valle di Susa – Micciacorta https://www.micciacorta.it Sito dedicato a chi aveva vent'anni nel '77. E che ora ne ha diciotto Fri, 18 Sep 2020 07:21:52 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.4.15 NoTav. Accanimento di Stato, l’attivista Dana Lauriola arrestata in Valle https://www.micciacorta.it/2020/09/notav-accanimento-di-stato-lattivista-dana-lauriola-arrestata-in-valle/ https://www.micciacorta.it/2020/09/notav-accanimento-di-stato-lattivista-dana-lauriola-arrestata-in-valle/#respond Fri, 18 Sep 2020 07:21:52 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=26239 Bussoleno. Dana Lauriola è stata prelevata dalla sua abitazione da un massiccio apparato di forze dell'ordine che si è scontrato con gli amici e compagni che presidiavano la casa dell'attivista No Tav

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Dana Lauriola, educatrice torinese che lavora con i senza dimora, è stata prelevata ieri mattina nella sua abitazione di Bussoleno da un massiccio apparato di forze dell’ordine che, per qualche attimo, si è scontrato con gli amici e compagni che presidiavano la casa dell’attivista No Tav. Epilogo non scontato di una storia iniziata otto anni fa, quando Dana Lauriola, insieme a molti militanti del movimento, entrò in autostrada per una protesta pacifica: venne alzato uno sbarramento, al fine di non creare imbuti pericolosi, e fu srotolato uno striscione. Alcuni parlarono da un megafono, tra questi era presente la militante Notav. Delle centinaia di manifestazioni che hanno costellato la ventennale storia della Torino-Lione, la protesta in autostrada viene ricordata tra le più innocue e pacifiche. Un blitz che si risolse in breve tempo, ma che è già costato diverse condanne. Ieri è stata la volta della portavoce, una delle molte, del movimento, a cui non sono state riconosciute pene alternative alla carcerazione. Da diversi giorni era stato approntato un presidio «protettivo», che però nulla ha potuto di fronte ai reparti mobili giunti per tradurre in carcere la militante Notav. Una carica ha fatto indietreggiare i manifestanti, mentre la Lauriola veniva prelevata e portata nel carcere Lorusso-Cotugno di Torino. Posto agli arresti domiciliari anche un altro volto storico del movimento Notav, Stefano Milanesi, anch’egli di Bussoleno. Dovrà scontare cinque mesi nella sua abitazione, in quanto condannato per resistenza a pubblico ufficiale. Nicoletta Dosio, condannata per la stessa manifestazione della Lauriola e uscita dal carcere lo scorso inverno a causa dell’emergenza sanitaria, commenta: «Provo una agitazione insostenibile perché rivivo i passi dolorosi di quel mio viaggio verso il carcere: immagino e non posso che star male. Un’ingiustizia enorme, perpetrata contro una ragazza buona e solidale, la riprova del fatto che questo mondo sta perdendo il senso della misura, cieco di fronte all’abisso dove stiamo precipitando. Son tempi duri, in cui si viene mandati in carcere per ciò che si è e non per cosa si fa. È lo sfascio dell’etica e del diritto. Che senso ha accanirsi contro una donna come Dana, da parte dello Stato? In questi giorni in cui si spostano montagne di rosmarino da un punto all’altro della valle, sorvolando su ogni regola che viene piegata alla pura volontà, la rigidità della legge rivela la debolezza di un mondo privo di ragioni». Alle otto e mezza di ieri sera il movimento Notav ha sfilato per le vie di Bussoleno impugnando centinaia di fiaccole. La prima manifestazione di solidarietà per la militante rinchiusa nel carcere di Torino. Ieri mattina, presso il Tribunale di Torino, gli imputati del maxi processo ai No Tav – secondo grado inerente gli importanti scontri del 2011 che coinvolsero decine di migliaia di persone – hanno letto un comunicato di solidarietà a Dana Lauriola, in cui hanno sottolineato che «l’unica colpa dei militanti del movimento è quella di continuare nella lotta» * Fonte: Maurizio Pagliassotti, il manifesto https://www.facebook.com/watch/?v=755417551670823&extid=CPt8WtbMNPbpdPQm

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Nicoletta Dosio: «Non voglio la grazia», sabato 11 la manifestazione https://www.micciacorta.it/2020/01/nicoletta-dosio-non-voglio-la-grazia-sabato-11-la-manifestazione/ https://www.micciacorta.it/2020/01/nicoletta-dosio-non-voglio-la-grazia-sabato-11-la-manifestazione/#respond Sat, 04 Jan 2020 09:36:41 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=25898 La prima manifestazione nazionale No Tav in solidarietà con Nicoletta Dosio e di altri arrestati del movimento, si terrà a Torino sabato 11 gennaio

