Le polemiche e i “linciaggi” politici e mediatici che in questi ultimi anni hanno colpito diversi/e esponenti dei movimenti e delle organizzazioni della sinistra extraparlamentare e rivoluzionaria italiana negli anni Settanta del secolo scorso, “rei” di aver partecipato o di essere stati invitati ad una serie di iniziative pubbliche di tipo e segno diverso, danno la dimensione di come la “sindrome degli anni di piombo” sia ancora diffusa in ampi settori del mondo politico, giornalistico, associativo e delle forze dell’ordine di questo Paese. Non ci interessa qui discutere le scelte politiche o personali di ognuno di loro, né dei contesti e delle iniziative la cui partecipazione da parte di ex esponenti di organizzazioni rivoluzionarie (comprese quelle armate) attive quarant’anni fa è stata stigmatizzata. Ci preme invece evidenziare quanto ancora oggi il tema della violenza politica (ivi incluso quello della lotta armata) sia divenuto una specie di “passato che non passa” rispetto al quale l’azione della magistratura sembra essersi sostituita al silenzio degli storici (o alla marginalizzazione di quante e quanti coraggiosamente decidono di occuparsi seriamente di questo pezzo di storia repubblicana). Un fenomeno non da studiare e comprendere (cosa ben diversa per l’appunto dal giudicare), ma da sottoporre perennemente alle strumentalizzazioni della politica, costume tutto italiano (le cose vanno in modo ben diverso in altri Paesi europei, anche in quelli che hanno conosciuto fenomeni analoghi), che viene da lontano. Senza contare che, di fronte a questi attacchi smodati, va a farsi benedire tutta la litania sulla “funzione rieducativa” del carcere (visto che si tratta di persone che hanno scontato le pene a cui sono state condannate): a nessuno di coloro che scagliano anatemi o distribuiscono censure interessa il merito di quello che dicono o fanno i censurati nelle attività alle quali vengono invitati (peraltro, come si è scritto sopra, quello del regista – non ex-terrorista –  Gibertini  è un documentario che nulla ha a che vedere con gli anni Settanta), ciò che interessa è solo il concetto del “fine pena mai”, a maggior ragione se l’additato/a magari fa ancora attivismo nella società, nel mondo della cultura o dell’informazione (magari con posizioni “anti-sistema”, come scrivono i censori di “Gibo” istituendo un assurdo parallelismo tra opposizione politica e terrorismo), in spregio alle più elementari norme della convivenza e della trasparenza e, in altre parole, della Memoria stessa. Un “ergastolo” sociale e morale, con il quale si preferisce schiacciare tutto un periodo, gli anni Settanta, sotto la plumbea cappa della definizione “anni di piombo”, evitando di vedere in esso e nei movimenti sociali che lo hanno attraversato anche una occasione importante (sebbene non colta) per dare un futuro diverso a questo Paese. Il tutto senza scrupolo alcuno neppure per il fatto che la censura dell’opera di Gibertini sia, se possibile, aggravata da quella, risultante, della produzione artistica di Paolo Gallerani. Sentiamo quindi la necessità di denunciare con un appello aperto a tutte e tutti il clima da “laica inquisizione” che caratterizza il dibattito e la riflessione sugli anni Settanta in Italia, colpisce perennemente coloro che hanno partecipato a quei movimenti e attenta gravemente alla libertà di espressione. Qui non è in discussione il “dolore dei parenti delle vittime”, come ha scritto l’assessore milanese alla Cultura (ma di qualsiasi vittima, aggiungiamo noi), che è sacro, attiene alla sfera più intima di chi lo subisce e va rispettato – giova ricordarlo: nel caso specifico di Gibertini non c’è alcuna vittima. Qui è in discussione una cultura punitiva che, nella società così come nel mondo della cultura ma anche della ricerca, che da una parte non vuole fare i conti fino in fondo con la storia recente di questo Paese e dall’altra vuole impedire qualsiasi spazio di parola e chi a questo pezzo di storia ha comunque partecipato, pagandone di persona il prezzo (in termini giudiziari, psicologici, familiari e di salute). Persone che per giorni o settimane si ritrovano sbattute come “mostri” sulle pagine dei giornali o nei servizi dei telegiornali, additate con disprezzo come “quelli/e degli anni di piombo” e che per questo vengono giudicate, e non per le attività (sociali, culturali, professionali) che svolgono oggi. Una proiezione alternativa del documentario si terrà, alla presenza di Maurizio Gibertini e Paolo Gallerani, lunedì 11 dicembre a Piano Terra, in via Federico Confalonieri 3, Milano. (Per aggiungere la propria adesione all’appello è possibile inviare una email a: francopalazzi93@gmail.com)   Alberto Pantaloni Pietro Saitta Andrea Fumagalli Cristina Morini Andrea Cegna Alisa Del Re Amelia Chiara Trombetta Giuseppe Caccia Adelino Zanini Emanuele Landi Emanuele Leonardi Nicolas Martino Gaetano Grasso Dario Lovaglio Mario Gamba Francesca Coin Cristina Roncari Giuseppe Fabrizio Giorgio Bonazzi Tiziana Villani Alessio Kolioulis Cosimo Lisi Paolo Gallerani Nino Fabrizio Simone De Simoni Gabriele Battaglia Lola Matamala Carlo Vercellone Francesco Maria Pezzulli Gianni Giovannelli Maurizio Teli Federico Chicchi Enzo Carbone Salvatore Palidda Giorgio Griziotti Aldo Giannuli Renzo Rossellini Stefano Lucarelli Maria Meriggi Franco Palazzi Cristina Balboni Camilla Pin Montagnana Flora Cappelluti Claudia Melica Luciano Ummarino Alessandro Bernardi Daniele Sepe Roberto Scondino Enrica Pennello Luca Trada Paola Rivetti Nicoletta Masiero Roberto Raineri Andrea Brazzoduro Marcello Cotogni Maurizio Sicuro Marco Assennato Sandro Mezzadra Marco Grispigni Francesco Festa Graziella Durante Marco Bascetta Lanfranco Caminiti Giovanni Pedranghelu Marco Spagnuolo Donata Meneghelli Italo Di Sabato Mario Di Vito Luca Casarotti Federico Battistutta Giuliana Peyronel Carla Centioni Claudio D’Aguanno Mimmo Stolfi Paola Tavella Franco Oriolo DeriveApprodi (casa editrice) Docks società cooperativa Adalgiso Amendola Manuela Costa Dinamo Press Sergio Scorza Roberto Vitelli Luca Barreca Gianni Maggi Marco Bonfante Francesco Gavilli Carmela Pane Paolo Barone Sergio Braga Gian Piero Di Folco Corrado Gambi Claudia Pinelli Ubaldo Fadini Osservatorio Repressione Marco Sisi Marina Nardi Paolida Carli Ignazio Brivio Adalberto Massimo Mainardi Vincenzo Robustelli Giuseppe Manenti Giorgio Martinico Giusto Catania Giulia Giletta Mirco Bianchi Milieu edizioni Francesco Demitry Emanuele Braga Adriana Dzimidzik Sergio Parini Calogero Lo Piccolo Marina Campanale Roberto Ciccarelli Maurizio Acerbo Miguel Mellino Paolo Hutter Marco Sorellina Alessandro Ippolito Davide Lorenzon Graziella Mascheroni Riccardo Rosati Giuseppe Natale Barbara Del Mercato