Peppe De Cristofaro – Micciacorta https://www.micciacorta.it Sito dedicato a chi aveva vent'anni nel '77. E che ora ne ha diciotto Wed, 14 Sep 2016 06:13:35 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.4.15 Napoli, le cariche lasciano una scia di proteste https://www.micciacorta.it/2016/09/napoli-le-cariche-lasciano-scia-proteste/ https://www.micciacorta.it/2016/09/napoli-le-cariche-lasciano-scia-proteste/#respond Wed, 14 Sep 2016 06:13:35 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=22464 Presidio dei movimenti davanti alla Questura dopo la contestazione di lunedì a Renzi. Interrogazione di Si

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NAPOLI Ogni visita di Matteo Renzi a Napoli lascia dietro una scia di cariche sui manifestanti. Lunedì gli attivisti sono stati inseguiti in Galleria Umberto, lungo via Chiaia e via Toledo pur di impedire il dissenso. Ieri mattina i ragazzi dei movimenti si sono ritrovanti davanti alla questura per denunciare il modo in cui è stato gestito l’ordine pubblico: «Un imponente dispiegamento di forze ha iniziato a rastrellare la zona. Cariche, percosse, caccia all’uomo, manganellate e perfino minacce: ’Ti sparo in testa!’ ha urlato il vicequestore aggiunto Maurizio Fiorillo a due diversi manifestanti. Si tratta di uno dei protagonisti delle cronache sul G8 di Genova 2001, presente a piazza Alimonda». Il senatore di Sinistra Italiana Peppe De Cristofaro ha presentato ieri un’interrogazione al ministro degli interni Angelino Alfano. Gli scontri potrebbero ripetersi domani, quando la rete Bagnoli libera arriverà a Roma, appuntamento alle 11 davanti Montecitorio, per la conferenza stampa dedicata alla manifestazione del 23 settembre a Palazzo Chigi contro il commissariamento dell’area ex Italsider. «Mai vista tanta contestazione sociale così diffusa in tutto il paese nei confronti di un premier – ha commentato ieri Luigi de Magistris -. In teatro Renzi era scortato da Nastasi, che non lo mollava un attimo. Abbiamo chiesto da tempo un incontro su Napoli, non comprendiamo perché debba essere condizionato dalla presenza di un commissario. Non è un tavolo tecnico ma politico-istituzionale».Anche il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, è ritornato sulla serata di lunedì al San Carlo: durante l’esibizione del tenore Jonas Kaufmann, ha condiviso il palco reale con il presidente del consiglio ma i due non si sono rivolti la parola. Matteo Renzi vuole imporre la presenza del commissario di governo per Bagnoli, Salvo Nastasi, al tavolo di confronto su Napoli. E’ irremovibile: o il sindaco accetta il commissario oppure la porta di Palazzo Chigi resta chiusa. E’ evidente che il ruolo di Nastasi non è più confinato a Bagnoli. Al San Carlo si muoveva tra i palchi d’onore come il padrone di casa (è stato commissario del lirico durante i contestatissimi lavori di ristrutturazione). In pole position per l’Autorità portuale di Napoli e Salerno c’è un suo amico, Ivano Russo, entrambi sono molto legati al sindaco di Firenze, Dario Nardella. Renzi, via social, tira dritto: «Antagonisti e centri sociali che contestano ricorrendo anche alla violenza non ci impauriscono: la mia affettuosa solidarietà alle forze dell’ordine». Il governatore Vincenzo De Luca prova a inserirsi nella disputa: «Penso a un’iniziativa di mediazione. Ci sono 270 milioni per Bagnoli, 300 per l’area metropolitana. Se rimane il litigio permanente mi assumerò l’impegno di fare arrivare i soldi a Napoli». Lunedì sera le solite fonti di Palazzo Chigi hanno fatto trapelare che sarebbero a rischio i fondi del Patto per Napoli (300 milioni di euro), rimasto senza firma. Dal comune replicano che il testo non è mai stato inviato e, comunque, si tratta di fondi pubblici, non di proprietà del premier. SEGUI SUL MANIFESTO