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La prima manifestazione nazionale No Tav in solidarietà con Nicoletta Dosio e di altri arrestati del movimento, si terrà a Torino sabato 11 gennaio. Appuntamento alle 13 in piazza Adriano, già ritrovo e punto di partenza di un imponente corteo No Tav nel 2016, quando giunsero da tutta Italia circa ventimila persone. Ma, questa volta, probabilmente si tenterà di bissare le dimensioni di massa del dicembre 2018. Proseguono nel frattempo sit-in di solidarietà in varie parti d’Italia (da Siracusa a Pescana alla stessa Torino, dove oggi questa mattina è prevista una manifestazione di Potere al popolo in piazza Castello). Si allarga anche la rete di solidarietà: la Fiom di Torino e nazionale si sono schierate al fianco di Nicoletta Dosio e del Movimento No Tav, di cui peraltro sono parte fin dagli albori: «Non vogliamo entrare nel merito della decisione del procuratore generale del Piemonte di revocare la sospensione della pena nei confronti di Nicoletta Dosio, vogliamo però far sentire la nostra vicinanza alla storica militante del movimento No Tav. Continueremo a sostenere con determinazione il movimento, a farne parte integrante, per continuare ad affermare che la democrazia, la partecipazione, il dissenso e l’inclusione sono valori portanti della nostra Costituzione, che vanno applicati costantemente nella realtà della vita delle persone». Intanto trova spazio il dibattito sull’ipotesi di «grazia ad personam» avanzata nei giorni nei giorni scorsi, ipotesi che Nicoletta Dosio, incarcerata a Torino, ieri ha respinto chiedendo invece un’amnistia allargata: «No a richieste di grazia o a provvedimenti di clemenza che riguardino soltanto la mia persona – ha sottolineato -. Sì ad una amnistia sociale che riguardi i reati connessi ai comportamenti dettati dall’aggravamento della povertà prodotto dalla crisi economica negli ultimi anni». Sulla stessa posizione il movimento No Tav che in una nota dichiara: «Non è questa la strada giusta, la grazia non la vuole Nicoletta, e non la chiederà per se stessa, perché non è il fatto di risolvere la sua situazione attuale ma quella di riconoscere come in tutti questi anni procura, questura e tribunali abbiano giocato una partita politica, delegati dallo Stato. Noi vogliamo che si dica che il Tav è un’opera inutile, devastante e che tutti vengano liberati e la valle venga smilitarizzata. Non è pretendere troppo, ma il giusto. Libertà per tutti e tutte, siamo solo all’inizio di questa lotta». * Fonte: Maurizio Pagliassotti, il manifesto

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Marcia No Tav nel cantiere di Chiomonte che spacca il governo https://www.micciacorta.it/2018/07/marcia-no-tav-nel-cantiere-di-chiomonte-che-spacca-il-governo/ https://www.micciacorta.it/2018/07/marcia-no-tav-nel-cantiere-di-chiomonte-che-spacca-il-governo/#respond Sun, 29 Jul 2018 06:37:01 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=24711 Il festival dell'alta felicità. Conte tra due fuochi studia i vari dossier sulle grandi opere. Ipotesi scambio con il Tap

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Gita al cemento che si è mangiato la Val Clarea, «per vedere da vicino lo scempio e lo sperpero di denaro della grande opera inutile», il Tav Torino-Lione. Il festival dell’Alta felicità, in corso a Venaus, si è fermato per la tradizionale marcia di fine luglio al cantiere del tunnel geognostico di Chiomonte, non distante dai luoghi dove nel 2011 sorgeva la Libera Repubblica della Maddalena. Quest’anno la partecipazione è stata alta, sono salite sui monti diverse migliaia di persone, come non succedeva da tempo. I No Tav hanno raggiunto le recinzioni sotto la pioggia. «I jersey e il filo spinato sono andati giù». E, poi, è iniziata la battitura alle recinzioni: un ritmo incessante per una «sinfonia» d’opposizione all’infrastruttura, presidiata perennemente dalle forze dell’ordine. Il corteo, aperto dallo striscione «La Valle che resiste. No Tav», si è snodato per i sentieri della Clarea, presenti anche molte famiglie con bambini e anche attivisti dall’estero. Uno dei leader storici del movimento, Alberto Perino, ha scandito: «Continuiamo a essere vigili, attenti, non ci fidiamo delle dichiarazioni dei giornali e vogliamo vedere atti concreti. Perché un governo non opera con selfie, ma attraverso i documenti, che blocchino gli appalti. I posti di lavoro per la messa in sicurezza del territorio sono molti di più di quelli che offre quest’opera dannosa. Oggi, come ieri, siamo quindi pronti a resistere». L’obiettivo è che la voce di questa Valle indomita arrivi chiara e diretta a Roma. Sul tavolo, per i No Tav, non ci sono né mediazioni, né compromessi, ma solo la cosiddetta «opzione zero», la rinuncia. Infatti, ripetono:«Fermarlo è possibile, se non lo fermate voi lo facciamo noi!». La questione è motivo di scontro all’interno del governo gialloverde: la Lega spinge per il Sì, il M5s, che qui aveva raccolto un consenso enorme, con il garante Beppe Grillo rispolvera con un post tutte le criticità. Il dossier sul Tav è ancora in fase istruttoria presso il ministro Danilo Toninelli e sarà successivamente sottoposto al premier Giuseppe Conte. Così, fa sapere Palazzo Chigi. Il presidente del Consiglio non si sarebbe, dunque, ancora espresso. Ma l’intenzione è seguire una soluzione in linea con il contratto di governo, che così recitava: «Con riguardo alla Linea ad Alta Velocità Torino-Lione, ci impegniamo a ridiscuterne integralmente il progetto nell’applicazione dell’accordo tra Italia e Francia». Una formula ambivalente che, comunque, non parla di stop. Il presidente Conte è in partenza per Washington dove incontrerà l’alleato Donald Trump. Intanto, studia i tanti dossier dell’agenda comune transoceanica, dal dibattito sul futuro della Nato alla collaborazione nelle missioni di pace, dalla partita sui dazi commerciali a quella delicata della realizzazione del Tap, il gasdotto che qualcuno paventa possa diventare una sorta di merce di scambio politico per bloccare definitivamente i lavori dell’alta velocità ferroviaria Torino-Lione. Insorge dal Piemonte il governatore Sergio Chiamparino. «Folle isolare il nord-ovest per non perdere voti. Mi aspetto che Toti e Fontana battano un colpo. Se si dovesse mai davvero bloccarla, anche le altre grandi opere, a partire dal Terzo Valico e dalla Pedemontana, sarebbero da rivedere, perché perderebbe forza il progetto di piattaforma logistica del nord-ovest». E rilancia la posta: «Se il governo bloccherà la Torino-Lione io sono pronto ad andare fino in fondo e convocare un referendum popolare». Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia rivendica la primogenitura: «A metà giugno ho personalmente lanciato un appello a tutte le segreterie regionali dei partiti piemontesi per organizzare insieme il «Tav Day»». Buona parte del serpentone che ha percorso, ieri, i sentieri alpini della Val di Susa verso il cantiere del tunnel geognostico è, poi, tornato a Venaus, sede del festival Alta felicità, completamente gratuito e sostenibile, giunto alla terza edizione nonché protagonista di un crescente successo, come testimoniato da un campeggio strapieno. Ieri, sul palco, alle pendici del Rocciamelone, diverse band hanno scaldato il pubblico con le loro canzoni: Le luci della centrale elettrica, i Sud Sound System, Marina Rei e Paolo Benvegnù. Questa sera si chiude la rassegna. Sul palco, tra gli altri, i Persiana Jones, i Vallanzaska, e l’atteso rapper romano Piotta. Proprio quest’ultimo pochi giorni fa, annunciando l’evento, scriveva: «Staremo lì con un sacco di amici e con tutti voi, per la musica e per le idee. E le nostre, se ce le faranno ancora dire, sono diverse da quelle di chi sulle persone e sui territori ci specula». * Fonte: Mauro Ravarino, IL MANIFESTO foto da: http://www.notav.info

