Mafia capitale – Micciacorta https://www.micciacorta.it Sito dedicato a chi aveva vent'anni nel '77. E che ora ne ha diciotto Sun, 17 Apr 2016 14:19:23 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.4.15 Campidoglio, in migliaia contro gli sgomberi trovano un camion-idrante https://www.micciacorta.it/2016/04/21692/ https://www.micciacorta.it/2016/04/21692/#respond Sun, 17 Apr 2016 14:19:23 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=21692 Diritto alla casa. L'altra faccia di Mafia Capitale. In piazza del Campidoglio a Roma arriva un camion-idrante e centinaia di carabinieri, polizia e finanza in antisommossa

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diritto all'abitare

Un tempo l’avrebbero chiamata agorà. Oggi è il teatro dell’esibizione della forza militare. I movimenti contestano la delibera di Tronca sull’emergenza abitativa. Pronta una lista di edifici da sgomberare ROMA Sono partiti dalle occupazioni della Capitale e in almeno duemila ieri hanno raggiunto il presidio a piazzale Ostiense. Sotto la bianca piramide Cestia da giovedì scorso i blocchi precari metropolitani, il coordinamento della lotta per la casa e le reti per il diritto all’abitare di Roma hanno mantenuto un presidio e montato le tende verdi e blu monoposto o più grandi, ormai ricorrenti da quando nelle strade della Capitale si è riaccesa la lotta per la casa. Era il 6 aprile 2013, lo chiamarono «tsunami tour», a cui seguì una seconda ondata di occupazioni abitative. L’assonanza con l’omonimo tour del Movimento 5 Stelle forse non è casuale, quello che è certo è che da tre anni è cominciata una battaglia che si è riverberata in tutto il paese. E ha prodotto, tra l’altro, un’ondata di repressione e misure cautelari, ma anche una delibera regionale che ha stanziato 197 milioni di euro. Camion-idranti in Campidoglio
«La delibera regionale è un sasso nello stagno, non sarà un macigno ma è in grado di generare onde importanti. Il suo impianto di indirizzo è quanto di più avanzato c’è oggi, stiamo cercando di strappare il passaggio attuativo conforme all’indirizzo originario – sostengono i movimenti – ma il poco coraggio della giunta timorosa, le pressioni della prefettura e del commissario straordinario di Roma aumentano le tensioni, invece di risolverle». «Abbiamo generato un conflitto che come un boomerang può colpirci malamente – aggiungono – Ed è per questo che non si può arretrare o pensare di conservare ciò che abbiamo». Ieri su via Petroselli, una lunga strada asfaltata con i sanpietrini che porta a piazza Venezia, intitolata al popolare sindaco comunista, i manifestanti hanno mostrato un gioco di parole sullo striscione di apertura: «sTRONChiAmo il mondo di sopra. Liberiamo la città», occupanti in emergenza abitativa, abitanti dei centri di assistenza alloggiativa temporanea, famiglie in graduatoria da anni riempiendo alla fine la piazza del Campidoglio dove non sono stati ricevuti dal commissario Paolo Francesco Tronca, ma dalla sua vice Clara Vaccaro e dal sub commissario Ugo Taucer. «Sono loro gli abusivi in Campidoglio» hanno precisato i movimenti. Agorà militarizzata
Nella città più commissariata al mondo (il prefetto Gabrielli è commissario al Giubileo, Tronca sostituisce il defenestrato Marino) l’emergenza sgomberi sarà «valutata caso per caso». Nel frattempo è emerso anche il problema dell’applicazione della delibera regionale. I movimenti contestano la delibera attuativo di Tronca che riserva una quota del 15% degli alloggi Epr agli occupanti in emergenza abitativa. «Nella delibera regionale non sono previste queste quote – sostengono Paolo Di Vetta e Irene Di Noto (Bpm) – le case vanno a chi sta nelle graduatorie, nei residence e in occupazione». Contestato anche il criterio della residenza che limita al 31 dicembre 2013 la possibilità di fare domanda per una casa. I movimenti hanno chiesto il congelamento della delibera del commissario. Con un’ordinanza, quest’ultimo ha compilato una lista di 74 stabili da sgomberare, tra cui alcune occupazioni abitative. Sedici sarebbero quelle imminenti. La prossima settimana ci sarà un nuovo incontro tra i commissari e i movimenti della casa. In pochi minuti, mentre era in corso un’assemblea sotto il Marco Aurelio, un camion-idrante è apparso nella piazza, pronto allo sgombero. Fermo sotto la lupa, davanti all’ingresso dell’aula consiliare Giulio Cesare, protetto dalla finanza in tenuta antisommossa. Da un lato, c’erano i carabinieri, dall’altro due blindati e poliziotti. Unica via di fuga: verso il teatro Marcello. Un’immagine irrituale, mai vista fino ad oggi, che rappresenta lo scontro in atto, e l’enorme dispiegamento di forze per controllare l’emergenza sociale. L’assedio nella piazza più importante della città. Un tempo l’avrebbero chiamata agorà. Oggi è il teatro dell’esibizione della forza militare. *** L’inchiesta: L’altra faccia di Mafia Capitale***

