Mario Draghi – Micciacorta https://www.micciacorta.it Sito dedicato a chi aveva vent'anni nel '77. E che ora ne ha diciotto Mon, 27 Jun 2016 08:33:12 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.4.15 No euro inconsistente, è mancato il piano B https://www.micciacorta.it/2015/07/no-euro-inconsistente-e-mancato-il-piano-b/ https://www.micciacorta.it/2015/07/no-euro-inconsistente-e-mancato-il-piano-b/#respond Fri, 17 Jul 2015 15:10:03 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=20022 il vero regi­sta della resa dei conti con la Gre­cia non è stato Schau­ble ma Dra­ghi

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Entrati nella sala della riu­nione in gri­sa­glie i nego­zia­tori del 12 luglio ne sono usciti col volto di Dra­cula. Un volto che da oggi osses­sio­nerà non solo i cit­ta­dini euro­pei, ma anche tutti i loro gover­nanti: per­ché non aver difeso la Gre­cia di Tsi­pras, oggi, li espone, domani, alla pro­spet­tiva di trat­ta­mento ana­logo. Non potranno più per­met­tersi di pro­porre un cam­bio di rotta, ma dovranno anche sot­to­stare alle pre­tese ogni giorno più esose di chi guida la danza dell’austerity. Col 2016 entra in vigore il fiscal com­pact, l’obbligo di dare ini­zio al rien­tro dal pro­prio debito. Nes­suno ne par­lava più; ma ora quel patto potrà essere richia­mato in ser­vi­zio e scom­bus­so­lare i bilanci di tutti gli Stati: sia di quelli già a rischio (Ita­lia, Spa­gna e Por­to­gallo); ma anche quelli di Fran­cia, Olanda o Fin­lan­dia, che non stanno molto meglio. I birilli del bow­ling rischiano di cadere uno dopo l’altro, e poi di coin­vol­gere, prima di quanto si possa pen­sare, anche la Ger­ma­nia. Attac­care oggi Tsi­pras dopo averlo esal­tato fino a ieri è però un po’ gaglioffo; spe­cie se a farlo sono dei poli­tici ita­liani. Per­ché da qui è dif­fi­cile avere un qua­dro esau­riente della situa­zione. Per­ché, dopo averlo a lungo esal­tato, biso­gne­rebbe ora met­tersi “nei panni” di Tsi­pras, cioè di fronte alle alter­na­tive tra cui ha dovuto sce­gliere. Ma soprat­tutto per­ché i nostri panni sono quelli di chi ha dis­si­pato le forze della sini­stra più forte d’Europa per sosti­tuirla con l’eterna ripro­po­si­zione della pro­pria incon­si­stenza. Ma non vol­tare le spalle a Tsi­pras in que­sto dif­fi­cile pas­sag­gio signi­fica appiat­tirsi sulle sue posi­zioni. Meglio cer­care di trarne qual­che inse­gna­mento. Innan­zi­tutto l’inconsistenza intel­let­tuale e la mala­fede dei nego­zia­tori sia dell’eurogruppo che del Con­si­glio, già evi­den­ziate da Varou­fa­kis, coin­vol­gono tutto l’establishment euro­peo di cui sono espres­sione. Una classe diri­gente che manda a fondo la Gre­cia pen­sando di rica­vare 50 miliardi da asset che pos­sono essere sven­duti al mas­simo per 7 (la favola delle pri­va­tiz­za­zioni per pagare i debiti…), di nor­mare l’orario delle far­ma­cie o di riscri­vere la pro­ce­dura civile in una set­ti­mana, non ha futuro. Quanto ai conti, per­sino il Fmi giu­dica quel nuovo memo­ran­dum irrea­liz­za­bile. Il che lascia aperta la par­tita. Ma si tratta poi di que­gli stessi governi che non vogliono farsi carico di alcune decine di migliaia di pro­fu­ghi… Un’alternativa sociale poli­tica e cul­tu­rale deve tenerne conto: l’Unione euro­pea potrebbe dis­sol­versi in pochi anni. Poi si è resa evi­dente l’inconsistenza dell’opzione di un’uscita dall’euro. Le scelte di Tsi­pras, ma anche le cri­ti­che di Varou­fa­kis, hanno messo in luce sia le dif­fi­coltà tec­ni­che, mai prese in con­si­de­ra­zione, che la dram­ma­ti­cità, per tutta la popo­la­zione, di quell’opzione. Ancora più insen­sata e grot­te­sca appare quindi la pro­po­sta di un refe­ren­dum sull’uscita dall’euro: tra il suo lan­cio e la sua even­tuale rea­liz­za­zione le ban­che ver­reb­bero