Paolo Berdini – Micciacorta https://www.micciacorta.it Sito dedicato a chi aveva vent'anni nel '77. E che ora ne ha diciotto Sun, 05 Feb 2017 08:32:48 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.4.15 Roma: occupato un palazzo Inarcassa abbandonato https://www.micciacorta.it/2017/02/22956/ https://www.micciacorta.it/2017/02/22956/#respond Sun, 05 Feb 2017 08:32:48 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=22956 La battaglia per il diritto all'abitare nella città più precaria d'Europa governata dai Cinque Stelle

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Oltre trecento attivisti e famiglie hanno occupato un gigantesco stabile dell'istituto previdenziale degli architetti e degli ingegneri abbandonato da anni. La mediazione dell'assessore all'urbanistica di Roma Paolo Berdini ROMA. I movimenti per il diritto alla casa hanno occupato un gigantesco palazzo vuoto dell’istituto previdenziale degli ingegneri e degli architetti Inarcassa nel quartiere Ostiense a Roma. Più di 300 attivisti sono saliti sul tetto, mentre le forze dell’ordine in tenuta antisommossa e scortate dalle camionette hanno circondato lo stabile. L’occupazione, dicono i Blocchi precari metropolitani, è «la risposta dei movimenti al piano assistenziale alternativo, a sfratti e sgomberi» in corso anche sotto la giunta Raggi. L’assessore all’Urbanistica e alle Infrastrutture Paolo Berdini ha visitato l’occupazione in via Silvio D’Amico e ha convocato una riunione d’urgenza del tavolo di lavoro con l’assessore regionale, Fabio Refrigeri, per lunedì pomeriggio. L’obiettivo è individuare una soluzione per le persone coinvolte nell’occupazione «e anche la possibilità di accogliere temporaneamente le famiglie sgomberate in immobili pubblici». L’occupazione intende anche denunciare l’uso del patrimonio accumulato nel tempo attraverso i contributi dei liberi professionisti iscritti agli ordini. “Questo ente non solo ha diverse proprietà immobiliari vuote ma ha vessato non poco gli inquilini residenti negli alloggi che gli appartengono sia con affitti lunari che con prezzi di vendita esorbitanti, minacciandoli di sfratto qualora non avessero accettato questi veri e propri ricatti” sostiene il movimento. Il ritorno all’occupazione in una città ridotta a un deserto è stato inteso come una reazione alla decisione del Comune di reiterare il bonus casa per chi ancora vive nei Centri di assistenza alloggiativa temporanea ed è in possesso dei requisiti richiesti, di sgomberare coloro che occupano per necessità un alloggio popolare e di combattere le cosiddette occupazioni abusive.La decisione è in continuità con delibera 50 adottata dal commissario prefettizio Tronca, che ha gestito la Capitale dopo il disastro Marino, che prevede tra l’altro anche una serie di sgomberi. Tutto fermo sul fronte della Regione Lazio che aveva pur sempre adottato una delibera sull’emergenza casa e stanziato 200 milioni di euro già dal 2014. Un primo, ma insufficiente, passo verso una programmazione delle politiche abitative. Nulla si muove anche sulla battaglia, ormai storica, dei movimenti per il diritto all’abitare contro l’articolo 5 del cosiddetto “piano Lupi”, che prevede il taglio delle utenze agli stabili occupati, oltre “Continua così la nostra campagna per il diritto all’abitare e la segnalazione del patrimonio privato e pubblico utilizzabile per far fronte ad un’emergenza dimostrata anche dalla morosità in aumento tra coloro che non ce la fanno più a sostenere un mutuo: almeno 37mila famiglie hanno chiesto la sospensione del pagamento delle rate negli ultimi 6 anni). La questione è seria e va affrontata seriamente. Fino a quando questo non avverrà continueremo con queste iniziative di denuncia e di riappropriazione» si legge in una nota diffusa dal movimento. SEGUI SUL MANIFESTO