A Roma decide la città: la campagna sui beni comuni contro Tronca sfratta-tutti. Anche il Pd (10.04.2016)

Prenestina 1391: l’altro Giubileo a Roma è quello dei senza tetto (9.12.2015)

*** Tagli, ribassi e iperlegalitarismo: la vita a Roma***

A Roma l’accoglienza può trasformarsi in una bomba sociale (24.3.2016)

Gli operatori sociali senza stipendio (2 luglio 2015) Il lato oscuro dell’accoglienza (25 settembre 2015) La chiusura dei centri interculturali per i minori (6 ottobre 2015) Tagli, ribassi, iperlegalitarismo: così Roma distrugge il sociale (30 ottobre 2015)

Operatori sociali a Roma: «Noi non lavoriamo gratis» (5 novembre 2015)

L’altra faccia di Mafia Capitale manifesta a Roma (4 dicembre 2015)

***Moratoria giubilare***

Moratoria giubilare di sfratti e sgomberi a Roma (16.02.2016)

Moratoria giubilare per gli spazi sociali a Roma (27.1.2016)

La risposta dell’ex vice-sindaco di Roma Luigi Nieri: Quegli sgomberi a Roma L’intervento della Rete del diritto alla città: Nieri per caso

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Roma, il commissario Tronca vuole sgomberare l’atelier Esc https://www.micciacorta.it/2016/01/roma-il-commissario-tronca-vuole-sgomberare-latelier-esc/ https://www.micciacorta.it/2016/01/roma-il-commissario-tronca-vuole-sgomberare-latelier-esc/#respond Thu, 14 Jan 2016 09:15:18 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=21137 A Roma gli spazi sociali autogestiti entrano nel mirino del Commissario Tronca: Esc, Auro & Marco e molti altri