svuo­tate, para­liz­zando per mesi l’intero paese. Eppure la poli­tica di oggi si nutre in buona parte di que­ste due cose: o «ce lo chiede l’Europa», o la pro­messa di ritor­nare a «come era prima» dell’euro. Terzo: l’esito pesan­tis­simo del nego­ziato è dovuto anche alla man­canza di un «piano B» che con­tem­plasse, in qual­che forma, l’introduzione di una moneta paral­lela, senza con que­sto abban­do­nare l’euro. Su que­sto punto ha ragione Varou­fa­kis (che d’altronde l’aveva pro­spet­tata in alcuni suoi scritti). Ma nean­che que­sta è cosa rea­liz­za­bile in una set­ti­mana: avrebbe dovuto essere pre­di­spo­sta fin dalla vit­to­ria elet­to­rale, e stu­diata prima ancora. Syriza non ha avuto tempo né modo per farlo. Ma una discus­sione sulle diverse ver­sioni di que­sta pro­po­sta, a par­tire da quella dei cer­ti­fi­cati di cre­dito fiscale pro­po­sti da Graz­zini e Gal­lino, e sul modo di usarli (per­ché anche in que­ste pro­po­ste può nascon­dersi una trap­pola) andrebbe svi­lup­pata con mag­giore impe­gno. Per­ché è parte inte­grante di un pro­gramma di alter­na­tiva di governo, ma potrebbe anche rive­larsi stru­mento stra­te­gico per con­tra­stare lo stra­po­tere dell’alta finanza. Quarto: il vero regi­sta della resa dei conti con la Gre­cia non è stato Schau­ble ma Dra­ghi (ce lo con­fer­mano il Fmi da un lato, Gal­braith dall’altro). Sua è la let­tera scritta con Tri­chet per varare il governo Monti, le cui misure sono rical­cate dai memo­randa della Tro­jka e oggi sono impo­ste a Tsi­pras in forma aggra­vata; sua è l’esclusione della Gre­cia dal quan­ti­ta­tive easing e dal soste­gno alle ban­che gre­che; suo il blocco dell’Ela per costrin­gerle a chiu­dere, met­tendo Tsi­pras spalle al muro. È il com­por­ta­mento di chi tiene ferma la vit­tima per per­met­tere agli altri di pestarla meglio. Schau­ble non avrebbe avuto un potere incon­tra­stato se Dra­ghi non avesse tenuto «bloc­cato» l’avversario. Una stra­te­gia alter­na­tiva deve quindi pro­spet­tare fin da ora una diversa gover­nance della Bce. Chie­derne la fine dell’indipendenza non basta: signi­fica con­se­gnarla nelle mani del Con­si­glio, o dei sin­goli governi. Meglio allora, senza atten­dere un «governo euro­peo» e quell’unità poli­tica che si sta invece allon­ta­nando a passi da gigante, sot­to­porre Banca cen­trale e poli­tica mone­ta­ria al Par­la­mento euro­peo: che potrebbe però eser­ci­tare – se ade­gua­ta­mente attrez­zato, e in regime di tra­spa­renza — solo fun­zioni di indi­rizzo e di con­trollo. Su que­sto tema c’è già una cam­pa­gna, lan­ciata però in ter­mini poco chiari, i cui ter­mini andreb­bero anch’essi discussi per tempo. Infine, è sba­gliato ali­men­tare un risen­ti­mento anti­te­de­sco in con­trap­po­si­zione al nazio­na­li­smo che ha gui­dato il nego­ziato, fomen­tato fin dall’inizio all’insegna di una grande men­zo­gna («i greci se la spas­sano a nostre spese…») per aiz­zare l’elettorato delle mag­gio­ranze al governo. La Ger­ma­nia non è un mono­lite: se i van­taggi usu­rari rica­vati dall’euro (un tema su cui la pub­bli­ci­stica main­stream tace) sono in parte rica­duti anche sulla sua popo­la­zione, è anch’essa però divisa in classi, sulle quali le poli­ti­che euro­pee inci­de­ranno sem­pre più in modo dif­fe­rente. A gua­da­gnarci, da un’Europa e da un euro ger­ma­no­cen­trici, non è stata tanto «la Ger­ma­nia», quanto la finanza inter­na­zio­nale e le mul­ti­na­zio­nali al cui ser­vi­zio si è posto il suo governo. Per far sal­tare quelle poli­ti­che deve aprirsi anche lì una frat­tura lungo un fronte sociale. Che non ha biso­gno della demo­niz­za­zione del popolo tede­sco né di richiami al suo pas­sato nazi­sta; ma di una chiara iden­ti­fi­ca­zione degli inte­ressi in gioco: gli stessi in Ger­ma­nia, in Ita­lia, e in tutto il resto dell’Europa.