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Il caso sindaci per l’esordio di Si https://www.micciacorta.it/2016/02/il-caso-sindaci-per-lesordio-di-si/ https://www.micciacorta.it/2016/02/il-caso-sindaci-per-lesordio-di-si/#respond Sun, 21 Feb 2016 16:59:51 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=21387 Sinistra italiana. Scintille Pisapia-Cofferati. Il sindaco: Sel rispetti i patti e sostenga Sala. L'ex pd: no, è di centrodestra

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sinistra

Sinistra italiana. Primo sondaggio su Fratoianni, per il 23% il nuovo segretario sarà lui. Oggi atteso «il passo a lato» di Vendola La prima standing ovation della platea di Sinistra italiana è per un uomo del partito democratico. Ma quello «del popolo»: è l’anziano Ertugul Kurkcu, già presidente dell’Hdp. Sale sul palco e porta i saluti «del popolo curdo e del popolo turco». A Palazzo dei Congressi spunta la lacrima. La seconda giornata di Cosmopolitica è quella delle tremila presenze, dei 24 tavoli, del parterre de roi dei costituzionalisti, delle assemblee su democrazia, scuola, ambiente e lavoro. Dell’esordio di Commo, la piattaforma digitale su cui Sel ha investito 60mila euro perché il nuovo soggetto abbia una «casa online». E che ieri, dice Roberto Iovino, «ha fatto mille iscritti nelle sue prime otto ore di vita». Ma è anche la giornata dei botta e risposta fra ’big’. In mattinata arriva Giuliano Pisapia, il sindaco di Milano. Partecipa ai tavoli, ma sul nuovo partito la prende larga: «Sel è una parte importante della mia storia politica, ma sono qui per affetto. Per i prossimi quattro mesi continuerò a fare il sindaco». Il fatto è che qui, in molti, gli chiedono di mollare Sala. Lo ha fatto a più riprese Sergio Cofferati, già sindaco di Bologna e ora padre nobile della sinistra-sinistra genovese. Lo ha fatto Stefano Fassina, candidato a Roma, che pur avendo non poche gatte da pelare nella Capitale dice che «la priorità a Milano è unire le forze e recuperare la parte della città che non si riconosce in Sala». Pisapia incontra l’ex segretario della Cgil in un corridoio e lo abbraccia con affetto. Ma ai cronisti risponde secco: «Sel sta ragionando. Ma ha fatto un patto di lealtà per le primarie: ha vinto Sala e ora saremo tutti in campo per sostenerlo sapendo che deve continuare un’esperienza di centrosinistra. Spero, e ne sono convinto, che Sel sia accanto a me». Si schiera con lui Massimiliano Smeriglio, vice di Nicola Zingaretti alla regione Lazio: «A Milano abbiamo accettato la sfida del popolo che decide. E il popolo ha deciso in maniera interessante, perché per Majorino e Balzani hanno votato più di 30mila persone. Non dobbiamo mantenere un patto con Sala ma con il nostro popolo». Poi sbotta: «Bisognerebbe avere più aderenza alle proprie biografie. E parlo di certi ex Pd che considerano tutto il campo di centrosinistra come destra. È paradossale». Il riferimento è proprio a Fassina e a Cofferati che, una volta usciti dal Pd, sono diventati i più combattivi sostenitori della rottura delle alleanze. Cofferati replica: «Sala è di destra. Cioè, di centrodestra», quindi «è un dovere» sfidarlo con un nome di sinistra. Per esempio Pippo Civati? Civati non è qui ma manda a dire: «Io non sono candidato. In ogni caso sarebbe il caso che Sinistra italiana si mettesse d’ accordo su una posizione». Intanto dal Pd arriva il missile del vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini: «Dopo aver fatto vincere la destra in Liguria, Cofferati ci prova anche a Milano… non ci riuscirà». Replica di Cofferati: «La verita’ e’ che il Pd ha sbagliato candidato, ha lasciato che si inquinassero le primarie ed alle urne ha pagato il prezzo di aver amministrato male la Regione Liguria. Guerini finge di non ricordare le ingerenze della destra nelle primarie, ingerenze che io gli ho segnalato puntualmente». Dice la sua, per la verità costretto dai cronisti,  anche il sindaco di Cagliari, l’enfant prodige Massimo Zedda, che è di Sel ma è stato confermato anche dall’alleato Pd per il voto di giugno. Si schiera con Pisapia: «Se vince Sala, vince il centrosinistra che dimostra così di non essere morto ma poter ripartire dalle città. Alle comunali non ci può essere un dogma nelle alleanze, ma c’è una realtà molto variabile, legata come sempre alle singole realtà locali». Zedda, a differenza del sindaco uscente di Milano, si dichiara convintamente dentro il ’percorso’ di Sinistra italiana. Ma le differenze interne già si misurano. E solo un patto stretto nel nucleo fondatore del nuova cosa alla vigilia della kermesse tiene a bada i fuochi. Infatti è Nicola Fratoianni, leader in pectore della nuova forza politica, a incaricarsi di buttare otri d’acqua: «Nessun dramma, il partito non esiste ancora». Per questa semplice ragione fisica ancora non può dividersi. L’invito è a guardare oltre le comunali, come pure fa Alfredo D’Attorre: presto sarà lanciata la raccolta firme per tre referendum contro Jobs act, riforma della scuola, Italicum. Il 17 aprile il referendum sulle trivelle, poi a ottobre la «grande prova» del referendum costituzionale. Il congresso del nuovo ’partito oltre il partito’ arriverà solo a dicembre, se tutto va bene. Ieri Fratoianni viene gratificato di un sondaggio commissionato da Huffington post. Alla domanda ’chi vorrebbe come segretario di Si’ ha raccolto il 23,08% delle preferenze, seguito da Fassina con il 15,38, da D’Attore con il 13,46. A Vendola — che oggi ’parlerà’ attraverso un video che conterrà l’annuncio di «un passo a lato» — solo l’11,54. Un ragguardevole 29,8% per cento risponde «nessuno di questi».

