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Sinistre

Con la lista Tsipras «abbiamo rotto autarchia e provincialismo»

?Raffaella Bolini, il manifesto Mag 31, 2014

Dopo le europee. Dobbiamo rispettare il voto e fare i primi passi, dall’alto e dal basso, verso una Syriza italiana

Dopo le europee. Dobbiamo rispettare il voto e fare i primi passi, dall’alto e dal basso, verso una Syriza italiana

 

Prima di tutto, due dati ogget­tivi sull’esito del voto alla lista per “L’altra Europa con Tsi­pras”: l’analisi dei flussi dimo­stra che il mira­colo del 4% in tre mesi, senza soldi e oscu­rati dai media, non è la sem­plice somma dei voti delle forze già esi­stenti; il più alto numero di pre­fe­renze sono state rac­colte dalle per­so­na­lità cono­sciute, da can­di­dati dei par­titi ma anche da can­di­dati for­te­mente soste­nuti da dina­mi­che sociali e di movimento.

Dai tre mesi di cam­pa­gna elet­to­rale nel col­le­gio cen­tro traggo due valu­ta­zioni que­sta volta sog­get­tive: la mag­giore capa­cità di lavoro sul ter­ri­to­rio, il più grande entu­sia­smo, il coin­vol­gi­mento di atti­vi­sti nuovi e la capa­cità di reale dia­logo con la cit­ta­di­nanza l’ho tro­vata nei comi­tati dav­vero uni­tari – lad­dove tutti gli attori della lista hanno lavo­rato quo­ti­dia­na­mente insieme; la stra­grande mag­gio­ranza degli atti­vi­sti della lista, nelle ultime fasi di cam­pa­gna, erano sicuri che avremmo pas­sato lo sbar­ra­mento e chie­de­vano che l’esperienza della lista pro­se­guisse. Tanto più lo chie­dono ora.

Ci sono poi altre due con­si­de­ra­zioni gene­rali. La prima: la cam­pa­gna elet­to­rale è stata anche un grande corso di edu­ca­zione popo­lare sull’Europa, che mai era stata dav­vero con­si­de­rata come ambito prio­ri­ta­rio di impe­gno poli­tico e sociale –dele­gato anche a sini­stra agli addetti ai lavori, pen­sato ancora come “poli­tica estera” e non come spa­zio pub­blico da occu­pare con l’attivismo poli­tico e le pra­ti­che di cit­ta­di­nanza attiva. In secondo luogo il rife­ri­mento a Tsi­pras e a Syriza ha obbli­gato a rom­pere i con­fini pro­vin­ciali e autar­chici in cui la discus­sione anche a sini­stra da tempo era rin­chiusa, ha aiu­tato a rico­struire senso e neces­sità di alleanze e soli­da­rietà inter­na­zio­nali, e a tema­tiz­zare la ricon­nes­sione fra poli­tica, rap­pre­sen­tanza e mutuo soc­corso popo­lare su cui fonda il suc­cesso della espe­rienza greca.

Da que­ste con­si­de­ra­zioni traggo alcune pri­mis­sime con­clu­sioni, che aspetto di met­tere a con­fronto con gli altri can­di­dati, il comi­tato ope­ra­tivo, i garanti e i comi­tati nelle riu­nioni pre­vi­ste nei pros­simi dieci giorni. Il primo com­pito a cui siamo obbli­gati, se non vogliamo tra­dire la fidu­cia di chi ci ha votati, è strut­tu­rare il lavoro per­ma­nente, quo­ti­diano e ter­ri­to­riale della lista sul pro­gramma con cui ci siamo pre­sen­tati e sul raf­for­za­mento delle rela­zioni euro­pee. Man­dare in Europa tre par­la­men­tari non sarà ser­vito a niente, se non saremo capaci di tenere fede all’impegno di ricon­net­tere e sal­dare la poli­tica locale e nazio­nale con il dibat­tito, le alleanze, le ver­tenze e le lotte in Europa e nel Mediterraneo.

Biso­gnerà dun­que dotarsi di un piano di azione, di un livello orga­niz­za­tivo, di stru­menti per il coor­di­na­mento e la comu­ni­ca­zione – e que­sto è un obbligo che viene dal voto, non un optio­nal da sot­to­porre a discussione.

Tutto que­sto deve valo­riz­zare e non ridurre il senso inno­va­tivo della lista, che non è nata come un par­tito ma come una espe­rienza nuova e diversa – una sorta di movi­mento uni­ta­rio con capa­cità di rap­pre­sen­tanza poli­tica e isti­tu­zio­nale. E dun­que dob­biamo essere capaci di iden­ti­fi­care moda­lità demo­cra­ti­che e meto­do­lo­gie più vicine a quelle dei movi­menti uni­tari strut­tu­rati che a quelle tipi­che delle orga­niz­za­zioni tra­di­zio­nali – pri­vi­le­giando l’orizzontalità, la col­le­gia­lità, la ricerca del con­senso, piat­ta­forme pro­gram­ma­ti­che e non iden­ti­ta­rie e così via.
Essen­ziale è rinun­ciare a pra­ti­che musco­lari o di potenza, anche se fos­sero orien­tate a fin di bene — ricor­dia­moci che dob­biamo dare giu­sto valore per esem­pio a comi­tati locali pic­coli nume­ri­ca­mente ma che hanno fatto uno splen­dido lavoro sul territorio…..Se strut­tu­riamo la lista per fare il lavoro che ci siamo impe­gnati a por­tare avanti in cam­pa­gna elet­to­rale, riu­sciamo a tenere assieme due esi­genze che altri­menti rischiano di met­tersi in contrapposizione.

Vale a dire pro­se­guire l’esperienza uni­ta­ria della lista, come dob­biamo agli elet­tori e come vuole la stra­grande mag­gio­ranza di chi l’ha fatta, con­ti­nuando il lavoro di aper­tura e di inclu­sione di altri sog­getti col­let­tivi e di sin­gole per­sone. E con­sen­tire il dispie­garsi del legit­timo dibat­tito sulle pro­spet­tive più gene­rali della rico­stru­zione della sini­stra in Ita­lia, che si deve svol­gere nelle sedi uni­ta­rie e all’interno delle sin­gole com­po­nenti della lista con il tempo e le moda­lità neces­sa­rie per­ché sia serio e profondo.

Per­so­nal­mente spero, come ho detto in tutte le sedi e in tutte le salse, che l’esperienza elet­to­rale rie­sca dav­vero ad essere il primo passo verso una Syriza ita­liana. Ma sono anche sicura che non basta una deci­sione affret­tata per farla, tirando per i capelli chi vuole e deve discu­terne. Faremo Syriza se lavo­re­remo come Syriza – ini­ziando a pra­ti­care forme con­crete di ricon­nes­sione fra lavoro sociale, poli­tico, rap­pre­sen­tanza e dimen­sione inter­na­zio­nale. Non la faremo di impe­rio, ma con­ti­nuando a lavo­rare insieme, spe­ri­men­tando, met­ten­doci alla prova ogni giorno.

*Can­di­data della lista “L’altra Europa con Tsipras”

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