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Il Festival Alta Felicità in valle Susa, dove la lotta continua https://www.micciacorta.it/2018/07/il-festival-alta-felicita-in-valle-susa-dove-la-lotta-continua/ https://www.micciacorta.it/2018/07/il-festival-alta-felicita-in-valle-susa-dove-la-lotta-continua/#respond Thu, 26 Jul 2018 09:10:29 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=24703 Festival Alta Felicità. Opera lirica, incontri e dibattiti. Poi come gran finale una «gita» al cantiere

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Venaus è il piccolo paese della val Cenischia, poco distante da Susa, che nel 2005 fu teatro di gravi scontri tra manifestanti Notav e forze dell’ordine. Nel 2016 il movimento, per dimostrare che un’altra concezione economica è possibile, decise di organizzare un festival e di dedicarlo alla felicità. Fu un trionfo, perché giunsero da tutta Italia centomila persone. GRATUITO, FONDATO sulla militanza contro le grandi opere inutili, posizionato in un anfiteatro alpino con vette di oltre tremila metri: il Festival dell’Alta Felicità, dopo il bis del 2017, oggi apre la sua terza edizione e lo fa con un’opera lirica, la Madama Butterfly di Giacomo Puccini, portata in scena dalla «impresa Lirica Francesco Tamagno». Giuseppe Raimondo è il tenore: «Grazie al sindaco di Venaus, Nilo Durbiano, e ai ragazzi Notav portiamo una grande opera lirica laddove si voleva fare una grande opera di cemento: bellissimo. Ci stiamo trovando bene, i Notav sono persone vere con una grande passione». ASCANIO CELESTINI, Wu Ming 1, Teresa de Sio, Modena City Ramblers, Marta Fana, Marina Rei & Paolo Benvegnù, Sud Sound System & Bag A Riddim Band, Mezzosangue: gli artisti amici del mondo Notav sono parecchi e fino a domenica daranno vita a dibattiti, spettacoli satirici, concerti, e soprattutto riflessione politica. Perché sullo sfondo rimane il momento importante che sta vivendo la val Susa. Le parole del ministro Toninelli hanno aperto una dura discussione, perché giunte dopo la reazione furibonda del movimento Notav. Claudio Giorno fa parte della Commissione tecnica sulla Torino – Lione creata da Chiara Appendino: «Nonostante non abbia una grande simpatia politica per il ministro, ammetto che quanto scritto l’altro giorno è esattamente quanto diciamo noi da molti anni. Ora, se avrà il coraggio di andare fino in fondo non lo so. Chi vuole realizzare l’opera è molto più cattivo di noi, anche se noi, nonostante il nostro festival all’insegna della felicità, siamo da anni dipinti come i più cattivi di tutti. Se Toninelli ha bloccato il Tav? Non saprei, certo chi decide gli appalti è Telt, cioè una società francese». Angelo Tartaglia, professore emerito del Politecnico di Torino, è uno dei tre tecnici Notav che ha incontrato lo staff del ministro Toninelli: «Al ministero sono stati forniti una serie di documenti che comprovano quanto la situazione sia negativa. I dati sono dati. Le difficoltà ora sono di tipo formale e politico, dato che viene chiamata pesantemente in causa la Francia e il presidente Macron. Ma è bene sottolineare che oltralpe, al di là di novanta milioni per opere minori, non sono ancora stati stanziati fondi. La Francia, ufficialmente, è ancora in pausa di riflessione. Per questo lo stop del ministro Toninelli è un buon segnale». PUNTO DI FRIZIONE politico tra movimento Notav, governo e lo stesso Toninelli, è dato dalla ribellione fisica che da sempre caratterizza l’agire di questa comunità. Nei prati dove ci saranno concerti rock, opere liriche, acculturati dibattiti e pensose riflessioni, nel dicembre 2005 vi furono violenti scontri, barricate travolte della polizia a suon di ruspe, feriti su tutti i fronti. Il ministro, e il M5s di governo, vorrebbero poter agire senza la pressione dei sindacati di polizia, in primis il Siulp, che chiedono a gran voce la conferma del Tav e la criminalizzazione del Movimento. Toninelli definisce «incivili» i ragazzi del campeggio di Venaus che hanno lanciato fuochi d’artificio e petardi nel cantiere, scatenando l’ira del movimento Notav che da sempre non fa differenza tra chi lancia un petardo e chi organizza una polentata. Senza dimenticare che agli arresti domiciliari ci sono ancora quattordici militanti notav, tutti coinvolti nell’organizzazione del festival. Non a caso il cuore del Festival dell’Alta Felicità sarà proprio una «gita» al cantiere, sabato pomeriggio: sono previste migliaia di persone. qui il programma * Fonte: Maurizio Pagliassotti, IL MANIFESTO