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«Ci vediamo ad Atene». Bloc­kupy è in movimento https://www.micciacorta.it/2015/03/ci-vediamo-ad-atene-bloc%c2%adkupy-e-in-movimento/ https://www.micciacorta.it/2015/03/ci-vediamo-ad-atene-bloc%c2%adkupy-e-in-movimento/#respond Fri, 20 Mar 2015 09:32:45 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=18970 Blockupy. Fuoco mediatico su Ig Metal e Die Linke dopo la manifestazione contro le politiche di austerità. Presentata in conferenza stampa un’agenda di iniziative. Nel pomeriggio assemblea per lo sciopero sociale

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Il giorno dopo la mobi­li­ta­zione di Bloc­kupy, i media e la poli­tica gover­na­tiva tede­sca hanno indos­sato l’elmetto. Il tabloid scan­da­li­stico Bild, dimen­ti­cando quanto acca­duto a Tunisi, ha tito­lato la sua prima pagina «Ter­rore a Fran­co­forte» a carat­teri cubi­tali, arric­chita da sele­zio­nate foto­gra­fie di mezzi della poli­zia in fiamme. È lo stesso foglio capo­fila della mar­tel­lante pro­pa­ganda con­tro l’ipotesi di «rega­lare ancora miliardi di Euro ai greci scan­sa­fa­ti­che», accom­pa­gnata dalla cam­pa­gna sul «caso Varou­fa­kis», sul banco degli impu­tati per aver mostrato il dito medio «ai tedeschi».

Ma a det­tare la linea alla stampa in Ger­ma­nia è stato soprat­tutto l’autorevole quo­ti­diano liberal-conservatore Frank­fur­ter All­ge­meine, che ha diret­ta­mente attac­cato il sin­da­cato dei metal­mec­ca­nici Ig Metall e il par­tito Die Linke, respon­sa­bili della con­du­zione di un «gioco cat­tivo e peri­co­loso» non solo per aver coperto le pro­te­ste, ma soprat­tutto per aver «con­vo­cato a Fran­co­forte vio­lenti da tutta Europa». Nel mirino degli edi­to­ria­li­sti della Faz sono entrati in par­ti­co­lare Ulrich Win­kel, par­la­men­tare regio­nale e Katja Kip­ping, co-portavoce nazio­nale di Die Linke. Quest’ultima col­pe­vole di aver defi­nito «spa­ven­toso» il dispo­si­tivo repres­sivo pre­pa­rato dalla poli­zia. Win­kel accu­sato per aver dichia­rato ieri di essersi sen­tito «col­pito e tur­bato» dalle imma­gini degli scon­tri della mat­tina, ma di «com­pren­dere bene l’indignazione e la rab­bia dei mani­fe­stanti» per le poli­ti­che delle oli­gar­chie europee.

