sorveglianza speciale – Micciacorta https://www.micciacorta.it Sito dedicato a chi aveva vent'anni nel '77. E che ora ne ha diciotto Sun, 11 Apr 2021 17:15:02 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.4.15 La repressione a Torino supera ogni immaginazione: «sorvegliato speciale» per un libro https://www.micciacorta.it/2021/04/la-repressione-a-torino-supera-ogni-immaginazione-sorvegliato-speciale-per-un-libro/ https://www.micciacorta.it/2021/04/la-repressione-a-torino-supera-ogni-immaginazione-sorvegliato-speciale-per-un-libro/#respond Sun, 11 Apr 2021 17:15:02 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=26383 Torino. Chieste misure cautelari per un militante anarchico. Imputato per un libro del 2015

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TORINO. Questa è una di quelle volte in cui letteralmente la realtà supera l’immaginazione. In cui si disarciona il «patto narrativo» che fonda tutta la comunicazione letteraria e un pezzo di romanzo viene considerato un’aggravante per imporre una sorveglianza speciale della durata di due anni per supposta «pericolosità sociale». Succede a Marco Boba, militante anarchico torinese, una lunga storia nei movimenti, autore di Io non sono come voi, romanzo uscito nel 2015 per Eris Edizioni. Ed è proprio la frase riportata nel retro copertina del libro a essere finita nella richiesta di misure preventive mossa dalla Procura di Torino. «Troviamo davvero pericoloso e allarmante che in questi atti ci sia finito un romanzo», afferma Anna Matilde Sali di Eris Edizioni. «Non possiamo accettare che diventi una prassi, se no qualsiasi libro potrebbe diventare un’aggravante. Questa volta è capitato in ambito di movimento, domani chissà». La frase «incriminata», estrapolata dal romanzo «per far capire a chi si ritroverà il libro in mano qual è il cuore della storia, il mood, l’atmosfera, lo stile narrativo», è quella riferita dal protagonista del libro in un dialogo: «Io odio. Dentro di me c’è solo voglia di distruggere, le mie sono pulsioni nichiliste. Per la società, per il sistema, sono un violento, ma ti assicuro che per indole sono una persona tendenzialmente tranquilla, la mia violenza è un centesimo rispetto alla violenza quotidiana che subisco, che subisci tu o gli altri miliardi di persone su questo pianeta». Un virgolettato che per ellissi viene, nella richiesta giudiziaria, fatto passare per pensiero dell’autore. La casa editrice precisa: «Parliamo di un romanzo di finzione, con un protagonista di finzione. Il romanzo è scritto in prima persona, al presente, scelta tra l’altro fatta non in origine dall’autore, ma dopo un lungo confronto tra autore ed editore. Editing, normale editing». La narrazione letteraria d’altronde è di per sé sottesa a quel patto sintetizzato da Umberto Eco in Lector in Fabula a proposito del ruolo dell’autore che, all’inizio di un testo, stabilisce questo: «Voi non credete a quello che vi racconto e io so che voi non ci credete, ma una volta stabilito questo, seguitemi con buona volontà cooperativa, come se io stessi dicendovi la verità». Il 21 aprile ci sarà l’udienza in Tribunale per discutere dell’applicazione della misura. «Ho iniziato a fare politica a 15 anni ora ne ho 53 anni – racconta Marco Boba – e non mi sono mai ravveduto. Ed è quello che mi viene imputato nella richiesta di sorveglianza speciale, che mi pare quasi un reato di opinione. Ero, sono e resto anarchico. La Procura mette insieme di tutto e di più, le mie condanne e denunce, la mia partecipazione a Radio Blackout e altro». La sorveglianza sociale di cui fanno le spese attivisti No Tav o quelli andati in Siria con le Ypg curde è un provvedimento che colpisce le persone al di là di uno specifico fatto ma per un «comportamento generale». «A noi – spiega Eris Edizioni – sembra davvero pericoloso che una finzione possa diventare una prova, che le opinioni o le azioni di un personaggio di finzione lo possano diventare, che una frase scelta dall’editore, per promuovere al meglio un libro, possa diventare un’aggravante e che una questura o una procura si possano occupare di una materia che dovrebbe restare appannaggio di chi fa critica letteraria. In questi anni più volte si è invocato il reato d’opinione. Dalla vicenda di Erri De Luca, assolto dall’accusa di istigazione a delinquere per essersi espresso a favore dei sabotaggi contro la Tav, alla studentessa accusata di aver partecipato attivamente a delle azioni No Tav solo per aver utilizzato il “noi partecipativo” nella sua tesi di laurea in Antropologia culturale sul movimento stesso». Il libro di Marco Boba è, lo racconta lui stesso, «la storia di un ragazzo inquieto e disilluso a cui sta stretto il contesto di vita e che fugge a Filicudi. È una storia di amore e rabbia». * Fonte: Mauro Ravarino, il manifesto