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Alta velocità Torino-Lione: la più grande delle opere sballate https://www.micciacorta.it/2018/03/tav-torino-lione-la-piu-grande-delle-opere-sballate-inutili/ https://www.micciacorta.it/2018/03/tav-torino-lione-la-piu-grande-delle-opere-sballate-inutili/#respond Sat, 03 Mar 2018 09:04:47 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=24210 Val Susa. La questione della ripartizione dei costi rimane anche dopo aver appurato ufficialmente, tramite un documento governativo, che tutte le previsioni di traffico erano errate e fuori scala

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Appurato ufficialmente con le parole di un documento governativo che tutte le previsioni di traffico prodotte nella trentennale odissea del Tav in Val Susa erano errate e fuori scala, rimane il problema, denunciato fin dal 2013 dai tecnici Notav, della ripartizione dei costi inerenti il maxi tunnel di base. Gli stessi tecnici, accademici, che hanno sempre sostenuto che i calcoli governativi sul traffico erano insostenibili, e mai sono stati creduti fino alla capitolazione governativa di qualche settimana fa. L’appello pubblicato su queste pagine il 23 febbraio affrontava in un passaggio il problema della ripartizione dei costi: «assumendosi, (l’Italia, ndr) in maniera del tutto irrazionale, l’onere del 58% delle relative spese benché esso insista sul territorio italiano solo per il 21%». Tale suddivisione dei costi «del tutto irrazionale» è probabilmente apprezzata oltralpe, dato che nel dossier francese di Inchiesta pubblica del 2006, preliminare alla Dichiarazione di Utilità pubblica del tunnel, è possibile leggere questa frase che spiega i termini dell’accordo: «L’operazione è positiva per la Francia a causa dell’assunzione della maggior parte dell’investimento da parte dell’Italia». Gli italiani sono generosi, si sa. I tecnici del PresidioEuropa, anch’essi in passato bollati come «sedicenti», sostengono: «Il costo di questo tunnel di 57,2 km, accettato dal Ministero delle Infrastrutture italiano e riportato a pagina 9 della Delibera CIPE n. 67/2017, è di 9,6 miliardi, mentre i due soci, al netto del contributo a fondo perduto dell’Unione Europea di 3,4 miliardi, devono così contribuire: Italia € 3,6 miliardi ossia € 293,5 milioni al km, Francia € 2,6 miliardi, ossia € 57,9 milioni al km, costo al km inferiore di 5 volte». E avanzano la proposta: «Rimediare a questa assurda asimmetria sarebbe facile: Italia e Francia sottoscrivono un altro accordo per la Torino-Lione per stabilire la nuova ripartizione dell’investimento in base ai km di proprietà. La Francia dovrebbe aumentare la sua quota di 2,3 miliardi, quasi raddoppiando il suo contributo da 2,6 a 4,9 miliardi di euro. L’Italia così ridurrebbe la sua quota dello stesso importo». Questo risultato creerebbe una situazione talmente insostenibile per le casse della Francia, da farle abbandonare il progetto, dato che porterebbe altre munizioni al presidente Macron che nel suo mirino, da tempo, ha già posizionato il tunnel di base della Torino – Lione. Al momento questa suddivisione «del tutto irrazionale» su un progetto che ha visto collassare le sue motivazioni trasportistiche, non è ancora oggetto di approfondimento. Sono invece state esposte mercoledì scorso al Commissario straordinario del governo per la Torino – Lione, Paolo Foietta, le ragioni per cui la grande opera Tav si deve ancora fare. Ecco il punto dirimente che soggiace le ragioni di questa scelta: «Dal 1997 ad oggi la quota di traffico merci che utilizza l’autostrada tra Italia e Francia è passata dal 77% al 90%, con un forte impatto sull’ambiente lungo l’arco alpino dove attualmente circolano 42,5 milioni di tonnellate di merci, con quasi 2 milioni e 800 mila tir». Quindi, par di capire, il Tav deve essere realizzato perché ci sono troppi camion. Si passa quindi dagli esorbitanti flussi merce, inesistenti, a ragioni ambientali ecologiche. Componente quella ecologista per altro sempre presente, ma meno propagandata rispetto la «saturazione dell’infrastruttura storica»: linea ferroviaria per altro ammodernata nel 2011 sul tratto italiano, con un investimento pari a 107 milioni di euro. Ma torniamo alla giusta considerazione che i tir inquinano e ce ne sono troppi sulle strade. Nel luglio del 2011, quando in val Susa esplodevano moti di piazza, iniziarono dal lato francese i lavori di scavo della seconda canna del tunnel autostradale del Frejus, per ottemperare alle direttive comunitarie delle gallerie inserite nella rete Ten-T. Originariamente per motivi di sicurezza, poi per motivi commerciali. La seconda canna, lunga 12,848 km entrerà in esercizio nel 2019, rendendo così il traforo del Frejus la più lunga galleria europea a doppia canna. Un investimento importante, che ovviamente stimolerà il traffico su gomma anziché a frenarlo: i costi sostenuti sino ad ora ammontano a 127,3 milioni di euro per la parte italiana. È questa una della tante bizzarrie che hanno fomentato l’opposizione non solo alla grande opera, ma allo Stato, percepito come un avversario di cui dubitare: raddoppiare i tunnel autostradali quando si vuole diminuire il traffico merci su gomma. Una scelta coerente, facilmente comprensibile da tutti. FONTE: Maurizio Pagliassotti, IL MANIFESTO