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Alexis si barrica e blocca lo sgombero https://www.micciacorta.it/2017/01/22855/ https://www.micciacorta.it/2017/01/22855/#respond Wed, 11 Jan 2017 08:20:28 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=22855 La resistenza degli occupanti, la solidarietà degli attivisti dei centri sociali e della sinistra politica e diffusa, la decisiva mediazione dell'assessore all'urbanistica di Roma Paolo Berdini hanno impedito lo sgombero

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Movimenti. La resistenza degli occupanti, la solidarietà degli attivisti dei centri sociali e della sinistra politica e diffusa, la decisiva mediazione dell'assessore all'urbanistica di Roma Paolo Berdini hanno impedito lo sgombero della casa dei precari, dei giovani e dei disoccupati Alexis nel quartiere Ostiense a Roma. Un protocollo d'intesa ha stabilito lo spostamento dei precari in una rimessa dell'Atac, nel frattempo partirà il recupero della struttura. Gli attivisti dovrebbero tornare al termine dei lavori. Dopo innumerevoli sgomberi è la prima esperienza di resistenza riuscita nella Capitale La resistenza degli occupanti, la solidarietà degli attivisti dei centri sociali e della sinistra politica e diffusa, la decisiva mediazione dell’assessore all’urbanistica di Roma Paolo Berdini hanno impedito lo sgombero della casa dei precari, dei giovani e dei disoccupati Alexis nel quartiere Ostiense a Roma. La casa prende il nome da Alexandros Grigoropoulos, uno studente quindicenne ucciso da un poliziotto greco il 6 dicembre 2008 nel quartiere Exarchia ad Atene, nei giorni delle mobilitazioni contro le politiche di austerità. Il grande artista Blu ha concepito un murale che rappresenta la vita metropolitana, e di strada, con volti, macchine e catene della nostra vita quotidiana. La facciata, a pochi passi dalla Centrale Monte Martini trasformata in un museo, oggi è un’opera d’arte. Lo sgombero era nell’aria da settimane al punto da avere allertato gli attivisti. Il 2 dicembre avevano organizzato un’assemblea dove è stato rilanciato il progetto di recupero dell’ex rimessa Atac, occupata da quattro anni, che è stato fatto rientrare intelligentemente nella delibera regionale per l’emergenza abitativa approvata sia dalla Regione Lazio che da Roma Capitale. Ieri mattina alle sette e mezza si è presentata la polizia con i vigili urbani per eseguire uno sgombero e creare una nuova crisi abitativa e politica per la giunta Raggi. Sul tavolo una richiesta di sequestro preventivo per una presunta inagibilità della struttura avanzata dal Gip su richiesta dell’azienda municipale dei trasporti Atac. Gli attivisti di Alexis, una ventina, hanno reagito immediatamente, costruendo barricate che hanno resistito il tempo necessario per fare convergere centinaia di cittadini che hanno bloccato il traffico sull’Ostiense e intavolare una trattativa. A tarda mattinata è stato stabilito un protocollo d’intesa che ha stabilito il trasferimento degli occupanti nella rimessa dell’Atac di via Della Collina Volpi, al Valco San Paolo, mentre lo stabile di Ostiense sarà riqualificato con i fondi di Regione e Comune. Il deposito Atac dove si trasferiranno gli attivisti ha una storia particolare. Occupato e più volte sgomberato negli anni, è stato ribattezzato dai movimenti con il nome di un partigiano romano: Sestilio Ninci. Una volta conclusi i lavori, i precari potranno tornare a Alexis per continuare il loro progetto socio-abitativo che ospita anche la libreria «Piuma di Mare», un’aula studio, una trattoria popolare e sportelli di consulenza gratuita. Gli occupanti denunciano il furto di 2 mila euro dalle casse della libreria avvenuto durante il tentativo di sgombero. «La nostra ricchezza parla d’altro, non saranno questi soprusi a fermarci – scrivono in un comunicato – Niente di nuovo sotto questo cielo». Entro sette giorni partirà il tavolo con le istituzioni competenti che avvieranno concretamente il progetto di recupero. Oggi alle nove è previsto un primo incontro all’assessorato all’urbanistica. L’assessore Berdini farà da garante della transizione. A chi, più tardi in Campidoglio, gli ha chiesto perché non avesse partecipato a un incontro sul nuovo stadio della Roma, Berdini ha risposto: ««Perché c’è stato uno sgombero a Roma, non so se vivete in questa città…». ***

