperiale il Principe George Romanov, Granduca di Russia e Capo della Casa Imperiale, ambasciatore della cultura russa nel mondo (in piena collaborazione ufficiale con il governo russo ed il presidente Vladimir Putin), per una serie di importanti e strategici incontri con i rappresentanti delle istituzioni, della politica, dell’aristocrazia e, soprattutto, del mondo economico, professionale ed imprenditoriale lombardo». Insomma, Putin, chiamato lo “Zar” nell’occasione richiama in servizio un discendente (vero o presunto) del “vero” Zar… ‘’ Dobbiamo precisare che si tratta di informazioni errate perché S.A.I. il Granduca di Russia George Romanoff si trovava a Milano per motivi esclusivamente istituzionali, professionali e privati che nulla hanno a che fare con la politica e,  nello specifico, il Granduca George Romanoff, mai ha  annunciato la sua partecipazione ne’ ha mai incontrato con l’Onorevole Marine Le Pen e con l’On. Salvini. Ne tantomeno a preso parte alla manifestazione dell’ Eurodestra giovedi’ 28 gennaio, come erroneamente riportato sul Vostro giornale. Tanto è vero che in concomitanza con il suddetto evento, il Granduca di Russia ha presenziato al Convegno di economia ‘’Russia : il tempo delle opportunità’’   presso lo studio Legale Grimaldi e successivamente a un ricevimento privato in suo onore in provincia di Como. Dette affermazioni sono certificate e ampliamente comprovabili da numerosissime immagini e da molteplici testimonianze. Per queste ragioni, ai sensi dell’art 8 della legge 8 febbraio 1948 n.47, Disposizioni sulla Stampa, Vi invitiamo a voler provvedere alla rimozione dei contenuti riguardanti il Granduca di Russia con il dovuto rilievo e a fare in modo che tale notizia non compaia piu’ negli archivi Web. Si chiede pertanto la cancellazione di quanto scritto in riferimento al Granduca George Romanoff. Certo della vostra collaborazione, vi porgiamo i miei più cordiali saluti Mariofilippo Brambilla di Carpiano,  Portavoce di S.A.I. il Granduca George Romanoff - Russian Imperial Foundation Viale Piave 28 - 20129 - Milano mariofilippo@imperialfoundation.com Avv. S. Alessandro Verga Ruffoni, Legale di S.A.I. il Granduca George Romanoff Via San Maurilio 18 - 20123 - Milano / Via dei Casali dei Santovetti 50 - 00165 - Roma ruffoni14@gmail.com

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