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No Tav. In Val Susa è Alta Felicità https://www.micciacorta.it/2017/07/no-tav-val-susa-alta-felicita/ https://www.micciacorta.it/2017/07/no-tav-val-susa-alta-felicita/#respond Sat, 22 Jul 2017 07:38:49 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=23569 Dal 27 luglio a Venaus. Nel 2016 la prima edizione del Festival dell’Alta Felicità fu un successo strepitoso, con quarantamila persone in arrivo da tutta Italia

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Torino. “Tesoro, parliamone.” “No, voglio un pausa di riflessione.” Hanno un sapore vagamente tragicomico le parole pronunciate ieri dalla segretaria di Stato ai Trasporti, Elizabeth Borne, che all’Assemblea Nazionale di Parigi ha annunciato che la Torino-Lione “rientra tra quei progetti oggetto di una pausa e di una riflessione annunciate dal presidente”. Come nelle coppie in cui uno dei due non ha il coraggio di dire “addio”, ci si affida alla più tragica e scontata delle circonlocuzioni. La pausa di riflessione francese, non ancora commentata dai pasdaran del Tav italiani, non riguarda però il tunnel di base – la tratta internazionale – ma esclusivamente la sezione in territorio transalpino. Questo per ovvie ragioni, dato che il tunnel di base è pagato prevalentemente dall’Italia. E quindi a caval donato non si guarda in bocca. Così, mentre i pochi operai del cantiere di Chiomonte scioperano – i lavori del tunnel geognostico che dovevano dare lavoro alle masse sono finiti e ora è tempo di sgomberare – si entra in una fase politica surreale. In Francia, come noto, le posizioni critiche sulla Torino – Lione sono palesi: ma la volontà politica dell’ex presidente François Hollande ha sempre coperto l’accordo. Oggi che il nuovo presidente Emmanuel Macron vuole favorire “il trasporto di tutti i giorni”, la Torino – Lione finisce nel cassetto dei ricordi. In Francia, perché il Italia potremmo trovarci nella paradossale situazione che gli accordi internazionali firmati, a profusione, blindano in ogni caso un tunnel fuori scala che mette in collegamento due sezioni storiche. Chissà cosa ne pensa Matteo Renzi, che un tempo fu contrario all’opera, pubblicamente, poi divenne favorevole. Così, mentre la pausa di riflessione scuote trascina nel silenzio sconsolato il vasto mondo favorevole al grande opera per eccellenza, il Movimento Notav organizza la seconda edizione del Festival dell’Alta Felicità. A Venaus, dove nel dicembre di 2005 si compì la liberazione dei terreni occupati in un notte di violenza e sirene: l’ombra lunga di Genova copre da lunghi anni la val Susa. Nel 2016 la prima edizione del Festival dell’Alta Felicità fu un successo strepitoso, con quarantamila persone in arrivo da tutta Italia per assistere a concerti, spettacoli teatrali, dibattiti di primordine. Tutto gratis, pure il campeggio, con facoltà di donazione “da ognuno secondo le proprie possibilità”. I denari ricavati sono stati, e saranno anche quest’anno, destinati alla copertura di spese processuali e sanzioni economiche varie, ovvero l’intero apparato repressivo messo in piedi in questi lunghi anni di lotta. Si inizia il 27 luglio e si termina dopo quattro giorni. La splendida val Clarea, laterale alla val Susa, sarà interamente chiusa al traffico. Per arrivare al sito del festival si utilizzeranno le numerose navette in partenza da Susa o Bussoleno. Quattro giorni di musica, performances e dibattiti che avranno luogo in diverse aree naturali raggiungibili a piedi attraverso sentieri, opportunamente indicati, tra i boschi, i fiumi e le montagne della Valle di Susa. Paolo Cognetti, recente vincitore del Premio Strega, Michela Murgia, Paolo Bettin, Marco Aime, Stefano Benni: questi i nomi di alcuni ospiti che animeranno gli incontri con il pubblico. Sul versante musicale: Africa Unite, Lo Stato Sociale, Don Ciccio live showcas, Kutso, Fabrizio Consoli / Orchestra I “Cormorani” e molti altri. Un festival con ampi aspetti politici, che vuole dimostrare che il territorio può essere risollevato dall’oblio – la val Susa attraversa una profonda crisi industriale – con la valorizzazione delle risorse culturali e naturali. FONTE: Maurizio Pagliassotti, IL MANIFESTO  

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Oggi alla camera la ratifica della TAV Torino-Lione https://www.micciacorta.it/2016/12/22812/ https://www.micciacorta.it/2016/12/22812/#respond Tue, 20 Dec 2016 09:27:02 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=22812 Grandi opere. Verso la ratifica degli accordi 2015 e 2016 tra i governi italiano e francese sul Tav. Ecco le ragioni generali e giuridiche per prendersi una pausa di riflessione