***“No allo sgombero di Alexis, l’alternativa alla gentrificazione a Roma”

Movimenti. Gli attivisti della casa dei precari, dei giovani e dei disoccupati nel quartiere Ostiense denunciano il rischio di uno sgombero. In un quartiere universitario meta di pellegrinaggi cinematografici e della gentrificazione, Alexis è un presidio di cittadinanza per attività mutualistiche, cooperative e culturali. Parte la campagna di mobilitazione SEGUI SUL MANIFESTO

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“No allo sgombero di Alexis, l’alternativa alla gentrificazione a Roma” https://www.micciacorta.it/2016/11/22688/ https://www.micciacorta.it/2016/11/22688/#respond Sat, 19 Nov 2016 17:48:26 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=22688 Gli attivisti della casa dei precari, dei giovani e dei disoccupati nel quartiere Ostiense denunciano il rischio di uno sgombero

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Movimenti. In un quartiere universitario meta di pellegrinaggi cinematografici e della gentrificazione, Alexis è un presidio di cittadinanza per attività mutualistiche, cooperative e culturali. Parte la campagna di mobilitazione Quattro anni di occupazione della casa dei precari, studenti e disoccupati Alexis, in via Ostiense a Roma, sono a rischio. Gli occupanti denunciano l’esistenza di un atto giudiziario che preannuncia uno sgombero di uno spazio dove oggi ha aperto una libreria indipendente – Piuma di Mare -; c’è un’aula studio, una trattoria popolare e sportelli di consulenza gratuita. La facciata, a pochi passi dalla meravigliosa Centrale Monte Martini trasformata in un museo, è un’opera d’arte. La casa prende il nome da Alexandros Grigoropoulos, uno studente quindicenne ucciso da un poliziotto greco il 6 dicembre 2008 nel quartiere Exarchia ad Atene, nei giorni delle mobilitazioni contro le politiche di austerità. Il grande artista Blu ha concepito un murale che rappresenta la vita metropolitana, e di strada, con volti, macchine e catene della nostra vita quotidiana. Tutto questo potrebbe andare perduto, insieme al prezioso progetto di recupero dello spazio, abbandonato da anni, che è stato fatto rientrare intelligentemente nella delibera regionale per l’emergenza abitativa approvata sia dalla Regione Lazio che da Roma Capitale. Il progetto prevede la creazione di 10 appartamenti, di uno spazio sociale e di una biblioteca ad uso di un quartiere universitario, e non solo, come l’Ostiense. Meta di pellegrinaggi cinematografici e anche di una crescente “gentrificazione” che rischia di inghiottire tutti gli spazi sociali e di aggregazione, non solo quelli sociali. In rete è stata lanciata una petizione sottoscritta da numerose attività commerciali, da intellettuali e da diverse case editrici romane che hanno trovato un punto di riferimento e di diffusione nelle attività della libreria Piuma di Mare. Alexis, come molti altri spazi nella Capitale, è un fiore nel deserto. Riesce a coniugare la socializzazione tra i flaneur e i refoulé della metropoli con la cultura indipendente, il diritto alla casa con le attività di mutuo aiuto e di economia sociale. L’insieme di queste attività rappresenta, in piccolo, un’idea alternativa di cittadinanza sociale, un consorzio di cittadinanze che andrebbe esteso, non sgomberato. La proposta di recupero del patrimonio dismesso a fini abitativi, un progetto che ha segnato la storia dei movimenti sociali a Roma dal 1998 a oggi, permette il recupero di stabili come quello di Alexis destinato altrimenti ad essere privatizzato. L’idea di aprirlo ai ceti meno abbienti, o poveri, oltre che ai giovani e ai giovanissimi, è un altro fattore positivo. Invisibili nella città, come nel lavoro, trovano in questi presidi l’occasione per riconoscersi e trasformare la propria esistenza in un progetto di mutualismo e cooperazione. Una prospettiva che è stata fatta propria dalla giunta Raggi che esprime oggi nell’assessore all’urbanistica Paolo Berdini una delle punte più avanzate di un dibattito decisivo per il futuro della città. Il Movimento 5 Stelle ha presentato una proposta di legge sull’argomento al Senato. Venerdì 2 dicembre alle 18 si terrà a Alexis un’assemblea cittadina dove gli attivisti presenteranno il progetto di recupero di Alexis e promuoveranno una campagna di mobilitazione.

