Dubbi nell’ala sinistra di Syriza, oggi corteo del no ad Atene

Pronto un Memorandum da oltre 50 miliardi stilato con l’aiuto di tecnici francesi. Tsipras convoca i deputati del suo partito per stamattina

La pre­oc­cu­pa­zione è tor­nata di nuovo ad Atene. «Mpros gre­mos ke piso rema», ovvero «davanti il pre­ci­pi­zio e die­tro il tor­rente», dalla padella alla brace, dicono i greci che devono sce­gliere tra un memo­ran­dum pesante come i due pre­ce­denti, con l’economia sull’orlo del crollo, e un gre­xit che sem­bra ancora più disastroso.

Ten­sione die­tro le quinte anche nel governo. A sen­tire mini­stri e alti diri­genti di Syriza, Tsi­pras sta lavo­rando a una serie di pro­po­ste soste­ni­bili con l’aiuto di «tec­no­crati» fran­cesi (che in nes­sun modo vogliono l’uscita del paese dall’eurozona): «l’eventualità di un gre­xit è sol­tanto pro­pa­ganda», ma c’è il timore che «qual­cuno nell’Ue all’ultimo minuto possa sabo­tare l’intesa».

Il governo lavora al piano da inviare a Bru­xel­les ma non è affatto detto che il pre­sunto accordo sarà votato da tutto il gruppo par­la­men­tare di Syriza, per­ciò c’è chi die­tro le quinte ipo­tizza già un nuovo ricorso alle urne nel set­tem­bre pros­simo. Il mini­stro dell’Energia Pana­gio­tis Lafa­za­nis, lea­der della cor­rente di sini­stra di Syriza, alza i toni: non vote­remo un «terzo memo­ran­dum che por­terà altra auste­rità, sof­fe­renze e pri­va­zioni al popolo greco». «Sap­piamo che a que­sto punto tutte le opzioni sono com­plesse ma la peg­giore, la più umi­liante e insop­por­ta­bile, sarebbe un accordo che indi­che­rebbe la resa, la raz­zia e la sot­to­mis­sione del paese e della sua gente. Que­sta è una scelta che non faremo mai». Secondo Lafa­za­nis, sibil­lino, la Gre­cia «non ha nes­suna pistola alla tem­pia, esi­stono opzioni alter­na­tive» a un nuovo accordo con la troika.

Secondo alcune voci, il par­la­mento greco potrebbe votare il piano già oggi, prima dell’eurogruppo di sabato. I par­la­men­tari avreb­bero già rice­vuto una richie­sta di «reperibilità».

Men­tre Junc­ker ha di nuovo rice­vuto a Bru­xel­les i lea­der di Nea Demo­kra­tia (ieri) e To Potami (oggi).

Appena quat­tro giorni dopo la vit­to­ria del «no» e le feste per la demo­cra­zia, le piazze di Atene tor­nano a riem­pirsi. Ieri sera il fronte del sì, oggi quello del no, a piazza Syntagma.

Ma il clima è cam­biato radi­cal­mente. Le dichia­ra­zioni di Junc­ker e Mer­kel sull’accordo da siglare entro sabato hanno fatto scat­tare l’allarme. Nelle grandi città il con­tante manca ancora. Le ban­che rimar­ranno chiuse almeno fino lunedì pros­simo e alcune sareb­bero a un passo dal fal­li­mento (sono chiuse dal 27 giu­gno). Sui media inter­na­zio­nali si ipo­tiz­zano già fusioni che por­te­reb­bero gli isti­tuti elle­nici da 4 a 2. Non sono pochi quelli che nono­stante le smen­tite par­lano di una valuta paral­lela per far fronte alla man­canza di liquidità.