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Oggi la Camera è impegnata a ratificare gli accordi intercorsi nel 2015 e 2016 tra i governi italiano e francese per l’avvio dei lavori della sezione transfrontaliera della Nuova linea ferroviaria Torino-Lione. C’è da non crederci. Il Paese è in balia di un Governo caricaturale, la crisi economica e le disuguaglianze aumentano (è di pochi giorni fa il rapporto di Eurostat che colloca l’Italia all’ultimo posto in Europa occidentale quanto a entità di salari e stipendi), le «grandi opere» bruciano le risorse necessarie al risanamento di un territorio devastato e incapace di assorbire piogge appena più intense del normale, la credibilità della politica è ai minimi storici e, a fronte di ciò, un Parlamento non rappresentativo (perché eletto con una legge incostituzionale) si accinge ad approvare ulteriori spese insostenibili, inutili e dannose. Superfluo dirlo: quando gli interessi economici e finanziari premono, non c’è «navetta» né «bicameralismo paritario» che rallenti i lavori parlamentari. E altrettanto superfluo è sottolineare che il partito del cemento e i suoi sponsor (Repubblica su tutti) si scatenano in pressioni scomposte e annunciano trionfanti che a breve «non resterà che avviare i bandi di gara per far partire le ruspe e le frese che scaveranno il tunnel di base più lungo del mondo». Ovviamente non è così: l’effettivo inizio dei lavori richiederà anni e gli accordi politici sono sempre suscettibili di modifiche e cancellazioni, soprattutto in caso di persistenza della crisi economica e di cambiamento del quadro politico (in Italia come in Francia, già oggi assai tiepida sull’opera). Ma non c’è dubbio che la ratifica degli accordi segnerebbe un nuovo passo verso quella che appare sempre più la versione ferroviaria della Salerno-Reggio Calabria. Non è dunque inutile, almeno a futura memoria, ricordare le ragioni che ostano alla ratifica e che consiglierebbero alla Camera, quantomeno, una qualche prudenza. Ci sono ragioni generali, note da tempo, che riguardano la tutela dell’ambiente e della salute della popolazione, l’inutilità della nuova linea, lo spreco di risorse in periodo di gravissima crisi economica, l’incertezza sui costi complessivi, l’irrazionalità dell’assunzione da parte dell’Italia della maggior parte delle spese per la tratta transfrontaliera (pur incidente per 45 km in territorio francese e solo per 12 km in territorio italiano), l’aggiramento di fatto della normativa antimafia nella aggiudicazione degli appalti (nonostante un escamotage finale del tutto inidoneo a modificare il quadro dei trattati) e molto altro ancora. Basterebbe, ovviamente. E alla grande. Ma ci sono anche ragioni specifiche riguardanti la legittimità stessa della ratifica. Due su tutte. Anzitutto c’è, nei trattati di cui si discute, una violazione dell’accordo intergovernativo Italia-Francia del 29 gennaio 2001, costituente l’atto normativo fondamentale relativo alla Nuova linea ferroviaria, il cui articolo 1 prevede esplicitamente che la realizzazione dell’opera è subordinata alla imminente saturazione della linea storica. Orbene, tale condizione è irrealizzata e ben lungi dal realizzarsi posto che la linea esistente è attualmente utilizzata al 16 per cento della sua capacità e l’entità delle merci trasportate è in costante calo (attestandosi oggi su un terzo di quella raggiunta nel 1997). In secondo luogo, c’è una violazione, altrettanto clamorosa, della convenzione di Aarhus del 1998, sottoscritta dal nostro Paese, concernente, tra l’altro, la «partecipazione del pubblico ai processi decisionali in materia ambientale». L’articolo 6 della Convenzione vincola, infatti, gli Stati contraenti a inserire, nell’iter procedimentale in materia ambientale, «termini ragionevoli, in modo da prevedere un margine di tempo sufficiente per informare il pubblico e consentirgli di prepararsi e di partecipare effettivamente», e a far sì che «la partecipazione del pubblico avvenga in una fase iniziale, quando tutte le alternative sono ancora praticabili e tale partecipazione può avere un’influenza effettiva». Orbene, nulla di ciò è avvenuto nella fase che ha preceduto i trattati, come accertato, tra l’altro, nella sentenza 8 novembre 2015 del Tribunale permanente dei popoli. Basta ricordare, tra l’altro, che l’Osservatorio tecnico sulla Torino-Lione, istituito dal governo italiano come «luogo di confronto» di tutte le realtà interessate sui necessari «approfondimenti di carattere ambientale, sanitario ed economico» è, a partire dal gennaio 2010, limitato ai soli «comuni che dichiarino esplicitamente la volontà di partecipare alla miglior realizzazione dell’opera» (sic!), con la conseguenza che non ne fa parte la stragrande maggioranza degli enti locali della Val Susa e che, da ultimo, ne è uscito anche il comune di Torino. Dunque la ratifica dei trattati in discussione formalizzerebbe, ancora una volta, l’esclusione, finanche in termini normativi, della partecipazione prevista dalla convenzione di Aarhus. In una situazione siffatta un Parlamento rispettoso delle regole e del comune «buon senso» si concederebbe, almeno, una pausa di riflessione. Non accadrà. E ciò la dice lunga – se ancora ce ne fosse bisogno – sullo stato delle nostre istituzioni e sulla loro distanza dai bisogni e dalle richieste dei cittadini.

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Processo NoTav bis: 38 condanne, pene diminuite https://www.micciacorta.it/2016/11/22663/ https://www.micciacorta.it/2016/11/22663/#respond Fri, 18 Nov 2016 08:35:36 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=22663 Torino. Amarezza nel movimento. E il procuratore generale paragona alcune forme di protesta alle azioni delle Farc

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Il maxi processo d’appello ai Notav, che vedeva coinvolti cinquantatre militanti che parteciparono alle manifestazioni del 3 luglio 2011, si è concluso con trentotto condanne. Sconti di pena, riduzioni, attenuanti generiche e prescrizioni caratterizzano le sentenze di secondo grado. Che rimangono pesanti ma ridimensionano la gravità del primo grado.