E sul com­por­ta­mento della poli­zia, rispon­dendo agli attac­chi della Cdu, ha pun­tato invece il dito la stessa Kip­ping nel corso del dibat­tito straor­di­na­rio svol­tosi al Bun­de­stag, il par­la­mento fede­rale di Ber­lino, dove ha riven­di­cato il ruolo di «osser­va­zione e media­zione» svolto dai par­la­men­tari della sini­stra. Pro­prio per evi­tare un’«escalation della poli­zia, i cui inter­venti hanno pro­vo­cato i primi scon­tri quando hanno cer­cato di impe­dire che i mani­fe­stanti si avvi­ci­nas­sero all’Eurotower».

Il bilan­cio di mer­co­ledì è pesante: oltre due­cento i feriti tra i mani­fe­stanti, per i colpi di man­ga­nello o per l’intossicazione da gas irri­tanti, men­tre i diciotto fer­mati sono stati già tutti rila­sciati, vista l’assenza di spe­ci­fi­che con­te­sta­zioni a loro carico. Dati for­niti dalla coa­li­zione Bloc­kupy, che si è pre­sen­tata coesa all’affollata con­fe­renza stampa svol­tasi al Tea­tro Naxos, con l’attiva par­te­ci­pa­zione del regi­sta Willy Praml. Per Han­nah Eberle della Inter­ven­tio­ni­sti­sche Linke «dob­biamo ral­le­grarci del fatto che final­mente una poli­tica di resi­stenza è arri­vata in Ger­ma­nia. E i tren­ta­mila mani­fe­stanti dimo­strano che molte per­sone non sono più dispo­ste a farsi ter­ro­riz­zare da que­sta gestione della crisi». Allo stesso modo Ebe­rhardt Heise di Attac ha spo­stato la discus­sione dalla cro­naca degli scon­tri (e dalla conta dei danni mate­riali, quan­ti­fi­cati dalla poli­zia dell’Assia in «qual­che milione di Euro») alle que­stioni poli­ti­che ripor­tate dalla pro­te­sta al cen­tro della discus­sione pub­blica: «per­ché non si parla di vio­lenza, a pro­po­sito della cre­scente pre­ca­riz­za­zione dei rap­porti sociali, dello sman­tel­la­mento dei ser­vizi sociali o delle migliaia di migranti che muo­iono affo­gati nel Medi­ter­ra­neo?» Sul ter­reno della «disob­be­dienza civile – ha con­cluso Fre­de­ric Wester della rete Ums Ganze – dopo il suc­cesso del 18 marzo, Bloc­kupy va avanti».

E pro­prio sulle pro­spet­tive dell’iniziativa trans­na­zio­nale dei movi­menti, in rela­zione con le espe­rienze poli­ti­che e di governo più avan­zate, che si con­cen­trerà ora il dibat­tito all’interno di que­sta «ibrida coa­li­zione». Già ieri si è svolta all’Università di Fran­co­forte una prima riu­nione pro­mossa dagli «stri­kers» con l’obiettivo di tra­durre sul piano euro­peo la sug­ge­stione dello scio­pero sociale, men­tre sta pren­dendo quota l’ipotesi di un incon­tro entro il pros­simo giu­gno ad Atene, come pro­po­sto dalle reti soli­dali elle­ni­che. Con in testa l’idea che la suc­ces­siva tappa della mobi­li­ta­zione potrebbe essere pro­prio Ber­lino, sotto le fine­stre del governo Mer­kel. Di certo que­sto movi­mento pan-europeo con­tro le poli­ti­che di auste­rity, che a Fran­co­forte ha supe­rato con suc­cesso la sua prima prova di piazza, non ha l’intenzione di fer­marsi pro­prio ora.

