«Con i 5 Stelle nulla è cambiato», dicono le associazioni romane

occupazioni di case

Campidoglio. Nella sala della Protomoteca si discute del bilancio appena approvato, di tagli, sgomberi, «esuberi»

Più di trenta interventi, quattrocento persone ad ascoltare chiamate a raccolta da associazioni, reti sociali e sindacalisti di base. Si è ritrovata ieri a Roma un pezzo importante di città che manifesta la sua insoddisfazione verso la giunta di Virginia Raggi. Parlano una lingua ed agitano argomenti che difficilmente trovano spazio nei cannoneggiamenti dei grandi media all’operato della sindaca. Sono i tagli alla scuola, all’edilizia pubblica, alla tutela del territorio, «i nodi irrisolti della questione sociale» di Roma che Carovana delle Periferie, rete Decide Roma, Usb e Forum Salviamo il Paesaggio mettono in fila nella sala della protomoteca del Campidoglio, mentre si tiene il summit sullo stadio della Roma e si riunisce il consiglio comunale.

Si discute a partire dal bilancio appena approvato dalla maggioranza pentastellata, che considerano succube dell’austerità. Biagio Quattrocchi, del gruppo che studia il debito per la coalizione Decide Roma, ricorda la promessa di Raggi in campagna elettorale, quando si parlò di un audit che stabilisse precisamente chi sono i creditori dell’amministrazione comunale e come è strutturato il debito. L’audit, spiega, dovrebbe essere direttamente connesso alle battaglie sociali della città, deve funzionare come «un’istituzione autonoma» che strappi Roma dal commissariamento de facto costituito dal debito monstre.

L’amministrazione, contestano quelli della Carovana delle periferie, «non ha un’idea di città», «confonde legalità e giustizia sociale». I lavoratori dei call center di Almaviva e Alitalia riportano in sala le storie di un tessuto produttivo sotto attacco e sempre più precario. La città della crisi risuona anche nelle parole dei lavoratori comunali. Ci sono i lavoratori della Multiservizi, portavoce della galassia di aziende che l’assessore alle partecipate Massimo Colomban considera da ristrutturare, parlando di «personale in esubero». E c’è la vertenza dei lavoratori dei canili comunali, che hanno mantenuto la continuità del servizio in questi mesi chiedendo all’amministrazione di farsi carico di tutta la vicenda. Dopo mesi di promesse e tentennamenti, l’appalto dei canili è stato messo a bando, sacrificando le competenze di chi ci aveva lavorato. «C’è una cosa che non perdoneremo mai a questa amministrazione – dice il rappresentante dei canili tra gli applausi – L’aver paragonato la nostra situazione agli affidamenti diretti di mafia capitale e della corruzione che l’ha accompagnata».
Daniela del centro sociale Corto Circuito ricorda la sequela di sgomberi e sottolinea che «questa amministrazione è arrivata adesso, mentre esistiamo da 27 anni e continueremo a esistere». Ci sono due delibere ereditate dalla giunta Marino che mettono a bando tutti gli spazi assegnati e chiedono lo sgombero degli attuali assegnatari. Fa leva su quei provvedimenti la Corte dei conti, che da mesi recapita lettere di sfratto e richieste onerosissime ad associazioni e centri sociali. Tanto che alcuni hanno deciso di arrendersi e riconsegnare la chiave delle loro sedi, lasciando le periferie più sole.

«Sul fronte degli spazi sociali la giunta non è riuscita a produrre avanzamenti, ma noi resisteremo a ogni tentativo di cancellarci», chiarisce Alessandro di Esc, altro spazio minacciato. Chiedono un regolamento per i beni comuni urbani sul modello di quello che de Magistris ha adottato a Napoli. Hanno resistito, qualche settimana fa, gli occupanti dello studentato Alexis, a Ostiense. È grazie a quella che definiscono «la scienza delle barricate» che hanno strappato una trattativa con comune e Regione per iniziare un processo di auto recupero. Lo stesso che vorrebbero intraprendere gli occupanti di via Bibulo, a Cinecittà, i quali a proposito di emergenza abitativa, dicono alla sindaca: «Questa è una specie di guerra civile, e in queste situazioni bisogna dire da che parte si sta».
Ci sono anche i rappresentanti dei 120 residenti dei Piani di zona, strumenti di edilizia agevolata piegati a fini speculativi.

«Avete ragione», cerca di spiegare il consigliere grillino Pietro Calabrese, che racconta del difficile lavoro «istruttorio» messo in piedi in questi mesi. Si affaccia Stefano Fassina, di Sinistra Per Roma. «Qualche mese fa speravamo che tutto cambiasse, ma non è cambiato niente», dice Guido Lutrario di Usb. «Abbiamo vissuto questi mesi con spirito di collaborazione, ma vediamo che anche il ragionamento, insufficiente, sull’onestà è stato vanificato dagli accadimenti recenti» prosegue. L’assemblea non si capacità di come i consiglieri comunali della larghissima maggioranza a 5 Stelle abbiano esultato per l’approvazione del bilancio. E di come ci si inchiodi al rispetto di procedure che andrebbero messe in discussione, come la legge Madia sull’esternalizzazione dei servizi locali. «Questa è la modalità della vecchia politica», conclude Lutrario.

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