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Per il responsabile organizzazione di Sel, Peppe De Cristofaro, mettere in ordine l’elenco oratori per il gran finale di oggi è stata una faticaccia. Dal palco sono previsti trenta interventi, il video di Vendola e il saluto — scritto — di Maurizio Landini. Fra gli altri Luigi De Magistris e Leoluca Orlando, il segretario del Prc Ferrero. La deputata ex Pd Giovanna Martelli, già consigliera del governo per le pari opportunità, annuncerà un avvicinamento. Il senatore ex grillino Francesco Campanella, oggi nel misto con la casacca Altra Europa per Tsipras, l’ingresso in Sinistra italiana (malumori nell’Altra Europa che invece non entra nella nuova cosa). Annunci di adesione anche dall’ex grillino Fabrizio Bocchino e dall’ex Pd Corradino Mineo. Ci saranno Ilaria Cucchi e Luciana Castellina. E Gianni Cuperlo, che per essere qui si allontanerà dall’assemblea Pd: ma solo temporaneamente

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Per ora è Sinistra italiana https://www.micciacorta.it/2016/02/per-ora-e-sinistra-italiana/ https://www.micciacorta.it/2016/02/per-ora-e-sinistra-italiana/#respond Sat, 20 Feb 2016 07:39:13 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=21383 Cosmopolitica. Davanti a duemila persone via al nuovo partito, il nome definitivo al congresso. Ci sarà un comitato promotore largo. «Ultima chiamata, riconquistiamo la fiducia dei nostri»

