Disordine pubblico e caccia ai reduci RAF In Germania

Dalla caccia agli ex della Raf all’evasione di sette detenuti in una settimana, l’emergenza incentiva il «fai da te». In crescita, a 5.5 milioni, il numero di pistole e fucili per l’autodifesa

BERLINO. Disordine pubblico nella Germania senza nuovo governo. Sul tavolo del ministro degli interni Thomas de Maizière (Cdu) si accumulano i rapporti d’emergenza: la caccia agli ex terroristi della Rote Armee Fraktion, l’evasione di sette detenuti in una settimana, la psicosi della difesa personale armata.

Anche se in realtà l’allarme sicurezza suonerebbe più sul fronte delle mafie e della criminalità organizzata: dalle ‘ndrine incistate nella Germania Ovest ai clan russi attivi nella ex Ddr fino alle bande di motociclisti che continuano a operare lontano dai riflettori accesi su terrorismo e migranti.

Ma a cavallo di Capodanno, la polizia criminale si è dovuta concentrare sui fascicoli che hanno guadagnato l’attenzione mediatica.

IMPRENDIBILI

Vent’anni dopo lo scioglimento della Raf, tre ex terroristi continuano a rapinare supermercati, negozi e soprattutto portavalori. Con almeno un milione di euro di bottino frutto di nove rapine nutrono la loro latitanza infinita. Ernst-Volker Staub, 64 anni, Burkhard Garweg, 50, e Daniela Klette, 60, vengono al massimo immortalati dalle telecamere della videosorveglianza. L’ultima foto-segnalazione ufficiale risale al 24 giugno mentre assaltano un blindato nella zona industriale di Cremlingen in Bassa Sassonia.

A bordo di una Opel Corsa con targa falsa, i tre seguono il furgone fino all’ingresso del mobilificio Dänisches Bettenlager. E quando si ferma, Staub e Garwig escono sparando raffiche di Kalashnikov mentre Klette imbraccia addirittura un bazooka.

Cinque mesi dopo la polizia diffonde le foto aggiornate nella speranza di ottenere, finalmente, una pista concreta. «La possibilità che si possano nascondere in un altro paese non può essere esclusa. I tre, che sono ricercati fin dal 1993, potrebbero contare sul supporto di vecchi compagni in Olanda, Italia, Francia o Spagna» ipotizzano gli investigatori.

Per i vecchi reduci della Raf, anno nuovo ma sempre da inafferrabili.

CARCERE COLABRODO

Tre evasioni in una settimana dalla prigione di Plötzensee nella zona nord di Berlino. In fuga sette detenuti, di cui uno che ha scelto dopo cinque giorni di costituirsi raccogliendo l’appello della famiglia e del suo legale.

Un piano da film, almeno per gli ultimi due evasi a Capodanno. Si sono intrufolati nel locale caldaie al piano terra per poi smontare la grata di ventilazione e segare le ultime sbarre davanti al muro di cinta. Il 28 dicembre dal carcere di Plötzensee (passato alla storia per l’esecuzione dei congiurati del complotto contro Hitler) erano “uscite” di cella altre cinque persone. Uno scandalo eclatante, tanto più che finora gli evasi continuano a restare a piede libero.
Paradossalmente, in Germania la legge non prevede un reato per chi scappa dalla prigione. Come spiega l’avvocato Matthias Losert, «fin dal 1880 il naturale desiderio di libertà viene rispettato, come in Austria, Belgio e Messico». L’unico appiglio legale per i magistrati è rappresentato dai reati commessi durante l’evasione o la fuga.

ARMI: NEMICI O EROI

L’ultimo grattacapo per de Maizière è un video promozionale a beneficio di Schmeisser, azienda di Krefeld che commercializza armi e rifornisce gli eserciti della Nato.

Come testimonial suggestiva («Più armi portano a maggiore sicurezza») la studentessa Carolin Matthie, 24 anni, che gira per la capitale con la pistola ultimo modello P99. Invoca libertà a mano armata, come da giugno in Repubblica Ceca. Non è l’unica, se dalla fine 2015 a settembre 2016 il numero delle armi da fuoco e di stordimento in Germania è passato da 286 a 440 mila.

Esulta la German Rifle Association che da sempre caldeggia la massima sicurezza personale a beneficio delle lobby politiche connesse con la produzione di armi. Nel sito internet di Gra, del resto, spicca l’inquietante lista dei «nemici» giurati con tanto di nome, cognome e relative dichiarazioni. Da Katrin Göring-Eckardt e Cem Özdemir, i due principali leader dei Verdi, a Paul Meichelböck, Diana Golze e Carsten Labudda della Linke, fino a Swen Schulz, Ulrich Kelber e Reinhold Gall della Spd. Un autentico elenco di proscrizione di chi è contrario alla proliferazione selvaggia di pistole e fucili per “autodifesa” che ha già fatto lievitare il numero di armi legalmente possedute a 5,5 milioni.

Ovviamente, si esaltano gli «eroi» tedeschi in trincea all’Europarlamento con le stesse idee dell’associazione pro armi. Si tratta dei liberali Gesine Meißner e Alexander Lambsdorff (vice presidente dell’assemblea di Bruxelles), del cristiano sociale bavarese Markus Ferber e di Beatrix von Storch, capogruppo Afd, prima “vittima” della nuova legge anti-odio dopo il tweet sulle «orde di stupratori islamici» a Colonia. Un altro eroe, secondo Gra, è Marcus Pretzell deputato della Sassonia che ha abbandonato Afd per il Partito Blu di Frauke Petry.

FONTE: Sebastiano Canetta, IL MANIFESTO

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