Oltre alle sca­denze sul debito (1,6 miliardi di euro al Fmi e altri 7 miliardi alla Bce di bond in sca­denza il 20 luglio), il governo greco deve pagare 1,1 miliardi per i dipen­denti pub­blici (550 milioni devono essere ver­sati la set­ti­mana pros­sima) e altri 1,1 miliardi per i pen­sio­nati alla fine del luglio. Tsi­pras ha sem­pre detto che in caso di emer­genza avrebbe dato prio­rità alle spese interne, ma biso­gna vedere fino che punto le casse dello stato avranno ancora fondi sufficienti.

Non man­cano però le note posi­tive. La disoc­cu­pa­zione ad aprile è scesa di poco, dal 25,8% di marzo al 25,6% di aprile (ad aprile 2014 era del 27%). Secondo Elstat ad aprile in Gre­cia c’erano 3,5 milioni di occu­pati, 1,2 milioni di disoc­cu­pati e 3,3 milioni di «inat­tivi». Gli occu­pati sareb­bero aumen­tati di 16.834 unità (0,5%) rispetto a marzo 2015 e di 49.283 (1,4%) rispetto ad aprile 2104.

Altra nota posi­tiva è il fatto che il mini­stero dell’economia avrebbe incas­sato quasi 750 milioni di euro per tasse arre­trate. Anche il turi­smo, a giu­di­care dalle pre­no­ta­zioni on line di Pron­to­ho­tel, non sta­rebbe risen­tendo della crisi, con un aumento dei turi­sti euro­pei nelle isole. Men­tre Western Union ha ripreso a garan­tire i boni­fici dall’estero diretti in Grecia.

I canali tele­vi­sivi pri­vati intanto fanno di tutto per ali­men­tare un clima di paura. Le imma­gini con le lun­ghe file di fronte ai ban­co­mat accom­pa­gnate da dichia­ra­zioni sele­zio­nate di vec­chietti che disap­pro­vano il governo sono con­ti­nue. Certo, ci sono pen­sio­nati che escono a mani vuote dalle ban­che ma la stru­men­ta­liz­za­zione della com­pren­si­bile stan­chezza di per­sone anziane e di un fatto che si mani­fe­sta sol­tanto in alcune filiali della capi­tale tra le migliaia che ci sono in tutto il paese (dove di fronte ai ban­co­mat ci sono di solito poche per­sone) è evidente.

Il pro­blema più grande sta altrove, ovvero nel com­mer­cio. A causa del con­trollo dei capi­tali e della chiu­sura delle ban­che impo­sta di fatto dalla Bce, il mer­cato è quasi para­liz­zato, gene­rando una sorta di «fronte interno» per­ma­nente con­tro il governo Syriza.

Chi sof­fre più di tutti sono le aziende di impor­ta­zione, le pic­cole e medie imprese, i bot­te­gai, l’edilizia, i tra­sporti, gli ospe­dali. Licen­zia­menti e sospen­sioni tem­po­ra­nee del rap­porto di lavoro sono adesso all’ordine del giorno. Inol­tre comin­ciano a man­care le mate­rie prime d’importazione. Secondo Zacha­rias Athous­sa­kis, pre­si­dente della Sate, l’agenzia che rap­pre­senta le medie e grandi imprese di inge­gne­ria civile, «si stima che circa 40.000 per­sone siano andate a casa negli ultimi giorni da quando molti can­tieri hanno chiuso i battenti».

Altret­tanto gravi sono i pro­blemi nel set­tore dei tra­sporti A sen­tire il pre­si­dente dei camion di tra­sporto, Petros Skou­li­ki­dis, che si è incon­trato con il mini­stro dell’economia, Yor­gos Sta­tha­kis, «molti auti­sti di tir (si cal­cola almeno 100, ndr) sono rima­sti bloc­cati all’estero in quanto il pre­lievo dalle loro carte di cre­dito è limi­tato a 60 euro e non hanno con­tanti per pagare il viaggio».

Forti disagi da ieri anche per i biglietti aerei e marit­timi, molte agen­zie e imprese di viag­gio hanno ini­ziato a ven­dere solo di fronte a contanti.

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