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Roma, sgombero ad orologeria dello studentato Point Break https://www.micciacorta.it/2016/07/22287/ https://www.micciacorta.it/2016/07/22287/#respond Fri, 22 Jul 2016 08:20:42 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=22287 All’indomani dell’incontro tra la giunta Raggi e i movimenti, il blitz delle forze dell’ordine per chiudere lo studentato occupato da studenti e precari nel Pigneto: una questione sociale affrontata come ordine pubblico

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ROMA Daniela è una studentessa. Ieri mattina si è svegliata per andare al suo lavoro precario e ha trovato sul pianerottolo di casa la polizia. «Mi hanno cacciata dalla casa che avevo occupato per sopravvivere», racconta. Daniela viveva a Point Break, un luogo che prende il nome da una metafora surfistica. Sette anni fa da un gruppo di studenti del movimento dell’Onda prese possesso di un palazzotto al Pigneto, quartiere romano in cui convivono ancora spinte popolari e tendenze modaiole, spontaneismo e speculazione. C’era l’onda di questa occupazione a rendere un po’ meno precarie le vite di diversi giovani, ma ieri mattina è arrivata la risacca dello sgombero.
All’alba hanno fatto sloggiare Daniela e gli altri abitanti del civico 30 di via Fortebraccio. Lo stabile, dismesso da anni e abbandonato, è di proprietà di un privato e oggetto di beghe legali e infinite questioni di eredità. Si è trasformato nel primo sgombero sotto l’amministrazione di Virginia Raggi. Uno sgombero che avviene indipendentemente da (e nonostante) ogni volontà politica della giunta che ieri pomeriggio si è riunita per fissare le linee programmatiche e dare il via alla maratona che porterà alla votazione in consiglio dell’assestamento di bilancio, cui seguono le prime proteste per il taglio di 300 mila euro ai centri antiviolenza (cui Raggi appena insediata aveva promesso attenzione) e le polemiche per il ventilato «accordo segreto» col padrone di Malagrotta Manlio Cerroni. Ma non è difficile capire che le camionette davanti a Point Break hanno un forte significato politico, soprattutto se si tiene il conto dei varchi che potrebbero aprirsi nella capitale. Per interpretare il contesto di questo sgombero e comprendere i rischi e le opportunità della calda estate della transizione romana, dobbiamo avvolgere il nastro all’indietro. Fino a poche ore prima.
point break
Lo studentato occupato Point Break
Sono le 18 del 20 luglio. Nonostante il caldo e il periodo estivo tantissime persone si ritrovano in piazza dei Sanniti, a San Lorenzo, di fronte al Cinema Palazzo Occupato, per l’assemblea convocata dalla rete «Decide Roma». In prima fila, in mezzo alle diverse anime dei movimenti e della sinistra sociale romana e ai tanti esponenti di spazi sociali minacciati di sgombero e vessati da richieste di affitto e sigilli amministrativi, c’è Paolo Berdini. Non è nuovo a consessi del genere, è una faccia nota da questa parti. Ma è la prima volta che vi compare da amministratore. L’assessore all’urbanistica della giunta pentastellata prende la parola. «Il momento è delicato, perché i vecchi poteri si riorganizzano e gli spazi rischiano di chiudersi – dice – O cogliamo l’occasione adesso o non avremo una seconda opportunità». Poi si assume impegni semplici e radicali, che trovano il consenso della platea. A cominciare dalla salvaguardia degli spazi che in periferia costruiscono socialità e servizi fino al recupero delle caserme dismesse, alcune delle quali si trovano anche nel centro di Roma, per costruire case da assegnare ai soggetti colpiti dalla crisi. Dopo di lui tocca a Carmine Piscopo, assessore all’urbanistica nella giunta De Magistris a Napoli. Racconta del riconoscimento del valore sociale, più che di quello economico, dei beni comuni urbani portata avanti da quella amministrazione. «Più che la legalità formale perseguiamo la giustizia sostanziale», afferma Piscopo. Le parole di Berdini e quelle del suo omologo partenopeo, insomma, innalzano non di poco la prospettiva rispetto alle affermazioni un po’ legnose sulla legalità da rispettare ad ogni costo fatte da Virginia Raggi nel corso suo incontro con gli occupanti di case di qualche giorno fa. Dall’assemblea di Decide Roma, al contrario, si intravede uno spiraglio, la possibilità che dal basso si possano costruire nuovi diritti e perfino nuovi istituti giuridici. «È questo che spaventa i poteri in crisi di questa città» dice Tiziano di Point Break.
