Madrid – Micciacorta https://www.micciacorta.it Sito dedicato a chi aveva vent'anni nel '77. E che ora ne ha diciotto Sun, 26 Nov 2017 08:50:19 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.4.15 Nella polizia di Madrid un gruppo di nazisti https://www.micciacorta.it/2017/11/23894/ https://www.micciacorta.it/2017/11/23894/#respond Sun, 26 Nov 2017 08:50:19 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=23894 La violenza della polizia di Madrid è diventata notizia in questi giorni grazie a un inquietante articolo di eldiario.es.

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La violenza della polizia di Madrid è diventata notizia in questi giorni grazie a un inquietante articolo di eldiario.es. In un gruppo di WhatsApp che è arrivato a contare più di 200 agenti della capitale spagnola, alcuni individui in divisa hanno rovesciato non solo insulti verso la sindaca della città, Manuela Carmena, ma anche commenti razzisti e machisti nei confronti di immigranti, politici di sinistra e indipendentisti, e giornalisti della Sexta, la rete tv considerata vicina a Podemos. Senza dimenticare vere e proprie dichiarazioni di apologia del nazismo («Questo signore sì che sapeva come fare le cose, è dio», ha scritto uno riferendosi a Hitler). Oltre a frasi inquietanti come «uccidere è il nostro slogan» o inviti alla caccia di immigranti. Un florilegio di intercambi allarmanti per persone che pattugliano armate la città. In attesa delle decisioni dei giudici a cui sono state affidate le indagini, grazie alla denuncia di un agente a sua volta vittima di insulti, il governo municipale ha sospeso cautelarmente tre degli agenti più espliciti. Ce ne sarebbero altrettanti per i quali si stanno valutando misure amministrative. L’assessore responsabile della polizia municipale Javier Barbero ieri accusava i precedenti governi del Pp di aver fomentato un clima di impunità e connivenza. FONTE: Luca Tancredi Barone, IL MANIFESTO

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Carnevale, ogni accusa vale https://www.micciacorta.it/2016/02/21299/ https://www.micciacorta.it/2016/02/21299/#respond Tue, 09 Feb 2016 07:55:06 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=21299 A Madrid due burattinai sono finiti in carcere per un riferimento all’Eta nel corso di uno spettacolo inserito tra gli eventi carnevaleschi della capitale spagnola

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marionette

Per il giudice e la destra non ci sono dubbi, è «apologia del terrorismo». Per Iglesias invece «è pazzesco, è come se avessero arrestato Dario Fo». Esplode il caso politico

La strega e don Cristoforo

È lo stesso paese in cui due burattinai che hanno fatto imbracciare a un personaggio di fantasia un cartello sarcastico dove appare la parola «Eta» sono stati sbattuti in carcere per direttissima, senza cauzione, sabato scorso per «apologia di terrorismo». Uno dei due, tra l’altro, con un grado di disabilità del 75%. I fatti. Nell’ambito delle feste di carnevale, il comune di Madrid organizza una serie di spettacoli. Fra cui quello della compagnia di Granada «Títeres desde abajo» (Burattini dal basso), con uno spettacolo intitolato La bruja y don Cristobál (La strega e don Cristoforo), ispirato all’opera di Federico García Lorca Il teatrino di San Cristoforo. L’opera, già rappresentata a Granada a fine gennaio senza alcuna polemica, in sostanza rappresenta sotto forma di satira la «caccia alle streghe» contro il movimento libertario. La strega, epitome del personaggio di mala fama, si scontra con i quattro poteri classici: la Proprietà, la Religione, la Forza dello Stato e la Legge. Il proprietario della casa dove vive la strega, don Cristobál, la vuole cacciare – gli sfratti sono un tema di bruciante attualità in Spagna – e nel farlo approfitta per stuprarla.
09STORIE titeres cartello incriminato «Viva Alka-Eta», Il cartello incriminato: un gioco tra al Qaeda e Eta
La strega lo uccide ma rimane incinta. E qui una suora, che rappresenta la religione, vuole portargli via il figlio – altro tema d’attualità: in questi anni sono venuti fuori molti casi di religiose che hanno portato via neonati a donne, povere, rimaste incinta durante il franchismo. Anche la suora muore. Allora arriva la polizia, che la colpisce e la lascia incosciente. E montano la scena del delitto per poterla accusare. È qui che costruiscono il finto cartello «Gora Alka-Eta», viva Alca-Eta, giocando con l’assonanza fra al Qaeda e l’Eta. Poi interviene il giudice, che condanna la strega all’impiccagione. Ma lei riesce a sfuggire e a far sì che il giudice si impicchi solo.