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La primavera dell’Europa sociale https://www.micciacorta.it/2015/03/la-primavera-delleuropa-sociale/ https://www.micciacorta.it/2015/03/la-primavera-delleuropa-sociale/#respond Thu, 19 Mar 2015 08:17:58 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=18962 Blockupy. Decine di migliaia alla manifestazione di Francoforte contro l'inaugurazione della nuova sede della Bce. Scontri con la polizia, fermati e poi rilasciati decine di attivisti italiani

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Forse per­ché i dician­nove sele­zio­na­tis­simi ospiti sono stati costretti a rag­giun­gere la ceri­mo­nia inau­gu­rale della Euro­to­wer solo gra­zie all’elicottero, Mario Dra­ghi ha dedi­cato il cuore del suo discorso ai «molti che stanno pro­te­stando qui fuori. Pen­sate che que­sta Europa stia facendo troppo poco. E chie­dete un’Europa più inte­grata con una mag­giore soli­da­rietà finan­zia­ria tra i diversi Paesi». Al con­tra­rio dei popu­li­sti, ha aggiunto il pre­si­dente della Banca Cen­trale, che cre­dono che l’Europa «stia facendo troppo». Entrambi espri­mono una radi­cale e com­pren­si­bile «domanda di cam­bia­mento». E ha così difeso il ruolo della Bce, che avrebbe fun­zio­nato da «cusci­netto» evi­tando che la crisi avesse effetti peggiori.

Non sono man­cate in mat­ti­nata alcune pro­vo­ca­zioni, come il ten­ta­tivo di pro­ce­dere al fermo di 250 atti­vi­sti ita­liani, in mag­gio­ranza del «rain­bo­w­bloc» dei Cen­tri sociali, cir­con­dati in una strada late­rale dalla poli­zia. Qui la resi­stenza pas­siva degli asse­diati, insieme all’arrivo di un migliaio di mani­fe­stanti soli­dali e all’intervento dei par­la­men­tari di Sel Fra­to­ianni e Zac­ca­gnini e di Eleo­nora Forenza della lista Tsi­pras, ha otte­nuto che la poli­zia tede­sca rila­sciasse tutti dopo una som­ma­ria identificazione.La lunga gior­nata di Bloc­kupy Fran­co­forte era ini­ziata molto pre­sto: verso le 5 i mani­fe­stanti arri­vati con pull­man e treni da tutta la Ger­ma­nia e da una decina di diversi Paesi euro­pei hanno ini­ziato a rag­giun­gere le strade di accesso alla nuova Euro­to­wer. Nono­stante il mas­sic­cio dispo­si­tivo di sicu­rezza e diverse cari­che con idranti, la sede Bce è stata cinta d’assedio per tutta la durata dell’inaugurazione. Decine di improv­vi­sate bar­ri­cate, alcune delle quali date alle fiamme, hanno reso più effi­caci i bloc­chi. Men­tre sull’incendio di alcune auto della poli­zia, che tanto hanno ecci­tato i media ita­liani, restano a com­mento le lapi­da­rie parole rivolte ai ban­chieri da Naomi Klein: «i veri van­dali, i deva­sta­tori siete voi, voi non bru­ciate le auto, ma state bru­ciando l’intero pianeta!».