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L’assessore all’urbanistica di Roma Capitale Paolo Berdini all’assemblea di “Decide Roma”
Nessuno avrebbe immaginato che al mattino dopo Roma si sarebbe svegliata con uno sgombero. «A fronte dell’apertura di uno spazio di possibilità per una nuova negoziazione sociale, i corpi di polizia forzano per riportare il piano del confronto politico della città di Roma nello spazio angusto del rispetto della legalità formale e della difesa della rendita immobiliare», spiegano gli occupanti di Point Break appena si ritrovano sul marciapiede. Poi vanno alla sede del V municipio, anch’esso retto dai grillini, per chiedere che si prenda posizione sullo sgombero. Gli attivisti di Point Break scoprono che gli amministratori di questo pezzo di territorio erano ignari dell’operazione di polizia. Raccolgono una solidarietà per niente scontata. Di contro, arriva una nota della questura che suona ai più come l’ennesima provocazione. Nel comunicato si definisce l’occupazione di «matrice filo-anarchica», cosa che suona quantomeno imprecisa a chi conosca anche superficialmente la geografia politica dei movimenti romani. Si cita il ritrovamento di non ben identificati oggetti quali «mazze, aste per bandiere, caschi protettivi, alcuni fumogeni». Si diffonde una foto con «manifesti vari di propaganda politica filoanarchica» che si sostanziano in una bandiera No Tav, un vessillo dei Paesi Baschi e una locandina di un corteo antifascista. Il ritrovamento di qualche spinello in una palazzina frequentata soprattutto da giovani fa ovviamente pensare «ad una intensa attività di spaccio». Nove persone vengono denunciate per occupazione abusiva e «furto aggravato di energia elettrica con un danno all’erario stimato dall’Acea in circa 500 mila euro per i sette anni di illecito utilizzo». Un giovane è fermato per possesso di marijuana, verrà processato questa mattina per direttissima. «In questi sette anni lo studentato occupato è stato protagonista di innumerevoli attività culturali e di mutuo soccorso che si sono opposte al degrado sociale che in maniera sempre più intensa ha trasfigurato il quartiere, da un lato mercificandolo all’estremo e dall’altro lasciando spazio al narcotraffico», ribattono gli occupanti. Dalla Carovana delle Periferie pungolano l’amministrazione: «Dopo le belle parole di ieri dell’assessore Berdini, cosa faranno per passare ai fatti? Non possono certo cavarsela dicendo ‘Noi non ne abbiamo responsabilità, si tratta di uno stabile privato’. Sarebbe come riconoscere che i privati possono abbandonare per anni intere aree della città facendone ricadere i costi ed il degrado conseguente sulla collettività. Serve quindi di più di qualche bella parola». «Si è deciso di affrontare una questione sociale fondamentale come un problema di ordine pubblico» protesta Marta Bonafoni, consigliera regionale di Si-Sel. «Sgomberi come questo rischiano di acuire le forti tensioni sociali presenti in città» dichiara Massimiliano Smeriglio, vicepresidente della Regione Lazio. Per la segretaria regionale Fiom Lazio Francesca Re David «l’esperienza di Point Break non può e non deve concludersi con lo sgombero ma fornendo soluzioni credibili ai bisogni che hanno portato alla sua nascita». SEGUI SUL MANIFESTO

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