Il 15M è ancora vivo?

Dopo aver fatto la sua comparsa nel maggio del 2011, il 15M spagnolo si è affermato come nuovo soggetto nell’agitato panorama politico contemporaneo. Oggi, dopo oltre due anni di mobilitazioni e di lotte, continua a porci degli interrogativi.
Dopo aver fatto la sua comparsa nel maggio del 2011, il 15M spagnolo si è affermato come nuovo soggetto nell’agitato panorama politico contemporaneo. Oggi, dopo oltre due anni di mobilitazioni e di lotte, continua a porci degli interrogativi.

Il 15M è ancora vivo?
Una delle prime domande, e tra le più frequenti, che viene posta agli attivisti del 15M è se il movimento esiste ancora. La risposta è decisamente affermativa: Il 15M è vivissimo, e come tutto ciò che è vivo si trasforma e cambia. Ora non ci sono più le acampadas nelle piazze, il 15M non è più la notizia principale sui giornali e in TV, però continuano a esistere un’infinità di assemblee nei quartieri e nelle città, decine di collettivi e associazioni come la PAH (Piattaforma delle vittime dei mutui ipotecari), o il collettivo delle vittime degli investimenti in azioni preferenziali (ad altissimo rischio), continuano a esserci lezioni universitarie in strada e moltissime altre iniziative. Continuano anche le assemblee pubbliche nelle piazze con una notevole affluenza di pubblico e dibattiti molto partecipati.

A seguito del 15M sono sorte le mareas, mobilitazioni di cittadini e lavoratori di quei settori maggiormente colpiti dai tagli, come l’educazione (marea verde), la sanità (marea blanca) o i funzionari della giustizia (marea negra). Le mareas costituiscono un’innovazione rispetto al sindacalismo tradizionale perché rompono con il corporativismo dei lavoratori di quei settori, come per esempio i professori e i medici, e danno vita a un movimento più ampio che vede la partecipazione sia dei lavoratori di quel particolare settore, sia di numerosi utenti del servizio. Così, per esempio, l’ampia mobilitazione che si è prodotta intorno al mondo della scuola, da un lato ha sostenuto le occupazioni e dall’altro ha fatto sì che il conflitto si estendesse anche ai quartieri intorno alle scuole. Qualcosa di simile è accaduto con la sanità. Insomma, anche se ha perso visibilità, il movimento in realtà continua a essere vivo e a muoversi sul territorio come un enorme millepiedi, lentamente ma senza fermarsi.

Chi c’è dietro il 15M?
La mentalità paranoica e cospirazionista del potere ha contagiato anche i giornali che non smettono di chiedersi chi ci sia dietro al 15M. La nostra risposta è molto semplice: tutti e nessuno. Dietro al movimento, a dare una mano e a farlo crescere ci siamo tutti/e e nessuno in particolare. Secondo le statistiche circa il 70-80% della popolazione è a favore del 15M o simpatizza comunque con il movimento. Questo non significa che tutte queste persone partecipino attivamente, significa però che tutte queste persone hanno comunque partecipato almeno qualche volta, sono d’accordo con le rivendicazioni del movimento al quale guardano con simpatia, hanno firmato delle petizioni, hanno partecipato a un’assemblea e si sono interessate ai problemi che lì sono emersi e/o hanno fatto sentire la loro voce intorno alle questioni dalle quali sino sono sentite più direttamente coinvolte.

In generale possiamo dire che il 15M è un gigantesco movimento nato in risposta a tutti quei provvedimenti di austerità economica suicidi messi in campo dal governo e dalle autorità europee, a quelle politiche che la popolazione ha deciso di smettere di subire passivamente iniziando a contestarle pubblicamente. Un ruolo fondamentale lo svolgono tutte quelle centinaia di persone che assicurano il funzionamento della logistica e della comunicazione, che preparano gli incontri a poi redigono i verbali e che profondono le loro energie per assicurare continuità al movimento.

Ma visto che in ogni assemblea si decide sempre di nuovo chi deve redigere il verbale, chi deve moderare o animare, è sempre possibile che si aggiungano nuove persone, e che altre al contrario si sgancino. È proprio questo rinnovamento continuo ad assicurare la persistenza del movimento. È davvero raro incontrare le stesse persone negli stessi posti: trovi sempre persone nuove, c’è sempre qualche sconosciuto che ha deciso di riscoprire un ruolo più attivo in un continuo processo di politicizzazione. D’altra parte è anche vero che continuano a esistere vari gruppi e collettivi politici strutturati in maniera stabile e che partecipano al 15M, ma lo fanno allo stesso livello di chiunque altro e senza nessuna prerogativa particolare.

Quand’è che il 15M si trasformerà in un partito politico?
Questo nuovo modo di fare politica disorienta tutti quelli che riducono la politica a un gioco istituzionale, e ritengono che gli unici soggetti politici legittimi siano i partiti. Secondo loro un movimento sociale come il 15M dovrebbe trasformasi in un partito politico e presentarsi alle elezioni. A questa richiesta di trasformazione la risposta è sempre negativa: noi non ci trasformeremo in un partito politico e se dovesse emergere qualche candidatura vicina al 15M, questa dovrà preservare il modo di agire particolare che stiamo inventando.

Questo significa respingere quella distinzione secondo la quale i movimenti, in quanto spazi di incontro e mobilitazione, avrebbero solo la capacità di far emergere le problematiche che interessano la popolazione, mentre i partiti politici, in quanto detentori di un saper-fare particolare, sarebbero gli unici in grado di produrre soluzioni efficaci nel quadro delle loro ideologie. Questo modo di pensare, benché sia ancora diffuso, sta perdendo terreno giorno per giorno.