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Esc

ROMA. Il Commissario Tronca continua il lavoro di normalizzazione di Roma. Dopo la controversa decisione di privatizzare gli asili nido comunali, insieme al centro sociale Auro & Marco e Casale Falchetti vuole sgomberare l’atelier autogestito Esc nel quartiere di San Lorenzo, una realtà attiva da 11 anni nei movimenti studenteschi, nel sindacalismo sociale, nell’assistenza legale ai migranti, nella creazione di eventi culturali come la fiera degli editori e vignaioli indipendenti «L/ivre». Una notizia che si aggiunge alla chiusura della Casa della pace a Testaccioe alle difficoltà del Corto Circuito a Centocelle a rischio sgombero tanto da avere occupato il settimo municipio l’11 gennaio scorso. Il 30 dicembre scorso gli attivisti hanno ricevuto una comunicazione in cui il comune chiede la riconsegna dei locali assegnati nell’ambito della delibera 26 stabilita dalla giunta Rutelli nel 1995 per il mancato pagamento delle utenze, poche migliaia di euro sulle quali era iniziata una trattativa sulla rateizzazione. L’obiettivo prevedibile è quello di rimettere a bando la struttura affidandola a realtà imprenditoriali in uno dei quartieri della declinante movida romana. Questo strappo rispetto alle regole della negoziazione sociale in vigore nella Capitale dalla metà degli anni Novanta avviene in una cornice politica che si è consolidata sin da quando era in carica la giunta Marino. Lo stato di emergenza istituito dalla gestione commissariale di Tronca sembra avere accelerato il progetto di monetizzare lo spazio sociale e le relazioni che produce, seguendo la traccia del «piano delle alienazioni e valorizzazioni dei beni patrimoniali» citato nel documento della programmazione triennale approvato da Tronca alla vigilia di Natale. Dall’alienazione di questi beni il Campidoglio prevede di percepire 15 milioni di euro all’anno fino al 2018. Si spiega così la stratosferica cifra di quasi sei milioni di euro chiesta, poche settimane fa, al centro sociale Auro & Marco. Una volta dissolta la mediazione politica il calcolo dell’ipotetica morosità non viene fatto in base al «canone sociale», abbattuto dell’80 per cento, ma al prezzo di mercato. Funziona come una multa per un divieto di sosta: scaduto il termine parte il procedimento amministrativo e l’aumento degli interessi fino ad arrivare allo sgombero. Questo è il risultato dello slittamento di una dialettica politica su un piano amministrativo. In una lettera aperta alla città, gli attivisti dell’Esc analizzano la politica di Tronca come un fare ispirato all’«ideologia salvifica del bando, considerato strumento neutro per esaltare il merito. Anche un bambino sa che la valutazione prevede dei criteri fissati del più forte, quello che comanda». Il bando è stato riscoperto dopo «Mafia Capitale». Per rimediare ai danni provocati dalla rete di Buzzi e Carminati si è pensato di ricorrere a questo strumento di governo, apparentemente neutrale. In realtà questa decisione rischia di premiare gli attori economicamente più forti del terzo settore (Welfare, intercultura, accoglienza, associazionismo), ma non necessariamente competenti e specializzati: questa è la denuncia degli operatori. Senza contare il blocco prodotto dallo choc di «Mafia Capitale»: cooperative e associazioni sono state costrette a interrompere le attività. Tra le vittime di questa finanziarizzazione del sociale ci sono anche i lavoratori che non ricevono gli stipendi per il lavoro svolto. Nei centri sociali romani si sta consolidando l’impressione che si voglia «chiudere uno spazio politico creato in anni nei sei mesi di commissariamento, prima delle prossime elezioni comunali e durante il Giubileo» sostiene un’attivista. La lettera aperta dello spazio sociale si chiude con un appello alla solidarietà e un invito a conservare «l’anomalia romana: non permetteremo che venga cancellata. Difenderemo Esc con ogni mezzo necessario. A buon intenditor, poche parole». *** L’inchiesta: L’altra faccia di Mafia Capitale*** Gli operatori sociali senza stipendio (2 luglio 2015) Il lato oscuro dell’accoglienza (25 settembre 2015) La chiusura dei centri interculturali per i minori (6 ottobre 2015) Tagli, ribassi, iperlegalitarismo: così Roma distrugge il sociale (30 ottobre 2015)

Operatori sociali a Roma: «Noi non lavoriamo gratis» /5 novembre 2015)

L’altra faccia di Mafia Capitale manifesta a Roma (4 dicembre 2015)

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Il trionfo dei comi­tati d’affari https://www.micciacorta.it/2015/10/il-trionfo-dei-comi%c2%adtati-daffari/ https://www.micciacorta.it/2015/10/il-trionfo-dei-comi%c2%adtati-daffari/#respond Sat, 31 Oct 2015 10:41:54 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=20772 Dopo Marino. Una partitocrazia senza partiti, dei quali a ben guardare non è rimasto che il peggio: il potere pressoché assoluto delle oligarchie e dei cerchi magici