Un enorme can can mediatico

L’aspetto più surrealista della vicenda è che d’improvviso la storia diventa reale, con un giudice (vero) che per quel cartello in mano a quei burattini, in pieno weekend, manda in carcere preventivo i due burattinai. Il tutto circondato da un enorme can can mediatico, con il Partito popolare che è saltato alla giugulare della sindaca Manuela Carmena (lei stessa per anni minacciata dall’Eta) perché si faceva apologia di terrorismo in uno spettacolo per bambini. È chiaro che l’amministrazione comunale ha commesso una grave leggerezza, qualificando lo spettacolo «per qualsiasi pubblico». Per questo il responsabile del programma teatrale è stato destituito in maniera fulminante, l’assessora per la cultura è sotto attacco e la stessa Carmena ha qualificato l’episodio come «molto grave» e l’errore come «inammissibile», senza escludere provvedimenti verso l’assessora (di cui tutta l’opposizione e anche il partito socialista, alleato di Carmena, ha chiesto la testa). Ma, cercando di mantenere un difficile equilibrio nonostante gli attacchi senza quartiere della destra che ormai caratterizzano la sua amministrazione, Carmena ha sottolineato, come ex giudice, che «c’è stato un rigore eccessivo» da parte del magistrato, «di una gravità che sorprende», nel contesto «della libertà di espressione» e durante il carnevale che implica un carattere «satirico, burlone e di rottura del contesto normale». Cinque consiglieri di Ahora Madrid, la lista trasversale che appoggia Carmena, hanno espresso in una lettera pubblica il loro appoggio agli incarcerati. «La gravità di quanto rappresentato – scrivono – non è comparabile con la gravità del carcere preventivo per un ipotetico delitto di apologia di terrorismo». E riconoscono che «l’opera può essere di cattivo gusto, essere stata rappresentata nel luogo sbagliato, addirittura essere politicamente discutibile», ma «non implica l’apologia di un bel niente».

Il caso politico del giorno

Ma nel delicato contesto politico che sta vivendo il paese, la questione «burattinai» è diventato il caso politico della giornata, superando anche i difficili negoziati di Pedro Sánchez, che ha cercato a fatica di evitare di pronunciarsi sul tema. Pablo Iglesias e Alberto Garzón difendono i burattinai – quest’ultimo in un lucidissimo post nel suo blog parla di «esempio da manuale di egemonia», aggiungendo che siamo di fronte a «una dinamica pericolosa», «una spirale inarrestabile», mentre Iglesias qualifica come «pazzesco» che «in un paese democratico ci sia qualcuno in carcere per aver rappresentato un’opera di teatro». «È come se mettessero in carcere Dario Fo», ha aggiunto. Albert Rivera di Ciudadanos ha chiarito invece che lui sul tema ha «lo stesso criterio della polizia e dell’accusa». «L’apologia del terrorismo, e per giunta con minori, è molto grave» ha scritto in un tweet. La sindaca di Barcellona Ada Colau già domenica aveva scritto sulla sua pagina di facebook un post molto netto, e molto criticato, in cui ha chiarito che «una goffaggine non è un crimine, la satira non è un crimine», chiudendo con l’hashtag #libertadtiriteros (libertà per i burattinai). A quattro anni dalla resa della banda dell’Eta, per la destra il terrorismo è ancora un’utile clava da agitare contro gli avversari politici.
09 storie tiririteros s Títeres Desde Abajo (Burattinai dal Basso)

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La rivoluzione di Madrid “Via tutti i nomi del franchismo” https://www.micciacorta.it/2015/07/la-rivoluzione-di-madrid-via-tutti-i-nomi-del-franchismo/ https://www.micciacorta.it/2015/07/la-rivoluzione-di-madrid-via-tutti-i-nomi-del-franchismo/#respond Thu, 09 Jul 2015 09:33:27 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=19959 Con l’arrivo al potere della sinistra radicale nella capitale spagnola scompariranno strade, piazze e scuole intitolate alla dittatura

