Zagabria – Micciacorta https://www.micciacorta.it Sito dedicato a chi aveva vent'anni nel '77. E che ora ne ha diciotto Fri, 08 Sep 2017 08:38:56 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.4.15 Tito cancellato in Croazia https://www.micciacorta.it/2017/09/23728/ https://www.micciacorta.it/2017/09/23728/#respond Thu, 07 Sep 2017 08:34:51 +0000 https://www.micciacorta.it/?p=23728 Croazia. Zagabria non ha più «Piazza maresciallo Tito» per decisione del Consiglio comunale riunito su proposta dell’estrema destra neo-ustascia . Alla faccia della memoria e delle tante proteste

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ZAGABRIA. Da qualche giorno Zagabria non ha più Piazza maresciallo Tito che esisteva dal 1946, subito dopo la liberazione da parte dei partigiani. Dopo una lunga seduta del Consiglio comunale conclusa all’una di notte, su proposta e per volontà dell’estrema destra, il nome di Tito è stato tolto dalla seconda piazza più grande della capitale. La cancellazione era annunciata da due mesi, da quando il partito neoustascia di Zlatko Hasanbegovic, ex ministro della cultura nella scorsa legislatura dei nazionalisti dell’Hdz, ha posto come conditio sine qua non per l’ appoggio alla giunta del sindaco uscente ed entrante Milan Bandic, il cambiamento del nome della piazza. Bandic allora, ha deciso di intitolarla alla «Repubblica di Croazia», nonostante le manifestazioni di protesta e il parere contrario della Circoscrizione. MA «PIAZZA della Repubblica» è un nome mutuato da un’altra storia: è esistita a Zagabria fino al 1990, cioè quando la piazza principale è stata ridedicata al Bano Jelacic, il cerbero sanguinario delle rivoluzioni del 1848 a servizio degli Asburgo. Così, dopo 27 anni, non si vede la fine del revisionismo storico iniziato da Tudjman negli anni ‘90. La falsificazione della storia da lui inaugurata sotto la copertura dell’ideologia della «pacificazione nazionale», in realtà non è stata che un modo per eguagliare le vittime del regime ustascia ai propri carnefici. In Croazia, questo stratagemma preso dall’arsenale ideologico del Caudillo di Spagna, nella recente ondata di populismo neofascista dell’Europa dell’Est, è entrato in una nuova fase, ancora più radicale. Se negli anni ‘90 sono scomparse vie e piazze dedicate alle Brigate partigiane e proletarie, con Hasanbegovic, probabile assessore alla cultura, rischiano di scomparire anche quelle che indirettamente rimandano allo jugoslavismo, di tradizione liberale o, non sia mai, al socialismo. Insomma, secondo la vecchia ricetta ustascia – i fascisti croati di Ante Pavelic al seguito di Hitler e Mussolini – i nemici non sono solo i comunisti, ma anche i liberali filojugoslavi, i serbi e gli ebrei. Infatti, Hasanbegovic non ha problemi nel difendere l’Handžar division, la divisione musulmana delle SS che collaborò con Hitler in Jugoslavia. Per capire di più il «teatrino» nel Consiglio e i traffici tra Bandic e Hasanbegovic, ne parlo con Mate Kapovic, un giovane professore di linguistica dell’Ateneo di Zagabria, consigliere comunale del partito RF (Fronte operaio). Infatti, se c’è qualcosa di positivo nelle recenti elezioni comunali, è che per la prima volta dal 1990, sono stati eletti quattro consiglieri veramente di sinistra. SEDUTI NEL BAR del Teatro Nazionale sulla piazza che sta per cambiare il nome, gli chiedo di quell’assemblea. «È stata una discussione assurda, la destra estrema non ha quasi partecipato al dibattito, né ha difeso le sue posizioni». E allora, l’ accanimento contro il nome di una piazza? «L’estrema destra che ha promosso questo cambiamento si caratterizza per quello che chiamerei culturfascismo, cioè loro non vogliono, almeno in questa fase, mobilitare le masse direttamente, ma ottenere i loro scopi con guerre pseudoculturali». Così la guerra contro Tito e il socialismo torna di nuovo in primo piano. «La ragione è semplice – risponde – L’attacco della destra a Tito è in realtà un attacco simbolico all’eredità della Federazione jugoslava, al socialismo e ai suoi successi. È una battaglia decisiva per la destra, deve distogliere l’attenzione dal disastro sociale croato. Con il Pil più basso che negli anni ’80 e gli stipendi reali più bassi di 40 anni fa. Inoltre, negli ultimi 27 anni è stata distrutta la sanità pubblica e anche la scuola e sono stati cancellati i diritti dei lavoratori. In sintesi, la battaglia simbolica sul passato, rappresenta la lotta ideologica per il presente e il futuro». Intanto il sindaco Bandic regala ingenti somme alla Chiesa cattolica. «Gli edifici della Chiesa – dice Mate Kapovic – sono i principali beneficiari del programma di donazioni per i lavori pubblici. Si tratta di migliaia di euro dei contribuenti, con cui si fanno lavori per la chiesa. È impossibile capire esattamente quanti, poiché queste spese non sono indicate in modo trasparente nel bilancio». DUNQUE LA MORTE dell’ideologia è solo una storiella menzognera, mentre il patriottismo è l’ultima risorsa dei farabutti nazionalisti che abusano della revisione della Storia. Così, mentre Bandic, assieme ai neofascisti, cancella dagli spazi pubblici ogni riferimento alla lotta antifascista, falsando il rapporto tra comunismo e antifascismo, il Governo da mesi non ha il coraggio di togliere una lapide commemorativa all’Hos (la forza paramilitare fascista degli anni ‘90), messa abusivamente a Jasenovac, l’«Auschwitz croata», che contiene il saluto nazifascista degli ustascia, vietato dalla legge. FONTE: Luka Bogdanic, IL MANIFESTO

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