Rimane l’amarezza del movimento che vive le condanne come un’ingiustizia perpetrata in nome di una legalità che non vede il valore sociale, ed economico, di una lotta che vuole salvare una parte del territorio italiano dalla devastazione e dal saccheggio. «È stata riconosciuta la legittimità dell’impianto accusatorio della sentenza di primo grado in modo soddisfacente, non c’è stato il riconoscimento dell’attenuante per motivi di particolare valore morale e sociale» è stato il commento del procuratore generale Franco Saluzzo. «Va bene così, perché non rischio di andare in carcere per una vicenda così piccola. In realtà non meritavo nessuna condanna, e con me tutti gli altri. Perché abbiamo agito per un fine giusto, che non cambia». Mario Nucera, il barbiere di Bussoleno, tira un sospiro di sollievo: la sua condanna è passata da tre anni e quattro mesi a un anno e due mesi. La sua è la voce del movimento rivendica il valore sociale e culturale della ventennale resistenza del movimento Notav. Visione respinta con parole perentorie proprio dal Procuratore Generale, il quale aveva scandito un aula un concetto spericolato: «Se i giudici giustificano comportamenti violenti, antidemocratici e antilibertari, c’è il rischio di avvicinarsi pericolosamente ai livelli delle Farc». Del movimento Notav si può pensare il peggio possibile, ma creare un parallelo con la guerriglia colombiana ha lasciato interdetti i più. Il magistrato, dopo avere affermato che «la lotta del movimento contro il Tav può avere valenza sociale ma deve svolgersi nel perimetro della legge», ha parlato dell’esistenza di «frange e gruppuscoli che hanno fatto della violenza un sistema che gira per l’Italia e l’Europa ma non ha nulla a che vedere con le legittime manifestazioni di protesta». L’avvocato Claudio Novaro ha così commentato le sentenze: «La sentenza di primo grado non ci piaceva. Questo e’ un piccolo passo in avanti, ma non è ancora sufficiente. Alcune condanne – ha osservato Novaro – sono state ridimensionate. Ci sono stati casi di riconoscimento delle attenuanti generiche e di attribuzione della condizionale. Ma altre condanne restano francamente sproporzionate rispetto all’entità dei fatti e facciamo fatica a capire il motivo. Bisogna riconoscere il contesto entro il quale maturarono quei fatti». La lettura delle sentenza è stata accolta da cori da parte degli imputati, che hanno contestato l’esito del processo. Nel tardo pomeriggio si è formato un corteo, composto da circa duecento manifestanti, che si è mosso verso il centro cittadino. SEGUI SUL MANIFESTO

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Wu Ming 1. I paradossi dell’alta velocità https://www.micciacorta.it/2016/11/22660/ https://www.micciacorta.it/2016/11/22660/#comments Thu, 17 Nov 2016 07:28:44 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=22660 Tempi presenti. «Un viaggio che non promettiamo breve» di Wu Ming 1, per Einaudi. Una narrazione collettiva del movimento in Val di Susa

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È possibile narrare una lotta ricostruendone l’epica e senza retorica? Quella che un tempo si sarebbe chiamata «lotta di longa durata» è l’oggetto di Un viaggio che non promettiamo breve (Einaudi, pp. 650, euro 21), narrazione ibrida di Wu Ming 1 sul movimento No Tav. Per comprendere la polifonia della Valle di Susa, la forza che sprigiona da differenti radici («il movimento operaio, la tradizione antifascista, il cristianesimo di base, l’orgoglio di categoria dei ferrovieri») e fili rossi che hanno la capacità di intrecciarsi, il testo mette all’opera molti degli strumenti sperimentati in questi anni dal collettivo Wu Ming. È un oggetto narrativo non identificato che tiene assieme complessità e radicalità, inchiesta e narrazione, reportage e analisi. Il rigore delle fonti e la sperimentazione narrativa, per usare le parole dell’autore. La logica dell’Alta velocità è tipica del violento paradosso di certi discorsi del potere. L’onere della prova non spetta a chi comanda. Non è richiesto a chi vorrebbe costruire la «grande opera» di dimostrarne la necessità. Al contrario, è chi vi si oppone che ha il compito di argomentare a parole e con le azioni l’inutilità della stessa per fermare la distruzione dispendiosa che la accompagna. Il movimento No Tav della Valle di Susa da anni si è sobbarcato questa fatica, riuscendo a produrre conflitto e seminare spirito critico. Il libro costruisce una grande opera collettiva che si muove tra saperi e pratiche, fatta di sudore e idee, suole per strada e testi sottolineati, trappole aggirate e terreni conquistati. I No Tav come una trivella scavano a fondo nel senso comune, anche quando gira a vuoto in paludi semantiche. Quando entrano in scena le gabbie vere e proprie, le celle per i militanti o i recinti attorno ai cantieri, trovano il modo di portare la lotta dentro le prime o espugnare le seconde. Il suo autore, in sintonia coi protagonisti del libro, si mette sulle spalle un carico non da poco. A partire da quello, cruciale, di farci evadere dalla logica dell’Alta Banalità, entità che serpeggia tra titoli di giornale e cenacoli letterari e che minaccia il paesaggio svuotandolo di senso. Questo non è semplicemente il conflitto di un luogo che resiste ad un flusso. È la storia di un luogo che da sempre viene attraversato dai flussi, «senza soluzione di continuità tra locale, nazionale e planetario». È per questo, proprio perché in Valle conoscono bene i flussi, che vogliono dettarne tempi e modi di passaggio, per governarli dal basso e approntare la giusta misura della relazione con altri territori. Universale e locale, dunque. A partire dalla vexata quaestio, anch’essa a forte rischio di banalità nei discorsi correnti, delle pratiche di lotta e delle spirali repressive. All’indomani del movimento di Genova la nobile tradizione della nonviolenza venne utilizzata come clava, in maniera a volte schematica, per mortificare il vicino di corteo e produrre rotture. Si lanciavano anatemi senza proporre alternative, lasciando ai movimenti la scelta tra immobilità e testimonianza. Invece quelli che lo storico attivista (e pacifista) No Tav Alberto Perino descrive come «nonviolenti da salotto» non hanno calpestato i prati della Valle. Al contrario, Wu Ming 1 racconta come il movimento abbia saputo affrontare la questione in maniera laica, non rinunciataria e neppure nichilista, a partire dalla loro efficacia. Per rappresentare il Male del Tav, Wu Ming 1 chiede aiuto al suo illustre collega H. P. Lovecraft. Il quale approva per via epistolare, grazie alle magiche vie di comunicazione degli scrittori, l’artificio allegorico: il Tav come un’Entità, un mostro che incombe «inevitabile, ineluttabilmente dietro ogni angolo di ogni esistenza, perché l’avvenire è scritto, cronoprogrammato». Solo che, diremmo col poeta, nel finale libro di Wu Ming 1 come nella storie della Valle ribelle «il futuro non è ancora scritto». A proposito di futuri da scrivere, bisogna precisare ancora una cosa. Questo non è esattamente un libro sui No Tav. È scritto piuttosto come un lungo excursus propedeutico. È una specie di rimessa in ordine degli appunti. Questo espediente narrativo contribuisce alla commistione di generi e di punti di vista. Al termine l’autore scopre di avercelo davvero, questo libro che ha in mente da tempo e che è costato più di tre anni di interviste e osservazioni dirette. Scopre di averlo compiuto veramente questo viaggio tutt’altro che breve di cui ancora non conosciamo l’approdo. È un testo scritto impiegando il tempo imperfetto. Ma non è un tempo narrativo, distante. È il tempo del gioco creativo dei bambini («Facciamo che io ero un indiano») che trova solidità materiale nella declinazione imperfetta dell’azione reiterata, dell’evento che assume continuità e stabilisce un nuovo ordine. SEGUI SUL MANIFESTO