Un esempio in questo senso ce lo offre la Piattaforma delle vittime dei mutui ipotecari. Questa piattaforma è stata capace non solo di mettere in campo una resistenza efficace, come testimonia il fatto che centinaia di sfratti sono stati bloccati, ma è stata in grado di sviluppare tutta una serie di misure per risolvere, almeno parzialmente, l’emergenza, come la dazione in pagamento e l’affitto sociale. Queste misure sono il risultato di uno studio approfondito della legislazione e di una pratica continua di negoziazione con le banche. Si aggiunga a questo la preparazione di una proposta di legge d’iniziativa popolare per gli ipotecati che ha raccolto un milione e mezzo di firme (la soglia minima è di 500.000), molto più realista ed efficace della legge promulgata dal governo.

Questo è solo un esempio che dimostra come sia sbagliato pensare che i politici siano i custodi di una serie di saperi tecnici che gli permetterebbero di trovare soluzioni adeguate ai problemi dei cittadini, saperi dei quali noi saremmo invece carenti e che richiederebbero un impegno particolare a tempo pieno da ricompensare con privilegi economici e sociali. Al contrario, siamo proprio noi cittadini, pressati da tutti i nostri problemi, che collettivamente siamo in grado di trovare soluzioni nuove e inedite a molti problemi, proprio perché sappiamo anteporre agli interessi di una minoranza predatoria, gli interessi delle moltitudini. Senza dubbio è necessario mettere in campo un certo tipo di saperi, ma possiamo contare su un numero più che sufficiente di specialisti e professionisti: dalla nostra parte abbiamo avvocati, giuristi, ricercatori sociali, urbanisti, banchieri, economisti, esperti di mass media… Tutte queste persone padroneggiano una serie di saperi specifici adatti ad analizzare adeguatamente le varie situazioni e a proporre soluzioni adeguate. Basta mettercisi d’impegno.

Non abbiamo davvero bisogno dei politici di professione, e non dobbiamo neanche pensare di trasformare noi stessi in politici tradizionali. Piuttosto quello che vogliamo è riappropriarci della politica impegnandoci a controllare da vicino quei pochi politici di professione ai quali magari possiamo pensare di affidare alcuni compiti particolari. Ma il potere rimane a noi perché la sua fonte siamo noi, non loro. Se decideremo di presentarci alle elezioni, siano esse politiche o amministrative, dovremo farlo con liste aperte, decise in assemblee pubbliche, con opzioni specifiche per i diversi problemi e l’accordo di favorire quanto più possibile la democrazia diretta e partecipativa, riducendo contemporaneamente i vantaggi e privilegi della politica rappresentativa.

Movimento-rete. Il virtuale in azione
Uno degli elementi più importanti nel nuovo paesaggio politico a cui ha dato vita il 15M è il ruolo fondamentale svolto dai social network: Facebook, Twitter, N-1, Youtube, i siti web, la viralità delle informazioni, la velocità dei contatti, è questo l’ambiente naturale del movimento. Le notizie viaggiano a una velocità tale per cui tutti possono essere informati puntualmente ed entrare in contatto reciprocamente. Ma la rete funziona anche come archivio: si conservano i documenti prodotti delle assemblee, si tiene memoria delle decisioni che sono state prese, delle questioni discusse, degli accordi e dei dissensi. E sulla rete prendono forma le nuove linee del dibattito ed emergono i nuovo problemi da discutere.

Senza dubbio questo nuovo modo di fare politica in rete è ancora gli inizi e molte delle sue potenzialità ci sono sconosciute. Riuscirà, per esempio, il Partito X (partidodelfuturo.net), un partito nato sulla rete e nel movimento, ad affermarsi ulteriormente e a guadagnare credibilità? Anche Democracia Real Ya (DRY) è un movimento nato sulla rete, ma sarà possibile inventare nuove congiunzioni politiche attraverso la rete? Possiamo dire quali sono i limiti di queste nuove forme politiche? In questo ambito tutto rimane ancora da inventare, ma stiamo progressivamente passando da un utilizzo della rete come spazio di comunicazione e interconnessione, all’affermazione di tutte le potenzialità proprie della rete per dare vita a una nuova politica.

Potere e politica: la gestione comune dei problemi comuni
Noi diciamo, forse con un po’ di presunzione, che stiamo reinventando la politica. E questo perché noi non intendiamo la politica come la gestione da parte di alcuni dei problemi che interessano gli altri, ma la intendiamo come la gestione comune dei problemi comuni.

Il capitalismo trionfante ci ha fatto perdere qualsiasi nozione del carattere comune di molti dei problemi che viviamo, e di come sia necessario creare un ambito comune per poterli risolvere. Nessuno può fare niente da solo contro uno sfratto, un licenziamento, i tagli alla sanità e all’istruzione pubblica. L’individuo, se isolato, è condannato all’impotenza. Ma noi diciamo che juntos sí podemos. Per potere bisogna riunirsi e comunicare, creare comunità e scoprire come possiamo, grazie al nostro numero e alla nostra intelligenza, cortocircuitare il potere dei nostri avversari che, asserragliati negli spazi della rappresentanza, inventano ogni giorno nuovi espedienti per convincerci della nostra impotenza. La democrazia reale consiste proprio in questo: trovare il modo di far crescere il potere collettivo del 99%. Solo così possiamo vincere.

Traduzione di Nicolas Martino

* Montserrat Galcerán (Barcellona, 1946), filosofa e militante, insegna all’Università Complutense di Madrid. Tra le sue ultime pubblicazioni Deseo y libertad (Traficantes de Sueños, 2009) e Spinoza contemporaneo (Tierradenadie, 2009)

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