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Un appello di giuristi democratici per Di Vetta e Fagiano sorvegliati speciali https://www.micciacorta.it/2017/02/22936/ https://www.micciacorta.it/2017/02/22936/#respond Wed, 01 Feb 2017 08:46:52 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=22936 Appello. Giuristi democratici contro le misure di prevenzione e controllo in corso di decisione da parte del Tribunale di Roma

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Presto la Corte d’appello di Roma, sezione applicazione misure di prevenzione per la sicurezza e la pubblica moralità, sarà chiamata a decidere sui ricorsi presentati da due esponenti dei movimenti di lotta per il diritto all’abitare, Paolo Di Vetta e Luca Fagiano, colpiti da decreti che dispongono nei loro confronti la misura della sorveglianza speciale: provvedimenti fortemente limitativi della libertà personale (con sacrificio dei diritti di riunione ed espressione e manifestazione del pensiero) e di movimento (con la sospensione della patente di guida). L’utilizzo di questo tipo di armamentario, costruito fondamentalmente per il contrasto e la repressione del fenomeno mafioso e utilizzato invece per comprimere e di fatto negare diritti fondamentali del vivere civile e sociale, è senza dubbio alcuno preoccupante. Al di là dei rischi di incostituzionalità dell’intero sistema delle misure di prevenzione per contrasto con i principi della riserva di legge, della tassatività, della non colpevolezza e dell’eguaglianza, pare di cogliere una concezione del diritto della prevenzione come diritto punitivo del sospetto, con l’elusione delle garanzie sostanziali e processuali. Quando al centro della valutazione giudiziaria si fa rientrare la presunta personalità «antagonista» dei proposti e dalla loro militanza politica si fanno discendere i comportamenti di rilevanza penale, la valutazione di stampo preventivo assume particolare delicatezza: in discussione rientrano allora non solo la presunta capacità di mettere a repentaglio la sicurezza pubblica ma, soprattutto, i principi costituzionalmente tutelati della libertà di esprimere le proprie opinioni e di associarsi insieme ad altri per sostenerle. Il rischio di una torsione delle misure preventive e di un loro —improprio— utilizzo quali strumenti di controllo del dissenso e del conflitto sociale diviene così sempre più concreto. E laddove le misure preventive assumano un’indebita funzione surrogatoria della sanzione penale, divenendo la «stampella» di questa, ad essere messo in discussione è il rispetto del principio di legalità, ossia l’accertamento delle specifiche situazioni di pericolosità attraverso un rigoroso rispetto degli indici tassativamente previsti dal legislatore. Così facendo, si realizza esattamente una torsione delle misure preventive ed un loro utilizzo quale strumento di controllo del dissenso e del conflitto sociale. Ciò che, dal punto di vista amministrativo, potrebbe essere definito come un eccesso, ovvero uno sviamento di potere. Attribuire perciò la qualifica di soggetti socialmente pericolosi a due lavoratori impegnati nel volontariato sociale in aiuto di persone svantaggiate, attivisti dei movimenti sociali e costanti interlocutori delle autorità politiche ed amministrative locali a ogni livello, protagonisti del percorso istituzionale di approvazione della recente delibera della Giunta della Regione Lazio che riconosce il diritto a coloro che abitano «immobili pubblici o privati impropriamente adibiti ad abitazione» (così le delibera 110/2016 Giunta Regione Lazio e 50/2016 del Commissario comunale Tronca) all’assegnazione di una quota di alloggi di edilizia popolare, risulta un’evidente forzatura. Non riteniamo che si possa chiedere ai Tribunali di giudicare una dinamica sociale. Tanto più quando le denunce giungano in ragione del fatto di essere persone note e riconoscibili, per aver sempre agito una politica pubblica, per essere stati i referenti nei rapporti con le istituzioni. Ritenere oggi pericolosi socialmente Di Vetta e Fagiano perché, come espresso nelle richieste, hanno partecipato a manifestazioni anche sfociate in disordini non è accettabile. A meno che non si intenda far rispondere personalmente gli stessi di ogni comportamento di ogni singolo manifestante, o peggio, ricondurre a loro di tutte le dinamiche che si determinano in momenti di piazza.

Primi/e firmatari/e

Luigi Ferrajoli, Livio Pepino, Cesare Antetomaso, Giuseppe Mosconi,Franco Russo, Irene Di Noto, Luigi Manconi, Giorgio Cremaschi, Roberto Lamacchia, Emiddia Papi, Giovanni Russo Spena, Tina Stumpo, Carlo Guglielmi, Paola Palmieri, Pietro Adami, Daniele Nalbone, Antonello Ciervo, Italo Di Sabato, Margherita D’Andrea, Giovanni Michelon, Leonardo Arnau.

Per adesioni:

giur.dem.roma@gmail.com SEGUI SUL MANIFESTO

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