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MADRID. NELL’ELEGANTE quartiere di Chamberí pochi ormai ci fanno caso. E i più giovani ignorano del tutto quei nomi incisi in caratteri bianchi sulle targhe azzurre del Comune. A una manciata di isolati dal Paseo de la Castellana, c’è una Calle del General Yagüe che fa angolo con la Calle del General Varela. È il doppio tributo in un colpo solo a due criminali protagonisti della lunga notte della dittatura: il primo, Juan Yagüe, soprannominato come il “macellaio di Badajoz” per il massacro di migliaia di civili durante l’assedio alla città dell’Estremadura; il secondo, José Enrique Varela, ministro dell’Esercito, scomparso nel 1951, ma comunque imputato post-mortem dal giudice Garzón per crimini contro l’umanità.
Casi simili a Madrid ce ne sono a decine, almeno 170 secondo un primo censimento fatto dalla nuova amministrazione municipale guidata dall’ex giudice Manuela Carmena, che ha deciso di mettere fine a questa vergogna. Strade, piazze, spazi pubblici, persino palestre comunali e scuole, dedicati a dirigenti del regime e simboli del franchismo cambieranno nome. L’aveva promesso nel programma elettorale della sua lista Ahora Madrid e non ha perso tempo. Un modo per commemorare con spirito democratico la ricorrenza - il prossimo 20 novembre - dei quarant’anni della morte di Francisco Franco. L’elenco della vergogna è lungo e contiene nomi agghiaccianti. Come definire altrimenti la Calle del Doctor Vallejo-Nájera? Conosciuto come il “ Mengele di Franco”, era lo psichiatra che teorizzava l’inferiorià mentale della donna (“alla donna le si atrofizza l’intelligenza”), considerata come “un mero strumento al servizio della maternità”.
Alla periferia di Madrid, di fronte al palazzo del Pardo - oggi a disposizione della famiglia reale ma a suo tempo residenza ufficiale del Generalísimo - c’è la Plaza del Caudillo. “È come se a Berlino ci fosse una piazza del Führer o a Roma una piazza del Duce”, si indignano alla Asociación para la Recuperación de la Memoria Histórica, l’organismo che da anni si batte per riesumare dalle fosse comuni i resti delle vittime della dittatura. E poi l’esaltazione delle “gesta” militari del “bando nacional”, le truppe franchiste. La via intitolata alla “liberación”, da intendersi nel senso dell’occupazione di Madrid. O quella che inneggia ai caduti della División Azul, il corpo di volontari che combatterono al fianco della Wehrmacht in Unione Sovietica. Non manca neppure la piazza Arriba España, lo slogan per eccellenza del regime, che il Caudillo ripeteva con voce stridula al termine di ogni suo discorso, accompagnandolo con un fiacco movimento all’insù della mano. Più complesso il caso dell’Arco della Vittoria, un colosso di 45 metri d’altezza ad imitazione dell’Arco di Trionfo parigino: il dilemma è se abbatterlo o assegnargli un nuovo nome e significato. Qualcuno vorrebbe che finissero nel mirino pure nomi controversi come quelli di Salvador Dalí, Manolete e Santiago Bernabéu, per i rapporti che ebbero con il regime.
Hanno la loro strada anche lo scrittore Agustín de Foxá, coautore dell’inno “Cara al sol”, il generale Millán Astray, capo della Stampa e Propaganda del regime e il generale Mola, protagonista del Alzamiento. Verranno spazzati via tutti dall’operazione- pulizia della nuova amministrazione: “Sarà un processo aperto alla partecipazione dei quartieri e della società civile”, assicura la portavoce del governo municipale. In questo modo, Madrid si mette in regola con la legge sulla “memoria histórica” varata otto anni fa dall’esecutivo socialista di Zapatero per riabilitare e rendere onore alle vittime e rimasta a lungo inapplicata. Non solo qui ma in decine di città spagnole, al punto che negli ultimi mesi più di 80 sindaci erano stati denunciati proprio per non aver rimosso i simboli del franchismo. Nella capitale, finora non c’era stato niente da fare: sia negli ultimi tre anni di giunta Botella (la moglie dell’ex premier Aznar) ma soprattutto durante l’amministrazione di Alberto Ruiz Gallardón, per tre volte sindaco con maggioranza assoluta: oltre a essere l’allievo politico dello scomparso Manuel Fraga, ex ministro della dittatura, è anche il genero di José Utrera Molina, dirigente di spicco del regime e più volte componente del gabinetto franchista. Un curriculum politico ben diverso da quello di Carmena, magistrata con un passato da militante del Partito comunista di Santiago Carrillo e Dolores Ibarruri e che, come avvocata, difese diversi prigionieri politici nella fase finale della dittatura.

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