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Cosmopolitica

Grandi palloni rossi e sottili frecce gialle tipo patatine fritte, elementi stranianti nel razionalissimo Palazzo dei Congressi di Roma. Oltre 2mila presenze registrate, un palco che s’infila nella platea in un tentativo di accorciare le distanze fra chi parla e chi ascolta, come dire fra la sinistra e il suo popolo, perché l’obiettivo è «riconquistare la fiducia dei nostri», spiega Peppe De Cristofaro. È partita ieri pomeriggio la tre giorni di Cosmopolitica, ’cosmo’ anche perché è la ricerca di mettere ordine al ’caos’, spiega il professore Carlo Galli. È il primo giorno di «un’assemblea libera, che non può essere congressuale» (ancora De Cristofaro). Oggi si apriranno i 24 tavoli stile Leopolda e le quattro assemblee tematiche sulle quattro campagne del nuovo soggetto: democrazia, scuola, ambiente, lavoro e welfare. Poi un’intera sessione sulla democrazia digitale e su ’Commo’, la «casa online» di Si. Domenica sarà la giornata clou. Ma il vero congresso invece arriverà a dicembre, così il vero simbolo, il vero nome, le vere regole. Fin lì è tutto provvisorio: il nome Sinistra italiana, che è quello del gruppo parlamentare nato alla camera dalla fusione fra Sel e cinque ex Pd. È noto il dissenso dei ragazzi del movimento Act sul nome, forse addirittura sulla parola «sinistra» per essere stata consumata da molti usurpatori, ma se ne riparlerà. Paolo Cento proporrà «Sinistra verde». Ma per ora giovani scapigliati e vecchie glorie sembrano d’accordo che bisogna tenere la creatura al riparo delle polemiche. Anche sulle perplessità sull’idea di «partito», altro termine su cui le anime più movimentiste sbuffano. Il risultato è la proposta di De Cristoaro: «Una formula ibrida, un partito oltre il classico partito», in grado — nelle intenzioni — di chiudere «il tempo degli accrocchi e di tutto quello che ha segnato la sconfitta della sinistra». Ci sarà un comitato «ampio, imponente e aperto», e uno esecutivo più ristretto su cui si percepisce una certa effervescenza. Le questioni organizzative non scaldano i cuori (ma il confronto sì, mentre il manifesto va in stampa si svolge la prima delle due plenarie su questo delicato aspetto), ma sono importanti per capire se il nuovo soggetto avrà le gambe per affrontare la lunga traversata di una sinistra che diventa autonoma e indipendente. La sfilata degli interventi, coordinati da Betta Piccolotti, affronta le battaglie qualificanti future. Immigrazione, democrazia, referendum sulle trivelle e quello sulla riforma costituzionale, la platea paziente ascolta. Si commuove per l’omaggio a Giulio Regeni, il ricercatore torturato e ucciso in Egitto, e Valeria Solesin, la ricercatrice morta al Bataclan di Parigi. I temi sono tanti, si passano il testimone, a volte con qualche contraddizione. Voluta, non casuale: sono le contraddizioni della sinistra, intesa almeno fin qui nel suo significato più estensivo. Basta ascoltare Franco Martini, Cgil, l’autocritica di un sindacato che si è attestato «sulla difesa di quello che eravamo, di quello che ci stavano portando via», e subito dopo la ricercatrice Marta Fana che contesta alla Cgil proprio gli accordi per i quali i salari sono andati giù. Il cimento del percorso costituente è rimettere insieme non tanto i pezzi della sinistra ma un suo punto di vista. C’era Sel, ma non è bastata, il fallimento della coalizione Italia Bene comune lo dimostra. C’erano i movimenti e adesso non ci sono più, o almeno ci sono poco. Il rischio di chiudersi in una ridotta: per alcuni è considerato un pretesto per la conservazione dell’esistente, per altri è forte. In un’intervista video Laura Boldrini lo dice: «Il cambiamento non si fa in un angolo, il cambiamento non si fa ballando da soli». Lo sa bene Stefano Fassina, qui presente, che cerca di mettere insieme tutta la sinistra romana per le amministrative. Dal versante opposto del residuo centrosinistra, il sindaco di Milano Giuliano Pisapia oggi ci sarà, ma non ha ancora deciso se parlare: a occhio questa la platea non voterebbe Sala, il candidato renziano che ha vinto le primarie. Sergio Cofferati lo dice: «Sala è la negazione della stagione dei sindaci arancioni». L’ex segretario Cgil però non vuole rubare la scena: «Oggi c’è la necessità e l’impegno a far emergere le forze dei giovani». Farà il padre nobile, magari un padre ancora molto attivo. Così anche Nichi Vendola, il cui intervento registrato è atteso per domenica. Per dissenso invece non ci sono anche altri protagonisti: Civati, per esempio. Rifondazione e l’Altra Europa sono ospiti ma per ora stanno fuori da Si. «Spero che arrivino, nessuno è proprietario del processo costituente», dice l’ex dem Alfredo D’Attorre. Ma è il problema dei problemi. E non è questione (solo) di qualche parlamentare o qualche sigla, riguarda il popolo di una sinistra oggi senza popolo. «Il punto è che questo processo non ci chiuda in sé, che sappia dialogare con quello che c’è fuori. Che con i movimenti non costruisca un rapporto di cooptazione, che non abbia la pretesa di rappresentare tutto», è l’invito del professore Sandro Mezzadra.

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