Un pen­siero con­ver­gente con la sod­di­sfa­zione espressa, al ter­mine di un cor­teo che ha visto oltre tren­ta­mila per­sone inva­dere le strade del cen­tro com­mer­ciale e finan­zia­rio di Fran­co­forte, dagli atti­vi­sti della Inter­ven­tio­ni­sti­sche Linke, la rete di movi­mento tra i pro­ta­go­ni­sti della costru­zione del per­corso di Bloc­kupy. «Oggi pos­siamo dire – insi­ste Mario Neu­mann – che la crisi è arri­vata anche in Ger­ma­nia, nel cuore della bestia. Sia per­ché sono cre­sciuti anche qui feno­meni di impo­ve­ri­mento e pre­ca­riz­za­zione di massa, sia per­ché oggi nelle strade di Fran­co­forte si è espressa con forza la rab­bia di tutta Europa. E la domanda di un cam­bia­mento radi­cale, con­di­viso da tanti e diversi, fa sì che la paura per una volta non sia solo dalla parte degli inde­bi­tati, ma anche da quella delle élite».A par­tire dalle 14 a migliaia si sono ritro­vati nella cen­tra­lis­sima Römer­platz per due ore di comizi, che hanno dato voce alle tante anime della coa­li­zione Bloc­kupy: oltre all’applauditissimo inter­vento della Klein, hanno preso la parola tra gli altri la co-portavoce di «Die Linke» Sahra Wagen­k­ne­cht, Gior­gios Chon­dros del comi­tato cen­trale di Syriza, Miguel Urban di Pode­mos, Nasim Lomani della rete greca di soli­da­rietà Dyk­tio, atti­vi­sti di movi­mento tede­schi, ita­liani e fran­cesi e diversi sin­da­ca­li­sti tra cui Valen­tina Oraz­zini della Fiom, Jochen Nagel del sin­da­cato tede­sco degli inse­gnati Gew e un espo­nente dell’organizzazione dei metal­mec­ca­nici che, in mat­ti­nata, aveva sfi­lato insieme alla con­fe­de­ra­zione Dgb in una mar­cia di quat­tro­mila tra dele­gati e lavo­ra­tori.
Pro­prio ad Hans-Jür­gen Urban della segre­te­ria della IG Metall abbiamo chie­sto di spie­garci il senso della loro inu­suale par­te­cia­pa­zione. «A dif­fe­renza di gran parte dell’opinione pub­blica tede­sca – ha affer­mato – noi pen­siamo che il cam­bia­mento della Gre­cia non rap­pre­senti una minac­cia, ma un’opportunità per ripen­sare a fondo le poli­ti­che eco­no­mi­che e sociali dell’Unione e dei Paesi più forti. Per que­sto chie­diamo a Mer­kel di nego­ziare sul serio con Atene, e ai ver­tici della Bce di non tenere com­por­ta­menti discri­mi­na­tori nei con­fronti della Gre­cia. Il tanto deplo­rato ma non ancora supe­rato defi­cit demo­cra­tico a livello euro­peo non può essere aggra­vato da un’ulteriore limi­ta­zione della demo­cra­zia negli stati mem­bri, come acca­drebbe se con­ti­nuasse que­sto ricatto – pro­se­gue Urban – senza dimen­ti­care che le poli­ti­che di auste­rity hanno ini­ziato a pena­liz­zare anche l’economia mani­fat­tu­riera tede­sca: se con­ti­nuiamo a stran­go­lare i con­su­ma­tori del Medi­ter­ra­neo, lo vogliamo dire ai padroni e al governo di Grosse Koa­li­tion, chi com­prerà più le auto pro­dotte a Wol­fsburg?» Insomma, con­clude l’esponente dei metal­mec­ca­nici «il cam­bia­mento in Gre­cia è una grande occa­sione per rifon­dare dal basso un’Europa sociale e demo­cra­tica. E que­sto è nell’interesse degli ope­rai tede­schi per primi».

Certo è che, nell’anniversario della Comune di Parigi, la pri­ma­vera d’Europa a Fran­co­forte è arri­vata con tre giorni di anticipo.

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