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Arresti domiciliari per Nicoletta Dosio: «Non li rispetterò» https://www.micciacorta.it/2016/09/22494/ https://www.micciacorta.it/2016/09/22494/#respond Fri, 23 Sep 2016 07:40:48 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=22494 NO TAV. «Il conflitto contro un'ingiustizia è un diritto e un dovere. La mia casa non è una prigione; non sarò la carceriera di me stessa»

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«Sono arrivati, all’alba, con la notifica dei domiciliari. Il latrare di Argo al cancello, la mia casa nel disordine del primo mattino, il tuffo al cuore inevitabile anche quando sei preparata e ti aspetti gli eventi, il senso della tua intimità violata. Domiciliari che non rispetterò, come non ho rispettato l’obbligo di firma quotidiana e l’obbligo di dimora. Il conflitto contro un’ingiustizia è un diritto e un dovere. La mia casa non è una prigione; non sarò la carceriera di me stessa». Così Nicoletta Dosio, 70 anni, ex insegnante di liceo e storica leader No Tav, racconta la notifica, avvenuta presso la sua abitazione a Bussoleno, della misura cautelare degli arresti domiciliari emessi dalla gip Luisa Ferracane in sostituzione a quella dell’obbligo di dimora. L’aggravamento arriva dopo la sua scelta di non rispettare le precedenti misure restrittive rivendicando il diritto al dissenso e alla libertà, denunciando «la repressione in atto in Val di Susa». Il 23 giugno scorso – nell’ambito di un’inchiesta sulla manifestazione del 28 giugno 2015 che ha determinato diversi arresti – Dosio, accusata di resistenza aggravata a pubblico ufficiale, era stata sottoposta alla misura di obbligo di presentazione quotidiana ai carabinieri di Susa, mai ottemperata, e il 27 luglio tale misura, su ricorso del pm Antonio Rinaudo, era stata aggravata con quella dell’obbligo di dimora in Bussoleno. Nicoletta in tour in giro per l’Italia con «Io sto con chi Resiste» ha violato sistematicamente anche questa applicazione e ha dichiarato pubblicamente, in molte occasioni, la sua volontà di non rispettare queste «ingiuste imposizioni». Ieri, a Bussoleno, prima davanti all’abitazione poi alla Credenza, l’osteria che gestisce con il marito, in tanti si sono riuniti per una manifestazione di solidarietà. «Come movimento No Tav sosterremo Nicoletta in questa sua lotta di libertà per tutti e per tutte – si legge su notav.info – e ribadiamo insieme a lei che non ci metterete mai in ginocchio». Nicoletta oggi, a caldo, ha scritto: «La loro legalità ha più che mai il volto della guerra e dell’oppressione. La nostra lotta è un cuore pulsante e generoso, un pensiero lucido e saggio. Sento intorno a me il sostegno di compagne e compagni, la solidarietà concreta di una Valle che continua a resistere e a costruire l’idea di un futuro più giusto e vivibile per tutti. Non è preoccupazione, ma una calma gioiosa quella che provo. L’importante è rimanere umani, ossia, come ci dice Rosa Luxemburg in una sua lettera dal carcere, «rimanere saldi e chiari e sereni, sì sereni nonostante tutto. Rimanere umani significa gettare con gioia la propria vita sulla grande bilancia del destino, quando è necessario farlo, ma nel contempo gioire di ogni giorno di sole e di ogni bella nuvola». Dosio ha ricevuto, tra gli altri, la solidarietà di Paolo Ferrero, segretario del Prc, che ha ricordato come «tra le altre cose sia anche accusata di aver partecipato ad una iniziativa di Rifondazione contro la Tav». SEGUI SUL MANIFESTO

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