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Lo scon­tro fron­tale tra il sin­daco della capi­tale e il suo par­tito è giunto all’ultimo atto. Non si sen­tiva il biso­gno di quest’altra tri­sta vicenda. La poli­tica ita­liana, la demo­cra­zia ita­liana, i cit­ta­dini ita­liani e in par­ti­co­lare i romani non se lo meri­tano. Ma, giunte le cose al punto in cui stanno, l’urto finale è ine­vi­ta­bile. Pro­viamo almeno a rica­varne una lezione. Non più tardi di qual­che mese fa – lo scorso giu­gno – il Pd difen­deva Marino a spada tratta. «È un baluardo della lega­lità e chi dice che si deve dimet­tere incon­sa­pe­vol­mente sostiene le posi­zioni di quelli che lo hanno per­ce­pito come osta­colo ai loro dise­gni. L’interesse di Roma è che Marino resti sin­daco». Così par­lava il vice di Renzi al Naza­reno, non pro­prio l’ultimo venuto. Qual­che giorno fa lo stesso Gue­rini se n’è uscito dicendo che «non esi­ste che Marino ci ripensi»: se ne deve andare, punto e basta. Ha cam­biato idea radi­cal­mente anche Mat­teo Orfini, che su Marino aveva resi­stito per­sino a Renzi e che ora è sceso in campo per orga­niz­zare le dimis­sioni in massa dei con­si­glieri del Pd. Uti­liz­zando, pare, un nobile argo­mento, degno dei momenti più alti della sto­ria della Repub­blica: chi oggi disob­be­di­sce all’ordine di dimet­tersi si può scor­dare di essere rie­letto in Cam­pi­do­glio. Il com­mis­sa­rio Orfini è coe­rente. Come si sa e si vede, si batte anima e corpo per il rinnovamento. Quanto al pre­si­dente del Con­si­glio, meglio tacere. Marino non fa parte dei suoi fedeli né dei suoi famuli e tende per di più a muo­versi in auto­no­mia su uno sce­na­rio non pro­pria­mente peri­fe­rico. Renzi gliel’ha giu­rata sin da prima dell’estate per con­qui­starne lo scalpo. Tutto que­sto è – va detto senza remore – ver­go­gnoso, oltre che stu­pido. Non si tratta qui di difen­dere in blocco l’operato del sin­daco, per molti versi molto discu­ti­bile. Ma il modo in cui il par­tito che due anni fa lo ha can­di­dato alla pol­trona di primo cit­ta­dino della capi­tale ha pre­teso ora di liqui­darlo senza che ad alcuno sia con­cesso di com­pren­dere le vere ragioni di tanto acca­ni­mento è sem­pli­ce­mente inde­gno di un paese civile. E ben dif­fi­cil­mente por­terà buon frutto alla città oltre che agli stessi regi­sti dell’operazione, per i quali evi­den­te­mente l’autonomia delle isti­tu­zioni locali e della cit­ta­di­nanza vale zero. Per lungo tempo hanno imper­ver­sato in Ita­lia infuo­cate pole­mi­che sulla par­ti­to­cra­zia. Si impu­tava ai par­titi di occu­pare le isti­tu­zioni e di cer­care di met­tere le mani su tutti i luo­ghi di potere che riu­sciva loro di rag­giun­gere. Non erano certo accuse pre­te­stuose o infon­date. Ma i par­titi nella prima Repub­blica costi­tui­vano anche snodi cru­ciali della par­te­ci­pa­zione demo­cra­tica. Svol­ge­vano le fun­zioni vitali di alfa­be­tiz­za­zione poli­tica e di orien­ta­mento cul­tu­rale di massa che la Costi­tu­zione repub­bli­cana attri­bui­sce loro. Poi è venuto il ter­re­moto di Tan­gen­to­poli, si è adot­tato il modello del par­tito leg­gero, ha trion­fato la più spinta per­so­na­liz­za­zione della poli­tica. I par­titi di massa, radi­cati nel tes­suto sociale del paese, sono stati rapi­da­mente sman­tel­lati. E il discorso sulla par­ti­to­cra­zia è pas­sato di moda, come se ogni pro­blema fosse stato risolto. I par­titi si sono tra­sfor­mati in comi­tati elet­to­rali, in orga­niz­za­tori di opi­nione, in strut­ture rare­fatte coman­date da gruppi sem­pre più ristretti, da vere e pro­prie oli­gar­chie. Non sol­tanto a destra, dove il partito-azienda del padrone rea­lizza coe­ren­te­mente una con­ce­zione con­di­visa della società. Lo stesso è avve­nuto nel campo delle forze demo­cra­ti­che. Che non hanno intro­iet­tato sol­tanto la let­tura ege­mone della moder­niz­za­zione neo­li­be­rale, ma anche la con­ce­zione auto­ri­ta­ria, post-democratica, della poli­tica e dell’amministrazione. Nes­suno parla più di par­ti­to­cra­zia, evi­den­te­mente ai mag­giori opi­nio­ni­sti que­sta situa­zione garba. Si capi­sce. Ma di certo alla regres­sione oli­gar­chica dei par­titi non hanno cor­ri­spo­sto una rinun­cia al potere né – come si vede – uno stile più sobrio nell’esercitarlo. Al contrario. Se per tanti versi il ren­zi­smo ci appare quo­ti­dia­na­mente l’espressione matura della tor­sione tec­no­cra­tica e affa­ri­stica della poli­tica, la vicenda della defe­ne­stra­zione del sin­daco di Roma orga­niz­zata dal Pd rap­pre­senta a sua volta il trionfo della par­ti­to­cra­zia peg­giore e più insi­diosa. Una par­ti­to­cra­zia senza par­titi, dei quali a ben guar­dare non è rima­sto che il peg­gio: il potere pres­so­ché asso­luto delle oli­gar­chie, dei cer­chi magici, dei comi­tati d’affare. E il con­se­guente trionfo delle clien­tele poli­ti­che e del trasformismo.

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